2
Nonostante l'italiano non venga parlato in ex-colonie, come succede nel
caso di altre lingue europee come ad esempio il francese, si nota l'esistenza di
gruppi di apprendenti d'italiano LS in varie parti del mondo:
“Le occasioni di imparare una L2, oltre che dalla crescente mobilità personale e
familiare, legata a studio, lavoro o altri motivi, sono oggi fortemente
incrementate dalla presenza di corsi di lingue non native nei curriculi scolastici
di molti paesi.” (Chini, 2005, p. 111).
Questo è vero per gli indiani e per l'India, in cui si riscontra un interesse
per l'italiano sempre più grande; tale interesse ci ha permesso di avere le basi per
il presente studio, in quanto ha portato a un numero maggiore di corsi
universitari d'italiano. Allo stesso tempo si comincia ad inserire l'italiano nei
curriculi scolastici per le scuole medie, dove finora si insegnavano altre lingue
straniere come il tedesco, il francese, lo spagnolo e anche il russo.
L’insegnamento a studenti indiani offre un’esperienza ricca e porge i suoi
frutti a chi vuole coglierli. Così è stato anche nel caso delle esperienze
d’insegnamento d’italiano all’Istituto Culturale dell’Ambasciata d’Italia e nelle
università di Delhi. Avendo notato certe caratteristiche “strane e distintive”
dell’italiano nella produzione scritta e orale degli studenti, il primo passo è stato
quello di raccogliere dati per uno studio pilota (cfr. Roy 1994). Si volevano
individuare gli errori dovuti alle interferenze linguistiche (dello hindi,
2
dell’inglese o di un’altra lingua conosciuta dallo studente/ssa). Da qui il
2
In un dibattito sul genere delle parole hindi in uso in italiano mi attengo ai consigli di Luca Serianni
dell'Accademia della Crusca che copio qua di seguito:
“La / lo / l'hindi. Che "hindi" sia parola italiana sarei sicuro, non tanto perché è registrata dai dizionari
quanto perché indica come termine ufficiale una lingua straniera (che a qualsiasi parlante o scrivente
italiano può capitare, e càpita effettivamente, di menzionare); quindi mi atterrei alla norma, abbastanza
stabile, per la quale i nomi di lingue sono maschili. Quanto alla scelta dell'articolo ("lo" o " l' "), è più
difficile pronunciarsi. Chi usa l'articolo davanti ai cognomi storici (ma è un uso sempre più raro) tende a
dire "lo" Hegel, sapendo che in tedesco l'h iniziale è aspirata (anche se magari italianizza il nome del
grande filosofo in "èghel", tralasciando il fonema iniziale). Forse sarebbe preferibile, per la ragione
analoga, "lo hindi"; ma mi si potrebbe obbiettare che una forma del genere non è né carne né pesce: ossia
né pienamente italiana (l'hindi), né rispettosa della lingua di provenienza ("la" hindi).
Non so darLe una risposta migliore di questa; credo che, in casi di raro uso e inevitabilmente oscillante, sia
davvero arduo legiferare per il povero grammatico. Auguriamoci che rapporti sempre più stretti tra le due
culture risolvano naturalmente il quesito imponendo nell'uso una forma stabile (quanto a me, farei il tifo per
"lo hindi").” Corrispondenza personale, gennaio-febbraio 2000.
3
passaggio ad uno studio più attento che cerca di rispondere alla domanda “È
possibile individuare la lingua che ha maggiore influenza sul loro (degli
apprendenti indiani) italiano?”
3
E’ possibile farlo non in vitro?
4
Si è presentata la possibilità di approfondire tali studi alla Delhi University
con l’istituzione del primo corso di laurea in italiano in India. Solo allora hanno
trovato lo spazio in cui dispiegarsi altre domande che non erano ancora state
fatte. Si spera che con l'istituzione di nuovi corsi ci sia modo di ampliare la
ricerca che vedrà interessati i campi della glottodidattica e della linguistica
acquisizionale. Chi scrive ha anche la speranza che lo studio qui presentato possa
far migliorare corsi di italiano in India propedeutici di corsi a immersione in
Italia per un numero crescente di studenti indiani che negli scambi crescenti fra i
due paesi potrebbero trovare opportunità lavorative.
