2
Focea da parte del comandante persiano Arpage, i Focei dovettero abbandonare
la madrepatria.
Le fonti non concordano sul fatto che l’intero popolo di Focea espatriasse, in
particolare se alcuni vi rimasero, mentre sono uniformi nel dire che molti vi
ritornarono.
Questo problema deriva da un interrogativo quantistico: quanti Focei
effettivamente migrarono, quanti si fermarono lungo la via e quanti arrivarono ad
Elea.
Cercheremo nell’ambito della trattazione di rispondere, laddove è possibile, a
questi interrogativi.
Iniziamo il discorso della storia di Elea confezionata da Jean Bèrard, Oreste Dito e
Pugliese Carratelli, introducendo, laddove è necessario, i rilievi storici da altri
eminenti studiosi.
3
1. STORIA DI VELIA
Verso la seconda metà del VI secolo e all’inizio del V si ebbe un nuovo movimento
migratorio dei Greci d’Asia verso l’Italia e la Sicilia.
Nell’ambito di questi nuovi movimenti migratori si pone la colonizzazione di Elea
verso il 540 – 535 a.C.
Erodoto
2
ci narra l’avventura di Coleo di Samo il quale spinto da un impetuoso
vento dell’est al di là delle colonne di Eracle scoprì per caso verso il 630 il
meraviglioso paese di Tartesso in Iberia (la Tarschish dei Semiti, terra ancora
vergine per i Greci, ma già conosciuta dalla Bibbia dove se ne parla a proposito
del re Salomone).
Erodoto in altro passo racconta come i Focesi dalla pista aperta da Coleo
divennero i primi Greci che esplorarono metodicamente il bacino occidentale del
mediterraneo spingendosi fino in fondo al mare Adriatico
3
.
I Focesi usavano in queste navigazioni quinqueremi, soprattutto per sfuggire
all’assalto di pirati Etruschi ed Illirici.
Sulla via per l’Iberia già nel ‘600 fondarono sulla costa meridionale della Gallia
Massalia, attuale Marsiglia, come scalo per i loro traffici.
Giustino sostiene anche che i Focesi, colonizzatori di Massalia, sbarcarono anche
nel Lazio per stipulare un patto di amicizia con i Romani e dice inoltre che abbiano
avuto una base a Populonia.
Gli storici moderni negano questa tesi di Giustino sostenendo che non si abbia
alcuna prova di una loro base a Populonia.
Al contrario è certo che verso il 575 i Focesi avessero uno scalo nella Corsica,
quindi nel cuore del mediterraneo con la fondazione di Alalia (attuale Alelia).
Venticinque anni più tardi quando Focea fu presa dai Persiani fondarono sulla
costa Italica Elea a sud di Posidonia.
La colonizzazione di Alalia
4
e di Elea
5
sono narrate per esteso da Erodoto.
Quando, alla caduta dell’impero Lidio, Ciro si accinse a sottomettere anche le città
Greche della Jonia e il suo generale Arpage cinse d’assedio Focea, gli abitanti
della città s’imbarcarono in massa con tutti i loro beni e le loro famiglie alla volta di
2
ERODOTO, IV,152,2
3
ERODOTO, I,163,1
4
ERODOTO, I,165,1
5
ERODOTO, I,167,3
4
Chio.
6
Quando poi giunti in quest’isola chiesero il permesso di stabilirsi sulle isole Enusse
ricevettero un rifiuto, decisero allora di ritirarsi a Cirno (Corsica) dove una ventina
di anni prima avevano fondato Alalia
7
.
Al momento della partenza però più della metà dei Focesi presi da rimorso
rinunziarono.
Gli altri andarono a Cirno dove ritrovarono i coloni arrivati tempo prima e vi
rimasero per cinque anni fondando anche santuari
8
.
Gli Etruschi e i Cartaginesi si allearono contro di loro allestendo due flotte da
sessanta navi ciascuna.
I Focesi con sessanta navi in tutto dettero battaglia nel mare di Sardegna
riportando una "vittoria cadmea”, perdendo quaranta navi i cui equipaggi furono
fatti prigionieri dai Cartaginesi e dagli Etruschi, in particolare dagli Etruschi di
Agilla (l’attuale Cerveteri)
9
.
