1 - GEOGRAFIA DELLA SARDEGNA
La Sardegna è, per estensione, la seconda isola del Mediterraneo, l'ottava
in Europa e la quarantaseiesima nel mondo: misura 24.090 kmq, è compresa tra i
38° 51' 52'' e i 41° 15' 42'' di latitudine nord e tra gli 8° 8' e 9° 50' di longitudine
est.
Posta al centro del Mediterraneo occidentale, a nord è bagnata dalle acque delle
Bocche di Bonifacio che la separano dalla Corsica appena 12 km, a est dal Mar
Tirreno, a ovest dal Mar di Sardegna e infine a sud dal Canale di Sardegna che si
interpone con l'Africa settentrionale.
Il territorio è prevalentemente collinare (67,9 %); le poche pianure
occupano appena il 18,5 % della superficie totale, la più estesa pianura è la piana
del Campidano, situata a sud-ovest dell'isola; le montagne occupano il 13,6 %.
L'unico lago naturale è quello di Baratz situato a nord-ovest dell'isola
nella provincia di Sassari. Tutti gli altri specchi d'acqua presenti sono stati creati
artificialmente allo scopo di garantire una riserva d'acqua, non solo potabile ma
anche per usi agricoli. Il bacino più importante e di capienza maggiore è il Lago
Omodeo, nel centro-ovest dell'isola, nella provincia di Oristano.
I fiumi sono a carattere torrentizio. Il fiume più lungo è il Tirso (152 km),
seguito dal Flumendosa (127 km).
Gli stagni costieri sono una caratteristica ecologica dell'isola, sono
presenti in numero notevole su tutto il territorio, occupando più di 12.000 ettari.
Sono l'habitat ideale per varie specie animali, soprattutto per il fenicottero rosa.
Le coste della Sardegna (con una lunghezza totale di 1.849 km) sono in
gran parte alte e rocciose, rettilinee per chilometri ma molte volte terminano in
promontori, con ampie e profonde insenature spesso circondate da isolette.
La Sardegna è una terra molto antica, con rocce che risalgono al
Paleozoico Antico (300 milioni di anni). L'Isola non possiede rilievi montuosi
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molto elevati a causa dei lunghi processi di erosione. Predominano gli altopiani
rocciosi di granito, scisto, trachite, basalto (detti "giare" o "gollei"), arenaria,
dolomie-calcari (detti "tonneri" o "tacchi") di altezza compresa tra i 300 e i
1.000 metri. Tra i massicci montuosi spiccano quello del Gennargentu, nel
centro dell'Isola, con la sua cima più alta Punta La Marmora (1.834 m.), il
Monte Limbara (1.362 m.) a nord e il Monte Rasu, parte culminante della
cosiddetta catena del Marghine, che si allunga trasversalmente per 40 km verso
nord.
La Sardegna è suddivisa in regioni storiche che derivano direttamente, sia
nella denominazione che nell'estensione, dai distretti amministrativi, giudiziari
ed elettorali dei regni giudicali, le “curatorie” (in sardo curadorias o partes) che
probabilmente ricalcavano una suddivisione territoriale ben più antica operata
dalle tribù nuragiche. Una di queste è la Gallura dove è situato il territorio di San
Teodoro.
1.1 - GEOGRAFIA DELLA GALLURA.
Fisicamente la Gallura è situata nel settore nord orientale dell'isola; i suoi
confini naturali sono le Bocche di Bonifacio a nord, il Mar Tirreno a est, il
promontorio di Orvile e il Monte Nieddu a sud, le montagne di Alà, la riva
sinistra del Rio Coghinas e il Golfo dell'Asinara a ovest.
