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INTRODUZIONE
“Alla fine, un’organizzazione non è niente di più della capacità collettiva di tutte
le persone che vi lavorano di creare valore.”
L. Gerstner
In questi ultimi anni, il welfare aziendale è stato una delle tematiche più discusse
nell’ambito delle grandi e piccole-medio imprese italiane ed estere. Questo
strumento risulta in piena diffusione ed è oggetto di continua discussione ed
attuazione. L’obiettivo dello sviluppo di questo studio è portare alla luce i legami
sottostanti alle politiche di welfare aziendale affinché si capiscano le esigenze
alla base dell’attuazione di questo strumento. Ai fini di uno studio attento e
completo, bisogna capire la rilevanza che ha il capitale umano all’interno dei
processi produttivi di una azienda. Con “capitale umano” ci si riferisce al
bagaglio culturale di una persona, in questo caso il dipendente, ovvero a tutte le
competenze, abilità, esperienze e conoscenze che possiede quest’ultimo. Esso è
intriso in ogni persona e dipende dal percorso di vita e dalle propensioni di
ognuno: esperienze passate, ambiente lavorativo, lavori svolti, cultura ed
interessi. In una azienda, qualsiasi dipendente ha dentro di sè il proprio
“capitale”, che è un fattore che si differenzia da persona a persona, unico e non
acquistabile. Dal capitale di ogni dipendente, si viene a formare il capitale umano
aziendale: “le Risorse Umane”. Per creare valore in un’azienda, soprattutto
questo capitale deve essere tutelato, innovato ed organizzato nei migliori dei
modi. L’esigenza di avere persone motivate, soddisfatte e coese nella propria
azienda, potrebbe rappresentare un elemento di successo. Come scelta strategica,
non è sempre facile da effettuare l’orientamento alle risorse umane, ma se
realizzata, con le giuste accortezze, potrebbe palesarsi vincente. Basti pensare ad
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un’azienda che è dotata delle migliori tecnologie e macchinari, ma che non
valorizza le risorse umane, essa sarà destinata a un possibile fallimento. Infatti la
competitività dell’azienda sul mercato deriva dalle persone e dalle loro idee e
non dai macchinari. Creare motivazione e valorizzare il capitale umano,
apporterà una grande ricchezza alla azienda, invece, dipendenti non motivati e
che non credono nei valori dell’azienda, rallenteranno la crescita della stessa,
minacciando il know how strategico. La figura del lavoratore è cambiata durante
gli anni. Prima l’uomo era paragonato ad un semplice macchinario, oggi invece,
si cerca di renderlo partecipe nella vita lavorativa. Infatti, spesso il dirigente
d’impresa trascura l’importanza che riveste il dipendente nel processo produttivo
aziendale, data dall’unicità che lo contraddistingue. Guardandosi attorno, si
notano una serie di persone non soddisfatte del loro lavoro, che non si sentono
appagate e realizzate e accusano lo scarso interesse dell’impresa riguardo le loro
esigenze. Mentre un macchinario può essere imitato, acquistato sul mercato e
compiere azioni standardizzate nel processo produttivo, le Risorse Umane non
sono imitabili e non sono dei semplici fattori produttivi per l’azienda, essi sono
un elemento fondamentale perché costituiscono un fattore distintivo e di crescita
per l’azienda stessa. Infatti, un dipendente motivato, che sente di avere un ruolo
importante all’interno dell’azienda e che si compiace dal trattamento ricevuto e
da ciò che lui fa, conseguirà una prestazione di livello superiore rispetto a quella
che conseguirebbe in assenza di questi presupposti. Considerando l’analisi
precedente, questo lavoro di tesi ha lo scopo di documentare i benefici che
apporta una gestione strategica delle risorse umane, arrivando a focalizzarsi in
seguito sul Welfare Aziendale, elemento cardine per produrre soddisfazione e
benessere nei dipendenti di un’azienda.