Le venti navi residue erano comunque state messe fuori combattimento.
Così i Focesi tornarono ad Alalia, presero le loro famiglie e si diressero a Reggio,
dove un Posidoniate li informò, parlando di Cirno, che la Pizia aveva detto che
essi non dovevano fondare una colonia in quell’isola, ma erigere solo un santuario
in onore dell’eroe Cirno
10
.
Così i Focesi seguendo il consiglio del Posidoniate andarono a fondare in Enotria
sulla costa Italica la città di Hyele e cioè Elea.
Analizzando i problemi di cronologia connessi alla fondazione per datare gli eventi
riferiti da Erodoto è necessario partire dalla presa di Focea da parte di Arpage e di
ciò non vi è data precisa.
Sappiamo solo che la presa di Elea avvenne dopo il 546 e prima del 540 ovvero in
un anno più vicino al 540 che al 546.
Alalia fu fondata nel 565 circa; la battaglia navale con Etruschi e Cartaginesi, la
fondazione di Elea dopo il breve soggiorno a Reggio saranno avvenute quindi nel
540 circa o poco dopo.
Dalla versione di Erodoto non è del tutto distante Antioco
11
, pur divergendo in
6
ERODOTO, I,164,3
7
ERODOTO, I,165,1
8
ERODOTO, I,166,1
9
ERODOTO, I,166,2
10
ERODOTO, I,167,4
11
ANTIOCO, APUD STRABONE, VI, 252
5
qualche modo alcuni particolari.
Presa Focea da Arpage gli abitanti che ne ebbero la possibilità, guidati da
Creontiade, salparono per la Corsica e per Massalia: respinti di là andarono a
fondare Elea.
La parola Massalia andrebbe probabilmente corretta in Alalia perché il testo di
Antioco si accordi con quello di Erodoto.
Altre testimonianze vengono da Timagene
12
e da Igino
13
, i quali sostengono che
dopo la distruzione della loro città da parte di Arpage, i Focesi vennero in
Occidente dove alcuni fondarono Massalia, altri Elea.
Tucidide infine parlando della supremazia marinara degli Ioni al tempo di Ciro e
Cambise ricorda una vittoria navale riportata dai Focesi sui Cartaginesi quando i
primi colonizzarono Massalia
14
.
Ictu oculi non può sfuggire che la vittoria citata da Tucidide sia proprio quella
“vittoria cadmea” riportata sugli Etruschi e sui Cartaginesi di cui parla Erodoto.
E’ possibile quindi che Tucidide come Timagene e Igino sbaglino nel porre la
fondazione di Elea nel VI secolo.
Poste così le cose, supponendo anche che i Massalioti siano stati estranei alla
sua fondazione, sembra quasi certo che Elea sia sempre stata in stretti rapporti
con Massalia sotto la cui protezione passarono anche gli altri insediamenti Focei
in Gallia e in Iberia dopo la distruzione di Focea.
Da una notizia dello Pseudo-Scimno
15
Elea sarebbe stata una colonia dei
Massalioti o dei Focesi cacciati dalla loro patria dai Persiani.
Ciò spiegherebbe anche il fatto che Stefano di Bisanzio ed Eustazio
16
, citando
autori più antichi, parlino di una “regione Massaliota dell’Italia”.
Quanto poi alla sosta dei Focesi a Reggio, dopo la distruzione della loro flotta da
parte degli Etruschi e dei Cartaginesi, essa confermerebbe i legami, di cui
abbiamo molti indizi, che univano i Focesi alle colonie Calcidesi in Occidente.
Ciò spiegherebbe anche che i Focei rivali dei Milesii furono in grado di sviluppare
la loro potenza nel mar Tirreno proprio per il fatto che avevano libero accesso
grazie all’amicizia che li legava alle due città Calcidesi di Zancle e di Reggio che
controllavano lo stretto di Messina.
