4
della materia prima per la costruzione delle navi3, l’abilità diplomatica dei veneziani nella
gestione dei rapporti con rivali ed alleati (probabilmente derivata dall’innata abilità nelle
relazioni commerciali) e la forma di stato che prevedeva una partecipazione collettiva alla vita
politica della Repubblica4 offrendo maggiori motivazioni a coloro che si imbarcavano nelle
navi come guerrieri o commercianti. Il primo capitolo si propone di evidenziare queste ed
altre cause tenendo sempre presenti i punti di vista degli autori sopra citati. La seconda parte
del presente lavoro, che si sviluppa nei capitoli due e tre, cerca di analizzare i fattori di
successo sopra delineati attraverso un punto di vista originale e probabilmente nuovo per una
ricerca economica e scientifica di questo tipo. Si tratta di una sorta di simulazione storica fatta
attraverso un gioco di strategia per computer ambientato nel medioevo. Chi scrive si è
avvicinato a questo “Real Time Strategy Game”5 per motivi ludici, ma ha notato alcune
caratteristiche che possono risultare interessanti per un’analisi storico economica. Va detto fin
d’ora che tale software, non essendo stato concepito per un tale scopo, presenta dei limiti che
saranno puntualmente evidenziati nel corso della trattazione; infatti non tutti i fattori
economici, politici, sociologici che caratterizzano la complessa struttura di una comunità
possono essere compresi nel modello basato su questo gioco di strategia e quindi tutto deve
essere semplificato e stilizzato. Tuttavia è forse proprio questa semplificazione il punto di
forza di una simile analisi perché offre una visione macroeconomica d’insieme ed evidenzia
alcuni dei fattori (non tutti) che sembrano aver determinato il successo economico veneziano
in quegli anni. Il software preso in considerazione è “Age of Empires”, un prodotto
Microsoft® la cui prima versione ha visto la luce nel settembre del 1997 ed è stata seguita da
una serie di aggiornamenti e versioni più nuove che hanno avuto un grande successo tra gli
appassionati del settore. La versione utilizzata in questo lavoro è “Age of Empires II, The
Conquerors”6 la cui ambientazione cronologica, pur non essendo precisa nei minimi dettagli7,
meglio si adatta agli scopi proposti. In particolare va notato che il software offre la possibilità
di creare degli scenari personalizzati impostando mappe geografiche, civiltà, risorse, unità
3
F.C. Lane insiste molto sull’argomento; in particolare sul legname. Da notare inoltre che le guerre venivano
condotte dai veneziani essenzialmente per interessi economici ed i trattati di pace tenevano sempre in primo
piano le esigenze commerciali della Repubblica.
4
I governanti erano nella maggior parte dei casi estratti dalla classe dei commercianti e le loro scelte politiche
privilegiavano quindi la maggior parte della popolazione in quanto tese a favorire i traffici commerciali sempre.
Nel fare i loro interessi facevano gli interessi del popolo veneziano. Scrive F.C. Lane a tale proposito “Venezia
era da molto tempo una città «capitalistica», nel senso che era governata da uomini che accumulavano ricchezza
investendo capitali, e che avevano foggiato le istituzioni e la politica di Venezia in modo da favorire la buona
riuscita della loro attività.”; F.C. Lane, Storia di Venezia, trad. F.Salvadorelli, p.360 (1991)
5
Gioco di strategia in tempo reale, RTS d’ora in poi.
6
La cronologia delle differenti versioni del software sarà affrontata nel secondo capitolo dedicato alla
presentazione ed alla struttura del programma.
7
In Age of Empires: simulazione videogiocata della vita l’autore Carlo Molina scrive a pag. 23: “…negli RTS a
soggetto storico , lo sfondo della Storia viene sfuocato ad arte quanto basta a renderlo un esotico miraggio”
5
economiche e militari programmandone i comportamenti e le priorità strategiche, di guerra e
commerciali. Nel terzo capitolo verrà fatto un resoconto del lavoro svolto per la prima fase di
creazione dello scenario geografico ed economico e la successiva fase riguardante la
simulazione vera e propria. Dalla simulazione si cercherà di trarre delle conclusioni
evidenziando innanzitutto cosa si è potuto analizzare tramite il software e cosa invece ha
dovuto essere accantonato per i limiti tecnici dello stesso. Infine sui fattori che è stato
possibile prendere in considerazione nella simulazione verranno fatte delle considerazioni che
porteranno alla luce quanto questi siano stati determinanti per il successo economico della
“Serenissima” in quel periodo di grazia che va dal XI al XVI secolo.
6
CAPITOLO 1
L’ORGANIZZAZIONE ECONOMICA DI VENEZIA
DALL’XI AL XVI SECOLO
1.1. I fatti principali della storia di Venezia dall’XI al XVI secolo
In questo primo paragrafo, al fine di dare un quadro sufficientemente preciso del periodo i cui
fatti economici il presente lavoro si propone di indagare, verranno affrontati gli avvenimenti
principali della storia veneziana dall’XI al XVI secolo. Per dare maggiore senso al discorso
sarà fatta una breve digressione sul periodo delle origini di Venezia nei secoli V e VI in
concomitanza con il progressivo disgregarsi dell’Impero Romano e le invasioni dei popoli
germanici.
