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Introduzione
L’attenzione rivolta sempre di più alle lesioni cutanee, soprattutto quelle di tipo cronico in
questi ultimi anni, ha portato a tantissime scoperte utili per il loro trattamento.
Il problema delle lesioni cutanee è una piaga sociale di grande rilevanza, ciò è riscontrabile
sia in ambiente ospedaliero che in ambiente domiciliare.
La vita media di una persona è aumentata, nel 1880 si raggiungevano al massimo 35 anni
sia per uomini che per le donne, oggi, grazie allo sviluppo della medicina e delle
conoscenze scientifiche, le donne riescono ad arrivare ad un’età di oltre 80 anni mentre per
gli uomini si riesce a raggiungere un’età media di 74 anni.
Con l’aumentare dell’età anche le malattie cronico degenerative sono aumentate e sono
spesso correlate ad altre situazioni come la sindrome da allettamento, con inattività
prolungata, atrofia muscolare, malnutrizione, incontinenza urinaria e fecale, disabilità, le
patologie metaboliche come il diabete o le malattie circolatorie come l’ipertensione. Tali
problematiche portano spesso il paziente ad avere lesioni cutanee.
La disabilità riguarda il 7% degli uomini fra i 65 e i 70 anni, e il 17% delle donne fra gli 80
e gli 85 anni, quella grave è più evidente negli uomini di età avanzata.
La situazione sociale delle ulcere cutanee di tipo cronico è e diventerà un grande problema
di salute in futuro perché una persona su quattro ne soffrirà negli ultimi anni di vita. Il
problema è mondiale e interessa soprattutto sia Europa che USA, che hanno una
popolazione superiore al 20% di quella complessiva mondiale con un’età maggiore dei 65
anni.
Le ferite, soprattutto quelle complesse sono una delle cause maggiori di morte e
rappresentano una grande fonte di spesa per il Sistema Sanitario Nazionale, tra queste
abbiamo le lesioni da pressione che sono una delle cause maggiori di disabilità e di morte
nei pazienti sia ospedalizzati che non, a causa delle infezioni o di una sbagliata gestione
della ferita stessa.
Una degenza media in Italia dura all’incirca 30 giorni, mentre negli altri paesi Europei si
aggira intorno ai 10-12 giorni.
L’Italia spende all’anno 900 milioni di euro, la Francia 221 milioni, Germania e Gran
Bretagna 430 milioni di euro, per tutti quei pazienti che hanno bisogno di medicazioni
avanzate dovute alla sindrome di allettamento prolungata e il numero in più di giorni di
degenza ospedaliera.
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Da qualche decennio, in Inghilterra, negli USA e in Francia, le lesioni sono diventate
indicatori di qualità dell’assistenza infermieristica e, come diceva la fondatrice del sapere
infermieristico, Florence Nightingale, “Se un paziente è febbrile, se un paziente è debole,
se è ammalato dopo l’assunzione di cibo, se ha una piaga da decubito, la colpa è in genere
non della malattia, ma del Nursing”, per cui attraverso questo elaborato si è cercato di
approfondire l’argomento delle lesioni cutanee e il ruolo che il professionista infermiere
esercita nel Wound Care.
La tesi è strutturata in quattro capitoli. Nel primo capitolo si fa una panoramica sulle
lesioni cutanee e la modalità di guarigione delle ferite e dopo aver conosciuto l’aspetto
epidemiologico si vanno ad approfondire le scale di classificazione necessarie a valutare le
lesioni da trattare. Prima dell’applicazione di qualsiasi medicazione, semplice o avanzata, è
necessario effettuare una giusta preparazione del letto della ferita, la Wound Bed
Preparation, tenendo conto delle evidenze scientifiche più aggiornate. Il dolore è spesso
presente durante la procedura di rimozione della medicazione, tale sintomatologia va
valutata e lenita in modo da facilitare il trattamento della lesione. Altro concetto
argomentato in questo primo capitolo è il biofilm, ovvero l’aggregazione complessa di
microrganismi che può formarsi sul letto della ferita.
La medicazione semplice ed avanzata è l’argomento trattato nel secondo capitolo, dopo
una breve introduzione sugli aspetti generali, si è fatta una panoramica sulle medicazioni
avanzate più utilizzate, i loro scopi e le indicazioni, i vantaggi e gli svantaggi durante il
loro utilizzo e per finire le motivazioni al loro uso.
Nel terzo capitolo si prende in esame la storia e lo sviluppo del Wound Care e la figura
professionale di riferimento che è l’infermiere.
Il ruolo assistenziale, proprio dell’infermiere, si esplica attraverso l’elaborazione e
l’attuazione di un piano di assistenza personalizzato il cui obiettivo è quello di soddisfare i
bisogni della persona con lesioni cutanee, presa in carico, sia a livello ospedaliero che
domiciliare tenendo a riferimento gli aspetti tecnici, preventivi, riabilitativi e relazionali.
