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INTRODUZIONE
“Il caso Gela” è uno degli esempi di come l’industrializzazione possa avere riscontri positivi ed
effetti negativi. Rappresenterebbe la doppia faccia della medaglia. La nascita dell’industria
petrolifera nella città di Gela ha indotto i suoi abitanti a vivere delle “vite di petrolio”, cioè basate
e condizionate in qualche modo da questa risorsa. A discapito delle attività legate all’agricoltura
che avevano reso Gela una grande sostenitrice della coltivazione del cotone e del grano. Un punto
di riferimento, che vide la sua economia mutare dal bianco candido del cotone all’oleoso nero del
petrolio. La realtà che ha caratterizzato Gela dagli anni ’60 ha in qualche modo influenzato il
presente ed il futuro di questa città mediterranea. Ma non solo. L’influenza sociale, oltre che
l’impatto sull’ambiente, è da ritenere una delle impronte permanenti del passaggio dell’industria.
Gela è una città in cui chi vi nasce acquisisce le regole dei “giochi”. In un certo senso, la
generazione di uomini e donne nata a partire dagli anni ’70, ha assunto automaticamente la
consapevolezza di esser nati in un luogo dove il futuro è incerto ed allo stesso tempo la probabilità
di avere un male incurabile è molto alta. Questa visione quasi apocalittica della vita è correlata ai
vari disagi presenti in città, che rendono la vita della popolazione vivibile, ma in modo sereno.
Proprio per questo motivo è importante essere a conoscenza della realtà, che ogni singolo gelese
vive e che ha condizionato la sua esistenza. Con la tecnologia ed i pochi volumi che hanno narrato
la storia di Gela e di come essa abbia reagito all’avvento dell’oro nero, si può analizzare questo
caso. Ma possiamo anche sostenere come molti soggetti esterni alla città, non sanno come
affrontare l’argomento “industrializzazione”, non avendolo vissuto sulla propria pelle, ciò che
invece ha vissuto il popolo gelese (come anche molti altri cittadini di paesi con petrolchimici).
Grazie agli strumenti in nostro possesso, possiamo analizzare e narrare, la storia tortuosa di questa
città. Focalizzandoci su aspetti che molte persone non conoscono, rendendo giustizia alle bellezze
sconosciute di questa città. Dunque, lo scopo di questo studio è scoprire quali sono stati, e sono
ancora oggi, gli aspetti fondamentali della vicenda, mediante punti di vista: politico, economico e
sociale.
Ed è proprio questa ragione, che mi ha indotto a concludere il mio percorso universitario portando
un po' della mia storia e della mia città su carta, in modo imparziale e non lasciandomi influenzare
dalla narrazione della vicenda. Far vedere con gli occhi di un bambino, di un adulto e di un esperto,
ciò che Gela è oggi ed è stata in passato.
Essere nati a Gela e crescere con la consapevolezza che la tua città ha vissuto un destino incerto
per molto tempo ed al contempo vive ancora oggi sulla propria pelle le conseguenze di un percorso
industriale, è una realtà difficile da analizzare con passo discreto. Da bambini sin dalle scuole
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elementari, Gela ti viene presentata come un luogo ricco di storia, cultura e tradizioni. Ma con
l’avanzare del tempo, riesci a comprendere come questa storia sia solo parte della verità e come
l’ultimo tassello di questa narrazione, sia solo la verità più dura da accettare. Ma diventando adulto,
riesci ad avere la cognizione, che nulla potrà far ritornare la Gela dei tempi passati. Anche gli stessi
alti tassi tumorali esistenti in città, rimarranno quelli che sono, ma con le nuove tecnologie il dolore
potrà essere ridotto. Di fatti, se si chiedesse ad un gelese, se all’interno della propria famiglia vi
fossero stati decessi a causa di tumori, egli vi farebbe un elenco infinito. Il dolore di ogni famiglia
rappresenta, oggi, l’eco di una voce che implora al cambiamento (che pian piano si sta
sviluppando). Ma il cordoglio comune resterà ugualmente nella coscienza di ognuno di noi. Questo
ha fatto sì, che i cittadini si adattassero a questa realtà, non pensando al loro destino. Dunque, si
avverte in città un senso di rassegnazione o di indifferenza per non soffrire ulteriormente. Ma negli
ultimi anni, le cose hanno iniziato ad indirizzarsi verso una strada differente, sia a livello
ambientale, che industriale.
