La crisi finanziaria e i rimedi: verso Basilea 3

In un clima di profonda fiducia, come quello precedentemente analizzato, caratterizzato da abbondante liquidità, basso costo del denaro e continua disponibilità delle banche a concedere prestiti, la crisi inizia a manifestarsi a partire dalla fine del 2005 quando, la Federal Reserve, a causa dei sempre maggiori indici di crescita dell’inflazione, si trova nella necessità di dove aumentare i tassi previsti per le operazioni di finanziamento.
La manovra finisce per legarsi indissolubilmente alle caratteristiche delle nuova finanza. La nascita di nuovi strumenti finanziari sempre più sofisticati ed indeterminabili, caratterizzati da vere e proprie scatole cinesi con sottostanti di difficile individuazione, mostra, infatti per la prima volta, tutti i suoi limiti.
L’aumento della concorrenza nel mercato bancario, causato dal consolidato sviluppo di società di concessione dei prestiti, e la volontà di ottenere continui profitti a breve termine portano ad una situazione che diventa insostenibile nel corso del lungo periodo.
Se sommiamo questa tendenza alla presenza dei già citati bassi tassi d’interesse ed alla formazione di bolle speculative, come quella del mercato immobiliare americano, si viene così a delineare uno scenario che sarà l’incipit di una delle più grandi crisi finanziarie.
L’illusione di un diffuso benessere, caratteristica preponderante dei primi anni del nuovo secolo, svanisce così nel giro di pochi mesi: milioni di famiglie iniziarono, infatti, a risentire degli effetti della manovra voluta dalla Fed ritrovandosi nell’impossibilità di pagare le rate del mutuo a causa dell’eccessiva onerosità sopravvenuta.