1.1 La costruzione di un monitor learner corpus
Un monitor learner corpus (cfr. Cap. 3, par. 3.1 per i diversi tipi di corpora)
costituisce l'avvio dei possibili nuovi studi. La prima base è costituita dalla
produzione scritta dei discenti del primo ciclo, seguiti per i primi due anni del
corso di laurea (2002-2004). I compiti considerati sono quelli consegnati dagli
studenti per la materia Written Comprehension and Expression al primo anno e per
una parte di Italian for Specific Purposes al secondo anno. Nel quarto capitolo si
descrive dettagliatamente la natura del corpus.
Ci troviamo ancora all'inizio di questo nuovo corso di laurea e si vorrebbe
usare il feedback offertoci dagli scritti per migliorare il programma, portando così
3
Un primo tentativo di risposta si trova nella tesi quadriennale non publicata di Tanya Roy,
L'apprendimento dell'italiano da parte di discenti indiani a Delhi:analisi di un corpus di lingua scritta e
parlata con particolare riferimento ad "anche".
Tesi di laurea in Didattica delle Lingue Moderne, discussa nel 2000 presso l’Università degli Studi di Pisa
(primo relatore prof. Roberto Peroni)
4
"...questo lavoro non può essere fatto in vitro, donde la dichiarata necessità di operare sul campo a diretto
contatto con la realtà della classe o comunque dell'apprendente" (Arcaini, Py, 1984, p. 20).
4
gli studenti a raggiungere livelli di competenza più alti durante il loro studio
universitario.
All’interno dei possibili elementi linguistici da indagare, si è scelto lo
studio delle forme verbali per cercare di fare luce sull'acquisizione del sistema
verbale italiano e per indagare il rapporto fra verbi e complessità sintattica. Per il
sistema verbale italiano è stata esaminata la presenza di diverse forme verbali
(Cap. 5) e per la complessità sintattica è stato studiato l'utilizzo di proposizioni
subordinate (Cap.6).
Nell’affrontare questi aspetti è stato seguito soprattutto un corpus-based
approach. Un learner corpus però è ricco di "forme devianti": le abbiamo notate e in
parte interpretate perché potrebbero fornire spunti per studi che adottino il
corpus-driven approach come indicato da Tognini Bonelli (2001, pp. 84-87).
1.2 Ipotesi e tesi a partire dal corpus
I risultati dei dati analizzati mostrano tappe delle interlingue sviluppate dagli
apprendenti. Questi sviluppi sono caratterizzati da:
- Sequenze acquisizionali comuni ad apprendenti di italiano LS di diversa
lingua madre.
- Differenze nelle sequenze acquisizionali dovute a diversità di tipo di
apprendimento guidato e spontaneo. La differenza è da fare risalire
soprattutto all'input linguistico disponibile.
- Influenze dovute all'interferenza delle conoscenze linguistiche dei discenti
ad esempio l'inglese, lo hindi e anche altre lingue straniere imparate prima
dell'italiano.
- Forme o strutture devianti che scompaiono e altre che permangono più a
lungo, evidenziate da un confronto fra la produzione del primo e del
secondo anno. Quelle che scompaiono sono facilmente collocabili fra le
5
caratteristiche delle interlingue che si succedono man mano che
l'apprendimento continua.
5
- Forme devianti che pervadono le interlingue e che rimangono a lungo e
che si potranno ricondurre a input male assimilato.
6
Se il libro di testo o il
teacher talk non tiene affatto conto dell'ordine di acquisizione naturale, il
loro studio può rivelarsi uno spreco di tempo e di sforzi da parte di
entrambi, studente e docente. Altre volte le espressioni dei discenti
risentono delle interferenze di strutture soprattutto della lingua madre che
agiscono a livelli d'apprendimento non consapevoli, a cui il discente fa
ricorso nei momenti in cui non presta particolare attenzione alla forma di
quello che vuol dire. In queste occasioni emergono abiti mentali più
radicati che spesso interferiscono anche nell'apprendimento dell'inglese e
portano alle caratteristiche dell'Indian English .
7
- Errori dovuti a una doppia interferenza, sia di due lingue o di due aspetti
(ordine della parola e semantica)
8
o di una fase di interlingua e
dell'interferenza di una lingua
9
che rimangono più a lungo di altri.