Anche noi all’interno di questa tesi, percorreremo la strada seguita dall’industria petrolchimica,
raggiungendo varie tappe e fasi, che hanno dato vita alla Gela di oggi. In questo viaggio,
perlustreremo luoghi ricchi di verde, ma anche giacimenti di petrolio, nella quale l’aria respirata
riporta, ancora oggi, nelle menti di tutti noi, ricordi infelici.
Nello specifico, in questo percorso analizzeremo in una prima fase, il perché si è scelto di costruire
lo stabilimento petrolchimico a Gela e come è stata gestita l’organizzazione per avviare i lavori di
costruzione (individuazione del luogo, abbattimento del bosco, avvio della costruzione degli
impianti, nonché l’individuazione della forza lavoro necessaria). Costruzione che avvenne a
discapito della zona naturalistica presente nel luogo prestabilito per la costruzione, riducendo di
conseguenza lo spazio per la coltivazione di cotone. Di fondamentale importanza all’interno di
questa fase sarà la reazione del Governo e dell’opinione pubblica, con cui Enrico Mattei dovrà fare
i conti per portare avanti il suo sogno petrolifero. Ci focalizzeremo soprattutto su come
quest’ultimo riuscirà a farsi spazio all’interno della città e con quali strumenti creerà una rete di
consensi.
Con la costruzione del petrolchimico si aprì una nuova fase, che definiremo come “rinascita
petrolchimica e decadenza relazionale”. All’interno di essa scopriremo i punti di forza dell’azienda
e le sue novità integrate all’interno di questo nuovo territorio “texano”, ma ci addentreremo anche
nei meandri più oscuri della società, scoprendo che non è tutto oro ciò che luccica. Ma talvolta, è
necessario guardare con più attenzione per rendersi conto che la popolazione pur vivendo uno
status di arricchimento, si ritrova a dover combattere contro un nemico: l’integrazione sociale e le
4
differenze di classe. In linea generale, il periodo che va da fine anni ’60 agli anni ’70 rappresenta
la rinascita economica della città, affermato anche da dati riportati nella ricerca, che ci fanno
comprendere il cambiamento in positivo, dal punto di vista commerciale.
Ma stabilire una Raffineria all’interno di un territorio non pronto per il suo arrivo presenta i suoi
rischi. Ed è così che si apre la fase più duratura e delicata del nostro percorso. La definiremo come
“gli effetti sul territorio”. Pur avendo portato ricchezza ed occupazione alla città,
l’industrializzazione in questa zona ha prodotto degli effetti molto negativi: sull’ambiente, sulla
salute, sulla visione esterna della città di Gela, ma anche sulla politica. Questa fase sembrerà quella
più tortuosa rispetto alle altre. Ma analizzando il caso avendo gli strumenti necessari, non ci si
deve preoccupare di non comprendere gli effetti. Si sa che la mano industriale possa causare danni
permanenti al suolo, alle falde, alle acque e all’aria. Cosa accaduta anche a Gela.
La città inizia ad assumere una forma propria, a vivere di attività legate al circuito dell’industria,
ma ciò non basta. Gela avvia una campagna di urbanizzazione, che non avrà fine. Sarà un loop
continuo dato dall’abusivismo selvaggio. Ma elemento più caratterizzante del luogo è uno: gli alti
tassi tumorali e l’alto rischio di mortalità. Questo elemento ha accompagnato ed accompagnerà
ognuno di noi verso la consapevolezza, che l’industria porta dei vantaggi economici, ma dei
risvolti potenzialmente mortali. Dunque, una è la domanda che potremmo porci. È possibile vivere
una vita serena in un territorio che costruisce industrie, raffina petrolio e fa girare la mano
economica. Ma allo stesso tempo causa la morte dei suoi concittadini, la distruzione dell’ambiente
e l’estinzione della fauna? Ognuno di noi dovrebbe riflettere su questa cosa.
