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La Possessione e il Culto Zar

Secondo quanto i più recenti studi sul fenomeno hanno messo in luce (vedi, tra gli altri autori, Janice Boddy), la possessione fonda le sue premesse su presupposti filosofici, epistemologici, cosmologici e spirituali differenti da quelli occidentali. Fondamentale a questo riguardo è la nozione di "persona" (ma anche di “genere” e di “corpo”), che, se nella cultura occidentale viene percepita come un elemento strutturato, rigido e definito una volta per tutte, nelle culture che praticano la possessione è una categoria maggiormente flessibile e fluida. Nella possessione, infatti, non solo la “persona”, ma anche le concezioni culturali fondamentali vengono riformulate, riplasmate e messe in discussione dall’incontro e dall’ esperienza con il mondo sovrannaturale, con le divinità o spiriti. Essi spesso simboleggiano le forze ed i poteri esterni ed estranei ad una determinata cultura, come ad esempio i poteri del dominio coloniale, o le forze che rappresentano le logiche di interazione moderne e globali, nelle quali quella cultura è inserita e spesso assoggettata. Riprenderemo approfonditamente l'argomento in seguito. Riporta Beneduce citando la studiosa Ellen Corin:
"Riflettere sui rituali di possessione significa di fatto ragionare sul soggetto, tenuto conto che le particolari concezioni del soggetto, proprie di ogni cultura, si rivelano, vengono negoziate e sono messe in opera proprio nel corso di tali rituali".
Ed aggiunge:
"La nozione di “frontiere della persona” e lo statuto dell’individuo, di ciò che egli può e deve essere (non solo in rapporto allo spazio sociale, alle norme e alle tradizioni, ma anche relativamente ai suoi desideri), costituiscono pertanto concetti chiave a partire dai quali procedere nell’analisi della possessione, senza dimenticare che l’identità e la nozione di persona non si costruiscono o si affermano solo […] nelle rappresentazioni culturali, ma anche nella quotidiana interazione con forze sociali ed economiche esterne […], fra discorsi ed egemonie in conflitto. Lo studioso che consideri l’evento singolare, il punto di rottura all’interno del soggetto e della sua identità, e voglia cogliere il significato di questa crisi e dei conflitti psicologici che la sostengono dando scarso rilievo al contesto storico e rituale, rischierebbe di perdere di vista il movimento incessante che sempre intreccia senso soggettivo, registro simbolico e ordine sociale".(Beneduce)
Un’ interpretazione della possessione basata sulle nostre categorie di soggetto, di realtà e di razionalità, quindi, rischia di misconoscere l’oggetto di studio, e di non cogliere il significato locale profondo di certe credenze e pratiche, le quali sono immerse in un preciso quadro culturale di riferimento.
La tematica del soggetto che si confronta con l’ “Alterità” (spirituale o culturale), spesso in condizioni in cui questa “Alterità” presuppone violenza, è centrale nella possessione.

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Introduzione Iniziando a parlare di possessione, possiamo riportare la definizione generale che ne da Janice Boddy: Possessione è un termine ampio, che si riferisce ad una integrazione tra spirito e materia, tra una forza o un potere e la realtà corporea, in un universo nel quale i confini tra l’individuo ed il suo ambiente sono ritenuti permeabili, flessibili, o quantomeno negoziabili. […] La possessione si basa su premesse epistemologiche completamente differenti rispetto alle spinte fortemente differenzianti, razionalizzanti e reificanti del 1 materialismo globale. La possessione è un fenomeno multiforme e complesso, che si può riscontrare, con le dovute differenziazioni rispetto alle aree geografiche e ai contesti culturali, in moltissime società umane. Essa implica l’idea che forze soprannaturali quali divinità, spiriti di antenati, di personaggi storici realmente esistiti o mitici (molto spesso spiriti di origine etnica diversa rispetto ai membri della società nella quale si manifestano: portatori cioè di valori culturali e morali differenti e “Altri”) siano in grado di esercitare un’influenza sull’essere umano e di introdursi nell’individuo, rimpiazzando temporaneamente la sua persona; uno degli effetti (non certamente l’unico) di “incarnare la divinità” e di “parlare per bocca degli dèi” è quello di rendere il soggetto abile a dire e fare cose, ad esprimere sentimenti e contrasti che normalmente non sono previsti nel suo ambiente culturale. Gli spiriti rappresentano una realtà di fatto per i soggetti che partecipano alla possessione; essi sono parte integrante del proprio sistema di pensiero, che concepisce la relazione tra mondo umano e sovrannaturale, come afferma Boddy, in termini di “permeabilità”. In base ai differenti contesti culturali poi, il rapporto con lo spirito può essere vissuto in maniera diversa; in questo senso la scelta può essere quella di scacciare definitivamente lo spirito (esorcismo), o di stabilire con esso un rapporto duraturo, caratterizzato dalla periodica discesa nel suo ospite umano, o medium (adorcismo). Soprattutto laddove le religioni monoteistiche si sono inserite ed hanno preso piede nel panorama culturale, i fenomeni di possessione tendono ad essere spesso osteggiati o proibiti, ma in altri casi convivono. La possessione, come dicevamo, rappresenta un’alleanza tra il dio e l’uomo, che attiva in quest’ultimo delle facoltà “stra-ordinarie”, nel senso etimologico del termine, ovvero “fuori dall’ordinario”, quali ad esempio i poteri magici e divinatori, la facoltà di curare e di guarire, di compiere gesti ed azioni altrimenti inesprimibili nella vita quotidiana; essa tuttavia, in quanto sistema di significato, riguarda e riunisce in sé diversi ambiti dell’esperienza: quello 1 Janice Boddy, Spirit Possession Revisited: Beyond Instrumentality, in “Annual Review of Anthropology”, 1994, p.407. Da ora in poi: Boddy (S.P.R.) 1

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Informazioni tesi

  Autore: Astrid Filippi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze storiche
  Relatore: Pino Schirripa
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 67

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