- Tipologie di errori che si potranno correggere con modifiche apportate al
syllabus perché dovute alla scarsa strutturazione del programma di studio
che non individua soglie da raggiungere durante l'anno o anche alla fine
5
Forme tipo sono due verbi allo stesso tempo e persona giustapposti (es. sono studio) che sono una fase di
interlingua iniziale esaminate in Bernini (2003, p. 106).
6
Ad esempio l’uso di una ricca morfologia senza conoscenza della sintassi italiana.
7
es. ma dopo piano piano (calco sulla forma hindi “dheere dheere”) diventa generoso (Pinocchio, 2002,
App. III Tabelle e Corpus). Si vede un uso corretto di piano piano che però non era presente a quel punto
nell’input dell’insegnamento e quindi sarebbe da ricondurre a forme conosciute dall’apprendente, in questo
caso una struttura comune dello hindi e anche di altre lingue indiane che si è esteso alle strutture
dell’Indian English. Sono, infatti, comunemente usate forme di avverbi raddoppiati tipo "slowly slowly"
anche nelle varietà di inglese che si sono sviluppate in India.
8
Il prossimo giorno, siamo arrivati al albergo alle due il interferenza hindi “agla din” e anche inglese “next
day”. "Il prossimo giorno " si tratta, mi sembra, di un'interferenza doppia non solo nel senso
dell'interferenza di due lingue ma anche nel senso dell'ordine della parola (il giorno prossimo e il prossimo
giorno) e del suo significato (prossimo inteso come vicinanza spaziale e temporale).
9
sono studio, considerato un esempio di interlingua in Bernini (2003, p.106) e di interferenza dell'inglese I
am studying). Il corpus del secondo anno, però, mostra che nonstante questa ipotesi di una doppia
interferenza questa forma deviante scompare e quindi quando il discente non trova conferma dell'ipotesi
della struttura deviante (sono studio) non ha difficoltà a modificarla con l'uso dello standard italiano.
6
di un anno accademico. Mancano riferimenti alle diverse competenze
linguistiche da sviluppare e manca l'attenzione alla valutazione
omogenea. È di importanza capitale l'identificazione di momenti e aree in
cui vanno fatte modifiche/aggiunte nel programma. Ovviamente le
strutture che compaiono perché parte di un'interlingua destinata
comunque a scomparire, lasciando spazio a strutture più avanzate, non
necessitano di lunghi periodi di lavoro di correzione come invece le
strutture anomale e ricorrenti dovute agli altri fattori segnalati.
- Effetti del sistema educativo indiano da cui provengono gli studenti
universitari e che influisce sul loro apprendimento dell'italiano.
10
Una
delle caratteristiche che appare evidente dall’esame della produzione
scritta è l'importanza data allo studio mnemonico. Questo si nota, ad
esempio, quando si ha un uso corretto di una struttura difficile seguito da
una struttura sintatticamente molto più semplice ma confusa o all'interno
di una stessa frase si alternato sintagmi perfetti a porzioni di enunciato
scorrette.
11
1.3 Descrizione delle parti dello studio
Dopo il primo capitolo introduttivo, nel secondo capitolo si espone brevemente
la storia dell’insegnamento dell’italiano in India. Fino ad un ieri molto recente,
l'insegnamento linguistico aveva delle caratteristiche fortemente diverse da
quelle che vorrebbe avere oggi. Partendo da un resoconto della tipologia dei
corsi d'italiano nelle diverse università indiane dove operano i lettori d'italiano
finanziati dal Ministero degli Affari Esteri, viene poi descritta la situazione
dell'insegnamento dell'italiano alla Delhi University. Segue una descrizione dei
10
Il sistema educativo indiano è in gran parte modellato su quello inglese con adattamenti che sono stati
introdotti negli anni dopo l’indipendenza per tener conto delle esigenze della realtà indiana.
11
Era ha sui cinquant'anni(Pinocchio, 2002, App. III Tabelle e Corpus) dove l'espressione era sui
cinquant'anni, con tanto di elisione della a di cinquanta, è stata imparata a memoria, ma poi nel dubbio
incrociata con il più normale uso del verbo avere seguito direttamente dall’età. Si potrebbe anche trattare di
ipercorrettismo indotto dal timore di riprodurre l'uso del verbo essere come in inglese He was fifty.
7
corsi attivati nelle diverse lingue nel Department of Germanic and Romance Studies
che comprende anche i corsi d'italiano. Il capitolo si conclude con una sezione
sugli aggiornamenti in atto alla Delhi University per l'insegnamento delle lingue
straniere.