La penultima tappa del nostro viaggio sarà una ventata di freschezza. Potremmo definirla come
“la rinascita di un popolo”. In questa fase riscontreremo come il popolo gelese, i giornali, la
magistratura e le associazioni ambientaliste, apriranno le porte ad una nuova apertura mentale.
Una visione comune della realtà, su cui essi baseranno le denunce verso l’attività dell’industria,
che ha portato allo sbaraglio. Anche se, parte della popolazione continua a sostenere l’industria
poiché legato alla sua occupazione, la restante parte si schiera contro l’attività inquinante. Come
anche le stesse associazioni ambientaliste, che denunciano, ma cercano di dare anche delle
soluzioni alla stessa azienda.
Il punto di svolta è rappresentato all’interno dell’ultima tappa del nostro viaggio “la bonifica e la
promessa green”. Questa fase è la parte conclusiva di una storia a lieto fine. A partire dai primi del
2000, lo Stato ed in particolare ENI si è reso conto di dover cambiare rotta per il bene della città e
dei suoi affari commerciali. Puntando ad un sistema economico bio, basato sulla conversione della
vecchia Raffineria di Gela in Bioraffineria (ora Enimed). Ciò ha comportato un radicale
5
cambiamento strutturale ed organizzativo dell’azienda e della sua produzione, seguendo le orme
della Bioraffineria di Venezia. Se in precedenza la raffineria produceva carburanti ed altri prodotti
derivati dal petrolio, oggi le cose sono cambiate. Gela è diventata famosa per la produzione dei
biocarburanti da esportare. Ma prima della conversione è stato necessario una serie di interventi
di bonifica per rendere fruibili territori inquinati e non riutilizzabili temporaneamente, grazie agli
strumenti messi in campo da ENI ed alle normative nazionali. Monitorando le zone caratterizzate
da inquinamento, ad esempio con cabine di rilevamento della qualità dell’aria poste in vari punti
della città. Anche dal punto di vista sociale, ENI si sta impegnando a ristabilire un equilibrio,
interessandosi all’istruzione delle giovani generazioni, che rappresenteranno la nuova classe
ecologica del futuro. Per cui è necessario divulgare l’educazione alla sostenibilità, alla bio
economia ed alla riduzione degli sprechi.
In conclusione, questo percorso tortuoso e ricco di dilemmi, ci donerà una cosa: la consapevolezza
di essere fortunati per tutto ciò che abbiamo, ogni giorno della nostra vita.
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1. Territorio e petrolio
1. Enrico Mattei, strategia narrativa e persuasione
Nella Sicilia meridionale, laddove vi sono state vaste distese di cotone e grano, sorge un paese:
Gela. Essa è stata figlia della Grecia, che ne ha fatto una propria colonia e la sua ancora
commerciale nel Mediterraneo.
1
Nel corso del tempo è stata plasmata da una serie di cambiamenti:
politici, sociali, economici, tali da renderla ciò che è oggi. Prima dell’avvento
dell’industrializzazione, Gela è stata un paese mediterraneo basato su due attività principali: le
industrie artigianali e manifatturiere «Ve ne erano in forme e dimensioni artigianali e riguardavano
le prime trasformazioni o manipolazioni dei prodotti della terra»
2
. Per cui si è avuto un sistema
economico sorretto da ciò che si avrebbe potuto ricavare dalla propria terra natìa. Mentre, la
seconda attività legata alla società locale è stata l’agricoltura. In particolar modo, quella cerealicola
e la cotonicoltura.
