La Strategia Nucleare in Europa negli anni Sessanta
Accordo tripartito e atomica europea
Prese corpo, in questa fase, la determinazione francese a stringere i tempi e a coinvolgere non solo la Germania, ma anche l’Italia in un vero e proprio accordo tripartito tale da prevedere la collaborazione nel settore delle armi convenzionali, ma soprattutto una cooperazione segreta per realizzare l’arma atomica in comune.
Il 15 novembre 1957, il presidente del Consiglio Gaillard tenne un vertice con il Ministro della Difesa Jacques Chaban-Delmas, con quello degli Esteri, Christian Pineau, e con il Segretario di Stato agli Esteri, Maurice Faure, per definire una strategia più decisiva dopo il trauma derivato dal lancio dello Sputnik. In vista vi era il consiglio NATO convocato a Parigi per il mese successivo, dove gli Stati Uniti avrebbero illustrato una nuova dottrina in campo missilistico con la proposta di installazione in Europa dei missili a raggio intermedio, proprio per rispondere alla sfida sovietica.
Il governo francese diede il via libera ad un programma di cooperazione con la Germania e con l’Italia per la produzione di armi nucleari, «essendo inteso che tali armi sarebbero state prodotte in Francia con il concorso scientifico e finanziario dei partner». Insomma, Parigi mise subito in chiaro l’intenzione di voler mantenere l’assoluto controllo dell’operazione.
Non fu definito, e non lo sarà mai in modo chiaro, il significato strategico del progetto; ovvero, se esso fosse da intendersi in senso apertamente ed esclusivamente antiamericano, oppure se, in qualche modo, esso mirasse ad inserirsi nell’ambito atlantico. Ma come si vedrà, ognuno dei protagonisti lo intese secondo i propri calcoli e i propri interessi.
Ci fu comunque un dato significativo di cui bisogna tenere conto: la spinta francese a coinvolgere la Germania Occidentale nel programma nucleare fu dettata soprattutto dalla volontà di evitare che il governo tedesco potesse dare vita ad un progetto mirante a costruire da solo (o magari con l’appoggio britannico) una propria bomba, anche se all’epoca gli accordi internazionali lo impedivano chiaramente. La paura dell’“atomica tedesca” fu sempre presente in una generazione reduce dalla seconda guerra mondiale, e pertanto fu anche una delle principali ragioni che indussero l’Italia ad inserirsi nell’iniziativa nucleare.
Dopo la riunione parigina, cominciarono a moltiplicarsi i contatti per passare alla fase operativa: il Segretario di Stato agli Esteri Maurice Faure incontrò a Bonn il cancelliere Adenauer, mentre Chaban-Delmas riceveva a Parigi il ministro della Difesa italiano Paolo Emilio Taviani (16 novembre 1957). Tali colloqui furono ricoperti dal più assoluto riserbo: le poche notizie che filtrarono concernevano la parte per così dire pubblica dei contatti, in altre parole, quella riguardante la collaborazione nel settore delle armi convenzionali.
Il governo italiano fu quindi invitato a prendere parte a queste trattative segrete: il ministro Taviani consultò il presidente del Consiglio Adone Zoli e il ministro degli Esteri Giuseppe Pella, e dopo un iniziale periodo di indecisione, l’orientamento del nostro governo fu alla fine favorevole. Non mancarono ovviamente le contestazioni dell’opposizione: tale governo, un monocolore democristiano di transizione che si reggeva sull’appoggio dei missini e dei monarchici, era piuttosto fragile e contestato, ma Zoli continuò imperturbabile per la sua strada, nonostante gli attacchi della sinistra e dei partiti laici.
Naturalmente, l’Italia voleva assicurarsi che il governo di Bonn fosse davvero d’accordo, anche perché nei mesi precedenti i tedeschi avevano aperto un canale parallelo sulle questioni atomiche con la Gran Bretagna; ecco perché Taviani il 18 novembre 1957 scrisse una lettera personale e riservata al cancelliere Adenauer, in cui sottolineò che la chiave della situazione si trovava nelle mani tedesche. La risposta del cancelliere, a stretto giro, fu rassicurante e positiva.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La Strategia Nucleare in Europa negli anni Sessanta
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Informazioni tesi
Autore: | Antonio De Gregorio |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Politiche |
Relatore: | Luigi Bonanate |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 176 |
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