Nel quarto capitolo si è svolta una revisione della letteratura scientifica sull’utilizzo del
miele medico in campo vulnologico per la cura delle ferite croniche. Sono stati analizzati
diversi studi primari su diverse banche dati (Pubmed, Medline, Ilisi), una volta scelti quelli
più recenti e più adeguati in ambito infermieristico, sono stati valutati e inseriti nella
revisione dividendoli per vantaggi e svantaggi sull’utilizzo di medicazioni a base di miele
medico di Manuka il quale possiede un ampio potere battericida. Il miele ha proprietà
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particolari e se lavorato e sterilizzato (naturalmente non tutti i tipi di miele hanno questo
alto potere battericida), può risultare uno strumento potente contro tutti quei microrganismi
patogeni come lo Stafilococco Aureus o lo Pseudomonas che, in pazienti affetti da lesioni,
possono causare gravi conseguenze, inoltre sembrerebbe che, l’applicazione di
medicazioni a base di miele, non crei nessuna resistenza microbica che, invece, può
manifestarsi con l’utilizzo sconsiderato di antibiotici.
L’evidente sviluppo in campo infermieristico deriva soprattutto da un costante
aggiornamento e dall’utilizzo di nuove metodiche. In tale contesto ho maturato la stesura di
questo elaborato, teso appunto ad ampliare le conoscenze sulla vulnologia, sulle nuove
metodiche, come il miele medico, e sui nuovi dispositivi che rendono la professione
infermieristica sempre più consapevole e responsabile.
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“It may be worth, while to remark, that where there is any danger of bedsores a blanket
should never be placed under the patient. It retains damp and acts like a poultice”.
“Può essere utile rimarcare che, in presenza di qualsiasi rischio di piaga da decubito, non
si dovrebbe mai mettere una coperta sotto al paziente. La coperta trattiene l’umidità ed
agisce come un impiastro”.
(Florence Nightingale)
Capitolo 1
Le lesioni cutanee: guarigione e processo di riparazione
tissutale
Introduzione
In questo primo capitolo si parla di lesioni cutanee, cosa rappresentano in termini di
ospedalizzazione. Nel paragrafo 1.1 definiamo le lesioni cutanee e la differenza tra ferita
ed ulcera. L’epidemiologia delle lesioni cutanee, si trova nel sotto paragrafo 1.1.1.
Le lesioni vengono classificate tenendo conto diversi criteri scientifici.
Nel paragrafo 1.2 si parla della differenza tra le lesioni croniche e acute e sulla loro
classificazione.
Nei sotto paragrafi 1.2.1 e 1.2.2 vengono menzionati il concetto di “TimeCare” e di “See &
Write”. Successivamente vengono descritte nel dettaglio tutte le fasi del processo riparativo
tissutale (paragrafo 1.3); nel paragrafo 1.4 viene analizzata e descritta la Wound Bed
Preparation, ovvero la preparazione del letto della ferita e, nel paragrafo 1.5 si parla di
detersione, antisepsi e disinfezione; mentre nel paragrafo 1.6 del concetto di dolore e di
biofilm presente sulla ferita cronica infetta.
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1.1 Le lesioni cutanee
Si parla di lesioni cutanee quando si ha l’alterazione reversibile od irreversibile dei
caratteri anatomo-istologici del tessuto cutaneo che alteri l’integrità dell’organismo. Le
lesioni cutanee sono perdite di sostanza che interessano l'epidermide, il derma superficiale
e profondo e lo strato sottocutaneo, arrivando anche a coinvolgere muscoli, tendini e
prominenze ossee, tendono a recidivare e difficilmente guariscono spontaneamente. Le
lesioni cutanee rappresentano un significativo fattore di rischio per ospedalizzazione,
amputazione, sepsi e mortalità. Dal punto di vista del paziente la terapia delle lesioni è
spesso dolorosa e disagevole.
Le lesioni cutanee sono l'aspetto più rilevante delle patologie dermatologiche. Possono
variare per dimensione, forma e causa; vengono classificate a seconda di come appaiono e
hanno avuto origine.
Sono descritte come primarie o secondarie. Le lesioni primarie sono originarie e
caratteristiche della patologia stessa. Le lesioni secondarie sono il risultato di cause
esterne, come il grattamento, trauma, infezioni o i mutamenti che si verificano nella
guarigione di una ferita. A seconda dello stadio di sviluppo le lesioni vengono
ulteriormente divise per tipo e apparenza.
Un'osservazione della lesione dovrebbe permettere di identificare il tipo di dermatosi
(anomalia cutanea) e indicare se è primaria o secondaria. Allo stesso tempo si prende nota
della posizione anatomica della lesione e la si valuta.
Un righello permette di misurare la dimensione della lesione in modo tale che ogni
ulteriore sviluppo possa essere misurato su quella base. La lesione viene poi registrata sulla
cartella clinica del paziente, con una descrizione chiara e dettagliata e terminologia precisa.
Dopo aver determinato la precisa distribuzione delle lesioni, si devono ottenere le seguenti
informazioni con precisi dettagli:
Colore delle lesioni;
Arrossamento, dolore o gonfiore;
Estensione dell'area interessata e posizione;
Distribuzione simmetrica, lineare, circolare.
Si valutano l'idratazione, la temperatura e la consistenza della cute mediante palpazione.