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INTRODUZIONE
L’usanza di includere statuine raffiguranti esseri umani e animali nei
corredi funerari risale al V secolo a.C. e raggiunse uno dei suoi apici nella storia
cinese durante la dinastia Han Occidentale (206 a.C.-23 d. C.), quando una tomba
aristocratica poteva contenere addirittura migliaia di sculture. Nel periodo Han
Orientale (25 d.C.–220 d.C.) il numero di statuine diminuì drasticamente e ad
esse si affiancarono modelli di abitazioni, torri di guardia, magazzini, pollai ecc.,
mentre durante il periodo che va dai Tre Regni (220-265) alle Dinastie
Meridionali e Settentrionali (420-589), prevalse l’usanza di seppellire un corteo
funebre costituito da figure ricorrenti. La formazione di tali processioni è il
soggetto di questa tesi e l’intenzione è quella di evidenziare chiaramente gli
aspetti che ricorrono con maggiore regolarità, gli elementi innovativi che furono
poi adottati anche dalle dinastie successive e i punti di continuità con la
precedente tradizione.
Nello specifico ho preso in considerazione tombe delle Dinastie
Settentrionali in quanto è proprio al nord che nascono tali cortei funebri, usanza
mantenuta, con inevitabili cambiamenti, dalle successive dinastie Sui e Tang.
Nella prima fase del mio lavoro di ricerca ho raccolto un discreto numero
di rapporti di scavo relativi a tombe del periodo in analisi e ho poi deciso di
concentrarmi su quelle che presentano i corredi più significativi con processioni
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complete, consentendomi così di compiere analisi comparate sulle principali
tendenze in fatto di composizione, di abbigliamento, di gusto estetico e di resa
artistica in generale. La maggior parte delle tombe è stata ritrovata nelle
province dello Shanxi, dello Shaanxi e dello Henan, probabilmente perché al
tempo queste aree costituivano il fulcro politico e sociale delle Dinastie
Settentrionali che avevano stanziato la propria capitale prima a Datong (Shanxi)
e poi a Luoyang (Henan) ed è proprio per questo che si suppone che l’attività
archeologica si sia concentrata soprattutto in queste zone.
Le processioni erano in genere aperte da una coppia di zhenmu shou e una
di guardiani della tomba, che potevano essere seguite da guardie d’onore, a
cavallo o a piedi, da una banda militare, soldati e funzionari, musicisti, inservienti,
donne nell’atto di svolgere lavori domestici, cavalli, buoi e perfino cammelli, a
seconda delle tombe. In ciascun capitolo sono state prese in considerazione le
principali categorie di statuine rappresentate nei cortei funebri del tempo
cercando di delinearne sia le caratteristiche fondamentali e i punti di contatto e
sia le divergenze che ricorrono in base al periodo storico e all’area geografica.
Sono altresì stati analizzati alcuni esemplari delle successive dinastie Sui (581-
618) e Tang (618-907) per dimostrare da un lato la continuità e dall’altro le
innovazioni rispetto al periodo oggetto della mia ricerca.
Per contestualizzare la posizione delle processioni nelle sepolture, nel
primo capitolo ho analizzato le caratteristiche fondamentali delle strutture delle
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tombe. La pianta comune alla maggior parte delle sepolture, sia al nord che al sud,
presenta una planimetria tripartita, costituita da una rampa, un lungo corridoio
piano e un’unica camera sepolcrale quadrata. L’epitaffio - in cui venivano
registrati il nome, il rango, le date di nascita e di morte e una breve storia della
famiglia del defunto - e le varie statuine venivano collocate, a seconda dei casi, o
nel corridoio o all’interno della camera sepolcrale.