1.1.1. Le origini ed il legame con il mondo bizantino
Il termine “Venezia”, deriva dal nome latino Venetia con cui all’epoca dell’Impero Romano
veniva indicata la "X Regio"8 delle quattordici regioni in cui era suddivisa l’Italia. Il
significato del termine, che in un primo tempo comprendeva i territori oggi conosciuti come
Veneto, Friuli, Trentino ed Istria per poi restringersi successivamente all’area comprendente
le sole isole lagunari, è ancora oggetto di discussione ma sembra stesse ad indicare una
popolazione che vive “accanto al fiume”. La storia di queste genti ha radici profonde nell’alto
medioevo ed è strettamente connessa alla laguna veneta, un territorio soggetto a progressivi
mutamenti orografici ad opera di fiumi di ampia portata che, combinando la loro azione con
quella delle maree9, davano origine a un ambiente di tipo paludoso10 che si poneva come zona
8
decima regione
9
“Si tratta infatti di un territorio che non è un territorio, ma piuttosto uno scherzo della natura, un’invenzione
capricciosa di acque scaricate da troppi fiumi; di isole di isolette di continuo soggette all’azione modificatrice di
alluvioni sismi venti e maree; di zone sabbiose intersecate da paludi o soffocate da selve che giungevano a
protendersi fin sopra i bacini stagnanti; (…)” Giorgio Cracco, “Un altro mondo” Venezia nel Medioevo dal
secolo XI al secolo XIV, prefazione (1986)
10
“(…) si allunga, per circa cento chilometri, una zona «anfibia», dove sboccano i grandi fiumi alpini: sono le
lagune comprese tra la terraferma e il mare.” Freddy Thiriet, Storia della Repubblica di Venezia, p.11 (1981)
7
intermedia tra fra l'ambiente dell'entroterra, relativamente stabile, e quello marino11 delineato
dal mare Adriatico. Questa zona, che faceva parte della terra dei Veneti, assimilati all'Impero
era, in epoca romana, abitata da pescatori esperti nell'arte di costruire e manovrare
imbarcazioni adatte all'ambiente lagunare e fluviale. Queste popolazioni sopperivano alla
mancanza, o meglio alla scarsità12, di risorse alimentari scambiando il sale abbondante delle
loro saline con il grano dell’entroterra13; tale necessità di intrattenere rapporti di scambio con
altre popolazioni per il proprio sostentamento fu probabilmente alla base dell’innata capacità
commerciale e diplomatica dimostrata dalla Repubblica di Venezia nei secoli a venire quando
ben più imponenti erano i traffici economici da amministrare ed i concorrenti da tenere a
bada. Oltre al pesce ed al sale un’altra fonte di sostentamento, all’epoca delle invasioni
longobarde, era l’attività di trasporto che le genti veneziane svolgevano principalmente
all’interno della laguna e risalendo i fiumi in direzione dell’entroterra; il Po in particolare era
una via fluviale molto battuta dove Venezia si trovava in concorrenza con la città di
Comacchio.
In seguito al progressivo disgregarsi dell'Impero Romano ed alle invasioni dei popoli
germanici nel VI secolo, le zone lagunari finirono con l'offrire un rifugio a quanti vedevano le
loro terre e i loro beni in balia degli invasori: avventurarsi via fiumi e canali non era facile,
per chi non conosceva la zona, e i lidi sabbiosi costituivano un'ottima protezione anche da un
eventuale attacco dal mare. Fu in particolare, l'attuale laguna di Venezia a vedere crescere
maggiormente la sua popolazione la cui struttura sociale mutò profondamente in seguito
all’integrazione dei residenti con i profughi provenienti dall’entroterra. I primi centri che si
vennero a creare furono Malamocco, situata su di un lido, Torcello, allo sbocco del fiume
Sile, ed un altro gruppo di isole al centro della laguna detto Rivoalto, il futuro Rialto. Se
l'entroterra era in mano alle popolazioni germaniche, le lagune restarono, invece, nell'orbita
latina, come parte dell'Impero d'Oriente, dipendendo direttamente da Ravenna annessa a
Bisanzio durante dal generale Belisario nel 539. Fin dall'inizio, dunque, si stabilì un profondo
legame col mondo bizantino. La successiva conquista di Ravenna nel 751 ad opera dei
11
“È un mondo curioso, questo della laguna: una distesa di 1300 chilometri di acqua salmastra che spesso arriva
al petto di un uomo, ma intersecata da canali più profondi e che il Brenta ed altri fiumi con il loro tortuoso
percorso attraversano fino al mare aperto; un mondo cosparso di banchi formatisi con i detriti che questi e altri
fiumi più grandi come il Po e l’Adige hanno trasportato dalle Alpi…” John Julius Norwich, Storia di Venezia –
dalle origini al 1400, p.15 (1981)
12
Per Giorgio Cracco, i veneziani del medioevo erano in grado di produrre da sé vino e grano nell’entroterra più
prossimo alla laguna
13
“Fin dal 537 o 538 la notissima lettera di Cassiodoro ai tribuni maritimorum (…), con la descrizione che egli
aggiunge delle condizioni di vita degli abitanti della laguna, dimostra che alle insufficienti risorse alimentari
delle loro isole, ricche allora soltanto di sale e di pesce, essi potevano provvedere scambiando il sale delle loro
saline col grano ed altri prodotti di prima necessità forniti dai paesi dell’retroterra” Gino Luzzatto, Storia
economica di Venezia dall’XI al XVI secolo, p.3 (1961)
8
longobardi non fece altro che rafforzare l’indipendenza della Venetia Maritima che pur
rimanendo formalmente dipendente dall' impero bizantino, acquistava una sempre maggiore
autonomia14 nello scacchiere Mediterraneo.
