L'omogenitorialità in Italia: problemi e prospettive
Analisi sui figli di genitori omosessuali
“Alcuni mettono in dubbio, la qualità della maternità e della paternità delle persone omosessuali e questa convinzione in molti paesi contribuisce ad impedire le adozioni e gli affidamenti post- divorzio”. (American Association, “Lesbian & Gay parenting “)
Considerate le forti implicazioni politiche di questo corpus di ricerca, è facile comprendere che siano presenti tra i ricercatori delle posizioni difensive originate dalla realtà sociale. Finché l’orientamento sessuale può privare un genitore gay dell’affidamento di un figlio, dei servizi per l’assistenza all’impollinazione della facoltà di adottare, i ricercatori più sensibili tendono a muoversi con molta cautela sul piano delle differenze. La maggior parte degli omosessuali che oggi sono genitori hanno generato figli all’interno di matrimoni eterosessuali, da molti contratti con la speranza di evitare le conseguenze sociali ed emotive dell’omofobia. Se l’omosessualità fosse legittimata, un numero sempre minore di omosessuali dovrebbe sentirsi obbligato a contrarre un matrimonio eterosessuale e perciò ancora meno a diventare genitori. Un secondo problema fondamentale nel campionamento coinvolge l’ambiguità, la mutevolezza e la complessità della definizione di orientamento sessuale; le identità sessuali sono categorie la cui definizione varia ampiamente: cosa possiamo dire di genitori bisessuali, transessuali, o trans- gender? Il desiderio sessuale, gli atteggiamenti, i significati e le identità non possono essere incasellati in standard. La visibilità dei genitori omosessuali è un fenomeno così recente che la maggior parte degli studi coinvolge necessariamente i figli di gay e lesbiche consapevoli divenuti genitori in un contesto di matrimonio o relazioni eterosessuali; si tratta di una generazione di transizione che, come tale, andrebbe tutelata. Infine, poiché mancano dati affidabili sul numero e la localizzazione dei genitori omosessuali all’interno della popolazione generale, non esistono studi sullo sviluppo dei bambini che siano basati su campioni casuali e rappresentativi di tali famiglie. La maggior parte delle ricerche sono su piccola scala, con campioni scelti per opportunità, in primo luogo tramite reti o agenzie.
Dei risultati presi in esame, diciotto ricerche concludono che “non vi è alcuna differenza tra genitori omosessuali ed eterosessuali, per ciò che concerne lo stile genitoriale, l’equilibrio emozionale e l’orientamento sessuale dei figli”. L’analisi accurata compiuta da Stacey e Biblarz sui risultati delle ricerche porta invece a evidenziare (riguardo ad alcune dimensioni, e principalmente quelle correlate al genere e alla sessualità) che l’orientamento sessuale dei genitori influisce sui figli in misura più rilevante di quanto affermino i ricercatori. Più nello specifico i risultati evidenziano che, per quanto riguarda il genere, vi sono differenze in direzioni predicibili: le figlie di donne lesbiche aspirano a tradizioni non tipiche del loro genere e mostrano un maggior interesse per attività associate a qualità sia maschili che femminili; ciò porta a pensare, secondo Stacey e Biblarz, che l’orientamento sessuale materno interferisca secondo modalità complesse con l’identità di genere dei figli.
Per quanto concerne l’orientamento sessuale, è maggiore il numero di giovani allevati in famiglie lesbiche che dichiarano di aver avuto una relazione omosessuale, o che hanno pensato di poterne avere. Questi stessi giovani che mostrano una maggiore apertura nei confronti delle diverse possibilità di relazioni sessuali, non risultano però disponibili a riconoscersi un’identità gay o lesbica o bisessuale. I dati non provano con sufficiente sicurezza che l’orientamento sessuale dei genitori sia correlato in modo forte con le loro preferenze riguardo all’orientamento sessuale o di genere dei figli, si rileva anzi come le madri lesbiche, a differenza di quelle eterosessuali, non abbiano interesse nel fatto che i loro figli si impegnino in attività “maschili” e le figlie in attività“femminili”. Le ricerche non mostrano significative differenze per ciò che concerne ansia, depressione, livello di autostima e molte altre dimensioni prese in esame; nessuna differenza è stata rilevata neppure per le abilità cognitive. Un altro dato interessante che emerge è il seguente: le competenze delle partner lesbiche come madri appaiono essere particolarmente alte. I figli di madri lesbiche dichiarano di sentirsi in grado di discutere
il loro sviluppo sessuale con la madre e la sua partner in misura molto maggiore di quelli di coppie eterosessuali; “Stacey e Biblarz ritengono che questi punti di forza esibiti dalle co- madri abbiano più a che fare con il genere, con l’essere donna, che con l’orientamento sessuale: la ricerca suggerisce infatti che in media le madri tendono a un maggiore investimento nella cura dei figli rispetto ai padri; non dimentichiamo anche che le madri lesbiche in effetti presentano livelli più alti di risorse psicologiche positive (vi sono comunque fattori etnici che possono modificare questi dati)”.
Più di 25 anni di ricerche documentano che l’orientamento sessuale delle figure genitoriali non influiscono sulle dimensioni psico- socio - comportamentali del bambino: nessuna rilevanza particolare per sintomi depressivi, autostima, rendimento scolastico, socialità o relazioni affettive è stato rilevato. Sarebbe quindi la qualità delle relazioni instauratesi all’interno della famiglia ad influenzare positivamente lo sviluppo dei figli tramite la sussistenza di traumi, trascuratezza emotiva e fisica, modalità di attaccamento con la figura significativa.
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L'omogenitorialità in Italia: problemi e prospettive
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Cellie |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze pedagogiche |
Relatore: | Alessandra Gigli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 128 |
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