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"Ce que le jour doit à la nuit" di Yasmina Khadra: analisi di una traduzione italiana

Analisi del romanzo

Analizzare un’opera consiste nel risalire alla coscienza creatrice su cui essa è fondata: in questo caso, il romanzo è l’espressione della coscienza dello scrittore, che esprime la sua visione del mondo, attraverso la voce di Younes; quest’ultimo riveste il duplice ruolo di protagonista-narratore, raccontando i fatti in prima persona: siamo cioè di fronte ad un racconto omodiegetico, caratterizzato anche dalla focalizzazione zero. I fatti sono presentati secondo la prospettiva parziale e soggettiva di Younes, in base alla sua particolare ottica e sensibilità. Le sensazioni e le emozioni sono quindi vissute direttamente dal narratore: ciò permette al lettore di immedesimarsi completamente nei panni del protagonista.
Nel romanzo, fabula ed intreccio coincidono, in quanto le vicende narrate seguono un ordine cronologico e lineare. I tempi narrativi principali sono il passato e il trapassato remoto come tempi di primo piano, e l’imperfetto e il trapassato prossimo come tempi di sfondo; i tempi commentativi sono invece il presente e il passato prossimo.
Lo stile del libro è caratterizzato dalla trasparenza: la sola esigenza alla quale esso obbedisce è quella di essere semplice, chiaro e diretto. In generale, la struttura sintattica delle frasi è di tipo paratattico: possiamo infatti rilevare più frasi coordinate, periodi brevi e una punteggiatura frequente e regolare. Tuttavia, essendo Younes il narratore, la sintassi varia anche in base al suo stato d’animo: l’ipotassi infatti si osserva nei momenti di difficoltà e di abbattimento, e abbiamo quindi la preponderanza di frasi subordinate, di periodi lunghi e ricercati, che sembrano quasi avvolgersi su se stessi, ad indicare un animo che non si dà pace e travagliato come quello di Younes.
Il registro linguistico utilizzato dallo scrittore è di livello standard, in cui figurano spesso però, parole ed espressioni colloquiali ed usuali. Tuttavia, la scrittura di Khadra sa assumere anche tinte più forti: a volte troviamo parole dure e perentorie come “abjuration”, “enfer”, “profanation”, “blasphème”, “sortilège”, “sacrilège”, o ad esempio i verbi “taillader”, “terrasser”, “désintegrer”, “trancher”. Ma il termine che Khadra ripete più spesso e mette in rilievo in assoluto è senz’altro “âme”, che acquista così il valore di parola chiave, capace di “aprire la porta” del significato più recondito del testo. Il termine “âme” è presente dappertutto: è il “luogo” spirituale, dove si ritrovano, senza confondersi, tutti i luoghi dell’universo.
Un aspetto linguistico degno di nota riguarda inoltre l’orizzonte interculturale su cui si sviluppa la storia e che si riflette sulla lingua, in particolare nei dialoghi dei personaggi. In effetti possiamo notare una grande differenza tra i dialoghi dei francesi e quelli degli arabi. Quelli tra i personaggi francesi sono caratterizzati da un linguaggio standard e da tutte quelle espressioni convenzionali che rientrano nel sistema comunicativo tipico della culturale occidentale. I dialoghi dei personaggi arabi sono molto emblematici, in quanto rappresentano il modo di conversare caratteristico della cultura araba: notiamo che le conversazioni includono spesso formule rituali, proverbi, aforismi e citazioni del Corano. Si prenda come esempio il dialogo tra Issa, il padre di Younes, e il fruttivendolo presso cui l’uomo si ferma, durante il suo viaggio verso la città di Orano.
Come in ogni romanzo di Khadra, non mancano le figure retoriche, che contribuiscono a rendere il romanzo vivace e variegato; la lingua dell’autore sorprende infatti proprio per le sue immagini evocative, per le sue metafore ardite. In particolare nelle opere di Khadra, l’utilizzo della metafora zoomorfa è una delle costanti del suo stile, com’è riscontrabile anche in Ce que le jour doit à la nuit: Espressioni come “avec deux yeux de furet”; “Oran grouille d’escrocs sans foi ni loi, plus dangereux que les cobras”; “aussi perfide qu’un pou borgne” testimoniano la particolare abitudine dell’autore ad avvalersi di un riferimento lessicale che esprime in modo certamente incisivo e persuasivo la durezza e la difficoltà dell’esistenza dei suoi personaggi.

Questo brano è tratto dalla tesi:

"Ce que le jour doit à la nuit" di Yasmina Khadra: analisi di una traduzione italiana

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Informazioni tesi

  Autore: Enrica Di Giuseppe
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Macerata
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Mediazione Linguistica
  Relatore: Daniela Fabiani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 57

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