Alla fine del VII secolo gli abitanti delle lagune non erano più governati dai "tribuni
marittimi", i comandanti militari bizantini, ma avevano un comando autonomo sotto un "dux",
da cui il termine "doge"15. Nasceva in tal modo la prima forma di stato veneziano sotto
l’egida di Bisanzio: il "Dogado". Attorno all’810 il governo del "doge" Agnello Particiaco,
per sfuggire all’assalto di Pipino il Breve, figlio di Carlomagno, fuggì da Malamocco
insediandosi nella zona di Rivoalto, al centro della laguna e meglio protetta16. Rivolato,
l’attuale Rialto sarebbe rimasta da lì in poi la sede centrale del governo della Repubblica di
Venezia. Quando tra Carlomagno e Bisanzio fu firmata la pace si stabilì che il ducato
veneziano era parte integrante dell’impero bizantino. Da quel momento in poi Venezia
perseguì tenacemente l’indipendenza politica sia dal Sacro Romano Impero che dall’Impero
d’Oriente pur senza dimenticare di intrattenere con entrambi proficui rapporti commerciali17 e
giocando abilmente con la diplomazia per ottenere privilegi e protezione da queste due
superpotenze dell’epoca.
1.1.2. Dall’emporio di Torcello alla svolta marinara
Successivamente alla caduta di Ravenna il porto di Comacchio, grazie alla sua posizione
strategica alle foci del Po ed ai favori dei governatori carolingi e longobardi, minacciava di
rubare a Venezia la posizione di prestigio che essa stava assumendo nel ruolo di porto
principale dell’Adriatico. Per questo motivo nell’866 i veneziani attaccarono e
saccheggiarono la città di Comacchio acquisendo di fatto il dominio delle vie d’acqua che
14
“Ravenna cadde nel 751 e sebbene il vuoto di potere creatosi nelle lagune fosse più apparente che reale, si
poteva supporre che i longobardi si sarebbero mossi verso le lagune per colmarlo. (…) La regione delle lagune
non fu compresa nella redistribuzione territoriale (…)” John Julius Norwich, Storia di Venezia – dalle origini al
1400, p.30 (1981)
15
“In tutto l’esarcato le guarnigioni ribelli, tutte indistintamente reclutate localmente, elessero i propri
comandanti e dichiararono la propria indipendenza. Nelle comunità lagunari la scelta cadde su un certo Ursus, o
Orso, di Eraclea, che fu posto alla testa della amministrazione provinciale con il titolo di dux” John Julius
Norwich, Storia di Venezia – dalle origini al 1400, p.27 (1981)
16
“Il problema della sicurezza, una costante che ossessiona i discendenti dei profughi di un tempo, torna
incalzante a neppure settant’anni dal trasferimento da Eraclea. E i Venetici decidono di cambiare ancora. Questa
volta la scelta cade su un arcipelago protetto da acqua e barene, Rivoaltus, proprio al centro della laguna.”
Federico Moro, Venezia in guerra, p.28 (2005)
17
“Trovandosi al confine di due mondi – l’Oriente bizantino e musulmano e l’Occidente latino-germanico – i
veneziani guardavano ora a est, ora a ovest, in cerca di profitti, di potenza e di ispirazione artistica ” F.C. Lane,
Storia di Venezia, trad. F.Salvadorelli, p.9 (1991)
9
portavano all’entroterra dell’Italia settentrionale. L’emporio di Torcello divenne il principale
sbocco per le mercanzie provenienti dall’Impero di Bisanzio e la sua importanza fu
accresciuta dalla rivalità, nel Mediterraneo, tra bizantini ed arabi; quest’ultimi, infatti,
avevano creato una rete commerciale incentrata nelle coste dell’Africa settentrionale ed
avevano conquistato, nel IX secolo, la Sicilia e l’estremità meridionale dell’Italia minacciando
il dominio bizantino sui traffici mediterranei. Venezia si andava specializzando nei trasporti e
nei commerci fluviali risalendo con le proprie imbarcazioni i fiumi dell’Italia settentrionale e
rifornendo l’entroterra con merci provenienti dall’Oriente. Venezia continuava a perpetrare i
suoi proficui traffici commerciali sotto la compiacente protezione da un lato dell’Impero
d’Oriente che la considerava un punto strategico per il commercio nell’Adriatico e
nell’entroterra italiano dei propri prodotti, e dall’altro dalle stesse autorità del Sacro Romano
Impero che avevano stipulato con i dogi veneziani una serie di trattati per la protezione e la
salvaguardia dei convogli fluviali veneziani.