Il suo territorio è molto accidentato, perlopiù granitico, caratterizzato da
una serie di grossi massicci e brevi catene montuose, nel dialetto gallurese detti
“sàrri”, non molte elevate ma impervie e imponenti d'aspetto. La cima più alta è
Punta Balistrèri, sul monte Limbara che svetta a 1362 m; seguono poi i monti di
Aggius con il Resegone gallurese (814 m), Monte Pino presso Olbia (743 m), i
monti di Cugnana (649 m) a sud di San Pantaleo, il Monte Nieddu (971 m) in
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territorio di San Teodoro e Padru, quest'ultimo tra i più imponenti anche perché
sorge a pochi chilometri dal mare. Di particolare fascino è il massiccio calcareo
dell'isola di Tavolara che con Punta Cannone raggiunge i 574 m, situata a nord-
est e facente parte del comune di Olbia.
Anche la zona collinare è molto estesa: terra di sughere, di vigne e di
territori, su cui un tempo pascolavano grandi greggi di capre selvatiche e
mandrie di vacche, mentre oggi, come vuole il mercato, soprattutto greggi di
pecore.
Le acque della Gallura sono generalmente superficiali: scorrono
violentemente in numerosi torrenti nel tardo autunno e nell'inverno, nel periodo
delle piogge, per poi seccarsi del tutto durante il periodo estivo o trasformarsi in
piccoli ruscelli. Il fiume Liscia, il più importante, nasce nel Limbara e sfocia
nella costa settentrionale nei pressi di Porto Pollo (Olbia-Tempio), è lungo solo
38 km; il Rio di Vignola 23 km e il rio d'Arzachena 18 km. A sud di Olbia,scorre
il Rio Padrogiano, noto in passato per terribili piene che spesso hanno devastato
la piana. Più a Sud ancora, si aprono con maggiore fatica la strada verso il mare
altri due fiumi che hanno le sorgenti nel massiccio del Monte Nieddu: il Rio di
San Teodoro e il Rio di Budoni.
La costa gallurese si sviluppa dal Golfo dell'Asinara, nel settore nord-
ovest, fino al promontorio di Orvile (nord-est), in territorio del comune di
Budoni. La parte più frastagliata della costa corrisponde al tratto di mare delle
Bocche di Bonifacio, all'Arcipelago Maddalenino, alla costa di Arzachena,
Golfo Aranci, Olbia fino a Capo Coda Cavallo.
L'azione contemporanea dei fiumi e del mare, accompagnata dall'azione
del vento, ha creato gli stagni lagunari di Olbia, San Teodoro, Budoni, ambienti
acquitrinosi di eccezionale interesse naturalistico e di grande bellezza
paesaggistica.
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1.2 - GEOGRAFIA DI SAN TEODORO
Il territorio del comune di San Teodoro è situato sulla costa nord orientale
della Sardegna, si estende per circa 37 km sul mare, confina con i comuni di
Loiri-Porto San Paolo a nord, di Padru a ovest, di Budoni a sud. A nord-est, sul
mare, confina invece col Comune di Olbia.
Il territorio teodorino è di 104 kmq di superficie. Il paesaggio è molto
vario, soprattutto collinare e montano, ad esclusione della piana di Oviddè, più
interna, e dei campi della Canna, presso il mare. Un'altra breve pianura, occupa
il settore sud-orientale, la piana di Lu Calcinosu, formata dal rio omonimo.
Sotto l'aspetto geologico il territorio è fortemente caratterizzato da
formazioni granitiche a nord-est, nord e a nord-ovest, fino all'imponente
massiccio del Monte Nieddu, e da rocce scistose, più o meno compatte nel
settore sud.
La fascia di maggiore interesse agricolo è quella bassa delle piane
alluvionali, con terreni molto fertili e ricchi di falde acquifere. Nella zona
collinare prevale la macchia mediterranea con una notevole presenza dell'Olivo
e, più in alto, del Ginepro e della Sabina. Un tempo il terreno aveva una buona
copertura di Lecci e querce da sughero; attualmente il sughereto è limitato
solamente nella zona di Narachéddu; in altre aree la piana si presenta rada se
pure prospera.
Il rilievo del territorio teodorino è caratterizzato da una cerchia collinare,
alle volte abbastanza accidentata anche se di modesta altezza, che, praticamente,
racchiude l'intero territorio da nord-est a sud-est, tranne una breve fascia
pianeggiante intorno alla laguna e in prossimità del paese. A nord-ovest si
ergono i colli di Altora, di Sarra di Còlti, di Monte Almuttu con le sue pendici
boscose, di Sitagliacciu; a sud-ovest si trovano i colli di Mastru Ghjòlghju e
Arèsula, a Sud quelli di La Rèna e Ultìa.