12
TIMAGENES APUD AMMIANUM MARCELLINUM, XV 9,7
13
IGINO APUD GELLIO, N.A. X 16,4
14
TUCIDIDE, I, 13,6
15
PSEUDO-SCIMNO, 247 – 254 …τ’ Έλέα πόλις , ην εκτισαν φυνόντες υπό τά Περσικά, οι Φωκαεις
16
EUSTAZIO, Ad Iliadem II 561
6
A confermare inoltre le indicazioni di Erodoto ci sarebbe anche una moneta di
Elea che, sopra le lettere YE iniziali dell’antico nome Hyele porta la lettera P
iniziale greca del nome di Reggio.
Non appare neppure inverosimile la parte del racconto di Erodoto in cui si parla
del Posidoniate che influì sulla decisione dei Focei di colonizzare Elea.
La spiegazione sembrerebbe ovvia: i Focesi indeboliti dalla distruzione della città o
dalla recente effettiva sconfitta navale non potevano certamente stabilirsi a così
poca distanza da Posidonia senza il consenso dei Posidoniati.
Più tardi però i rapporti fra Elea e Posidonia non rimasero gli stessi.
17
Oreste Dito
18
nel tracciare la storia di Elea e la sua fondazione, ricavando notizie
da Erodoto, afferma che i Focesi della Ionia intrapresero per primi viaggi lontani
dalle spiagge dell’Adriatico, del Tirreno e del mare Iberico.
Per primi anche fra i Greci visitarono Tattesso (sic), già visitato dai Fenici e il cui re
Argantonio aveva tentato ogni mezzo per indurli ad abbandonare la Jonia e a
stanziarsi nella sua terra.
Aggiunge anche che i Focesi accettarono da Argantonio una grossa somma di
denaro per fortificare la loro città contro i Persiani e, sempre a detta di Erodoto, i
Focesi furono i primi a subire l’incursione dell’esercito di Ciro guidato da Arpago
(sic), che impose loro la resa.
I Focesi chiesero un giorno di tempo per deliberare e rispondere e infine
deliberarono di rifugiarsi tutti a Chio dove cercarono di comprare le isole Oenusse
(sic), ma poi diedero ascolto all’oracolo che aveva sentenziato di far vela per la
Corsica dove vent’anni prima gli stessi avevano fondato Alalia.
Alla morte di Argantonio i Focesi almeno in parte tornarono nel luogo natio, mentre
gli altri veleggiarono per la Corsica dove vissero ben cinque anni.
I Focesi, ingaggiata battaglia nel mar di Sardegna, ottennero una “ vittoria di Pirro”
dal momento che delle 60 navi su cui avevano ingaggiato battaglia 40 furono
affondate e 20 rese inservibili.
Ritornati ad Alalia, presi moglie e figli e quanto si poteva trasportare, fecero rotta
per Reggio.
I prigionieri focesi furono trucidati barbaramente ad Agilla (città etrusca), ma gli
abitanti di Agilla per purificarsi di un simile delitto mandarono a Delfi alcuni uomini.
Il responso della Pizia fu di continuare a fare funerali solenni per gli estinti oppure
17
BERARD, 1963, pp. 254 - 258
7
a istituire giochi ginnici ed equestri.
Intanto i Focesi rifugiati a Reggio, su consiglio di un Posidoniate, fondarono in
terra di Enotria la città di Hyele, cosa che in realtà era il senso più vero
dell’oracolo.
Il quadro erodoteo, ripreso da Dito, è confermato da altri scrittori i quali dissentono
per alcuni particolari.
Secondo la tradizione i Focesi conobbero per caso le contrade lontane.
Nel 640, infatti, uno di Samo di nome Coleos, sbattuto dalla tempesta in regioni
conosciute vagamente e solo di nome dai Greci approda alle spiagge di Tartesso
e poi, tornato in patria, ne canta mirabilia, vantandone la fertilità e la prosperità
commerciale della città Fenicia di Cadice e le miniere d’argento di Tartesso in
modo da colpire l’immaginario e sollecitare l’audacia dei Greci della Jonia.
Nel ‘600 a.C. un Focese di nome Eusseno, viaggiando verso la Spagna, approda
lungo il litorale della Gallia meridionale, non lontano dalla foce del Rodano nel
territorio dei Sagubrici dove, ricevuto amichevolmente dal re locale, assistendo a
un banchetto nuziale cui erano convenuti i pretendenti della figlia del re, in attesa
della scelta della principessa, scelta che si effettuava attraverso la mescitura di
vino nella coppa del prescelto, entrato nelle grazie della fanciulla, ricevette il
nappo della coppa.