Si ritiene che prima dell’anno 1000 i veneziani, pur essendo marinai esperti, non avessero
ancora volto i loro interessi commerciali sui traffici marittimi nel Mediterraneo limitandosi a
fare da trasportatori fluviali verso l’entroterra. Tuttavia va ricordato che nella prima metà del
X secolo il corpo di San Marco evangelista fu trafugato dalla città di Alessandria d’Egitto e
riportato in patria ad opera di due mercanti veneziani per essere tumulato in quella che oggi è
la Basilica di San Marco. Questo significa che già prima dell’anno 1000 il commercio
veneziano aveva iniziato, seppure a livello embrionale, a volgere il suo sguardo verso il
Mediterraneo e più precisamente verso il Levante. Ma l’impulso maggiore alla svolta
marinara di Venezia fu dato in particolare da due circostanze. In primo luogo la posizione
strategica del porto di Venezia rispetto ai traffici di schiavi che all’epoca provenivano
dall’Europa continentale dell’Est diretti verso i paesi musulmani dell’Africa dove grande era
la richiesta di servi da avviare alle armi o per popolare gli harem; i commercianti veneziani
seppero approfittare di questa situazione di vantaggio organizzando il trasporto e la vendita di
schiavi nelle coste africane traendone i primi guadagni. In secondo luogo la vicinanza di
Venezia ad abbondanti risorse di legname e la relativa scarsità dello stesso nel bacino del
Mediterraneo18 fece da stimolo per i commercianti navigatori veneziani nell’avviare un
commercio del legname verso le terre saracene parallelo a quello degli schiavi. Il ricavato in
18
“L’intero Mediterraneo ris entiva già allora (XI secolo) gli effetti di secoli di disboscamenti. I veneziani al
sommo dell’Adriatico attingevano a una delle poche aree residue in cui vi era abbondanza di legname di molte
specie. Le pianure circostanti erano disseminate di boschi di querce, risalendo i fiumi si trovavano frassini e
faggi, e i monti fornivano larici, pini e abeti a non finire. ” F.C. Lane, Storia di Venezia, trad. F.Salvadorelli p.12
(1991)
10
oro ed argento di tali traffici veniva impiegato nell’acquisto, a Costantinopoli, di merci
preziose da rigirare poi in Occidente dove queste erano richieste nel continente.
L’abilità diplomatica della giovane Repubblica di Venezia aveva portato, nel frattempo, alla
stipula di vantaggiosi trattati commerciali, oltre che con Bisanzio e l’Imperatore germanico,
anche con i governanti nordafricani, siriani ed egiziani. Si andavano delineando a poco a
poco le prime trame di un tessuto commerciale che nei secoli seguenti si sarebbe potenziato
sempre di più fino a decretare la supremazia di Venezia sull’intero bacino mediterraneo. Va
ricordato, tuttavia, che se già in quel periodo che va dal IX all’XI secolo fosse stata possibile
un’accumulazione consistente di ricchezze, Venezia non aveva ancora nella fisionomia dei
suoi traffici commerciali lo splendore e la potenza che l’avrebbero contraddistinta nei secoli a
venire19.
1.1.3. La conquista della costa dalmata, la supremazia sull’Adriatico ed il
consolidamento con i traffici commerciali bizantini
Per affermare la sua supremazia commerciale sull’Adriatico, che agli inizi del X secolo era
infestato dai pirati20, e successivamente sul Mediterraneo, Venezia doveva garantire ai suoi
navigli delle rotte sicure e la possibilità di approdi strategici intermedi. I convogli mercantili
adottavano la tecnica del viaggio in convoglio per assicurarsi maggiori possibilità di
protezione in caso di attacco di pirati, ma non era sufficiente e Venezia non poteva
prescindere da un’attività di polizia sull’area ad opera di navi militari a protezione delle navi
in arrivo ed in partenza per il Levante.
L’obiettivo di Venezia era diventare il tramite dei traffici tra l'Oriente e la penisola
approfittando del trattamento di favore che i suoi mercanti potevano vantare sui traffici con
Costantinopoli; per fare questo era necessario ottenere il controllo delle coste della Dalmazia
dove si trovavano le condizioni migliori per la navigazione e dalle quali salpavano i pirati per
gli assalti ai carichi mercantili veneziani. La repubblica veneziana, dopo aver come si è visto,
19
“(...)si era giunti ad una forte accumulazione di ricchezze immobiliari e mobiliari, e che una parte di questa
ricchezza era investita in affari di commercio; se tutto questo è innegabile, sarebbe tuttavia decisamente
antistorico volerne trarre la conclusione che la città, fin dal IX o anche dal X secolo avesse assunto un aspetto,
una struttura e un’attività economica che si possano avvicinare a quelle ch’essa raggiungerà nei secoli del suo
maggiore splendore.” Gino Luzzatto, Storia economica di Venezia dall’XI al XVI secolo, p.6 (1961)
20
“La navigazione nell’Adriatico è resa a quei tempi difficile dalla continua minaccia dei pirati: principalmente
narentani al centro a al nord, saraceni al sud, non senza qualche punta fino all’estremità settentrionale ” Gino
Luzzatto, Storia economica di Venezia dall’XI al XVI secolo, p.7 (1961)
11
sconfitto la città di Comacchio, iniziò allora una serie di azioni e di guerre contro i porti rivali
dell'Adriatico tra cui Ancona, Zara, Ragusa e contro i pirati slavi.
L’opera fu iniziata a metà del X secolo dai dogi della famiglia Candiano che attraverso azioni
militari e di boicottaggio economico ebbero la meglio sulle città rivali del nord dell’Adriatico
e lo posero sotto il dominio veneziano. Fu Pietro II Orseolo (991-1009) a completare l’opera
di conquista dell’Adriatico e della Dalmazia. Ma Tale attività necessitava di un’azione
diplomatica preparatoria al fine di non attirare su Venezia, per questa prova di forza, le
malevolenze né dell’impero bizantino né dell’impero germanico. Il doge seppe, stipulando
una serie di accordi commerciali e politici, far collimare gli interessi stessi dei due imperi con
l’impresa di pulizia e conquista dell’Adriatico ad opera della Repubblica di Venezia. Pietro II
Orseolo riportò una serie di successi che decretarono la fine della pirateria narentana e
consentirono al doge di assumere il titolo di duca di Dalmazia; tuttavia va detto che il
controllo della Dalmazia non fu mai stabile e duraturo nei secoli successivi e molte furono le
iniziative che il governo veneziano dovette intraprendere per mantenere la sua signoria sulle
coste dalmate21.
