Leadership strategica e vantaggio competitivo: Josè Mourinho all’Internazionale Football Club

Conclusasi meravigliosamente da un punto di vista dei risultati, stessa cosa non può dirsi per i rapporti tra le parti. Si lasciano male, infatti, l’Inter e Mourinho. Un divorzio burrascoso dall’epilogo decisamente sgradevole. Ma si sa, nessun divorzio può finire bene, soprattutto se l’Inter e tutto il popolo nerazzurro è ancora "innamorato" dell’uomo di Setùbal.

Ma Milano è solo una tappa della splendida carriera di questo leader, che ancora oggi vince e convince per i suoi metodi e per la sua dedizione maniacale verso la ricerca del "perfetto".

La sua carriera da leader vincente inizia nel Porto. Al primo anno conquista il campionato portoghese, la coppa di Portogallo e la Coppa UEFA; nel secondo anno si conferma un allenatore vincente conquistando nuovamente lo scudetto ma soprattutto la Champions League, firmando così un risultato storico per la squadra e per il calcio portoghese. Ma il culto della personalità di Mourinho nasce col Chelsea, a Londra. Egli ha stravolto una città e un calcio poco abituato ad un allenatore protagonista. C’è un giorno ben preciso in cui Josè è diventato lo "Special One". Era il 2 giugno 2004.

Il suo volo arrivò con tre minuti di ritardo e lui sbuffò appena sedutosi sul banchetto della conferenza stampa che si svolse in una saletta dell’ aeroporto di Heathrow. Disse: «Scusate. Se avessi voluto una vita semplice sarei rimasto in Portogallo, su una poltrona blu con la Champions League sotto i piedi. Dio e, dopo Dio, io. Invece sono qui, in una squadra con grandi giocatori e, scusate se sono arrogante, ma anche un allenatore speciale». Lo Special One è cominciato lì, con i giornali inglesi irritati dalla sua sicurezza, dal suo modo di fare, dal fatto di trovarsi di fronte ad un "professorino".

Quel giorno Josè Mourinho diventò un guru. L’Inghilterra ha cercato di "distruggerlo" giorno dopo giorno, l’ha irriso e alla fine però se n’è dovuta innamorare; neanche in Portogallo lo adorano così, oggi. In breve costruisce una squadra fortissima che sotto la sua guida conquista due campionati inglesi (2004/2005 e 2005/2006) e una Coppa di Lega (2004/2005). Nella stagione 2006/2007 il Chelsea resta in lizza per quasi tutti gli obiettivi fino alle fasi finali della stagione. Il portoghese riuscirà a guidare la squadra fino alla vittoria della FA Cup contro il Manchester United e la Carling Cup (Coppa di Lega) contro l'Arsenal; in campionato viene superato dalla squadra di Manchester ed in Champions League eliminato nelle semifinali dai rivali connazionali del Liverpool, ai calci di rigore. Il mancato obiettivo provoca in Inghilterra moltissime critiche.

E' inoltre accusato di non saper gestire i tantissimi campioni che sono presenti in rosa. Il rapporto con il Chelsea finisce e Josè approda in Italia.

Oggi è ancora l’allentare del Real Madrid. Nella sua prima stagione spagnola conquista "solo" la Coppa del Re, battendo i rivali del Barcellona a distanza di diciotto anni dall’ultima vittoria del Real in questa competizione. Anche qui vince quindi immediatamente. Addirittura nella stagione successiva (2011-2012), conduce il club spagnolo alla vittoria del campionato, raggiungendo quota 100 punti. Ma per non smentire mai il suo personaggio, ecco cosa dice dopo la vittoria: « È stato il campionato più sofferto della mia carriera, il più complesso dei sette che ho vinto. Pensate che quando ero all'Inter, l'ultimo titolo, l'ho vinto all'ultima giornata fuori casa. Eppure, questo è stato più difficile».