Così la fanciulla diventò sua sposa con nome greco.
Due anni dopo altri coloni sotto la guida di Protide raggiunsero Eusseno.
Nel 565 poi volendo un porto di rifugio fra la Sicilia e Massalia fondarono in
Corsica Alalia e, partendo di qui, venticinque anni dopo, Velia.
A ben vedere la tradizione discorda dallo scritto di Erodoto in particolare in un
punto: volendo mettere in relazione storica tale cenno sulla fondazione di Velia
con la notizia che si ha sulla fondazione di Massalia, non si può ricavare nulla da
tale relazione, né d’altra parte si può congetturare nulla delle parole di Tucidide a
comprova di quelle di Erodoto.
Tucidide infatti dice che i Focesi, fondando Marsiglia, vinsero in battaglia navale i
Cartaginesi.
Una relazione esiste fra Velia ed Alalia.
Strabone
19
infatti sulla falsariga di Antioco e certamente tenendo d’occhio le
18
DITO, 1891
19
STRABONE, VI,1,1
8
notizie di Tucidide
20
sembra completare le notizie fornite da Erodoto: “nel tempo in
cui Arpago, duce dell’esercito di Ciro si impadronì di Focea, gli abitanti con tutte le
loro famiglie e con Creontiade, si rifugiarono dapprima a Cirno e a Massalia, e,
scacciati, fondarono Elea”.
La notizia ha qualcosa di nuovo e di concreto che non si riscontra in Erodoto.
Ad eccezione di Strabone nessuno scrittore antico parla di Creontiade del quale
non si sa chi sia, se sia un capo, un compagno di viaggio o altro.
D’altro canto ritornando alla notizia di Erodoto e tenendo presente che la presa di
Sardi dati al 546 a.C., supponendo che Arpago abbia assediato Focea l’anno
seguente si giunse al 545 a.C., ovvero venti anni dopo che fu fondata Alalia,
secondo Erodoto verso il 565.
Velia sarebbe stata fondata fra il 539 e il 533 a.C., data questa che si accorda
certamente con quella di Antioco e, tramite lui, di Strabone.
Secondo Eusebio Marsiglia fu fondata nel 584 a.C., mentre secondo Scinna,
Solino e Aristotele
21
, tralasciando gli altri autori, avvenne fra gli ultimi anni del VII
secolo e i primi del VI secolo.
Giustino
22
parla della gioventù Focese ai tempi del re Tarquinio.
Scinna dice che Marsigliesi e Focesi fondarono Velia ai tempi della guerra
Persiana.
Questa notizia che in certo qual modo corregge la dizione stessa di Strabone,
accordando lo scritto di questo con quello di Erodoto, serve di passaggio alle
notizie di altri scrittori che si allontanano o discordano dai primi.
Pausania
23
ricorda che “i Focesi che fondarono Marsiglia erano parte di quelli che
fuggendo dall’assedio del medio Arpago abbandonarono la patria e vinti i
Cartaginesi si impadronirono di quella terra che da allora in poi tennero sempre”.
La notizia, completando quella di Tucidide sbaglia riguardo al tempo, perché non è
allora che i Cartaginesi furono vinti dai Massalioti o da quelli che fondarono
Marsiglia.
Identiche alle notizie di Pausania sono quelle di Igino e Ammiano Marcellino
24
.
Isocrate
25
dà alla notizia un taglio più reciso dicendo, semplicemente, che i Focesi
21
DITO, 1891
22
GIUSTINI, XLIII, 3
23
PAUSANIA, X 8,4
24
AMMIANO MARCELLINO, XV 9,7
25
ISOCRATE, Αρχίδαµος VI, 84
9
fuggendo la tirannia di Ciro il Grande abbandonando l’Asia minore si trasferirono a
Marsiglia.
Nulla di nuovo offrono Plinio e Virgilio.
Igino riguardo alla fondazione di Velia è ugualmente di taglio reciso, legando la
fondazione di Velia alla storia Romana: Velia fu edificata più di 600 anni dopo
Enea ovvero sotto Servio Tullio che regnò dal 578 al 534.