L’occasione per affermare definitivamente il controllo sull’Adriatico, che seppur reso più
sicuro, era ancora minacciato dalle incursioni della pirateria saracena, venne negli anni 1080
quando Bisanzio, trovandosi ad affrontare una duplice minaccia chiese aiuto alla flotta da
guerra veneziana. L’Impero bizantino, con il quale Venezia già commerciava proficuamente
era minacciato ad est dalle incursioni dei turchi selgiuchidi e sulle coste occidentali da
Roberto l’Astuto, un principe normanno stanziatosi nell’Italia meridionale che godeva dei
favori del papato. Venezia venne in aiuto dell’Impero d’Oriente e si dimostrò all’altezza della
situazione inanellando una serie di vittorie tra le quali si ricorda la gloriosa battaglia di
Durazzo dove la flotta veneziana mostrò tutta la sua superiorità tecnica, strategica, militare e
balistica22. L’obiettivo dei veneziani di controllare l’Adriatico23 e di rafforzare la loro
posizione di favore presso l’impero bizantino prese forma con l’emanazione, ad opera
dell’imperatore Alessio I, della seconda Bolla d’Oro del 1082 che concedeva loro l’esenzione
21
“Nei secoli successivi Venezia avrebbe combattuto molte guerre per mantenere o riconquistare il controllo
della Dalmazia” F.C. Lane, Storia di Venezia, trad. F.Salvadorelli, p.33 (1991)
22
“Gli uomini di Roberto il Guiscardo combatterono tenacemente, ma furono traditi dalla loro inesperienza di
guerra sul mare. I veneziani adottarono la vecchia tecnica bizantina di issare delle lance sull’alberatura delle navi
dalle quali i marinai potevano lanciare dall’alto frecce e giavellotti sul nemico; nonché il «fuoco greco» del quale
avevano appreso il segreto” John Julius Norwich, Storia di Venezia – dalle origini al 1400, p.99 (1981)
23
“Nell’Europa medievale nessuna flotta esercitava un dominio assoluto su tratti di mare molto estesi; ma
Venezia giunse molto vicino a un dominio di questo tipo nell’Adriatico” F.C. Lane, Storia di Venezia, trad.
F.Salvadorelli, p.79 (1991)
12
dai dazi ed una serie di privilegi commerciali24. Da qui in poi la flotta veneziana, che aveva
dimostrato tutto il suo valore, sarebbe stata indispensabile all’impero bizantino 25 per la difesa
dei propri territori26, e Venezia, che mirava in particolare alla potenza marittima più che alla
conquista di territori nell’entroterra, seppe approfittare della situazione utilizzando i successi
navali per espandere i commerci nel Mediterraneo orientale e sulle coste della «Romania»27 e
puntellare la propria posizione di privilegio anche nei confronti delle altre potenze marinare
concorrenti come Pisa e Genova. Sembra questo, sul finire dell’XI secolo, il primo momento
in cui la potenza navale militare assume, per Venezia, un’importanza strategica in chiave di
sviluppo economico e commerciale.
1.1.4. Le crociate e la conquista dell’egemonia nei traffici con il Levante nel XII secolo
Fu cavalcando l’onda delle crociate che Venezia ebbe la possibilità di consolidare la sua
posizione di supremazia sui traffici commerciali nel Mediterraneo orientale e di emanciparsi
dall’ala protettrice dell’impero bizantino con il quale i rapporti iniziavano a deteriorarsi. Le
navi da guerra veneziane, infatti, all’inizio del XII secolo, dopo essersi spinte sempre più fuori
dall’Adriatico, nello Ionio, nell’Egeo e verso oriente, avevano inaugurato una nuova fase di
predominio sul Mediterraneo caratterizzata non più dalla sola protezione dei navigli
commerciali, ma anche da operazioni di saccheggio a danni delle coste greche. Tale
atteggiamento dei veneziani nei confronti dei territori dell’impero bizantino era frutto del
mancato rinnovo, nel 1118, da parte del successore di Alessio I, dei trattati commerciali
stipulati una ventina d’anni prima. Il passaggio dalla protezione al saccheggio non fu mai
netto ed, anzi, quest’ultima opzione fu sempre considerata una soluzione di ripiego dal
governo veneziano che continuò ad offrire ai bizantini la sua protezione contro i rinnovati
24
“La Bolla del 992 favorì evidentemente un afflusso e una frequenza maggiori, che andarono aumentando in
tutto il secolo seguente, non solo a Costantinopoli, ma in vari centri della Morea, della Grecia centrale, della
Macedonia, delle isole Egee e delle coste dell’Asia Minore, finché, a novant’anni dalla Bolla d’Oro, Venezia
ottiene nel 1082 un nuovo diploma che assicura ai suoi mercanti la piena libertà di affari e col permesso di aprire
botteghe e fondachi in Costantinopoli e di possedervi delle proprie scale di approdo. ” Gino Luzzatto, Storia
economica di Venezia dall’XI al XVI secolo, p.12 (1961)
25
“Il decisivo ruolo giocato da Venezia nella comu ne vittoria greco-veneta si accompagna però alla sostanziale
incapacità bizantina di mantenere il controllo delle vie di comunicazione marittime. Questo fatto spinge Alessio I
a confermare al nuovo Doge Vitale Falier, succeduto a Domenico Selvo nel 1084, la Crisbolla del 1082 con i
privilegi concessi ai veneziani” Federico Moro, Venezia in guerra , p.28 (2005)
26
“Nell’alterno intrecciarsi di sconfitte e vittorie, i veneziani avevano dato prova convincente delle loro risorse
navali, delle loro capacità e della loro risolutezza. Sebbene navi greche combattessero accanto ai veneziani negli
scontri del 1081-85, le battaglie di quegli anni dimostrarono che la difesa navale dell’impero bizantino
dipendeva dalla flotta di Venezia” F.C. Lane, Storia di Venezia, trad. F.Salvadorelli, p.36 (1991)
27
come venivano chiamati all’epoca i domini costieri dell’imperatore bizantino o greco
13
attacchi dei normanni al fine di convincerli a mantenere i privilegi commerciali ancora in
vigore.
