Sady: Les Jardins di Jacques Delille nella traduzione di Aleksandr Fedorovic Voejkov

In questo contesto culturale venne pubblicata la traduzione di Voejkov, Sady, lavoro che non sarà presto dimenticato e che l'autore considera come un tentativo di aprire la strada alla poesia descrittiva. Voejkov, come Delille. scrive il poema in esametri, scelta molto discussa, convinto - come del resto Gnedic - che tali versi siano simbolo di perfezione.
A.F. Voejkov, pur essendo un poeta conosciuto, non era una figura di grande carisma e certi suoi atteggiamenti venivano considerati ineleganti. Egli proveniva da una famiglia modesta e la sua cultura non era organizzata sistematicamente, circostanze che non lo mettevano in buona luce in un epoca in cui i pregiudizi regnavano sovrani.
Si diceva anche che non avesse un buon carattere e tendesse a contrastare tutto e tutti. Inoltre, forse a causa delle difficoltà che incontrava dovute alle sue modeste origini, era un uomo che spesso cambiava con apparente leggerezza i suoi principi, sempre pronto a sfruttare al meglio ogni opportunità. Proprio nel periodo in cui si accinge a tradurre Les Jardins ou l'art d'embellir les paysages Voejkov trova un sostenitore, Ivan Ivanovic Dimitriev che. oltre a preferire la letteratura francese a quella inglese e tedesca, e come lui fautore dello stile didattico-descrittivo e dell'esametro.
Dimitriev volentieri aiuta i giovani a intraprendere la carriera letteraria e la sua protezione giova molto a Voejkov, rendendolo più importante e credibile, anche se non potrà garantirgli il successo presso i posteri. Puskin aveva presentito che Voejkov - come Dimitriev - sarebbe caduto nell'oblio motivando tale sensazione con la convinzione che non fosse all'altezza di un Karamzin. Inoltre, non erano le lettere francesi ad influenzare la letteratura russa, ma quelle inglesi, mentre Dimitriev e Voejkov si rifacevano alla letteratura francese che, tra l'altro, a Puskin non piaceva. Sady è stato l'unico grande successo di Voejkov, paragonato a Tavrida di Bobrov.
Quest'ultima è un'opera complessa, la cui pubblicazione ha costituito un evento epocale del mondo letterario russo. L'autore vi descrive un mondo tragico e conflittuale, sofferente, intriso di pessimismo, ponendosi - da questo punto di vista - in opposizione con il lavoro di Delille (e di Voejkov), improntato, invece, all'armonia del creato e al lato positivo della vita. Il contrasto tra le due opere appare dunque evidente: se Bobrov crea un'atmosfera tragica, Delille e Vojekov danno vita all’Utopia. I due poemi però sono stati paragonati per alcuni elementi in comune: anzitutto entrambi rientrano nello stile didattico descrittivo e creano un parallelismo tra paesaggio, personalità umana e società. In essi gli autori pongono al centro dell'attenzione la personalità dell'uomo.