s-composizione di un quartiere modello: Hammarby Sjöstad, Stockholm
''È del '70...''
Il tono è dimesso, si prova quasi vergogna, la propria città, di cui si è in qualche modo orgogliosi, perché in questa città si è nati o perché in questa città si è scelto di vivere almeno un po’ della propria vita, presenta anche questo pezzo di città. Un pezzo di città che, per fortuna, spesso è fuori dai giri turistici di massa, è un pezzo di città che generalmente non si vede, perché non è di importanza storica, perché non è di importanza conviviale, perché non ha assolutamente niente che possa richiamare non solo il turista medio, ma nemmeno il concittadino. Però qualcuno ci abita, ed è chi ti ospiterà per qualche giorno. E in fondo ti dici "meglio così" anche perché "così posso respirare un po’ della quotidianità di questa città e vivere la quotidianità degli amici".
La città è una città importante, potrebbe essere Milano, come Torino, come Stoccolma, come Umeå,…
In ognuna di queste città, e non solo queste, può capitare di sentire questa frase.
Ognuna di queste città ha vissuto l’emergenza abitativa, la necessità di costruire in fretta abitazioni a basso costo per rispondere alle distruzioni della guerra piuttosto che alle ondate migratorie di quegli anni.
Nel caso italiano i flussi migratori erano i ben noti flussi interni da Sud a Nord e città menomate dalla guerra, nel caso svedese, che la guerra non l’ha vissuta perché neutrale, la migrazione non era solo dalla campagna alle città, ma anche flussi di lavoratori dal sud Europa, richiamati da vere e proprie campagne di reclutamento svolte nei paesi di origine.
Si partiva per la Svezia con un contratto di lavoro già firmato che permetteva il visto sul passaporto.
Tra il 1965 e il 1974 la Svezia si propone di costruire un milione di nuovi alloggi in 10 anni, 100.000 all’anno, il programma si chiama infatti Miljonprogrammet [il programma milione], alla fine del 1974 arriveranno a 1.006.000, il programma prevedeva anche delle demolizioni per un miglioramento complessivo della qualità dell’edificato, il netto è di circa 650.000 nuovi alloggi.
La prefabbricazione e la standardizzazione sono scelte obbligate, dal razionalismo, certo, ma anche dagli alti numeri in gioco. Di questa standardizzazione è vittima anche la progettazione delle attrezzature per le cucine. Dato che in Svezia l’attrezzatura della cucina è parte integrante dell’appartamento nello stesso modo in cui lo sono i sanitari e i pavimenti, si è reso necessario anche un modo efficiente per produrre e arredare 100.000 cucine l’anno di dimensioni variabili. È stato necessario introdurre la modularizzazione migliorando la standardizzazione già iniziata negli anni ’50, sulla scia di studi degli anni '30.
Quello che viene rinfacciato alle costruzioni del Miljonprogram è il chiaro riferimento al razionalismo tedesco, in parti colare al blocco sovietico della Germania, e alla spiccata preferenza per le stecche, uniformi e ripetitive, e, indefiniti va al grigio della colata di cemento delle nuove periferie venutesi a formare. Colata di cemento dovuta al largo impiego di elementi prefabbricati , ancora eredi del pensiero funzionalista. Di quelle costruzioni oggi ne rimane circa il 25%, il resto è stato demolito e rifatto nel corso degli anni, quasi a voler cancellare la bruttura di quelle costruzioni di emergenza.
Negli anni ’80 c’è stato un programma dedicato al miglioramento delle case del Miljonprogram, con sostituzione dei parapetti dei balconi con lastre in vetro per aumentare la luminosità, ripartizione degli spazi abitativi con anche creazione di terrazzi, ripristino di aree verdi di collegamento tra gli edifici, parziale ridisegno degli edifici stessi. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
s-composizione di un quartiere modello: Hammarby Sjöstad, Stockholm
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Informazioni tesi
Autore: | Monica Umberta Cauduro |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Politecnico di Milano |
Facoltà: | Architettura |
Corso: | Architettura |
Relatore: | Elena Granata |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 124 |
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