L’inefficacia delle clausole vessatorie
“Vessatorietà” italiana e ”abusività” comunitaria: identità concettuale
Quanto alla terminologia vale la pena ricordare che la Commissione propose di adottare, in luogo della formulazione di origine francese “clausole abusive”, quella più consueta ai teorici e pratici del diritto italiano di “clausole vessatorie”. In dottrina non si manca di definire “poco opportuna” la traduzione in “vessatorie” del termine “abusive” contenuto nella Direttiva comunitaria e questo in modo particolare, “stanti i pericoli di equivoco e confusione, sul piano linguistico, con riguardo alla disciplina dell’art.1341 co.2°, c.c. Finora correntemente trattata dalla dottrina come riferita a clausole vessatorie”. La corretta dizione, secondo la scelta fatta dalla Legge 6 febbraio 1996, n.52 (legge comunitaria 1994), capo III (Protezione del consumatore), art.25 (Attuazione della direttiva 93/13 CEE del Consiglio concernente le clausole abusive nei contratti stipulati con i consumatori), sarebbe quella che compare in rubrica e nel contenuto dell’articolo 1469-bis e in particolare quella contenuta nel 1°comma dell’art.1469-quinquies, ove si parla di clausole “vessatorie”. E’ da notare, però, che il termine “abusive” viene utilizzato dal legislatore nel 4°comma dell’art.1469-quinquies e nel 1°comma dell’art.1469-sexies (più esattamente è utilizzato il sostantivo abusività in luogo di vessatorietà). Nonostante si renda necessaria la segnalazione del disappunto espresso dalla dottrina che concorda nel ritenere mal redatto il punto ora messo in discussione, è altrettanto opportuno segnalare che la contrapposizione tra gli artt. 1469-bis e ss. e l’art.1341 c.c. non vada esasperata, in quanto non atta a pregiudicare la definizione applicativa della nuova disciplina di tutela del consumatore. Di fronte al testo della nuova disciplina in cui si usano espressioni non univoche, si ritiene pertanto in dottrina che "l’espressione “abusivo” è un refuso, tratto dalla inesatta versione del testo italiano della direttiva, poi entrato anche nel corpo del testo di recepimento inserito nel codice civile; le due espressioni si debbono quindi intendere come omologhe".
Questo brano è tratto dalla tesi:
L’inefficacia delle clausole vessatorie
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Informazioni tesi
Autore: | Cristina Marchi |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Davide Messinetti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 206 |
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