''Il vizietto delle piume di struzzo'' - Vecchi stereotipi e nuovi omosessuali nelle rappresentazioni di cinema e televisione
È possibile modificare le credenze stereotipiche?
Se nell’ambiente non ci fossero delle uniformità di fatto, non ci sarebbe economia, ma soltanto errore nell’abitudine umana di accettare la previsione come visione. Ci sono invece delle uniformità abbastanza costanti e la necessità di economizzare l’attenzione è così inevitabile che l’abbandono di tutti gli stereotipi, per un atteggiamento completamente innocente di fronte all’esperienza, paradossalmente impoverirebbe la vita umana. Ciò che conta è la natura degli stereotipi e la credulità con cui li operiamo. E questo, in ultima analisi, dipende da quegli schemi generali che costituiscono la nostra filosofia di vita.
Norme e credenze sono rispettate dalla società come qualcosa di giusto, accettabile e lecito: esse però variano a seconda delle culture. Se viviamo in una società in cui le informazioni stereotipiche abbondano e il comportamento discriminatorio è la regola, la maggior parte di noi svilupperà atteggiamenti ostili e pregiudizi. In questo caso si parla di discriminazioni istituzionalizzate che si declinano principalmente in razzismo, sessismo, omofobia istituzionalizzate. Per esempio, se cresciamo in una società dove le donne, gli immigrati e gli omosessuali dichiarati occupano poche posizioni di prestigio o hanno minore visibilità, saremo portati a pensare che abbiano di natura delle capacità limitate. Questo fenomeno può esistere anche se mai nessuno ci ha esplicitamente insegnato l’inferiorità delle minoranze, senza che la legge le escluda apertamente dalle cariche più ambite. Registriamo il mondo che vediamo e traiamo sommariamente delle considerazioni che non tengono conto delle maggiori difficoltà che le minoranze incontrano. La devianza rispetto alla norma e l’anticonformismo possono risultare aratteristiche contrarie all’accettazione in un gruppo. Come ha osservato Pettigrew (1989, 1991), molte persone mostrano comportamenti discriminatori proprio per conformarsi ed adattarsi alle posizioni prevalenti della maggioranza. Ciò che viene valorizzato o sminuito dalla società può essere appreso anche dal consumo dei media: da cosa mostra e quando.
La scelta tutta italiana di mandare in seconda serata i programmi che mostrano stili di vita non tradizionali (come le indipendenti eroine di Sex and the city o le saffiche protagoniste di The L Word) spinge i suoi spettatori ad un consumo difficile e clandestino, che stigmatizza ogni discorso sulla sessualità non tradizionale come una declinazione del genere pornografico. Questo discorso trova naturalmente la sua realizzazione quando i media creano correlazioni illusorie delle minoranze in ruoli stereotipati.
Questo brano è tratto dalla tesi:
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Informazioni tesi
Autore: | Marco Bortoli |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Udine |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo |
Relatore: | Marco Rossitti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 164 |
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