Il contratto quadro di intermediazione finanziaria. Le regole di condotta e la responsabilità civile degli intermediari finanziari
Annullabilità del contratto per vizi del consenso
Altra tesi al fine di poter tutelare il cliente-risparmiatore dinanzi alla scorrettezza degli intermediari autorizzati è quella che sostiene la possibilità di chiedere l’annullamento del contratto per vizi del consenso, ed in particolare per dolo determinante, ai sensi dell’art. 1439 c.c., in base all’assunto per cui l’intermediario utilizza artifizi e raggiri per determinare il cliente alla conclusione del contratto.
Tale tesi è rimasta però minoritaria in giurisprudenza, soprattutto per la difficoltà di ordine probatorio che essa implica.
In particolare, si è sostenuta la tesi dell’annullamento del contratto per dolo determinante qualora l’intermediario si sia avvalso di raggiri, concretizzantisi nella scarsa o addirittura mancata trasmissione delle informazioni relative alle caratteristiche degli strumenti finanziari oggetto di negoziazione ed alla situazione economico-finanziaria del soggetto emittente (c.d. dolo omissivo), tali da indurre i clienti all’acquisto di strumenti finanziari di una società in crisi. In tali pronunce, si è data particolare rilevanza alla reticenza del professionista che dolosamente omette di fornire le informazioni imposte dalla legge.
Si ritiene che l’onere della prova del dolo sia a carico del cliente che può, tuttavia, fornirla attraverso semplici indizi. Nondimeno, alcune pronunce hanno affermato che il contratto, di per sé annullabile, sarebbe oggetto di convalida, ai sensi dell’art.1444, comma 2, c.c., qualora il cliente
venda i titoli, in quanto con tale operazione consoliderebbe gli effetti del contratto.
In altre pronunce è stata accolta la domanda di annullamento del contratto per errore essenziale ricadente sulla natura e sull’oggetto del contratto ai sensi dell’art. 1429 n. 1 c.c., poiché la mancata informazione, da parte dell’istituto bancario, cagiona una falsa rappresentazione della realtà in capo al cliente-investitore tale da indurlo a manifestare la propria volontà di conclusione di un contratto avente ad oggetto l’acquisto di titoli che, per loro determinate caratteristiche, non acquisterebbe se la realtà gli fosse stata correttamente rappresentata.
Qualora i giudici ritengano che, per la presenza di vizi del consenso, la volontà dell’investitore non si sia correttamente e consapevolmente formata, il rimedio contrattuale esperibile è quello dell’annullamento del contratto. Dall’accoglimento della domanda di annullamento del contratto, discende l’obbligo di restituzione dell’intero capitale investito, oltre agli interessi nella misura del saggio legale, trattandosi di debito di valuta. Tuttavia, in giurisprudenza, viene sovente affermato che al giudizio di annullamento del contratto non è possibile applicare l’art. 23, comma 6, del TUF, che dispone (come si vedrà nel prossimo capitolo) l’inversione dell’onere della prova a favore dell’investitore, e ciò in quanto tale previsione è limitata ai giudizi risarcitori.
Altri giudici hanno deciso di applicare la disciplina delle clausole vessatorie in quanto il cliente investitore viene considerato come consumatore.
In particolare, i giudici del Tribunale di Roma, con sentenza del 31 marzo 2005, hanno espressamente affermato che il TUF “si inserisce (…) in un più ampio apparato di norme (…) incentrate sulla tutela del consumatore (nella fattispecie risparmiatore) di cui si tende proteggere la buona fede di fronte a soggetti che si pongono in posizione preminente (…). Si inquadra pertanto nello stesso filone degli artt. 1469-bis e ss cc (…) e l. 30 luglio 1998. n. 281 c.d. bill of rights dei consumatori”.
Tuttavia, i rimedi previsti da questo provvedimento sono solitamente concessi soltanto in via sussidiaria e come estrema forma di tutela, giacché si ritiene che tale normativa debba avere un’applicazione residuale e sussidiaria alla disciplina speciale.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il contratto quadro di intermediazione finanziaria. Le regole di condotta e la responsabilità civile degli intermediari finanziari
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Informazioni tesi
Autore: | Alfonsino Catalano |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi Roma Tre |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Enrico Moscati |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 141 |
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