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CAPITOLO 1. La figura dello stupratore
Lo stupro o abuso sessuale, è la violazione carnale di un’altra persona. Gli
stupratori, infatti, invadono e cercano di conquistare il terreno sessuale
delle loro vittime e, trasformando il “no” di lei nel “si” di lui, cercano di
trionfare anche sul loro territorio sociale (Bourke, 2009). Nel Codice
Penale, l’articolo 609bis, definisce con “stupro” la penetrazione non
consensuale di un adulto o di un adolescente ottenuta con la forza fisica,
con minacce o lesioni, o quando la vittima non è in grado di dare il proprio
consenso a causa di una malattia o di un ritardo mentale oppure di uno stato
d’alternazione dovuto all’alcool o ad altre sostanze. Tale definizione va al
di là del coito genitale tra maschio e femmina e comprende la penetrazione
orale e anale col pene e quella digitale o praticata con oggetti.
1.1 CHI E’ LO STUPRATORE?
I quattro livelli base
Robert I. Simon, nel libro “I buoni lo sognano i cattivi lo fanno” ,delinea i
quattro profili base che classificano il tipo di violentatore secondo la
motivazione: Il compensatore, il cui comportamento sessuale è espressione
di fantasie sessuali. Il tipo del compensatore presenta comportamenti che
emanano sia dall’eccitazione sessuale sia da idee compensatorie che il
soggetto coltiva su se stesso. Lo stupro del compensatore è di solito
pianificato o premeditato. Il suo comportamento sessuale nei confronti
della vittima è guidato da elaborate fantasie sessuali. Ad esempio può
desiderare un rapporto sessuale romantico, voler respingere paure
omosessuali o soddisfare voglie sessuali passive mettendosi nei panni della
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vittima. Questo tipo di violentatore fantastica, e/o mette in pratica, tutta una
serie di perversioni sessuali, che comprendono il voyeurismo,
l’esibizionismo, il travestitismo, il feticismo le telefonate oscene e pratiche
masturbatorie stravaganti. Uno stato di forte eccitazione sessuale può
portare a una perdita del controllo e a una percezione deformata della
realtà. Ad esempio, il violentatore può avere l’aspettativa che la vittima
risponda sul piano sessuale, e pensare di poter “uscire” con lei dopo
l’aggressione. Spesso si verifica un’eiaculazione precoce, dunque questo
tipo di violentatore cerca di compensare un grave senso di inadeguatezza e
fallimento come maschio. Lo sfruttatore, il cui comportamento sessuale si
esprime in un atto impulsivo, predatorio. In questo caso l’atto ha un
significato molto piø scarno sul piano psicologico e fa meno parte della
fantasia del colpevole. Questo genere di stupro dipende dalla situazione e
dall’occasione invece che da una fantasia conscia. Il violentatore, un uomo
che si aggira in cerca di una preda da sfruttare, intende costringere la
vittima a sottomettersi. Non gli interessano lo stato di eccitazione o il
benessere della vittima e non vuole stabilire un rapporto con lei. Il
rabbioso, il cui comportamento sessuale esprime ira e rabbia. In questo
caso la vittima è l’oggetto spostato dell’aggressività del violentatore. Di
solito, la rabbia di quest’ultimo nasce da rapporti infantili caratterizzati dal
maltrattamento e dalla deprivazione. I suoi atti aggressivi non hanno alcun
aspetto erotico, perchØ il violentatore è perverso soltanto dal disprezzo e
dall’odio. La sua aggressione è piø verbale che fisica. Ma il suo odio per le
donne può esprimersi con tutta una gamma di azioni che dall’attacco
verbale arriva fino all’omicidio. Anche se il comportamento aggressivo può
scattare a causa di sensazioni o fantasie sessuali, l’aggressione sessuale
stessa è spesso priva di significato sessuale. Il violentatore può attaccare
una vittima perchØ poco prima è stato insultato, o almeno così a lui è parso,
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oppure perchØ una figura femminile importante della sua vita lo ha appena
respinto. Dunque, la violenza dello stupratore rabbioso non ha un bersaglio
fisso, rituale. Il sadico, il cui comportamento sessuale è espressione di
fantasie sessuali aggressive. Il sadico è sessualmente eccitato dalla
sofferenza di un’altra persona. Tutti i violentatori provocano sofferenze alla
vittima, ma solo i sadici infliggono intenzionalmente sofferenze
psicologiche e fisiche per aumentare la propria eccitazione sessuale.
Durante le loro aggressioni sessuali,il piø delle volte compiono atti di
crudeltà estrema. Di solito questo comportamento aggressivo quasi non
conosce limiti e raggiunge apici di brutalità e violenza prima di placarsi. Il
violentatore sadico ha l’intenzione di maltrattare, ferire, umiliare o uccidere
la vittima, servendosi di un’ampia gamma di oggetti e comportamenti: usa
coltelli, bastoni, sigarette, bottiglie, legacci; benda gli occhi, pizzica,
sculaccia, con la mano o con la spatola, frusta, picchia, da scosse elettriche,
strangola, mutila. Ma la varietà delle torture che può infliggere è quasi
infinita. Nei casi in cui il comportamento sadico è meno estremo,
l’aggressività può manifestarsi con l’introduzione di oggetti estranei nella
vagina e con altre pratiche magari strane che però non provocano lesioni
fisiche gravi. La violenza del sadico ha di solito per oggetto parti del corpo
associate al sesso, i seni, le natiche, la bocca, l’ano, i genitali.