L’analisi del “caso Gela” è partito proprio da questo materiale tanto delicato e definibile come
“l’oro bianco di Gela”. Il cotone è stato una delle fonti economiche principali del paese, non solo
per la sua coltivazione e lavorazione in zona, ma anche per il suo prestigio. Fin dai tempi della
Grecia, Terranova di Sicilia
3
è stata un luogo di fondamentale importanza per il commercio
marittimo nel Mediterraneo. Avendo fatto della produzione del cotone lungo le distese della Piana
di Gela o “Piana del Signore” il suo punto di forza, a confronto con altre realtà quali: Biancavilla,
Catania, Agrigento e Sciacca. In un saggio di Giuseppe Barone si è evidenziato come già nel 1913,
il Ministero dell’Industria e del Commercio, ha deciso di incentivare la produzione mediante campi
dimostrativi e l’esperienza di un agronomo
4
. I risultati di questo studio sono stati poi resi noti nel
periodico “Nuovi Annali di Agricoltura siciliana” dallo stesso agronomo Calcedonio Tropea. Si è
giunti, dunque, ad un livello produttivo abbastanza alto per l’epoca, poiché è stato scoperto che
l’utilizzo di un seme egiziano denominato «mitafifi»
5
poteva permettere risultati ottimali, nel
territorio di Terranova (odierna Gela). L’espansione, però, è stata solo possibile grazie alle
concessioni dei principi Pignatelli. Ma con lo scoppio del primo conflitto mondiale lo scenario
economico è cambiato e le braccia per l’agricoltura sono diminuite, per cui si è ritornati alla
1
La fondazione di Gela (in origine Ghelas dal fiume che la attraversa) risale circa al 689 a.C. da parte di
Antifemo ed Eutimo, coloni provenienti da Rodi e Creta.
2
V . Dei Lombardi R., Gela da città agricola a città industriale. La ruralità che muore e rinasce in una
nuova vita, Trainito, Gela, 1975.
3
Nome assunto dalla città nel 1927.
4
Barone Giuseppe, Dall’agricoltura all’industria. Il cotone «nazionale» tra le due guerre in «Meridiana»,
n. 33, 1998, p.7.
5
Tropea C., Il miglioramento della coltura del cotone in Sicilia in «Nuovi annali di Agricoltura Siciliana»,
fasc. II, pp. 82-101 e fasc. III, pp. 149-174, 1914.
7
tradizionale coltura cerealicola, in particolar modo al grano, poiché come è stato affermato Barone,
essa è stata una «conseguenza delle difficoltà di approvvigionamento all’estero e dei bisogni
alimentari di sussistenza.»
6
. Ma il destino del cotone non è stato solo quello di scomparire a causa
delle esigenze umane, inerenti alla sopravvivenza. Vi sono ulteriori ragioni: l’industrializzazione.
Ciò che è emerso dal territorio gelese, è stato un evidente impatto di questi 2 fattori sulla macchia
mediterranea. Risultato rilevante che è sopraggiunto tramite l’analisi di vari studiosi, secondo cui
già nel «1940, sono evidenti le prime significative trasformazioni del paesaggio agricolo.
All’aumento della superficie coltivata corrisponde la contrazione delle aree naturali: scompaiono
quasi completamente i boschi»
7
. In particolar modo, i cambiamenti territoriali dovuti a vari fattori
sono stati conosciuti, grazie alle cartine che sono state prodotte dal progetto “Corine Land Cover”
del 2000 (Fig.1)
8
.
Figura 1. Analisi storica dell’uso del suolo nell’ambito delle aree natura 2000 “Piana di Gela” e “Biviere Macconi
di Gela”: a) Uso del suolo nel 1867; d) Uso del suolo nel 2000
Fonte: Russo P., Carullo L., Tomaselli G, Analisi del paesaggio rurale delle aree “natura 2000” di Gela per la
comprensione delle dinamiche storiche di trasformazione, 2009.
6
cfr. G. Barone, Guerra e sottosviluppo, in Aa. Vv., “Potere e società in Sicilia nella
crisi dello Stato liberale”, Pellicanolibri, Catania 1977, pp. 102 sgg.
7
Russo et al., Analisi del paesaggio rurale delle aree “natura 2000” di Gela per la comprensione delle
dinamiche storiche di trasformazione, in «IX Convegno Nazionale dell’Associazione Italiana di Ingegneria
Agraria», Ischia Porto, 12-16 settembre 2009, memoria n. 184.
8
Ibidem.
8
Questi documenti hanno descritto la situazione agricola dell’epoca, ed hanno presunto la presenza
di un’ampia coltivazione di grano e cotone nella Piana
9
. Ma il vero cambiamento è stato avvertito
a partire dagli anni 2000, soprattutto per mano del secondo fattore di cambiamento:
l’industrializzazione. Mentre una seconda cartina, dello stesso programma, ha notato in modo più
accurato i vari effetti finali dal 1867 al 2000 (Fig. 2)
10
. La percentuale di natura è stata ridotta ad
un primo sguardo. Il dettaglio più evidente è stato l’intensificazione agricola mediante serre e
degrado ambientale, derivato dal polo industriale posto nelle vicinanze dei siti naturalistici, già a
rischio d’estinzione.
