Federalismo fiscale e Mezzogiorno
Alcuni possibili effetti del federalismo fiscale per il Mezzogiorno
Con il Federalismo fiscale si dovrebbero conseguire obiettivi da lungo tempo programmati e discussi, ed uno tra tutti è una maggiore efficienza dell’Amministrazione Pubblica. Il modello esposto nel precedente paragrafo non tiene conto di fattori influenzanti soggettivi che, a conti fatti, sono una causa dominante delle disparità tra Nord e Sud. Attraverso l’attuazione dei decreti prima esposti si dovrebbero riallineare le competenze sulle entrate tributarie con quelle di spesa, al fine di responsabilizzare gli amministratori locali e creare un assetto finanziario dove gli incentivi siano compatibili con livelli efficienti di spesa.
Negli ultimi anni la quota di entrate tributarie di competenza degli enti territoriali è passata dall’8% negli anni ’90 al 22%; la quota di spesa pubblica, invece, si è sempre mantenuta sul 30%. I dati appena esposti sono in linea con quelli di altri Stati federali quali Germania, Austria e Spagna, dal momento che percentuali maggiori non si sono mai registrate, e non sarebbe opportuno provare in Italia, causa un debito pubblico di grandi dimensioni. Nel confronto con gli altri Stati federali europei, l’Italia è nettamente indietro dal punto di vista del costo della Pubblica Amministrazione; paragonando i dati relativi alla spesa media per il personale e per l’acquisto di beni e servizi per il funzionamento degli Uffici pubblici, risulta che dal 2005 al 2009 in Italia tale spesa è stata di 248 Mld. di euro - 16,4% del PIL -, contro il 15,9%, 13,8% e 11,5% rispettivamente di Spagna, Austria e Germania. Risulta interessante l’ipotesi di attuare un sistema di Amministrazione pubblica simile a quello dei Paesi appena citati: si andrebbero a risparmiare 8 Mld. di euro all’anno se il nostro sistema fosse come quello spagnolo, 40 Mld. se fosse come quello austriaco e ben 75 Mld. di euro annui se fosse come quello tedesco.
Attualmente il finanziamento per gli enti territoriali attualmente in Italia, si basa sul criterio del costo storico, ma i dati dimostrano che la spesa pubblica è colma di inefficienze e sprechi che viene, per di più, finanziata con risorse raccolte da altre Regioni molto più efficienti del Mezzogiorno. Come precedentemente indicato, l’idea del Federalismo si basa sulla ripartizione delle risorse destinate ai finanziamenti sulla base dei ?costi standard - non ancora definiti in modo chiaro - e qualora un ente dovesse sostenere spese di entità maggiori di quella standard, la differenza dovrà essere colmata con proprie risorse. Tuttavia, al Mezzogiorno la spesa pubblica è nettamente inferiore a quella delle Regioni centro-settentrionali - spesa pro-capite al Nord è in media 140 euro nelle RSO e 132 nelle RSS, contro gli 81 euro per le RSO al Sud e i 91 per le RSS -.
Da tale ipotesi si può convenire sull’aumento di finanziamenti al Mezzogiorno e non al Nord come in molti ritengono, ma per poter operare in tale direzione, occorrerà istituire dei controlli sul reale livello di servizi erogati che attualmente è carente nel pubblico settore. Il Mezzogiorno - al 2006 e tutt’ora - riceveva dal bilancio pubblico più di quanto dava attraverso il gettito tributario - in relazione alle Regioni del Centro-Nord -.
E’ inevitabile che per far combaciare l’aspetto economico della riforma con quello politico, il federalismo debba superare la principale volontà di una fazione politica di bloccare i trasferimenti alle Regioni meridionali e debba riuscire a mettere in atto una base di controllo per gli amministratori locali al fine di garantire livelli efficienti di servizi erogati.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Federalismo fiscale e Mezzogiorno
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Informazioni tesi
Autore: | Carmine Graziano |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia aziendale |
Relatore: | Tullio Jappelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 70 |
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