Le notizie sulla fondazione di Velia si fermano qui.
Per la datazione dobbiamo interrogarci sugli anni effettivi e soprattutto se
veramente Velia fu città Focese.
Esaminando le tradizioni letterarie che sono due e discordanti in tutto fra loro
cerchiamo di capire quale possa essere il tempo della fondazione di Velia.
Ricordando brevemente le due tradizioni diremo che la prima è quella di Erodoto,
Antioco (presso Strabone), di Scinna di Chio, di Servio che distingue nettamente
la fondazione di Velia da quella di Massalia.
La seconda tradizione, a nome di Pausania, Igino, Ammiano Marcellino e altri,
confonde la fondazione di Velia con quella di Marsiglia.
Alla verifica dei dati sembra più attendibile la prima che, a dire il vero, non risolve
interamente il problema.
Anche per Pugliese Carratelli
26
punto di partenza è la tradizione Erodotea, mentre
l'integrazione archeologica è ancora ben lontana dall'imporsi col dare risultati
definitivi, per cui l'esistenza di una fondazione Focea nel sito di Velia ancor prima
della migrazione da Alalia a Reggio rimane ancora un'ipotesi.
Certamente anche i Focei hanno toccato le coste tirreniche dell'Enotria seguendo
antichissime rotte di naviganti Egei, ma né la tradizione antica né l'archeologia
moderna autorizzano a proporre l'ipotesi di un insediamento Foceo in forma di
teikos prima del 540.
Si oppone la tradizione della fondazione di una città in terra Enotria, ma potrebbe
essere un generico insediamento Greco, difficilmente una colonia Focea, dal
momento che i fuggitivi di Alalia ebbero come prima meta Reggio, attendendo il
consenso di Posidonia per trasferirsi a Velia.
Si vede da ciò chiaramente che la ricerca storica non riesca a trovare punti di
orientamento fuori della tradizione storiografica.
Và rilevato in primo luogo un importante particolare: dopo la loro "vittoria cadmea"
26
CARRATELLI , 1970
10
i Focesi di Alalia, constatata l'impossibilità di affrontare un nuovo conflitto con
Agillei e Cartaginesi, si diressero verso sud rifugiandosi a Reggio.
E' significativo il fatto che a tutta la vicenda siano rimasti estranei i Focei di
Massalia e delle sue colonie, e inoltre che gli Alalioti non abbiano cercato aiuto o
ospitalità presso i loro congeneri, ma si siano rivolti ai Reggini prima e poi ai
Posidoniati.
La conclusione più logica potrebbe essere quindi che i Massalioti non erano ormai
predisposti per prudenza o disinteresse ad interferire nella sfera d'azione Etrusca
nel Tirreno ed inoltre che l'esperimento di Alalia era legato ad interessi Italioti
anziché Massalioti.
E' possibile comunque che il primo insediamento Foceo ad Alalia (565 circa)
avvenisse sotto gli auspici o almeno col consenso dei Massalioti presso i quali,
secondo Antioco, era riparata parte degli esuli (Strabone VI,1,1).
Antioco dice esplicitamente che, quando Focea fu conquistata da Arpago generale
di Ciro, quelli che erano in grado di farlo salirono con le loro famiglie sulle navi e
navigarono prima verso Cirno e Massalia sotto la guida di Creontiades e che
respinti fondarono Elea.
Per quel che si sa fino al 545 l'insediamento di Alalia non suscitò reazione né da
parte Etrusca né Punica e neppure le buone relazioni esistenti fra Massalioti e
Romani testate al tempo del primo Tarquinio e poi di Servio, provocarono
interventi di qualche città Etrusca; nè d'altra parte lo stesso addensarsi di colonie
Rodie nella zona fra Nicaia e Hemeroskopeion e il loro costante sviluppo indicano
che i Cartaginesi in quel settore non sentivano la presenza dei Greci come insidia
mentre a sud non tolleravano la loro interferenza.
La tradizione di Massalia presente in Pompeo Trogo ricorda un periodo di vittoriosi
conflitti con i Cartaginesi, ma anche una pacifica conclusione.
Possiamo quindi ritenere che già intorno alla metà del VII secolo si fosse formato
tra Massalioti e Cartaginesi un certo equilibrio di zone di influenza e di attività
mercantili.