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La montagna vera e propria è costituita dall'imponente massiccio granitico
di Monte Nieddu che con Punta Maggjhòri, raggiunge i 971 m, e dalle cime
adiacenti di Casteddacciu e Andria Spanu.
Il Monte Nieddu, in passato, fino quasi verso la fine dell'Ottocento, prima cioè
che gli alberi venissero abbattuti per ricavarne carbone dai taglialegna toscani,
era famoso per le sue foreste pressoché impenetrabili, costituite da boschi
secolari di Lecci, Ginepri ed altre specie arboree. Sulla montagna era presente
anche il Tasso (Taxus baccata) che formava dei veri e propri boschi.
Una testimonianza in prima persona di come fosse questa zona montuosa
è quella degli anni '20-'40 dell'ottocento. La descrive Alberto Ferrero della
Marmora nell' “Itinerario dell'isola di Sardegna”:
“la grande montagna detta M. Nieddu, così detto dalle foreste impenetrabili e
quasi vergini di cui è rivestito. Oltre i lecci ed i soveri che vi sono in
abbondanza, si trovano alberi di tasso (Taxus baccata), e di ginepro (Juniperus
oxycedrus) che hanno una dimensione colossale. Questo è il solo punto
dell'isola dove si trovano alberi di ginepro in quantità. Le scure di qualche
speculatore non tarderà molto a ridurre in istato deplorabile M. Nieddu come le
altre montagne dell'isola. In seguito si trova un altra popolazione detta Ovoddè
presso la chiesa di S. Teodoro, dello stagno di questo nome e dei due porti
Sabbatino e Brandinchi (2). Quest'ultimo è prossimo al Capo Coda Cavallo, ed
al di là di questo è il porto detto La Taverna, e più lontano ancora il Porto di S.
Paolo.”
1
(2) “Il territorio di Ovoddè è molto fertile che potrebbe nutrire una grande
popolazione. Aveva il suo porto antico, oggi detto Niuloni, ma è ingombro di
1 A.A. DELLA MARMORA, Itinerario dell'isola di Sardegna del conte Alberto Della Marmora, Cagliari
1868, p. 484.
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banchi di sabbia.”
2
Il territorio teodorino non ha veri e propri fiumi: il più importante è il Rio
San Teodoro, un tempo chiamato Rio Badualga. Il fiume, è ha carattere
torrentizio, quindi violento e ricco d'acqua nel periodo delle grandi piogge,
scende dalle falde orientali del Monte Nieddu e, dopo un percorso di circa 6 km,
si getta nella laguna di San Teodoro. Un altro corso d'acqua, poco più di un
rigagnolo, è Lu Riu di Lu Filicaglju che nasce dai colli di Sitagliacciu e Monte
Almuttu e, dopo aver attraversato la pianura di l'Alzòni e Narachéddu, si
immette sulla riva sinistra dello stagno.
2 - LA STORIA
Posizionata strategicamente al centro del Mar Mediterraneo occidentale,
l'Isola fu sin dagli albori della civiltà umana uno scalo obbligato per i navigatori
in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali.
Nella sua lunga storia millenaria la Sardegna ha saputo trarre vantaggio non solo
dal proprio isolamento, che ha consentito lo sviluppo di culture e popolazioni
autoctone come la civiltà nuragica , ma anche dalla propria posizione
geografica, che ne faceva una tappa quasi obbligatoria nella rete degli antichi
percorsi navali. La conseguenza di questi due fattori è che nelle sue antiche
esperienze storiche si trovano testimonianze sia delle culture indigene che si
sono sviluppate nel corso dei secoli, sia delle maggiori potenze coloniali antiche,
dando origine così a una storia molto ricca e complessa, di non sempre facile
ricostruzione.
2 Ibid.
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