Tuttavia il rapporto con Bisanzio ave va preso una piega ambigua e Venezia si rendeva conto
della necessità di trovare nuovi approdi commerciali nel Mediterraneo orientale evitando il
coinvolgimento degli interessi bizantini. Fu questo forse uno dei motivi che spinse i
veneziani, nel 1123, a venire in aiuto dei crociati di Goffredo di Buglione sulle coste della
Palestina contro la flotta egiziana risultando determinanti nella conquista di Tiro; l’evento
decisivo fu la vittoria della flotta veneziana nella battaglia di Ascalona ad opera del doge
Domenico Michiel che, grazie ad abilità ed astuzia, ebbe la meglio sugli egiziani. Venezia
puntava ancora una volta ad assicurarsi gli approdi strategici da cui far partire le sue navi
commerciali e militari per tenere sotto controllo i mari del Levante. Con la vittoria di
Ascalona e le relative concessioni commerciali su varie zone del Levante quali Acri, Giaffa e
Cipro, Venezia ottenne il controllo dei punti strategici che andava cercando; tale controllo
segnò l’inizio del predominio navale veneziano sul Mediterraneo orientale. Sfruttando questo
predominio Venezia non disdegnò, in quel periodo, di mettere in campo operazioni militari
per depredare navi e territori nemici, operazioni che a quanto pare rendevano più dei pacifici
commerci.
Se durante le prime tre crociate i veneziani avevano avuto l’occasione di accumulare ingenti
ricchezze grazie alle razzie, al dominio dei mari del Levante ed al trasporto dei crociati, il
vero salto di qualità si ebbe con la quarta crociata. Venezia non era ancora una superpotenza
ed in quel periodo, dovendo affrontare nei mari di casa la minaccia portata da una nuova
forma di pirateria28, non aveva potuto, se non in poche occasioni, combattere in prima fila al
fianco dei cavalieri cristiani condividendone glorie e bottini. Stette sempre al margine
cercando di sfruttare le occasioni buone per rafforzare il proprio potere marittimo. Con la
Quarta Crociata questa situazione cambiò ed il ruolo della Repubblica veneziana si fece più
attivo e più proficuo. Il doge in persona aveva ottenuto, dal conte di Champagne ed altri nobili
di Francia, l’incarico di armare una flotta per il trasporto delle loro forze armate dirette in
Terra Santa. L’accordo prevedeva che i veneziani avrebbero dovuto procurare le navi ed i
viveri per un anno per il quantitativo impressionante di 35.000 uomini in cambio
dell’altrettanto impressionante somma di 85.000 marchi corrispondente a circa 20.000
28
“Alla fine del XII secolo la pirateria era diventata una fenomeno generale: in particolare lo Ionio e l’Egeo
erano solcati da genovesi, siciliani, pisani, anconetani, saraceni e greci, oltre che da veneziani, tutti in cerca di
navi di facile cattura e intenti a razziare le coste per far bottino o ridurre in schiavitù i prigionieri. La maggior
parte delle guerre non erano che operazioni analoghe su scala più ampia, condotte dagli stessi capitani e dalle
stesse ciurme, che preferivano sempre una proficua razzia al poco redditizio combattimento con un’altra flotta da
guerra.” F.C. Lane, Storia di Venezia, trad. F.Salvadorelli, p.42 (1991)
14
chilogrammi di argento29. Quando però nel 1202 i crociati giunsero a Venezia il loro numero
si rivelò ben inferiore alle ottimistiche aspettative dei nobili che avevano organizzato la
spedizione. Gli uomini radunati erano poco meno di un terzo di quanto ci si aspettava e per
loro non fu possibile onorare l’impegno preso tempo prima con i veneziani che, avendo
invece mantenuto i loro impegni, vantavano un credito di 34.000 marchi. Il doge Enrico
Dandolo che aveva stipulato tale accordo con le forze crociate seppe volgere a suo vantaggio
questa situazione complicata chiedendo ed ottenendo dai crociati di pagare il loro debito sotto
forma di servigi a Venezia anziché di denaro.