Questo equilibrio probabilmente venne alterato dal nuovo afflusso di Focei ad
Alalia, i quali non solo alterarono il carattere dell'insediamento mutando "quello
che doveva essere poco più che un fondaco” in polis ma operarono da corsari
contro i popoli circostanti.
Risulta quindi evidente che l'intervento dei Cartaginesi e degli Etruschi di Agilla
11
segni l'attività dei nuovi coloni di Alalia che si estende ben oltre la sfera delle più
vicine città Etrusche e anche delle comunità Cirnee.
L'equilibrio si ristabilì proprio per il non intervento dei Focei della Gallia.
D'altro canto le successive decisioni dei Focei di Alalia suggeriscono che l'afflusso
del 545 in Corsica sia stato guardato con interesse se non proprio incoraggiato da
alcune città Italiote.
Si può scorgere infatti un tentativo di estendere la rete dei commerci Italioti nel
medio Tirreno e di prolungare verso il nord la via dello stretto, la grande arteria del
commercio Greco fra Mediterraneo Occidentale e Oriente.
Se gli esuli volontari di Focea avevano avuto come programma particolare quello
di riprendere, in concorrenza con gli Etruschi e i Cartaginesi in particolare, i loro
traffici con le regioni metallifere del Mediterraneo Orientale, le città della Magna
Grecia dovevano aver guardato sicuramente con simpatia alla promettente
iniziativa e che segno di ciò siano state l'ospitalità data dai Reggini e la favorevole
disposizione dei Posidoniati.
L'atteggiamento dei Posidoniati non può nemmeno essere scisso da quello dei
Sibariti, non solo per i legami originari, quanto per gli interessi che le due città
avevano in comune, testimoniati da un trattato nato da pochi anni fra Sibari e i
Serdaioi.
Anche l'interpretazione del responso Pitico ai Focei come riporta Erodoto
("fondarono Velia dopo aver appreso da un Posidoniate che la Pizia nel dare loro il
responso di fare una fondazione a Kirnos intendeva l'eroe non già l'isola") è di
notevole importanza.
Di questo testo vi sono due contrastanti esegesi:
• al sito dove sorse Velia sarebbe legato il ricordo di Kirnos, figlio di Eracle ed
eponimo della Corsica;
• la prescrizione del responso sarebbe già stata attuata ad Alalia, dove gli
immigrati del 545 eressero templi, donde non si deve ricercare alcuna
relazione fra il sito di Velia e l'eroe.
Se quindi nella costruzione di templi ad Alalia si avverte un consapevole
adempimento del responso perde ogni fondamento l'esegesi stessa del
Posidoniate.
Si deve infatti ricordare che l'esegesi del Posidoniate presuppone un
fraintendimento del responso da parte dei Focesi che prima di insediarsi a Velia
12
identificavano Kirnos con l'isola anziché con l'eroe.
Erodoto nel paragrafo 165 del libro I scrive: "i Focesi diressero verso Kirnos chè in
Kirnos venti anni prima di questi eventi, per suggerimento di un oracolo, avevano
restaurato una città che aveva nome Alalia .....e quando furono giunti abitarono
per cinque anni insieme con quelli precedentemente arrivati ed eressero santuari".
Risulta evidente che la fondazione dei templi non è connessa col responso, ma
collegato con la notizia (164,3) che gli esuli trasportarono da Focea le statue di
culto e gli oggetti dedicati ai patrii numi, per cui la fondazione di templi ad Alalia è
effetto dell'intento dei Focesi di far rivivere ad Alalia la loro polis insieme al
patrimonio di culti e tradizioni che ne costituiva l'essenza.
Per Erodoto infatti solo l'esegesi del Posidoniate chiarì il significato del responso e
determinò la decisione di fondare la nuova colonia nel sito di Velia: solo in quel
luogo si appagava l'esigenza di dare corpo alla prescrizione Pitica correttamente
interpretata, ma ciò implica l'esistenza di un nesso fra il sito di Velia e il mito di
Kirnos.