Nel terzo capitolo consideriamo learner corpora e insegnamento linguistico.
Dopo una breve introduzione alla linguistica dei corpora ci soffermiamo sulla
descrizione di alcuni tipi di corpora che si sono rivelati di interesse per
l'insegnamento linguistico. Consideriamo anche i criteri più importanti nella
raccolta di un corpus; successivamente passiamo al panorama dei learner corpora
più importanti disponibili oggi per l’italiano. Si accenna anche ad alcuni learner
corpora per altre lingue interessanti dal punto di vista metodologico o
informatico. Confrontiamo i fattori importanti nella creazione dei learner corpora
senza di cui le analisi non porterebbero ad un risultato affidabile. Insieme alla
valutazione dei fattori, consideriamo le variabili da inserire nei learner profile e
come alcuni learner corpora abbiano catalogato tali informazioni. Dopo aver
passato in rassegna diversi learner corpora, vengono confrontati i questionari usati
per raccogliere informazioni sugli apprendenti fornitori di diversi learner corpora
e in particolare VALICO. Si passa a una considerazione del subcorpus di
VALICO studiato in questa sede, il Delhi VALICO seguita da sezioni
sull'importanza dei learner corpora nell'insegnamento linguistico da parte
dell'insegnante e dall'apprendente.
Nel quarto capitolo è descritto come è formato il Learner corpus of Italian in
India. Partendo da considerazioni storiche che hanno guidato la raccolta del
materiale per il Learner corpus of Italian in India si considerano diversi aspetti del
learner corpus come le task alla base degli scritti, la raccolta del learner corpus e lo
sviluppo di un questionario appositamente preparato per il contesto indiano.
Infine si esaminano alcune caratteristiche dei learner profile dei fornitori del
learner corpus. In base alle informazioni raccolte abbiamo la possibilità di
considerare i dati riguardanti gli studenti, le loro conoscenze sociali, economiche
8
e linguistiche partendo dai quali sono state preparate delle schede biografiche
raccolte nell’App. I.
La raccolta di testi confluiti nel Learner corpus of Italian in India è pensata
come parte di un monitor learner corpus, dato che ha avuto inizio quando il corso
di laurea triennale è stato attivato, ma non ha ancora avuto la possibilità di
verificare ipotesi basate sulle esperienze d’insegnamento fatte. Con i risultati di
questo studio, ed eventualmente di altri in futuro, si vorrebbe arrivare a fornire
suggerimenti per il miglioramento del programma di studi e solo allora si potrà
arrivare ad introdurre attività didattiche appositamente costruite per cercare di
rispondere alle esigenze particolari degli studenti indiani.
Descriviamo brevemente la composizione del Learner corpus of Italian in
India dato che è alla base dell'intero studio.Sono stati esaminati i compiti scritti
degli studenti del primo e del secondo anno del corso di laurea in italiano del
Department of Germanic and Romance Studies, Delhi University. Il gruppo in
questione è limitato, in quanto i primi due anni hanno visto poche iscrizioni; il
materiale è stato fornito da quasi tutti gli studenti iscritti allora, per cui il corpus
è più che rappresentativo dell’intero gruppo.
Mentre bisognava rispettare le indicazioni del programma, il docente
aveva comunque la libertà di scegliere il percorso come anche i testi.
Gli elaborati esaminati sono stati consegnati dagli studenti per la materia
intitolata Written Expression and Comprehension (Paper II- Written Expression and
Comprehension). Si tratta di scritti prodotti all’interno di un corso del primo anno
che propone quanto segue :
Reading, writing and comprehension of simple texts.
Guided essays, letters, question and answers to the text
Inoltre, per una parte, gli scritti sono prodotti all’interno di un corso di Italian for
Specific Purposes (Paper VII-Italian for Specific Purposes) del secondo anno che
propone:
9
- Writing of descriptive essays, poems and short stories
12
- Italian for business and tourist trade
- Commercial and official letters
Translation of simple texts of everyday life from Italian to English and
vice-versa.
Apriamo una parentesi sui testi in traduzione che non verranno
considerati in questo studio. Accenniamo all'importanza che questo lavoro
potrebbe avere per l'insegnamento linguistico e che si potrebbero studiare
separatamente (cfr. Cap. 3, par. 3.1.4).
