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PREFAZIONE
Ogni città porta con sé i propri simboli e le proprie tradizioni. Luoghi, sapori e odori
che ai nostri sensi diventano inconfondibili. Sette mesi fa chiudeva i battenti il “Corriere
Mercantile”, un quotidiano nato nel 1824 per raccontare i movimenti del porto di Genova, le
sue navi, i suoi “camalli”. Un giornale che sapeva di mare, di vicoli e di storia. Per quasi due
secoli, il “Mercantile” ci ha raccontato una città fiera, coraggiosa, ferita, abbandonata, rinata.
Con la sua chiusura, Genova ha perso un pezzetto di sé.
La mia tesi sulla fine del “Corriere Mercantile” è divisa in quattro parti. Nella prima,
parlo della diffusione del giornalismo a Genova – che dal Seicento ha iniziato a svilupparsi
timidamente, fino ad arrivare ai fogli mazziniani del Risorgimento e ai quotidiani di impronta
nazionale – e della nascita del “Corriere Mercantile”, come foglio di annunci commerciali e
marittimi. Nella seconda parte, mi concentro sui punti fondamentali della storia del
quotidiano: dal passaggio all’edizione pomeridiana alla nascita della “Gazzetta del Lunedì”,
dal fallimento alla nascita della Cooperativa Giornalisti e Poligrafici, dalle celebrazioni per i
centocinquant’anni di vita alle dediche di Eugenio Montale, dalle difficoltà degli ultimi anni
fino all’unione con “La Stampa”. Nel terzo capitolo parlo degli ultimi mesi di vita, dalla
rottura con il gruppo editoriale di Torino alla crisi finanziaria, fino alla decisione sofferta della
sospensione delle pubblicazioni. Infine, nell’ultimo capitolo, raccolgo le testimonianze di chi,
negli anni, ha fatto parte del giornale e di chi si occupa di giornalismo e comunicazione nella
mia città.
In questi mesi mi è stato chiesto più volte il motivo della mia scelta. Ho deciso di fare la
tesi sul "Corriere Mercantile" in estate. Era il 13 luglio e avevo sotto gli occhi la prima pagina
di quello che sarebbe diventato uno degli ultimi numeri del giornale più vecchio della mia
città. Una copia che nelle ultime settimane ho imparato a conoscere a memoria. Ho pensato a
lungo a quelle parole, a quello spazio bianco, a tutto quel silenzio: "Così muore un giornale",
diceva.
Sono stata per anni una lettrice del “Corriere Mercantile”; sulle sue pagine ho seguito la
storia della mia città, le cose che sono cambiate e quelle che non cambieranno mai. Insieme
alla “Gazzetta del Lunedì” ho condiviso le gioie e i dolori del mio primo amore, la
Sampdoria, dai preliminari di Champions League, alla retrocessione, fino a quel gol di Varese.
5
Ho sorriso, da ragazzina, dei successi calcistici dei miei compagni di classe, sulle pagine del
“Calcio dei Giovani”.
Ho voluto dedicare il mio lavoro alla storia del "Corriere Mercantile" perché non volevo
che la sua scomparsa passasse inosservata. Non volevo che quello che una volta fu il primo
quotidiano italiano, se ne andasse nel silenzio e nell'indifferenza. Io credo che una voce, così
come un'opinione, vada sempre supportata. Trovavo anche importante parlare di un tema che
coinvolgesse in primo luogo Genova, la città in cui vivo e che così tanto amo. Inoltre,
l'epilogo del "Corriere Mercantile" mi ha portato a riflettere sulla condizione odierna
dell'informazione, sulla situazione dell’editoria e sul futuro del mestiere del giornalista.
Ho svolto questo lavoro con grande cura e passione, ascoltando i ricordi di chi ha fatto
parte della storia del giornale: chi per un breve periodo, chi per dare una spinta alla carriera,
chi per tutta la vita. Senza queste persone la mia tesi non sarebbe stata possibile. È stato un
lavoro duro ma stimolante, che mi ha permesso di ascoltare racconti di chi, come me e più di
me, ha ancora nel cuore il "Corriere Mercantile". È stato anche un lavoro in continuo
sviluppo, sempre in attesa di aggiornamenti e di notizie su una possibile riapertura che
purtroppo non è (ancora) avvenuta.
Come noterete, la mia bibliografia non è ricca come è consuetudine per una tesi di
laurea magistrale. Questo perché il mio lavoro è stato svolto per la maggior parte a contatto
con le persone, al tavolo di un bar, in librerie e in redazioni ormai deserte, ascoltando racconti
e testimonianze, sparsi un po' in tutto il lavoro. Credo che il compito primo del giornalismo
sia proprio questo: dare voce alle persone.