Nel primo capitolo si analizza il compito delle Risorse Umane
nell’organizzazione dell’azienda, la loro gestione e le conseguenze sulle
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performance e sulle strategie dell’azienda attraverso il loro operato. Si
approfondiranno i fondamenti cardine delle Risorse Umane come: le persone, i
vantaggi ricavati dall’azienda attraverso la loro motivazione; le relazioni
intercorse tra il dipendente e il datore di lavoro; la performance, in particolare il
sistema di misurazione e valutazione delle performance che si realizza seguendo
varie fasi e metodologie; i sistemi incentivanti e politiche di retribuzione, con alla
base l’erogazione di benefit, che sono sistemi premianti rivolti ai dipendenti per
aumentare il benessere nella loro vita e per soddisfare diverse esigenze. Nella
seconda parte del primo capitolo, si esaminerà il Welfare aziendale, uno
strumento alla base del benessere del lavoratore. In primo luogo, si illustrerà la
storia e lo sviluppo del Welfare, in seguito i vantaggi che esso ha apportato nelle
aziende che lo hanno adottato. In seguito si passerà al lato pratico: la visione del
Welfare in base ad un’analisi di tipo Swot, come creare e gestire un piano di
Welfare, i benefit che esso apporta ai dipendenti e come finanziarlo e verificare i
risultati reali. Infine, si porteranno alla luce i punti deboli del Welfare per poterli
rinforzare in modo da incoraggiare un migliore sviluppo in Italia.
Nel secondo capitolo l’elaborato analizzerà il welfare aziendale implementato da
aziende italiane ed europee attraverso dati statistici, esempi e confronti.
Inizialmente ci si concentrerà sull’importanza delle PMI italiane, le quali
rappresentano il 99% delle aziende italiane, soffermandosi sul Welfare Index
PMI, un indice che valuta il livello di Welfare nelle diverse aziende italiane. Si
considereranno alcune aziende che hanno avuto successo attraverso l’utilizzo di
piani di Welfare. In seguito si rapporterà il welfare privato italiano allo scenario
europeo, per poter confrontare attraverso delle osservazioni i diversi utilizzi e
trarne dei risultati.
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CAPITOLO 1
WELFARE AZIENDALE: LEVA STRATEGICA NELLA GESTIONE
DELLE RISORSE UMANE
1.1 HUMAN RESOURCES MANAGEMENT: MOTIVAZIONE,
PERFORMANCE, RETRIBUZIONE
La gestione delle risorse umane, ovvero il complesso delle opzioni e dei metodi
ammessi dall’azienda per i dipendenti, ha fini mirati sulla performance aziendale
dato che il capitale umano è un bene indispensabile e difficile da imitare, che
assicura un vantaggio competitivo per l’azienda stessa. Per giunta, al contrario
dei beni materiali (macchinari, impianti e fabbricati) è una risorsa che non perde
valore nel tempo, piuttosto cresce e si potenzia se ben condotta. Ammettendo il
criterio “resource based view”, introdotto da Barney nel 1991
1
, questa risorsa ha
la potenzialità per divenire una risorsa caratterizzante e, di conseguenza
cooperare nel originare una serie di risorse uniche ed impareggiabili, che
consentono all’azienda di distinguersi dai concorrenti. Essere competitivi,
obbliga le aziende a una continua innovazione organizzativa, tecnologico,
produttivo e la ottimizzazione delle risorse possedute, tra cui la risorsa umana.
Durante lo scorso secolo, la risorsa umana è stata oggetto d’interesse, passando
da essere reputata un semplice costo, all’essere considerata una vera e propria
“risorsa strategica”, impiegata per conseguire gli obbiettivi aziendali. Inoltre,
essendo un bene immateriale, e quindi impossibile da accertare e da trasferire,
non identificabile da valutazioni economico-finanziarie, non è una risorsa
1
J. Barney, “Firm Resources and Sustained Competitive Advantage”, Journal of Management (1991)
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possibile da acquisire sul mercato, ma si desume dai metodi che l’azienda attua
nel tempo. La valorizzazione delle risorse umane viene attuata attraverso
investimenti per lo sviluppo delle capacità e competenze dei prestatori di lavoro,
oltre ad incentivare la loro motivazione e partecipazione durante la vita
lavorativa e il loro benessere. Essa mira a considerare il dipendente come un
soggetto con aspettative, qualità e virtù, una risorsa attiva che attraverso le
condizioni con cui viene gestita e spronata, reagisce negativamente o
positivamente.
Le politiche di gestione delle risorse umane, per avere riscontri positivi e
successo, devono essere coese internamente ed esternamente: si parla di “forma
orizzontale” e “forma verticale”
2
. Con la prima, si intende la coesione tra le varie
decisioni assunte per la gestione dei dipendenti; ha un influenza positiva quando
si creano sinergie fra le politiche adoperate e i successivi effetti sulla
performance. Con la forma verticale, invece, si rapporta il sistema di gestione
delle risorse umane con la strategia aziendale ammessa. I sistemi e le politiche
adoperate per incrementare, misurare e rimunerare il capitale umano, devono
essere coesi con gli obiettivi e la strategia su cui l’azienda è fondata.