Istinti rapaci
Per gli psicologi sociali esiste una rapacità naturale dell’uomo con certi
istinti innati. In passato,però, venne anche dichiarato che lo stupro era
“quasi sempre il crimine dei poveri, di chi lavora duramente, degli incolti e
degli anormali (Francis W. Newman, 1889)”. In realtà, la storia ha
dimostrano che lo stupro non riguarda solamente la “cerchia” dei poveri,
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ma piuttosto comprende una sfera ben piø alta, ovvero i colti e i borghesi.
Basti pensare agli stupratori di serie; non si tratta di individui tristi e
solitari, come immagina la maggior parte della gente, anzi, spesso sono
uomini molto intelligenti, che sanno parlare, uomini che hanno un lavoro,
una moglie o una ragazza, e in genere hanno una facilità di rapporto con
gli altri. Basta citare l’affermazione del dottor Thomas C. Gutheil,
psichiatra forense di gran fama, ne l’American Journal of Psychiatry
(1989), dice: “Se non fosse per le mie difese, sarei uno di loro”. Anche lo
stesso Sigmund Freud nell’opera Il disagio della civiltà (1929), vede
l’essere umano come una creatura dominata da forti istinti aggressivi e
passioni primitive che portano allo stupro, all’incesto e all’omicidio e sono
tenute a freno solo in maniera imperfetta dalle istituzioni e dal senso di
colpa. Dunque ogni essere umano, uomo o donna, possiede dentro di sØ un
lato oscuro, istinti che fanno parte della nostra eredità evolutiva:
l’aggressività assicurava la sopravvivenza. Lo stereotipo del violentatore, in
molti, si rifà ad un semplice uomo che violenta una donna. Ma a causa
dell’ambiente in cui ci si trova, influenze esterne e di gruppo, euforia data
da alcool e droghe chiunque potrebbe diventarlo.
Nel libro Stupro. Storia della violenza sessuale (2009), l’autrice Joanna
Bourke mostra che l’abusatore sessuale può diventare il carcerato, il soldato
e lo studente. H. Patterson, afroamericano ritenuto colpevoli di due stupri e
condannato alla sedia elettrica negli anni Cinquanta, dichiarò che era
“costretto a decidere se essere un uomo o un frocio. Non ti avrebbero mai
permesso si starne fuori. Dovevi dimostrare di essere un uomo o diventavi
una donna (Patterson, 1950)”. In un articolo pubblicato sul “Journal of the
American Institute of Crime, Law and Criminology” del 1937, M. Kopp
dichiarò che la segregazione dei sessi, l’insufficiente quantità di lavoro
fisico per liberare l’energia superflua, una mancanza di incentivi al lavoro e
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lunghe ore di inattività forzata rendono inevitabile questa forma di
“delinquenza”. Non solo, in alcuni studi gli aggressori maschi sono definiti
“omosessuali situazionali”: le vittime erano considerate semplici rimpiazzi
delle donne. Lo stupro carcerario è però particolarmente diffuso in
America, i ricercatori inglesi, infatti, confermano che di fatto qualsiasi
ragazzo di piccola costituzione spedito in carcere riceve un approccio
sessuale entro uno o due giorni dal suo arrivo. Molti di questi ragazzi
sarebbero stati stuprati ripetutamente da gruppi di detenuti. Che la vittima
si opponga o meno, le crudeltà premeditate sono all’ordine del giorno. Non
si può che concludere sostenendo che gli uomini che stuprano altri uomini
in prigione non fanno altro che continuare quel che facevano nel mondo
libero. In mancanza di donne, aggrediscono altri uomini. Per quanto
riguarda la figura del soldato,c’è da premettere che nei conflitti moderni, lo
stupro ricorda che partecipare ad una guerra non è solo prendere parte ad un
massacro meccanico: il pene stesso diventa un arma. Da un soldato
anonimo: “Un’arma è potere. Per molti di noi portare un’arma era come
avere un’erezione continua”. Alcuni antropologi hanno persino suggerito
che “la frequenza degli stupri in una società può essere pronosticata in base
alla propensione di questa a entrare in guerra”
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. Inoltre, i prigionieri di
guerra erano particolarmente esposti allo stupro e ad altre forme di abusi
sessuali durante gli interrogatori, dal momento che le violenze erano parte
delle tecniche di interrogazione. Quali sono le condizioni che favoriscono
l’aumento dei casi di stupro? Innanzitutto un contributo fondamentale è
l’accettazione diffusa della violenza sessuale tra i membri dell’esercito e
nelle piø ampie comunità del mondo. Alcuni soldati ammisero che la
violenza sessuale era segretamente incoraggiata durante l’addestramento.
1 Dan Grubin, Sexual Offending: A Cross-Cultural Comparison, in “Annual Review of Sex Research”, III
(1992) 208-9.