La cultura architettonica vercellese dell'Ottocento tra innovazione e restauro
La tesi ha lo scopo di delineare il panorama culturale ottocentesco in materia di architettura e restauro a Vercelli, attraverso lo studio dell’attività svolta dai progettisti nell’ambito della Commissione di Pubblico Ornato, massima autorità in campo di regolamentazione edilizia del secolo XIX.
L’indagine comprende un lasso di tempo che parte dal e si arresta intorno al 1884, quando si sviluppano nuovi orientamenti per il restauro che ribaltano le teorie fino ad allora consolidate.
La ricerca è stata condotta principalmente sulle fonti archivistiche vercellesi ed è stata successivamente integrata e confrontata con le fonti bibliografiche sul tessuto urbano locale.
Gli elementi acquisiti hanno portato alla scelta delle figure professionali al tempo più attive ed influenti ed il loro operato è stato approfondito mediante la schedatura dei singoli progetti; ciò ha consentito di effettuare una vasta catalogazione dei disegni presentati alla Commissione, tuttora conservati negli archivi comunali.
Gli edifici interessati dalle trasformazioni sono stati in seguito identificati attraverso un’indagine sulla topografia vercellese dello scorso secolo e, con l’ausilio delle notizie apprese dai testi; è stato possibile ricostruire l’iter progettuale e la stratificazione degli interventi.
Per una lettura più immediata del patrimonio architettonico ottocentesco sono state realizzate schede che forniscono, per ogni edificio, un’immagine fotografica attuale o di repertorio, la posizione nel tessuto urbano ed i contributi bibliografici.
Il panorama culturale che emerge da tali ricerche mette in evidenza come l’architettura vercellese dell’800 sia influenzata da due indirizzi prevalenti, con caratteristiche ed intenti differenti.
Il primo è rappresentato dalla cultura di tipo ingegneristico che dagli inizi del secolo si afferma nella ricerca di nuove tecnologie costruttive e nell’utilizzo di nuovi materiali in edilizia, soprattutto il ferro e il vetro strutturale; il secondo è quello più legato alla cultura del restauro e della tutela del patrimonio artistico che ha negli esponenti della famiglia Arborio Mella i principali sostenitori.
L’esempio più significativo dell’applicazione delle nuove conquiste tecnologiche si riscontra nella realizzazione della rete e della stazione ferroviaria, avvenuta ad opera di tecnici e di maestranze inglesi di provata esperienza. Il progetto originale dell’ingegner Woodhouse è oggi documentato da immagini di repertorio, in quanto l’attuale costruzione si deve ad un ampliamento di fine secolo. La particolare ubicazione, alle porte della città, fa sì che essa diventi il fulcro di alcuni dei più importanti collegamenti con il centro cittadino.
L’interesse volto al recupero delle forme del passato è testimoniato dai restauri eseguiti nell’800 su alcuni edifici religiosi, in particolare quelli medioevali, ma è anche alla base del restauro in stile neogotico della Casa Tizzoni, frutto della collaborazione di Edoardo Arborio Mella e dell’architetto Giuseppe Locarni.
La pratica professionale corrente si muove quindi all’interno di questi due poli, concretizzandosi soprattutto in realizzazioni di tipo eclettico, sulla scia del gusto dominante dell’epoca e nel rispetto delle prescrizioni dei Regolamenti edilizi e di igiene.
Un’area particolarmente interessata dalle trasformazioni ottocentesche, quindi oggetto di approfondimento, è quella in cui sorge il complesso religioso degli eremitani con la chiesa di S. Marco. Gli interventi previsti riguardano principalmente la riconversione a residenza privata delle aree di pertinenza del convento, che vengono rimodernate secondo il nuovo gusto estetico, messo in evidenza soprattutto nello stile scelto di volta in volta per le facciate che vengono regolarizzate nella scansione delle aperture, uniformate alle altezze degli edifici adiacenti e arricchite di motivi decorativi di tipo architettonico, scultoreo e pittorico.
La riqualificazione urbana ottocentesca tiene conto dei nuovi rettilineamenti stradali, previsti nel primo Piano Regolatore della città, redatto nel 1860 dall’ingegner Eugenio Ara al fine di eliminare le molte irregolarità, gli ostacoli esistenti ed ampliare le “pubbliche vie”, per renderle più rispondenti ai moderni criteri di igiene.
Per favorire questo processo si prevedono arretramenti dei confini delle proprietà private e gli allineamenti stradali dei fronti degli edifici.
Un altro protagonista della riplasmazione cittadina è il geometra-architetto Giuseppe Locarni, uno dei professionisti più attivi e quotati del tempo, le cui numerose opere, ampiamente documentate, più o meno note, sono ancora per la maggior parte visibili sul territorio vercellese.
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Informazioni tesi
Autore: | Patrizia Tarantino |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1996-97 |
Università: | Politecnico di Torino |
Facoltà: | Architettura |
Corso: | Architettura |
Relatore: | Luciano Re |
Coautore: | Bica Maria Cinzia |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 403 |
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