La spedizione crociata fu utilizzata prima di tutto per domare la città di Zara che stava
lottando in quel periodo per rendersi indipendente dal dominio veneziano. Una volta
sottomessa Zara, i ve neziani riuscirono a deviare, nell’inverno del 1202-1203, una parte della
flotta crociata alla volta di Costantinopoli, un obbiettivo ben più ambizioso30. L’esito fu
positivo per Venezia che riuscì a sottomettere la città dando vita all’Impero Latino d’Oriente.
Tale nuovo governo imperiale, per le modalità con cui fu creato, non durò a lungo, ma
abbastanza per garantire a Venezia ed ai suoi mercanti il controllo dei commerci nei mercati
greci e nel Levante31. Venezia, infatti, sfruttando al massimo il ruolo decisivo giocato nella
conquista e nella creazione del nuovo Impero d’Oriente si garantì una serie di basi navali ed
approdi cruciali per i suoi traffici marittimi32 realizzando nel contempo un’ampia rete di
colonie che si estendeva dall’Istria al Mar Nero. Oltre a consolidare ulteriormente le sue
posizioni in Dalmazia e sulle zone costiere della Siria e della Palestina dove giungevano
dall’Oriente mercanzie molto pregiate e richieste quali spezie, tessuti e prodotti di lusso,
Venezia estese la sua sovranità su Rodosto, nel Corno d’Oro, su Negroponte, sulle coste della
Morea e sugli scali di Modone e Corone, nonché sulla strategica, e ricca di risorse, isola di
Creta. Venezia seppe, ancora una volta grazie alla sua potenza militare sul mare33, offrire ai
29
“la somma di 85000 marchi (...) equivaleva all’argento (circa 20000 kg) sufficiente a coniare oltre 60000
sterline, circa il doppio delle entrate annuali del re d’Inghilterra o del re di Francia ” F.C. Lane, Storia di
Venezia, trad. F.Salvadorelli, p.45 (1991)
30
“Il ventitre giugno 1203 l’armata navale veneta guidata dal Doge in persona, il quasi centenario Enrico
Dandolo, si ancora di fronte al monastero di Santo Stefano, all’imboccatura del Bosforo, proprio in faccia alle
mura di Costantinopoli” Federico Moro, Venezia in guerra , p.47 (2005)
31
“In queste condizioni, il «dominio del mare» a cui i veneziani potevano aspirare consisteva essenzialmente
nella capacità di proteggere i propri convogli mercantili e di inviare aiuti alle colonie, infliggendo al tempo
stesso perdite al commercio nemico o compiendo scorrerie contro le sue coste o le sue colonie. Dopo la
conquista di Costantinopoli, Venezia realizzò un controllo marittimo di questa specie nel Mediterraneo
orientale.” F.C. Lane, Storia di Venezia, trad. F.Salvadorelli, p.80 (1991)
32
“La piena sovranità di Venezia non si estese sui tre ottavi dell’Impero, fissati dal trattato con i principi
Crociati, ma si limitò ai punti più preziosi di appoggio per la sua marina militare e mercantile (...)” Gino
Luzzatto, Storia economica di Venezia dall’XI al XVI secolo, p.29 (1961)
33
“La signoria esercitata da Venezia sul Mediterraneo orientale dopo la sapiente e splendida utilizzazione che il
doge Enrico Dandolo aveva fatto delle Quarta Crociata era saldamente basata sull’efficienza veneziana nelle
costruzioni navali e nel maneggio sia delle navi da guerra sia di quelle mercantili (...) I veneziani (...) le navi
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suoi mercanti una posizione competitiva di vantaggio sia aggiudicandosi posizioni strategiche
per la sua marina che adottando trattati commerciali che vietavano il commercio nel territorio
del nuovo Impero Latino a tutte le navi appartenenti a popolazioni nemiche di Venezia 34.
1.1.5. Le guerre con Genova
Tra le potenze marittime rivali di quel epoca Genova fu certamente la più attiva e più
pericolosa per la supremazia veneziana sul Mediterraneo orientale ed a tratti per la stessa
sopravvivenza della città. Con le conquiste ottenute grazie alla Quarta Crociata Venezia
andava inaugurando, nella prima metà del XIII secolo, il suo impero coloniale mediterraneo.
Questo predominio andava a discapito degli interessi della repubblica marinara rivale che, pur
detenendo il cont rollo del Mediterraneo occidentale, aveva mire espansionistiche verso il
Levante dove molte erano le occasioni per i traffici di mercanzie e dove Genova, peraltro, si
era insediata ottenendo anch’essa una serie di privilegi commerciali per aver fornito aiuto ai
Crociati35. Dalla metà del XIII secolo alla fine del XIV secolo la rivalità commerciale tra le
due repubbliche marinare sfociò in quattro guerre che misero a dura prova le rispettive
economie.
