Intorno a Traviata: problematiche relative alla regia nel teatro lirico

La regia nella storia del teatro si pone come atto di rottura rispetto alla prassi di lavoro precedente. Tra Otto e Novecento, infatti, alcuni intellettuali sentono il bisogno di rivoluzionare procedure ormai logore. Le cause sono molteplici. Innanzitutto vi sono una serie di ragioni storico-artistiche che stanno alla base dell’avvento della regia nel teatro. Primariamente la corrente positivista apre alle esigenze di realismo e naturalezza che impongono la figura di un responsabile unico sentita come necessaria per supervisionare e disciplinare i diversi codici teatrali per uniformarli alla prospettiva di verosomiglianza e rispettare le intenzioni dell’autore. La scenografia viene costruita sulle specifiche cronologiche e ambientali del testo eliminando la prassi che la voleva generica e con una serie di scenari intercambiabili e utilizzabili per i diversi spettacoli. Anche i costumi sono subordinati alle caratteristiche demo sociali del personaggio e per questo sorge una nuova figura artistica, il costumista, preposta alla creazione dei costumi dato che prima erano gli attori in maniera autonoma a provvedere al proprio guardaroba che era costituito da pochi abiti, generalmente uno per epoca storica, contemporanea, rinascimentale, romano, ecc … L’elemento, però, che più ha portato all’esigenza di un responsabile unico è l’egemonia del grande attore a cui sono legati la prassi asfittica del sistema di ruoli, con le gelosie e vizi che esso comporta, e l’assenza di rispetto per il testo drammatico. Successivamente la crisi dell’ideologia positivista non minaccia l’ormai definitiva figura del regista, anzi, la sua necessità si avverte ancora di più con le correnti dell’avanguardia storica. Infatti “il teatro scopre in sé il potere di stabilire fra il testo, la recitazione degli attori e la creazione delle scene una relazione più libera e complessa della convenzionale illustrazione delle didascalie”