Violenza geografica, coercizione politica e organizzazione spaziale a Sarajevo
Mutamenti urbani tra l’assedio e la ricostruzione
From behind lowered eyelashes I saw Sarajevo, so much ruined and so much loved- loved as never
before- rising up from the earth, taking off and flying away, somewhere beyond, where everything is
gentile and tranquil. It flew toward the deepest recesses of reality, where it can be loved and
dreamed about, and from where it can shine back upon us, rich with meaning, like a beckoning
destination. Karahasan D., 1994, Sarajevo, Exodus of a City, New York, Kodansha International.
Introduzione
L'urbanista statunitense Scott Bollens nei suoi recenti lavori sui conflitti nazionalisti ha
evidenziato come le politiche e le leggi che riguardano la regolazione e la gestione dei territori
possano avere conseguenze significative sul peggioramento o l'inasprimento delle relazioni tra i
gruppi.“Il modo in cui i conflitti a sfondo nazionalistico si legano alla dimensione territoriale (e a
specifiche aree in un dato territorio) può avere un'influenza importante sull'evoluzione dei conflitti
stessi”
1
. Le riflessioni dell'autore valorizzano la definizione di Robert Sack del territorio come lo
strumento attraverso il quale “un individuo o un gruppo riescono a condizionare, influenzare o
controllare persone, fenomeni e relazioni, delimitando e controllando una data area geografica”
2
.
Bollens, partendo da questa definizione del territorio come artefatto sociale e politico, individua gli
obiettivi a cui tendono le politiche territoriali in contesti segnati da conflitti nazionalisti:
“l'affermazione di potere, il soggiogamento dell'altro, la protezione dell'identità di gruppo, la
1 Bollens S.A., 2010, Trincee in città: muri, confini, costituzioni, in Storia urbana n.128, p. 25.
2 Sack R. D., 1986, Human territoriality: its theory and history, Cambridge, Cambridge University Press.
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creazione e il mantenimento di differenza e di distanza, l'aumento della sicurezza del gruppo, la
protezione dalle minacce percepite e la ricerca di stabilità nelle relazioni tra gruppi dopo situazioni
di conflitto”
3
.
All'interno di confgurazioni territoriali complesse, anche le politche della cità, come politche
di controllo e di organizzazione dello spazio urbano, giocano un ruolo decisivo nell'orientare i
legami solidarist tra i gruppi e quindi nel condizionare le logiche di integrazione dei sistemi politci
regionali o nazionali.
La cità di Sarajevo, capitale della Bosnia-Erzegovina, negli anni del confito e dell'atuale
transizione ha partecipato, in una dinamica complessa, alle più important trasformazioni del
paese. Durante la guerra nazionalista, la cità, teatro della principale guerra urbana, è stato
l'oggeto di un confito egemonico tra gli atori di guerra serbo-bosniaci e bosnjak per controllarne
lo spazio e la popolazione e ridefnire le relazioni tra i gruppi. Durante i negoziat di Washington e
di Dayton, la geografa della cità è stata al centro delle tratatve tra i gruppi nazionalist e i
rappresentant della comunità internazionale e la sua atuale forma urbana è, in maniera decisiva,
condizionata dai risultat di quegli accordi. Negli anni successivi, segnat dalle incertezze della
ricostruzione e della triplice transizione del paese (post-confituale, post-socialista ed economica),
Sarajevo è uno spazio polarizzato e traumatzzato, che partecipa alle difcoltà più generali
dell'integrazione del paese e trova difcile fornire i suoi contribut alla ricostruzione delle relazioni
tra i gruppi sub-nazionali.
Negli ultmi vent'anni, quindi, l'organizzazione dell'ambiente urbano della capitale, le sue
discontnuità, i suoi points de répére , le sue rappresentazioni hanno subito delle trasformazioni
traumatche indote dalle strategie di controllo e intervento di forme diverse ma interrelate di
coercizione politca: quella confituale e violenta delle elites politche e militari nazionaliste
durante l'assedio, quella diplomatca della geografa politca di Dayton e degli altri accordi e quella
delle politche di pianifcazione e ricostruzione urbana nella fase della transizione.
L'oggeto del presente lavoro è analizzare i rapport tra le trasformazioni spaziali di Sarajevo, la
violenza dell'assedio, il sistema politco nazionale e cantonale con l'obietvo di problematzzare i
rapport tra le diverse scale dello Stato bosniaco e fornire un'analisi spaziale delle relazioni tra
gruppi a partre dalle strategie di controllo e orientamento dell'ambiente urbano.
3 Bollens S.A., Trincee in città: muri, confini, costituzioni, op. cit., p. 25.
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Le quatro modernizzazioni
4
e la leggibilità dello spazio urbano
5
(carta 1)
In questo paragrafo propongo uno sguardo sintetco sulla complessità dell'ambiente urbano di
Sarajevo, per fornire alcuni riferiment spaziali indispensabili alla costruzione dei successivi capitoli.
