La riforma del giudizio di Cassazione secondo la legge 18 giugno 2009, n. 69

Per poter accedere al giudizio di Cassazione, è necessario che sia presente uno dei motivi tassativamente elencati dall’art. 360 e, la tassatività, è l’elemento principale che permette di differenziare tale giudizio dall’appello.

I motivi del ricorso in totale sono cinque, ed è per questo che il giudizio di Cassazione è considerato un modo di impugnazione della sentenza ‘a critica vincolata’, legato cioè alla presenza di specifici motivi.

La presenza di una di queste condizioni rende, pertanto, ammissibile il ricorso. Infatti, il ricorso proposto su motivi diversi da quelli tassativamente elencati è da considerarsi inammissibile.

L’inammissibilità è dichiarata con una pronuncia in camera di consiglio (art. 375) ed è effettuata con tale procedimento accelerato proprio con lo scopo di evitare ricorsi inutili, cioè quelli che hanno come unico fine quello di ritardare l’esecutività della sentenza e, di conseguenza, rallentare il già smisurato lavoro della Corte.

Prima di esaminare i singoli motivi, è necessario sottolineare che questi portano alla luce una classificazione tra gli errori sottoponibili alla Corte: errores in iudicando (vizi di giudizio) ed errores in procedendo (vizi di attività).

I primi sono quelli dove è incorso il giudice nel giudizio di diritto, cioè nella individuazione e nell’applicazione di norme che regolano il rapporto giuridico sostanziale dedotto in giudizio (n. 3), mentre i secondi sono gli errori di carattere procedurale, attinenti al rapporto processuale conclusosi con una sentenza, cioè agli errori nella osservanza di norme giuridiche che regolano il processo (n. 1, 2, 4 e 5).