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1. LA NASCITA DEL GIORNALISMO GENOVESE E I PRIMI ANNI DEL
"CORRIERE MERCANTILE"
Gli esordi del giornalismo genovese
Genova è da considerare uno dei primi centri dell'arte tipografica in Italia, da cui hanno
preso vita diverse iniziative giornalistiche. Già a partire dal XVII secolo, nella Superba
circolano moderne forme di informazione su fogli stampati. Molti fattori influiscono su questa
nascita, prima tra tutti la posizione geografica del capoluogo ligure; ogni giorno al porto
genovese giungevano navi e mercanti da ogni parte del mondo e, con loro, notizie da ogni
città. Grazie a queste correnti positive, Genova è stata la prima città della penisola, insieme a
Firenze, ad avere una propria gazzetta: il numero più antico porta la data del 29 luglio 1639,
momento in cui si fa coincidere l'inizio del giornalismo genovese
1
. Di dimensione pari a un
libro (15x23 cm circa) e composta da due o quattro facciate, la prima gazzetta genovese non è
altro che un insieme di notizie commerciali, stampate senza un ordine preciso. La cronaca
locale e quella politica sono completamente ignorate, così come l'usanza di dare un titolo alla
testata.
Un nuovo capitolo dei primi anni del giornalismo genovese si apre con Luca Assarino,
ex mercante e prima figura "professionale" del giornalismo della Superba, e con la fondazione
del suo giornale "Il Sincero"
2
, primo esempio in Italia di testata con un titolo. Nonostante i
rigidi controlli e l'alto costo del giornale (15 soldi a copia), il foglio esce fino al 1682, anno in
cui viene soppresso dalla censura; la Repubblica di Genova attuava infatti una politica molto
restrittiva nei confronti dei giornali, motivo per cui il cammino del giornalismo genovese
inizia in salita
3
.
Dopo qualche anno di silenzio, in cui la città rimane priva di attività giornalistiche, nel
1776 vedono la luce gli "Avvisi", sullo stesso stile de "Il Sincero" ma con una nuova struttura,
che comprende anche articoli di cronaca cittadina. Sempre vivo, invece, il divieto di
pubblicare notizie di politica e di stampa estera. La fine degli "Avvisi" coincide con la caduta
della Repubblica Aristocratica, momento in cui anche la stampa periodica inizia a respirare
1
L. Balestreri, Breviario della storia del giornalismo genovese, Sabatelli editori, 1970, p. 9.
2
Vedi immagine nelle pagine seguenti.
3
L. Balestreri, Breviario della storia del giornalismo genovese, cit, p. 21.
7
aria di libertà
4
.
Durante la repubblica democratica e, successivamente, il periodo napoleonico, a
Genova nascono nuove testate di vario genere e di diversa tendenza politica, prima fra tutte la
"Gazzetta Nazionale della Liguria"
5
. La Superba è in questi anni un ambiente vivo e vivace,
dove si respira un clima favorevole per lo sviluppo di nuove testate giornalistiche, non molto
longeve ma ricche di contenuti. Nel 1797 viene pubblicato il "Giornale degli Amici del
Popolo", foglio di tendenza democratica, radicale e anticlericale; successivamente vedono la
luce gli "Annali Politico-ecclesiastici" di Eustachio Degola, "Il Difensore della Libertà",
"Petegolezzi", "Il Genio Repubblicano", "L'osservatore" e il "Redattore Italiano",
bisettimanale di otto pagine che, nonostante la brevissima durata di un anno, è importante in
tutta Italia per la diffusione di idee antifrancesi e di unità nazionale; tra le sue firme, compare
anche Ugo Foscolo, autore dell'articolo Giuriamo di essere liberi e indipendenti
6
. Altro
portavoce dell'ideale unitario è "Il Censore Italiano"
7
, trisettimanale repubblicano-
democratico di breve durata, in cui scrive anche Giacomo Mazzini, padre di Giuseppe.
Sull'onda dei "monitori" che si diffondono in quegli anni in numerose città italiane, nel 1798
esce a Genova "Il Monitore Ligure"
8
, un bisettimanale di quattro pagine che resiste fino al
1810. Nei primi mesi dell'Ottocento e del dominio napoleonico, dalle forbici della censura si
salvano soltanto la "Gazzetta Nazionale della Liguria" – che dal 1805 esce in edizione
bilingue con il titolo di "Gazzetta di Genova" – e il "Monitore Ligure"
9
.
Un ulteriore cambiamento per la città e per il suo giornalismo si registra nel 1814, alla
caduta del dominio francese. Con il Congresso di Vienna, la Repubblica di Genova viene
annessa al Regno di Piemonte e Sardegna, decisione che scatena una dura reazione dei
genovesi e un sentimento di “antipiemontesismo”. L'annessione al Piemonte, inoltre,
comporta un regime di censura molto pesante, che si manifesta con rigidi controlli sui fogli
stampati. È proprio in questo clima di crisi che il commerciante Luigi Pellas fonda, nel 1824,
"Il Corriere Mercantile". Il giornale, fino al 1848 ha la funzione di semplice foglio di
informazione commerciale, interessato esclusivamente ai listini dei prezzi e ai movimenti
portuali. La nascita di quello che diventerà uno dei protagonisti del giornalismo genovese,
4
L. Balestreri, Breviario della storia del giornalismo genovese, cit, p. 29.
5
L. Balestreri, Breviario della storia del giornalismo genovese, cit, p. 33. Vedi immagini nelle pagine seguenti.
6
M. Milan, Dispense di storia del giornalismo, p. 99.
7
Vedi immagine nelle pagine seguenti.
8
Vedi immagine nelle pagine seguenti.
9
L. Balestreri, Breviario della storia del giornalismo genovese, cit, p. 38.
8
rappresenta per Genova un segno di ripresa della vita economica e un risveglio della
borghesia locale.