Sono solo canzonette? Il problema dell’autenticità nella popular music.
Esistono nel linguaggio umano alcune parole che sembrano possedere di una sorta di potere magico; esse rimandano di solito a concetti che sono dotati di una forza evocativa tale da proiettare la loro luce il significato che la semantica può aver attribuito loro in secoli di storia. Uno di questi concetti è quello dell‘"autenticità", che trova spesso una rappresentazione estetica in ciò che viene definito "tipico".
La tipizzazione stessa è un‘operazione molto meno innocente di quanto comunemente si pensi: dal momento che la cultura è costantemente soggetta ai rivolgimenti e ai rimescolamenti cui sono soggetti i suoi portatori, ossia gli esseri umani – guerre, conquiste, migrazioni e deportazioni di massa ne sono gli esempi più evidenti – affermare la "tipicità" di un certo elemento culturale implica o spesso il riferimento a una particolare epoca, o la dimenticanza, più o meno deliberata, della vera origine di tale elemento. Infatti, ciò che rende smisuratamente impervia la ricerca dell‟autenticità è il fatto che molto spesso l‘origine dalla quale un certo elemento culturale ricava il proprio status di "autentico" viene essa stessa, come si è già detto, trasfigurata attraverso un processo di idealizzazione.
Particolari forme culturali e varianti storiche si cristallizzano in luoghi comuni e acquistano valore universale, finiscono per incarnare un concetto, un‘idea platonica capace di piegare a sé tutte le successive forme che si origineranno. In campo musicale, le massime espressioni dell‘"autentico" sono probabilmente la tradizione folk – che negli U.S.A. si declina nel country – e la tradizione blues. L‘una di matrice bianca, l‘altra di origine nera, esse esprimono due mondi sociali diversi, per lungo tempo perfino contrapposti, ma hanno caratteristiche tali da renderle in qualche modo simili, se non per l‘aspetto strettamente musicale – nel quale esistono importanti differenze – sicuramente nel fatto di rappresentare l‘ideale di “musica autentica”: esse rappresentano la verginità di un mondo rurale ormai minacciato – nella sua integrità culturale, per l‘appunto – dalla modernità. Se l‘industrializzazione e l‘urbanizzazione hanno già reso, a livello sociale, la modernità una realtà ormai affermata, anzi colta con l‘entusiasmo di un popolo che dell‘adattamento a contesti diversi ha fatto la propria forza e che è abituato a vedere ogni cambiamento storico come un‘opportunità, quando si entra nel discorso sulla cultura le cose possono cambiare, anche sensibilmente.
Perciò quando, negli anni Sessanta, la modernizzazione della musica americana si sarà concretizzata nelle forme di una musica sempre più elettrica‖, il pubblico rock sarà costretto a dividersi: fra coloro che sposeranno il nuovo status quo accorrendo in massa ai concerti di Jimi Hendrix, grande domatore di quel un nuovo mostro fatto di legno, trasduttori e cavi di rame, che è la chitarra elettrica, e fra coloro che, invece, preferiranno il suono grezzo e "genuino" della chitarra acustica di Woodie Guthrie. Questa dicotomia sarà credibile finché Bob Dylan, folksinger di razza allevat al Greenwich Village, spiazzerà tutti i nostalgici del folk presentandosi con una Fender Stratocaster e un amplificatore.
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Informazioni tesi
Autore: | Enrico Colca |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Comunicazione strategica |
Relatore: | Silvia Pezzoli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 231 |
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