Merita quindi di essere posto in rilievo la coincidenza fra la funzione di Posidonia
nei rapporti fra Sibari e i Serdaioi e l'intervento Posidoniate della fondazione di
Velia in un luogo che, attraverso il culto di Kirnos, si collegava con la Corsica.
Si ha quindi l'impressione che nei piani dei Posidoniati o dei Sibariti la nuova
colonia, oltre a rafforzare la presenza Greca sulla costa Occidentale dell'Italia,
dovesse svolgere una funzione analoga a quella di Posidonia, probabilmente entro
la sfera di influenza di questa, nelle relazioni fra l'Italia e le due isole del Tirreno.
D'altronde la storiografia antica mette in rilievo che Velia fin dalla sua origine fosse
destinata ad esercitare traffici sul mare.
Strabone dice ad esempio che per la povertà del loro territorio gli Eleati furono
"costretti a svolgere principalmente attività marinare e ad attendere alla salagione
del pesce e ad altre industrie del genere".
Qualche dubbio sulle affermazioni di Strabone viene posto dal fatto che le risorse
dei Massalioti sono descritte in termini quasi identici da Pompeo Trogo (in
Giustino) e ancora da Strabone (VI,12,13).
I testi riflettono quindi un topos destinato a spiegare, con l'aridità del territorio la
particolare fisionomia mercantile e marinara delle colonie Focee, ben differente
dall’attività eminentemente agricola delle colonie Occidentali in genere.
In ogni caso è ben descritta l'attività tradizionale dei Focei nella quale in quel
13
momento storico difficile confidavano Reggini, Posidoniati e Sibariti, quando cioè
all'antagonismo commerciale fra poleis Italiote si aggiungeva un attrito crescente
con i Cartaginesi e i loro alleati Etruschi anzitutto per il monopolio dei metalli e di
altre materie prime.
Si può quindi congetturare che a questa aumentata tensione economica e politica
non siano del tutto estranei i due eventi rilevanti dell'epoca: la conquista Persiana
dell'Asia minore e la crisi delle città commerciali della Ionia del Ponto, la cui
autonomia era praticamente scomparsa.
D'altro canto anche la corrispondenza di Sibari e Mileto, che avevano una certa
indipendenza non poteva non risentire sul piano economico gli effetti negativi della
dissoluzione del regno di Lidia e dei mutamenti che avvenivano nei mercati Asiani
cui i Milesii erano legati da antiche relazioni.
La crisi si era sicuramente aggravata quando il dominio Persiano si era esteso su
Cipro, sull'Egitto, sulla Tracia, e Samo, la corrispondente di Crotone, aveva perso
la propria indipendenza.
E' certo solo che la città meno colpita dalla crisi fu Cartagine per una ragione
precisa, perchè l'attività economica della città gravitava quasi interamente sul
Mediterraneo Occidentale.
Qualche evento dell'Oriente Greco aveva avuto dei contraccolpi in Occidente fra
cui il volontario esilio dei Focei nel 545, la fondazione di Diciarchia in zona
Cumana nel 531 ad opera dei Samii insofferenti della tirannide di Policrate, l'arrivo
di Pitagora a Crotone, la peregrinazione del Colofonio Senofane, esule dalla Ionia,
ridotta in dominio dai Persiani.
Pur essendo evidente che non siano solo questi episodi a determinare
contraccolpi in Occidente, nella seconda metà del secolo VI si assiste in
Occidente:
• ad una esasperata rivalità fra gli Italioti e fra Italioti ed Etruschi.
• a conflitti interni nelle poleis Italiote e in Roma.
• alla coalizione contro Siris, alla guerra fra Crotone e Sibari, all'incursione
sul versante Adriatico di Etruschi insieme con Umbri e Dauni contro Cuma
(nel 524) alla quale non fu del tutto estranea l'avvenuta espansione
mercantile dei Greci nell'Adriatico.
Tanti altri eventi potrebbero essere citati, ma ritornando a Velia si può senza
dubbio dire che questa colonia sia nata su questo sfondo, del quale non sono del
14
tutto chiari i nessi che collegavano molti episodi, e si sia sviluppata come polis
Italiota non vincolata a Massalia.
E' naturale che le tradizioni comuni abbiano alimentato buoni rapporti fra Velia e
Massalia, ma, pur non esistendo mai contrasti di interesse, non vi sono neppure
indizi di una loro solidarietà politica ed economica.