Una serie di incidenti avvenuti a Tiro nel 1257 tra veneziani e genovesi fu la scintilla che
scatenò la prima guerra tra Venezia e Genova. Questo conflitto fu combattuto
prevalentemente nel Mediterraneo orientale e se, militarmente i veneziani ebbero la meglio
grazie alle vittorie di Acri nel 1258, di Settepozzi e Trapani rispettivamente nel 1263 e nel
1266, non altrettanto si può dire per i risultati in chiave commerciale ed economica; la guerra
infatti si rivelò costosa e le posizioni di privilegio dei veneziani presso Costantinopoli
andarono perdute. Inoltre i genovesi, che sullo scontro aperto si erano rivelati inferiori alla
tattica di guerra veneziana decisero di sfidare il nemico su di un piano diverso attaccando i
costituivano il fondamento della loro potenza (...) ” F.C. Lane, Storia di Venezia, trad. F.Salvadorelli, p.45
(1991)
34
“la creazione dell’Impero Latino e gli enormi vantaggi che Venezia poté trarne, sfruttando la parte decisiva
ch’essa aveva avuto nella conquista, accelerarono in misura del tutto nuova il suo cammino trionfale,
assicurando ai sui mercanti una posizione di incontrastato privilegio nei mercati greci, col patto che dovessero
esserne esclusi i cittadini di quegli Stati che fossero ancora in guerra con i Veneziani” Gino Luzzatto, Storia
economica di Venezia dall’XI al XVI secolo, p.29 (1961)
35
“Messisi più tardi dei veneziani sulla via dell’espansione, i genovesi trovarono dapprima prede e profitti nel
Mediterraneo occidentale, che rimase sempre di importanza fondamentale per il loro commercio, ma sfruttarono
le possibilità offerte dalle crociate d’Oltremare anche più vigorosamente di Venezia (...) A metà secolo, i
genovesi erano attestati non meno saldamente dei veneziani ad Acri e a Tiro, e nell’insieme della Siria erano più
attivi giacché in seguito all’aiuto dato ai crociati avevano ottenuto ampi privilegi nelle città settentrionali di
questa regione.” F.C. Lane, Storia di Venezia, trad. F.Salvadorelli, p.45 (1991)
16
suoi convogli commerciali anziché le navi da guerra. Questa tecnica pare aver favorito i
genovesi che poterono godere del first-mover advantage in quanto i veneziani, che adottavano
il sistema dei convogli, dovettero impiegare tutte le loro navi militari per la protezione di
questi contro la pirateria genovese. In questo modo Venezia non disponeva di navi per
saccheggiare a sua volta i navigli commerciali genovesi che potevano portare a termine i loro
viaggi con relativa tranquillità.36 La pace, che aveva più il carattere di una tregua, fu fatta nel
1270 per desiderio del re di Francia che aveva bisogno di una flotta per la sua crociata.
Il periodo dal 1270 al 1290 fu prospero per la Repubblica di Venezia che seppe sfruttare al
meglio la sua posizione di porto più importante dell’Adriatico cavalcando l’onda di crescita
economica che aveva investito l’Europa centrale di quegli anni ponendosi come intermediaria
monopolistica agli scambi di merci preziose provenienti dall’Oriente e dirette nell’entroterra
europeo in centri commerciali importanti come le Fiandre e lo Champagne. Nel frattempo
l’avanzata dei sultani musulmani in Terra Santa e la conseguente perdita del potere
occidentale in quei territori, che ebbe il suo culmine nella caduta di Acri, con gravi
conseguenze per i commerci veneziani37, rese necessaria l’apertura di nuove vie commerciali
verso l’Oriente. In questa chiave Laiazzo, posizionata più a nord di Acri ed ancora in mano ai
cristiani, divenne l’approdo commerciale principale per i traffici d’Oltremare sia veneziani
che genovesi; essa offriva infatti un importante sbocco sul Mediterraneo per il commercio
proveniente dall’India. Anche il Mar Nero ed il passaggio che esso garantiva verso la Cina
aveva acquistato maggiore importanza strategica ed i veneziani ne avevano saputo
approfittare concludendo con il khan dell’Orda d’Oro un trattato commerciale.
La seconda guerra con Genova si scatenò proprio per il controllo di queste due importanti
piazze. La guerra ebbe inizio con la battaglia di Laiazzo nel 1294 che vide una pesante
sconfitta per Venezia. La condotta da parte dei genovesi di questo secondo conflitto fu
differente questa volta; i ruoli si invertirono, così mentre i genovesi cercavano di sfidare
apertamente la flotta militare nemica, i veneziani si concentrarono sui saccheggi delle navi e
delle colonie avversarie. Venezia però non riuscì ad evitare la battaglia di Curzola, nel 1298,
che vide le 90 navi veneziane sconfitte dalle 80 navi genovesi in quella che viene ricordata
36
“I veneziani non avevano galere disponibili per attacchi contro il naviglio commerciale, dato che tutte erano
impegnate per le scorte” F.C. Lane, Storia di Venezia, trad. F.Salvadorelli, p.91 (1991)
37
“Particolarmente grave era la situazione nel Levante, dove il sultano d’Egitto, il mamelucco Al-Ashraf Khalil,
stava radunando le proprie forze contro quanto sopravviveva degli stati crociati. Tripoli era caduta nel 1289 (...)
ora restava soltanto Acri, con alcune città della costa da essa dipendenti (...) Venezia, Pisa, Amalfi e Genova
occupavano ciascuna un proprio quartiere della città, ma la colonia veneziana era la più numerosa di tutte le altre
messe insieme, perché Acri era in quel periodo il nodo principale di transito del commercio della Repubblica con
l’Asia centrale e oltre. Quando, il venerdì 18 maggio 1291, gli eserciti dei mamelucchi invasero la città mettendo
a morte praticamente tutti i suoi abitanti , il colpo fu di conseguenza più grave per Venezia che per le sue rivali. ”
John Julius Norwich, Storia di Venezia – dalle origini al 1400, p.226 (1981)