Sarajevo è un insediamento urbano localizzato nella valle compresa tra il fume Miljacka, che
atraversa la cità, e il fume Bosna. Circondato da montagne, alcune delle quali superano i 2.000 m
di alttudine, chiuso ad est dal monte Trebvic e aperto soltanto ad ovest, la sua estensione e le
carateristche degli insediament sono condizionat dalla morfologia del territorio. L'estensione
della cità, orientata da est verso ovest, segue, infat, geometrie tentacolari e lineari,
concentrandosi gli insediament nella piana del fume e adatandosi alle irregolarità dei pendii.
La Mijiacka collega la cità col bacino del Danubio e verso est, atraverso la Neretva, col bacino
del Mediterraneo. La posizione dell'insediamento lo ha qualifcato come nodo di comunicazione e
di scambio “tra mondi diversi, quello slavo, cristano e otomano. Quest diferent gruppi, con
formazioni sociali distnte e in moment diversi, si sono disputat il possesso della cità e della sua
area di infuenza in fasi successive”
6
. Ne è derivata una stratfcazione complessa dello spazio
urbano, che ha funzionato come “mito fondatore per gran parte dei suoi abitant”
7
e paradigma di
legitmazione storica per i sistemi politci successivi.
Il semiologo italiano Francesco Mazzucchelli, nel suo recente lavoro sugli urbicidi, osserva come
il paesaggio urbano di Sarajevo si lasci leggere da chi atraversa longitudinalmente la cità.
Similmente, per il geografo spagnolo Moreno Redòn
8
, nel suo lavoro sulla strada Ferahdija, nella
4 Carreras I Verdaguer C., Moreno Redòn S., 2007, Los procesos de modernizacion en Sarajevo.
La incierta direccion de la flecha del tiempo, in Anales de geografia vol. 27 n.1, pp. 29-44.
5 Mazzucchelli F., 2010, Urbicidio. Il senso dei luoghi tra distruzione e ricostruzioni in ex
Jugoslavia, Bologna, Bononia University Press.
6 Carreras I Verdaguer C., Moreno Redòn S., Los procesos de modernizacion en Sarajevo. La
incierta direccion de la flecha del tiempo, op. cit., p. 30.
7 Ibidem.
8 Moreno Redòn S., 2008, Tiempo, comercio y cultura en Sarajevo, in Cirelli C. (a cura di), Città e
commercio, Bologna, Pàtron.
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trama lineare della cità bassa si susseguono chiaramente stli architetonici e impiant urbanistci
diversi, una stratfcazione dello spazio urbano scaturita dalle quatro modernizzazioni successive
della cità che hanno prodoto la coesistenza dinamica di ordini spaziali e centralità diverse.
Questa peculiare manifestazione spaziale del «passo del tempo» sarajevese rende la cità
leggibile ai suoi abitant all'interno di una peculiare circolarità dei punt di vista. Sarajevo, infat, si
artcola in spazi bassi e spazi alt, cosicché se la leggibilità dell'ambiente urbano nella parte bassa si
perde nell’irregolarità delle part alte, questa viene riappropriata da un punto di vista zenitale.
Almeno sino al confito, infat, le cime delle montagne circostant erano uno spazio di piacere
vissuto quotdianamente dagli abitant. Paradossalmente, questa straordinaria chiarezza della cità,
la visibilità delle sue strade, dei suoi spazi, delle struture commerciali, politche e simboliche
rilevant la resero più vulnerabile durante l'assedio.
a) La modernizzazione otomana, una modernizzazione relatva
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Sarajevo fu dominata dall'impero otomano dal 1463 al 1878, defnendosi come centro urbano,
religioso, politco e commerciale. La cità si sviluppò secondo il modello dell'urbanizzazione
otomana: adatandosi alla morfologia irregolare del suolo, ma conservando una rigida
separazione funzionale tra gli spazi pubblici e privat e un organizzazione centripeta.
Sui fanchi delle montagne si svilupparono le unità abitatve monofamiliari, raggruppate nelle
mahale, i quarteri residenziali tpici della cità otomana, con circa quaranta abitazioni e provviste
di alcuni servizi comuni.
La mahala centrale, la Bascarsija, nello spazio più pianeggiante e di facile accesso dalle mahale
residenziali atraverso le strade trasversali in pendenza, era il principale spazio pubblico. Lì si
concentravano gli edifci commerciali, le isttuzioni religiose e il potere politco e militare (la
residenza del visir, Saraj, sulla sponda sinistra del fume e accessibile col ponte).
Lo spazio sociale della cità otomana si defnì per il suo multculturalismo, il che non signifca
che non ci fossero forme di esclusione e diferenza socio-economica tra le diversi comunità
religiose (catolica, ortodossa,musulmana ed ebrea), ma queste convivevano in un clima di
tolleranza e rispeto. Le comunità di fede si raggruppavano in mahale diverse e per specializzazione
commerciale.
9 Carreras I Verdaguer C., Moreno Redòn S., Los procesos de modernizacion en Sarajevo. La
incierta direccion de la flecha del tiempo , op. cit., p. 31.
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