La videoarte tra le arti multimediali
Dopo aver esposto, anche se in modo parziale ovviamente, varie tipologie di arti multimediali, e passato in rassegna i loro interpreti, nonché le varie proposte estetiche conseguenti, sia dalla critica che dagli autori, utilizzando come intercodice l’immagine video, credo che diventi sempre più manifesta la tesi dei miei obbiettivi iniziali, secondo cui la video arte e le arti multimediali appartengono ad uno stesso campo della storia dell’arte.
Il voler procedere in maniera catalogativa ed univoca ad uno studio estetico della vicenda, allontana da una visione probabile, oltre che possibile, verso una interattività tra diversi mezzi espressivi, una contaminazione orizzontale e verticale tra i vari generi, anzi tra tutto lo scibile tecnologico che usa come matrice l’immagine, prima analogica poi digitale. A mio parere la discriminate temporale alla nascità della video arte fu l’esigenza di una esclusiva comunicazione partecipativa sociale comune: rendere l’arte sempre più fruibile a tutti, sempre meno univoca nella sua ricerca, più aperta verso un arte della rappresentazione, dove nello spazio artistico, che nella sua evoluzione storica diventa prima ambiente, poi multimediale, infine interattivo, lo spettatore, gli attori impiegati, entrano tutti insieme nel progetto dell’autore, che diviene collettivo. Ad esempio proviamo a pensare a quanta rilevanza hanno avuto i cambiamenti sociopolitici in atto negli anni Sessanta in Europa e nel Mondo? Io credo che solo in quel determinato momento storico di apertura, e di confronto politico costruttivo, verso un processo irreversibile di globalizzazione tecnologica e di democrazia, poteva nascere la video arte in senso stretto e lo sviluppo di differenti percorsi artistici multimediali, un esigenza di comunicazione e contaminazione planetaria, basti pensare agli eventi itineranti Fluxus.
C’era la necessità manifesta, profonda, di rappresentare il mondo intero attraverso il video, come fecerò Nam June Paik, Wolff Vostell e molti altri, attraverso, spesso, la ripresa televisiva “in diretta”, in contesti museali o di happening, dove si mostravano contemporaneamente vicende di mondi lontani, differenti, metropolitani o rurali. Una spinta intellettuale nelle diverse vicende artistiche che definirei situazionista, cioè di apertura ma anche psicogeografica, legata al contesto socio-ambientale.
Potrei dilungarmi sulle diverse accezioni estetiche delle nuove arti digitali e tutte le problematiche morali e storico-artistiche conseguenti, ma credo di averlo esposto, anche se in modo ristretto e a volte quasi didascalico, ma in caso contrario non sarei riuscito a mantenere il filo di una esposizione estetica e critica il più completa possibile.
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Informazioni tesi
Autore: | Roberto Casole |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Beni culturali |
Corso: | Operatore beni culturali |
Relatore: | Michela Scolaro |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 159 |
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