La connessione tra strategia complessiva e gestione delle risorse umane può
instaurarsi attraverso due criteri: un criterio strumentale ed uno costitutivo. Ove,
il primo criterio valuta la risorsa umana come un soggetto passivo da conformare
al fine che sia valido nel raggiungimento della strategia (di costo o di
differenziazione) scelta; il secondo, invece, assume il suo ruolo costitutivo nella
esplicitazione del vantaggio competitivo. Con il criterio costitutivo, un individuo
non è ritenuto un mero “strumento”, ma è distinto come una persona con un
valore autonomo e notevole nel sistema organizzativo.
2
Corso di Economia Aziendale, Airoldi, Brunetti, Coda, il Mulino, 2005
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Definita l’importanza che rivestono le risorse umane, è d’obbligo evidenziare che
la loro gestione strategica procura un vantaggio competitivo, quando si effettuano
azioni accurate e mirate, ma anche come affermato in HR as a source of
shareholder value: Research and recommendations”
3
, si arriva alla comunione e
alla coesione di queste politiche con l’apparato organizzativo aziendale e del loro
business.
Per giungere a questo risultato, l’azienda deve adottare una logica strategica-
sistemica, secondo la quale i criteri e le decisioni che riguardano il personale si
evolvono con la strategia d’impresa: l’idea di business ingloba anche la human
resource idea, che a sua volta influisce sulla strategia. La Direzione delle Risorse
Umane, che concretizza la realizzazione della human resource idea
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, insegue
l’idea di creare valore ponendo il capitale umano al vertice della sua dottrina.
Ogni persona è fornita di esperienze, competenze e nel momento in cui entra in
contatto con l’impresa, essa deve sfruttarne le loro potenzialità per massimizzare
i risultati e ottenere una valorizzazione della risorsa. Per avere il più alto grado di
rendimento e sfruttare al meglio il potenziale delle persone presenti in
un’azienda, bisogna capire le loro attitudini, priorità e i loro bisogni, cercando di
adempiere alle loro esigenze per motivarli continuamente. È fondamentale
stabilire rapporti di qualità con le risorse umane, attraverso due criteri
indispensabili: il rispetto (legale, contrattuale, organizzativo) dell’individuo e il
suo coinvolgimento emotivo; esso, influisce molto sul valore potenziale che
potrebbe procurare la risorsa umana all’azienda, infatti, quando questa
componente, è trascurata nel contesto lavorativo, determina risultati più bassi a
differenza di quelli che si avrebbero. Se il coinvolgimento emotivo delle persone
non c’è, l’azienda sarà definita burocratica o tecnocratica: ossia ci sarebbe
3
B. Becker, M. Huselid, P. Pickus, M. Spratt, “HR as a source of shareholder value: Research and
recommendations”, Human Resources Management Journal, 31 (1997)
4
R. Normann, “La gestione strategica dei servizi”, Etas (1992)
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rigidità di funzionamento per le imprese che produrrebbe scarsa integrazione
delle persone e di conseguenza scarsa creatività e scarsa capacità di recepire e
reagire agli stimoli.
Negli ultimi anni le aziende ed i manager si stanno allontanando da questa teoria
aziendale per favorire un modello integrato, che concentra il suo interesse sul
capitale umano e la conoscenza emotiva. Sulla base del rapporto instaurato, delle
abilità, della motivazione e delle moltitudini delle variabili che condizionano il
risultato, l’individuo lavoratore esegue la prestazione che gli è stata richiesta con
intensità e qualità differenziate.
La Direzione delle Risorse Umane stima, valuta e valorizza le performance, e
può immettere incentivi mediante sistemi premianti e politiche retributive.
Cosi si conclude così il modello analitico del valore delle risorse umane, che
rapporta le risorse umane alla strategia aziendale, il quale si svolge attraverso
quattro caratteristiche fondamentali: persone, valorizzazione, relazione e
prestazione.
1.1.1 LA MOTIVAZIONE
Il principio di competenza conquista una buona posizione all’interno dei temi di
comportamento organizzativo; esso racchiude la professionalità della persona in
termini di nozioni, abilità, qualità e virtù personali e lavorative.
Il professor Boyatzis in “The competent manager : a model for effective
performance”
5
definisce la competenza “una caratteristica intrinseca di un
individuo, causalmente correlata ad una prestazione efficace o superiore”, che è
misurata sulla base di un criterio prestabilito. Si parla di caratteristica intrinseca
5
R. Boyatzis, “The competent manager”, Wiley (1982)