Figura 2. Carta delle mutazioni territoriali
Fonte: Russo P., Carullo L., Tomaselli G, Analisi del paesaggio rurale delle aree “natura 2000” di Gela per la
comprensione delle dinamiche storiche di trasformazione, 2009.
9
V. Valessi, G. La casa rurale nella Sicilia occidentale, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 1968.
10
Russo P., Carullo L., Tomaselli G, Analisi del paesaggio rurale delle aree “natura 2000” di Gela per la
comprensione delle dinamiche storiche di trasformazione, in «IX Convegno Nazionale dell’Associazione
Italiana di Ingegneria Agraria», Ischia Porto, 12-16 settembre 2009, memoria n. 184.
9
Dunque, l’ombra dello stabilimento petrolchimico ha fatto di Gela un centro economico basato
non “sull’oro bianco”, ma su “l’oro nero”. Gela è stata il tipico esempio di un territorio umile,
legato alla terra, che in un’istante divenne una grande risorsa economica.
La scoperta del petrolio nel 1956 è stato un tassello importante per il futuro e lo sviluppo del paese,
ma anche una corsa nel vuoto. Proprio perché il suo rinvenimento, a 3.400 metri di profondità,
11
è
stato un evento conseguente al giacimento di Ragusa, da parte di Agip Mineraria (società legata
ad ENI). Ma ENI non è stata a conoscenza di ciò che l’aspettava da quel momento. Di fatto, hanno
iniziato a subentrare i primi problemi, che hanno ostacolato il sogno del grande colosso petrolifero.
Innanzitutto, è mancato il consenso politico, fondamentale per l’inizio della costruzione, poiché è
stato riscontrato da alcune rilevazioni che il greggio gelese, a livello quantitativo e qualitativo
aveva presentato caratteristiche tali da rendere il prodotto difficile da lavorare a causa della:
«densità e concentrazione elevata di zolfo»
12
. Ma anche le basi economiche avevano rappresentato
un problema. Date le circostanze, Enrico Mattei politico ed imprenditore fondatore dell’Ente
Nazionale Idrocarburi (ENI) nel 1950, da buon sostenitore della scoperta, ha cercato in tutti i modi
di ottenere i finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno, non solo per la costruzione
dell’industria, ma anche per ulteriori opere, che avrebbero potuto giovare alla città. Come, ad
esempio, una diga sul fiume Dirillo, utile per ricavare le risorse idriche ai fini industriali. Oppure
un porto per l’approdo delle petroliere.
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Ulteriore problema è stata la mancanza del consenso sociale, risolta lasciando credere alla
popolazione, che l’avvento dell’industrializzazione è stato necessario per dar vita ad un
primordiale sviluppo. Inoltre, quest’opinione fu accompagnata dalla volontà di coloro i quali
hanno desiderato cambiare le sorti del paese e delle loro vite, avendo trovando un miglior sostegno
nell’industria. Come previsto, d’altronde, dai piani di propaganda dell’ENI.
Non ultime per importanza, la mancanza di infrastrutture per il trasporto (via terra e via mare), la
difficoltà nel reperire manodopera e di conseguenza la mancanza di abitazioni, hanno influito
negativamente sulla creazione di quest’impero basato sull’oro nero.
Dunque, per evitare ulteriori complicanze, Mattei, quale attore fondamentale di questa vicenda, ha
deciso di attuare la sua “politica del petrolio”. Come hanno raccontato alcuni testimoni dell’epoca,
11
V. Saitta, P., Spazi e società a rischio. Ecologia, petrolio e mutamento a Gela, Think thanks edizioni,
Napoli, 2011.
12
Lutri A., Le “magie globali” dell’ENI a Gela: Industrializzazione, riconversione e patrimonializzazione,
in «Illuminazioni», ISSN: 2037-609X, n. 46, ottobre-dicembre 2018, p. 10.
13
Ivi, p. 9.