Per le conoscenze attuali Velia non si è mai estraniata dalla sfera Italiota, mentre
Massalia non ha mai realizzato interferenze in essa, limitando le sue relazioni con
l'Italia a Roma, con cui ha serbato una lunga amicizia.
Sono certamente i testi poco informati che inducono a congetturare connessioni
fra Massalia e Velia.
Non Velia dunque, ma piuttosto Roma potrebbe essere stata il tramite di
episodiche relazioni di Massalia e delle sue colonie con la Magna Grecia.
Si intende anche come per le città Focee di Liguria e di Iberia, attenti a rimanere
estranee agli attriti fra Greci, Etruschi e Cartaginesi nel Tirreno, potesse giovare
l'amicizia di una città non direttamente impegnata in quei contrasti, ma, pur
sentendo forte la suggestione della civiltà Greca, assolutamente incline a tutelare i
suoi vitali interessi economici con una politica di equilibrio.
Strabone nel IV libro dice che "dell'amicizia dei Massalioti verso i Romani si
potrebbero citare molti segni e come segno particolarmente notevole lo xoanon di
Diana Aventina modellato su quello venerato dai Massalioti", di cui avremo
occasione di parlare.
In questa sede si porrà solo l'interrogativo se il modello per la statua del tempio,
fondato da Servio Tullio sull'Aventino sia stato fornito dai Focei di Massalia o dai
Focei che in quegli anni avevano portato la loro statua ad Alalia.
Certamente il culto della dea Efesia giungeva nella colonia dalla metropoli, come
quello di Atena secondo la notizia riguardo gli xoana di Atena a Focea, Massalia,
Roma, Chio e altrove raffigurante la dea assisa anzichè stante.
Strabone la definirà "Catemena", facendo cenno a luoghi come Focea, Massalia,
Roma, Chio e molte altre città.
Ricorre quindi l'ipotesi di una partecipazione dei Massalioti quali alleati dei Romani
al primo trattato Romano - Cartaginese, reso noto da Polibio ma senza il sostegno
di qualche valido argomento.
E' difficile infatti spiegare che una città importante quale Massalia, in attrito con i
Cartaginesi si nasconda fra gli alleati dei Romani dal momento che i Cartaginesi
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dovevano certamente essere consapevoli della identità degli alleati Romani visto
che l'applicazione delle clausole di un trattato implicasse che le parti contraenti
elencassero i loro alleati.
Ancora più ingiustificabile sarebbe l'omissione dei nomi dei Massalioti se, come
qualcuno ha sostenuto, si volesse vedere in Massalia una delle parti contraenti.
Ciaceri ha supposto che i Cartaginesi avessero imposto il trattato ai Romani
nell'intento di prevenire una estensione dell'attività dei Massalioti nel Tirreno e in
generale nel Mediterraneo Occidentale.
Anche questa ipotesi risulta poco persuasiva, dal momento che presuppone che in
quel momento storico nè Roma nè le città latine sottomesse a Roma avessero nel
Mediterraneo una grande attività commerciale tanto grande da far nascere gelosie
e rivalità di Cartagine, il che poi è il presupposto di quanti amino vedere negli
"alleati" i Massalioti.
In ogni caso le memorie dell'amicizia tra Roma e i Focei negli anni in cui Servio
Tullio intesseva relazioni più intense con la Magna Grecia riconducono più a Velia
che a Massalia, e ciò coincide con l'orientamento commerciale di Roma rivolto
verso la grande arteria dello stretto, via maestra dei traffici di Velia, come delle
altre poleis Italiote con la Grecia Egea e gli empori della Ionia d'Asia.
Legati alle loro tradizioni patrie, votati ad essere intermediari fra l'Oriente e
l'Occidente, gli Eleati si erano inseriti pienamente nella vita della Magna Grecia.
Dopo l’analisi degli elementi topografici di Velia, meglio ancora della situazione
geotopografica, oggi si dispone di numerosi dati, seguiti a scavi che sono avvenuti
attraverso molti decenni, per cui si può quasi affermare che quanto potrà
emergere da scavi futuri potrà modificare di poco le attuali conoscenze.