L'opera dell'architetto Giovanni Maria Molino
La tesi dal titolo “L’opera dell’architetto Giovanni Maria Molino” (vissuto tra il 1730 e il 1771) si sviluppa in due volumi distinti. Il primo volume presenta globalmente la carriera dell’architetto attraverso tre approcci diversi: un regesto ordina cronologicamente l’attività; una serie di capitoli tematici descrive analiticamente i singoli incarichi svolti, dividendoli secondo tipologie professionali (dall’agrimensura alla progettazione architettonica vera e propria, al disegno di altari); infine un catalogo dei disegni eseguiti da Molino, o da altri professionisti, strettamente collegati alla sua attività, offre un quadro ordinato degli elaborati grafici rinvenuti. Il secondo volume contiene la trascrizione dei principali documenti riguardanti l’opera di Molino. L’intento del lungo lavoro di trascrizione è quello di certificare, documenti alla mano, tutto l’operato di un personaggio perlopiù sconosciuto. La ricostruzione della vita professionale dell’architetto astigiano, è basata, infatti, esclusivamente sulla ricerca e analisi delle fonti d’archivio, in quanto la bibliografia inerente l’argomento è limitatissima e, spesso, inesatta.
Obiettivo principale dell’elaborato di tesi è quello di collocare l’attività di un professionista “minore” all’interno del più ampio quadro dell’architettura piemontese del ’700. Per questo si è cercato di cogliere e mettere in evidenza, per ogni incarico, quali fossero i rapporti tra Molino e i committenti pubblici e privati o tra Molino e i colleghi contemporanei più noti.
Egli vive e lavora ad Asti nel cuore del ’700, proprio durante un periodo di fermento caratterizzato da una forte volontà di rinnovamento edilizio che muterà il volto della città. Asti si arricchisce di costruzioni notevoli, armonicamente inserite nel contesto preesistente, ancora in buona parte medievale, grazie all’iniziativa di enti religiosi e di alcune famiglie aristocratiche che provvedono a erigere, o ristrutturare radicalmente, chiese e palazzi.
Numerosi sono i cantieri aperti, dopo la metà del Settecento, nell’area occidentale della città: l’ampliamento del Duomo a cura di Bernardo Vittone, la fabbrica del Seminario a cura di Benedetto Alfieri, il nuovo impianto della chiesa di Santa Caterina a cura di Giovanni Battista Ferroggio. Non lontano il Monastero del Gesù e quello di san Bernardino rinnovano completamente il loro aspetto, secondo i canoni del nuovo gusto.
Molino lavora con discrezione accanto a questi grandi nomi ed è presente in tutti i cantieri citati: tra il 1762 e il 1765 ammoderna totalmente l’interno e l’esterno della chiesa del convento di San Bernardino, nel 1763 controlla il cantiere del Seminario, tra il 1766 e il 1771 dirige costantemente la costruzione della chiesa di Santa Caterina e, nel 1768, progetta un nuovo impianto per il monastero del Gesù.
Parallelamente a questi incarichi di chiaro prestigio, lavora alle dipendenze dell’Ordine Mauriziano e del comune di Asti, per i quali svolge perizie e misurazioni del territorio, o di specifiche parti di città. Professionista zelante, Molino è attivo anche presso alcune comunità civili del Monferrato: progetta e realizza le parrocchiali di Aramengo e di Brusasco, rileva quelle di Moncucco e di Santo Stefano Belbo.
L’architettura di Molino rientra negli schemi della tradizione piemontese settecentesca, caratterizzata dagli importanti contributi di Guarini, Juvarra e Alfieri.
Egli modella lo spazio attraverso forme armoniche, arricchite da una decorazione di stretto rigore architettonico. Crea ambienti compatti ed estremamente piacevoli, nei quali supera i virtuosismi barocchi attraverso uno stile più personale ed asciutto, quasi di premessa al gusto neoclassico.
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Informazioni tesi
Autore: | Cecilia Castiglioni |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1996-97 |
Università: | Politecnico di Torino |
Facoltà: | Architettura |
Corso: | Architettura |
Relatore: | Giulio Ieni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 468 |
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