Max Weber e il problema dell'emanatismo.
‹‹Scienze di leggi›› e ‹‹scienze di realtà››
Roscher und Knies und die logischen Probleme der historischen Nationalökonomie, primo saggio metodologico di Max Weber, è stato pubblicato nello ‹‹Jahrbuch für Gesetzgebung, Verwaltung und Volkwirtschaft im Deutschen Reiche››, diretto da Gustav Schmoller, in tre puntate (1903-1906). La prima parte del saggio, Roschers “historische Methode”, è stata scritta da Weber passando in rassegna le concezioni metodologiche di Roscher, presenti nel suo libro Leben, Werk und Zeitalter des Thukydides (1842), nel Grundri? zu Vorlesungen über die Staatswirtschaft nach geschichtlicher Methode (1843), nei vari saggi scritti negli anni Quaranta e nelle prime edizioni (1854-1857) del primo volume del System der Volkswirtschaft. Scopo di Weber non sembra essere quello di fornire, semplicemente, un “quadro complessivo” del significato dell'opera di Roscher , ma, al contrario, quello di soffermarsi sul carattere “logico” di essa, mettendone in luce i suoi aspetti più contraddittori e meno chiari.
In questo senso, occorre cominciare dalla distinzione roscheriana tra due modalità di elaborazione scientifica della realtà: una ‹‹filosofica››, che determina la “comprensione concettuale” della realtà e una seconda specie, che egli definisce ‹‹storica››, la quale determina, invece, la “riproduzione descrittiva” della realtà empirica, nella sua concretezza. Si tratta di una specificazione che fa capo alla contrapposizione, oggetto dei dibattiti di fine Ottocento, tra ‹‹scienze di leggi›› e ‹‹scienze di realtà›› e, quindi, tra ‹‹scienze esatte della natura›› da un lato e ‹‹storia politica›› dall'altro, contrapposizione che, come Weber afferma, è stata estesa anche alla discussione inerente alla metodologia dell'economia politica.
In sostanza, Roscher ci pone dinanzi a due diversi approcci di indagine della dimensione empirica, la quale, in entrambi i casi, va intesa come ‹‹la molteplicità estensivamente ed intensivamente infinita dei fenomeni››. Mentre, però, la cosiddetta “comprensione concettuale”, attraverso un processo di astrazione generalizzante, si prefigge l'obiettivo di ordinare tale molteplicità all'interno di un sistema di concetti, dotati di una validità il più possibile “universale”, la “riproduzione descrittiva” risponde all'esigenza di conoscere la realtà ‹‹nella sua singolarità e nella sua peculiarità qualitativa››.
Questi due indirizzi scientifici osservano, ovviamente, “ideali logici” differenti, i quali si trovano alla base di “criteri metodologici” altrettanto differenti. Le scienze esatte della natura, dopo aver privato i dati intuitivi, le “cose”, dei loro aspetti accidentali, procedono alla formulazione di concetti determinati. Tuttavia, per garantire una “determinatezza” sempre maggiore ai prodotti dell'elaborazione concettuale, questa tipologia di scienza tende a subordinare ogni concetto generale ad un altro ancora più generale e così via. Un simile atteggiamento traduce l'aspirazione ad un livello massimo di “rigore scientifico”, cosa che comporta l'annullamento delle differenze qualitative della realtà e la loro riduzione progressiva a quantità da poter sottoporre ad una misurazione esatta.
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Max Weber e il problema dell'emanatismo.
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Informazioni tesi
Autore: | Giovanna Corsale |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia teoretica, morale, politica ed estetica |
Relatore: | Edoardo Massimilla |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 105 |
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