Il secondo capitolo tratta dei zhenmu shou, ovvero delle figure
apotropaiche ibride che avevano il compito di sorvegliare la tomba ed evitare
l’ingresso di spiriti malevoli. Tali creature, collocate a coppie, di cui solitamente
una con volto umano e l’altra con volto animale (tipo quello di un leone), in genere
aprivano il corteo ed erano situate, a seconda dei casi, vicino all’ingresso della
camera sepolcrale o all’ingresso della sepoltura. Ho cercato di comprende da dove
sia stata tratta l’ispirazione per l’iconografia di tali creature e ho principalmente
analizzato gli esemplari a mio avviso più significativi delle dinastie Wei
Settentrionale (386-534), Wei Orientale (534–580), Qi Settentrionale (550–
577) e Zhou Settentrionale (557–581).
Il terzo capitolo riguarda i guardiani della tomba, ovvero statuine di
soldati collocati a coppie, a seguito dei zhenmu shou, vicino all’ingresso della
camera sepolcrale o all’ingresso della sepoltura. La presenza di una coppia di
zhenmu shou e una di guardiani cominciò a diventare uno schema fisso proprio a
partire della dinastia Wei Settentrionale. Tali statuine di guardiani si
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contraddistinguono dalle altre perché sono di dimensioni maggiori, proprio per
rendere la loro funzione di sorveglianti ancora più efficace. Ho preso in analisi gli
esemplari più significativi appartenenti alle dinastie Wei Settentrionale, Wei
Orientale, Qi Settentrionali e Zhou Settentrionale.
Nel quarto capitolo mi sono proposta di analizzare le statuine che
rappresentano soldati e funzionari, le quali, all’interno di ciascun corteo, sono
sicuramente le più numerose; infatti, in un’epoca in cui la guerra era all’ordine del
giorno non stupisce il fatto che il tema predominante fosse proprio quello
militare. L’entourage di soldati e ufficiali, proprio per l’importanza del ruolo che
rivestiva, veniva collocato all’inizio dei cortei funebri, dopo i zhenmu shou e i
guardiani della tomba. Come si potrà constatare in seguito la maggior parte delle
statuine di soldati rappresentano individui di etnia straniera, mentre quelli di
ufficiali in genere sono stati ritratti secondo abiti e tratti somatici cinesi.
Il quinto capitolo è incentrato sulle statuine di musicisti e inservienti,
altrettanto diffuse all’interno delle processioni del tempo. Ho deciso di trattare
insieme queste due categorie in quanto entrambe, sotto diversi aspetti, avevano
lo scopo di soddisfare quelli che erano i “bisogni fisici” del defunto. La categoria
dei musicisti può essere suddivisa in altre due sottocategorie, ovvero i musicisti
appartenenti alla banda militare, che avevano il compito di scandire la marcia
funebre, e gli intrattenitori di corte che svolgevano performance musicali per
puro e semplice intrattenimento. Le statuine di inservienti, invece, sono piuttosto
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semplici ed essenziali, sia per quanto riguarda le caratteristiche degli abiti, che
per le loro pose.
Il sesto capitolo riguarda le statuine femminili: la maggior parte di queste
rappresentava donne collocate piuttosto in basso nella scala gerarchica della
società del tempo, ovvero musiciste e inservienti di cui però si è già trattato nel
quinto capitolo. Lo scopo è quindi quello di analizzare qualche esemplare di figura
femminile proveniente dall’ambiente élitario della corte cinese, non soltanto per
esaminare le principali tendenze dell’epoca in fatto di abbigliamento, ma anche
per ricreare un quadro generale dello standard di bellezza femminile del tempo.
Nel settimo e ultimo capitolo ho invece analizzato degli esemplari di
statuine che rappresentano animali, in genere collocati a chiusura del corteo. La
maggior parte di queste sculture ritraeva animali domestici come cavalli, buoi,
galline ecc., e, proprio a partire dalla dinastia Wei Settentrionale, anche qualche
esemplare di animali più esotici come il cammello, considerato il principale “mezzo
di trasporto” lungo la Via della Seta.