Un confronto fra le traduzioni dall’italiano in inglese e in hindi potrebbe
fare da mezzo per capire come gli studenti hanno capito i testi italiani. Queste
traduzioni sono state raccolte durante il secondo anno di studio. Si accennerà alla
loro importanza per sondare la capacità di reading comprehension degli allievi,
ma non verranno trattate estesamente in questo lavoro.
13
Tornando ai testi in italiano raccolti in base ai contenuti specificati è stato
stabilito un programma da seguire durante il primo anno che prevedeva
elaborati su alcuni argomenti specifici.
Abbiamo quindi la possibilità di seguire lo sviluppo individuale degli
studenti per un periodo di quasi due anni e anche quella di raggruppare gli
scritti in base alla tipologia. Questo ci permette di seguire non solo lo sviluppo
individuale di un discente, ma anche di seguire lo sviluppo nell’apprendimento
del gruppo. Nella modalità d'analisi seguita nello studio attuale sono stati
studiati i progressi del gruppo in chiave acquisizionale e anche in base alla
tipologia dello scritto, senza considerare i progressi individuali dei singoli
discenti.
12
In neretto sono le parti di Paper VII che ci interessano per la raccolta del Learner corpus of Italian in
India.
13
Le traduzioni non sono inserite in Delhi VALICO, perché non sono testi in italiano. Potrebbero in futuro
far parte dei materiali che si intende collegare a VALICO, qualora la traduzione scritta dalla L2 in lingua
madre diventasse nuovamente un modo di valutare la reading comprehension anche per le lingue vive.
Abbiamo parlato dell'importanza della traduzione nel terzo capitolo.
10
Nel quinto capitolo e sesto capitolo, che seguono una struttura simile,
abbiamo la presentazione di dati, la loro analisi e interpretazione.
Il quinto capitolo considera l’analisi svolta sulle presenze di forme verbali
e il sesto rispecchia la stessa struttura e fasi di analisi, lettura e interpretazione
dei risultati per le proposizioni subordinate presenti nel nostro learner corpus.
All'inizio di ognuno di questi due capitoli vengono descritti i criteri di
raggruppamento dei testi considerati e poi i parametri seguiti nell’analisi.
L’analisi specifica il numero totale di presenze verbali/proposizioni
subordinate nei compiti esaminati, il numero per anno, il numero di forme finite,
non finite e perifrastiche per le presenze delle forme verbali e nel caso di
subordinate vengono considerate i tipi di subordinate, subordinate esplicite o
implicite, argomentali, avverbiali o relative e il grado di incassatura. Dall’ordine
di comparsa delle forme verbali e dall'uso fatto delle diversi tipo di proposizioni
subordinate possiamo individuare la progressione dell’apprendimento e
cambiamenti nel livello di complessità sintattica durante il periodo di studio.
Dopo una prima lettura e interpretazione dei risultati, li abbiamo confrontati con
gli studi di genere acquisizionale condotti dal Progetto di Pavia e riepilogati in
"Verso l'italiano" (Giacalone Ramat 2003). Li abbiamo poi confrontati con quelli di
uno studio della stessa scuola in senso lato, con il lavoro che più ha influenzato il
nostro metodo di analisi, e cioè il testo di Caruana "Mezzi di Comunicazione e input
linguistico (2003)". Sia il Progetto di Pavia sia Caruana esaminano soprattutto la
situazione sviluppatasi nell'apprendimento spontaneo.
14
Nel settimo capitolo presentiamo le conclusioni prese alla fine di questo
studio in base ai risultati e interpretazioni delle analisi del Learner corpus of Italian
in India. Rivediamo le interpretazioni alla luce dell'input offerto agli apprendenti
soprattutto sotto forma di materiale didattico. Da queste considerazioni, dalle
analisi, dai risultati e dalle loro interpretazioni ricaviamo indicazioni per un
14
Bisogna tenere conto comunque dei confronti che lo stesso Caruana instaura con i risultati ottenuti da
apprendenti guidati, e anche delle riflessioni di Giacalone Ramat (2003, p.14) sulle somiglianze fra
apprendimento spontaneo e guidato.
11
programma didattico per la scrittura in italiano più efficace di quello attuale che
vede un grande spreco di sforzi da parte di studenti e docenti universitari
indiani. Vorremmo, così, individuare le tappe di un cammino “indiano” verso
l'italiano.