''Tutto il mondo in un metro quadrato'': su ''La mia casa di campagna'' di Giovanni Comisso.

«La mia casa di campagna» sorge per spontaneo sviluppo e maturazione dei paragrafi «1935» e «1939» de «Le mie stagioni», dal nuovo sistema di vita abbracciato da Comisso nel momento in cui confidava a se stesso che era inutile tanto continuo viaggiare. L’autobiografia «Le mie stagioni» inizia dalla fine della Grande guerra (il primo anno rievocato è il 1918). È una ricostruzione poetica della vita dello scrittore in cui la realtà viene rivissuta come trascrizione memorialistica. È scritta molto più tardi, quando Comisso è già in età matura, e pubblicata dopo cinque anni di polemiche da parte dell’autore e scarso interesse da parte degli editori nel 1951. La ispira un’elegia del tempo passato che è la summa di tutte le esperienze di vita di Comisso fino a quella decisiva durante la seconda guerra mondiale. Pur scrivendola molto dopo gli avvenimenti novellati, Comisso ha conservato attraverso gli anni la capacità di immedesimarsi con i periodi e i fatti narrati fino al punto di scavalcare la distanza: così, mentre nella rievocazione degli anni giovanili si trova una freschezza intatta, la malinconia diventa intensa procedendo nel racconto, e , dal 1940 in poi, di pari passo con l’avanzare della maturità della vita di Comisso, si presenta nello scrittore uno stato d’animo di rimpianti per il passato. «Le mie stagioni» non nasce come ricostruzione a posteriori di un’esperienza di vita, ma si è affiancata all’esperienza, in alcuni casi precedendone gli sviluppi e le conclusioni. Nasce nel momento in cui viene scritto. Dopo la conclusione de «Le mie stagioni» la vita e l’opera di Comisso si fanno spettatrici della realtà con un distacco più marcato. È un’attenzione introversa, di memoria del proprio passato, una memoria sempre più purificata dal tempo, divenuta quasi una decantazione lirica senza più fremiti ardenti o crisi drammatiche. Da questo motivo nasce «La mia casa di campagna», libro di memoria ancorato ad un motivo‐base dell’esperienza dello scrittore: l’amicizia‐passione. Accanto a questo motivo ne esiste un altro, l’amicizia‐arte, motivo della nascita dell’altro libro memorialistico di questo periodo, «Mio sodalizio con De Pisis» del 1954. Ma queste memorie depisiane sono solo un passo di collegamento tra «Le mie stagioni» e «La mia casa di campagna», in cui gli ultimi capitoli dell’autobiografia si allargano e si diffondono con una pacatezza lirica davvero nuova, e ispirata come altre pagine comissiane.