Dopo aver raccolto rapporti e bollettini di scavo pubblicati dagli archeologi
cinesi, ho selezionato un gruppo di tombe databili tra il IV e il VI secolo. Poiché
l’attività archeologica, soprattutto nelle province dello Shaanxi, dello Shanxi e
dello Henan, ha riportato alla luce una cospicua quantità di tombe ho analizzato
una serie di sepolture che, a mio avviso, sono tra le più rappresentative del
periodo, ovvero quelle di Sima Jinlong (484), di Song Shaozu (477), di Yuan Shao
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(528), della principessa Ruru (550), di He Bachang (552), di Li Xian (569), di Lou
Rui (570), di Kudi Huiluo (562), di Xu Xiangxu (571) e di Fan Cui (575). I corredi
di queste tombe, infatti, sono tra i più significativi, poiché presentavano delle
processioni complete con una gran quantità di statuine, che mi hanno permesso di
compiere analisi comparate sulle principali tendenze in fatto di abbigliamento,
gusto estetico e resa artistica in generale.
Allo stato attuale delle conoscenze, nelle tombe delle Dinastie Meridionali,
la pratica di collocare cortei funebri di statuine di terracotta strutturati
secondo i criteri ai quali mi riferisco, non sembra aver avuto successo come al
nord, nonostante siano stati ritrovati gruppi di statuine talvolta costituiti da una
quantità notevole di esemplari. In base alle ricerche che ho effettuato posso
affermare che le statuine ritrovate nelle tombe del sud, in genere, sono
numericamente inferiori e si limitano a poche categorie più rappresentative. Il
gruppo di sculture rinvenuto presso la sepoltura della famiglia Wang (ca. 322) a
Nanjing, Jiangsu, conferma questa tesi (fig. 36)
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. La tomba ha, infatti, restituito
una serie di dieci statuine che, con molta probabilità, rappresentano funzionari,
dei quali otto cinesi e due stranieri, e anche una carrozza al seguito di un bue e di
un cavallo sellato. Gli ufficiali cinesi indossano i classici abiti in stile han, ovvero
un copricapo xiaoguan e un abito incrociato sul davanti e stretto in vita da una
cinta; invece le figure straniere presentano un cappello a punta, probabilmente di
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Nanjing shi bowuguan, “Nanjing Xiangshan wuhao liuhao qihao mu qingli jianbao”, in Wenwu
1972/11, pp. 23-41.
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origine centroasiatica, detto humao (cappello degli Hu), una casacca e un paio di
pantaloni larghi. La presenza di statuine che raffigurano stranieri è indice delle
influenze straniere che interessarono inevitabilmente anche le aree meridionali.
Sia la carrozza con il bue che il cavallo sellato, probabilmente, costituivano i
mezzi di trasporto dei personaggi defunti (un uomo e due donne). La resa
scultorea è poco curata e non permettere di percepire chiaramente né i dettagli
dei tratti somatici né degli abiti.
Per riferirmi a questo particolare periodo storico, compreso tra il III e il
VI secolo, ho spesso fatto ricorso al termine “medioevo”, utilizzato anche da
alcuni studiosi cinesi per indicare un’epoca buia e politicamente instabile. In
realtà le associazioni negative spesso legate a questo termine possono essere
fuorvianti, in quanto tengono poco conto delle grandi innovazioni e
sperimentazioni in campo politico, sociale, artistico e culturale che si
verificarono e che posero le basi per lo splendore Tang. Infatti, il declino e la
caduta della dinastia Han causarono ordine e caos politico, ma, allo stesso tempo,
permisero a nuove e rivoluzionarie correnti culturali di penetrare in Cina, dando
nuovo vigore ad aspetti tradizionali delle arti, dei riti e del culto, sia sotto il
profilo dell’interpretazione e della rappresentazione, sia dal punto di vista
dell’iconografia
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Di Cosmo Nicola, “La Cina, i nomadi e i mercanti”, in Rastelli Sabrina (a cura di), Cina alla Corte
degli Imperatori: capolavori mai visti dalla tradizione Han all'eleganza Tang (25-907), Firenze,
Fondazione Palazzo Strozzi, 2008, p. 53.
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Con il presente lavoro si intende tracciare delle linee guida per uno studio
ancora più approfondito e accurato sulla nascita e sulle caratteristiche di queste
processioni di statuine.