tipo friulano. Per Zamboni si tratta di un “territorio d’interferenza trevigiano-veneziana
e, al limite, friulana”, dotato nel complesso di “caratteri prevalentemente trevigiani
rustici con sovrapposizioni veneziane” (Zamboni 1974, p. 63).
2
2. Il liventino all’interno del gruppo trevigiano-feltrino-
bellunese
Figura 1. Cartina dialettologica da Venezia a Belluno (Màfera 1957, p. 140).
Com’è noto, il gruppo trevigiano-feltrino-bellunese non costituisce una realtà
linguisticamente omogenea, ma è frutto di una necessaria semplificazione nella
descrizione del complesso frazionamento dialettale veneto. Guardando al passato, è
attestata la grande somiglianza tra antico bellunese e antico trevigiano
1
, ma oggi le
3
1
Si vedano per esempio le rime di Paolo da Castello (sec XVI) e del notaio bellunese Bartolomeo
Cavassico (sec. XV-XVI). Su Paolo di Castello si hanno poche notizie, ma si ipotizza “l’appartenenza alla
famiglia trevisana dei Castelli, originaria di Belluno” (Mazzaro 2002, in Vigolo-Zamboni 2002, p. 11).
differenze fra le due parlate sono rilevanti, specialmente per l’influsso che il veneziano
ha avuto sul trevigiano, come anche sui dialetti di altri centri urbani veneti e non.
Ai fini di una valida classificazione in sincronia sarebbe opportuno distinguere il
trevigiano dal feltrino-bellunese, e in particolare discernere la parlata di Treviso, estesa
ormai a tutti i comuni limitrofi alla città fino al Montello e al Piave a est, dalla parlata
trevigiana rustica, più conservativa e quindi per forza più vicina al bellunese per motivi
storici, localizzata geograficamente a est del Piave. Per trevigiano rustico si intende
quindi quello “di sinistra Piave”.
Il profilo fonetico-morfologico dei dialetti da Venezia a Belluno di Giovanni Màfera
(1967) contiene la descrizione del trevigiano di destra Piave, in quanto zona compresa
tra Venezia e Belluno, mentre quando l’autore parla di Oltrepiave (sinistra), si riferisce
alla zona a nord dell’asse Ponte della Priula-Conegliano, quindi già all’area “basso
bellunese”. Anche osservando la cartina dialettologica tratta dal Profilo del Màfera, si
può concludere che la fascia tra Piave e Livenza, quella propriamente liventina, non è
stata presa in considerazione nella trattazione. Pur essendo un “dialetto trevigiano”,
alcuni tratti peculiari del liventino non sono condivisi, come si vedrà, dal trevigiano di
destra Piave, ma per esempio dal bellunese o dalle parlate veneto-friulane di confine.
2.1 Stato della ricerca
Come si deduce dalle premesse, sussiste evidentemente una parziale sovrapposizione tra
le parlate cosiddette della Sinistra Piave, i cui punti d’incontro sono individuati da
Zamboni nei centri di Conegliano, Vittorio Veneto e Oderzo, e il liventino: infatti
preziosi materiali di consultazione sono il Dizionario del dialetto trevigiano di Sinistra
Piave di Luigi Pianca (2000) e il Dizionario del dialetto di Vittorio Veneto di Emilio
Zanette (1980); utili anche le prefazioni e le descrizioni grammaticali contenute nelle
pagine iniziali. Come si legge dall’introduzione, Pianca ritiene che “la Sinistrapiave
pedemontana abbia diritto di essere rappresentata fra le varietà dialettali veneto-
4
settentrionali” e in particolare si riferisce alla fascia tra il Monticano
2
e la riva destra del
Livenza (Pianca 2000, p. VIII), area per gran parte coincidente con quella del liventino;
oltre al lessico, anche le descrizioni fonologiche e morfologiche sono valide per la
varietà liventina, sebbene i punti di riferimento per le opere citate siano soggette meno
all’influsso veneziano e più a quello della pedemontana
3
.
Il liventino in quanto tale è stato considerato oggetto di studio perlopiù in descrizioni e
dizionari delle singole varietà locali: Luciano Rupolo e Luciano Borin hanno curato per
esempio il Piccolo dizionario della parlata di Caneva del 1982, mentre Carla Marcato
si è occupata della varietà di Brugnera, studiando in particolare il problema delle forme
dell’imperfetto indicativo, argomento ripreso in questa tesi nella sezione della
morfologia verbale.
Un’analisi di tipo sociolinguistico di una varietà liventina è stata condotta nella tesi di
laurea dell’a.a. 1980/1981 di Domenica Battistella, seguita da Manlio Cortelazzo, dal
titolo Opposizioni di forme nel dialetto di Motta di Livenza; questo lavoro tratta
l’importante questione della variabilità linguistica diastratica, diatopica e diafasica nel
liventino, mostrando forme “alternanti”, sia nella fonologia, sia nella morfologia, che
nel lessico.
Di taglio lessicologico-etnografico è invece la tesi di laurea dell’a.a. 1999/2000 di
Francesca Rigoni intitolata La terminologia viticola nel dialetto liventino di Motta di
Livenza, Gorgo al Monticano, Meduna di Livenza, Mansuè (Treviso) (relatore: Glauco
Sanga, Università di Venezia).
5
2
Il fiume Monticano (Montegàn) appartiene al bacino idrografico della sinistra Piave e scorre solo in
provincia di Treviso. Divide in due parti la fascia tra Piave e Livenza: nasce presso Vittorio Veneto,
attraversa Conegliano, Fontanelle, Oderzo (equidistante tra Piave e Livenza e tra costa e Prealpi), Gorgo
al Monticano, e confluisce a Motta nel Livenza.
3
Per Emilio Zanette il riferimento è ovviamente Vittorio Veneto, comune nato nel 1866 dall’unione dei
preesistenti Ceneda e Serravalle. È una città importante perché è centro diocesano che comprende parte
delle province di Belluno, Treviso, Pordenone e Venezia, e quindi l’area a est del Piave. Vittorio V. fa
parte del bacino idrografico del Livenza, essendo attraversato dall’affluente Meschio. Sempre nel bacino
del Livenza si trova il comune di origine di Luigi Pianca, Godega di S. Urbano, comune attraversato dalla
Pontebbana, strada statale che congiunge Conegliano con Pordenone passando per Sacile e
Fontanafredda. Si vedrà più avanti che i comuni intorno al vittoriese rientrano in quella che sarà definita
la variante settentrionale del liventino (cfr § 4.3).
2.2 Scopi e strumenti della tesi
Scopo della tesi è tracciare i caratteri linguistici distintivi del liventino rispetto agli altri
dialetti veneti e ridefinirne con maggior precisione i “confini”. Per questo, oltre alle
opere già citate, si sono rivelati utili anche studi su varietà di zone adiacenti, in
particolare sul friulano occidentale, sul basso-bellunese, sul veneziano di terraferma.
Inoltre sono state condotte indagini sul campo in varie località per ottenere conferme o
smentite su determinati fenomeni del liventino e per capire i rapporti d’interferenza
linguistica con le varietà contigue, prendendo contatti con informatori autoctoni e di
svariate estrazioni sociali disponibili a parlare in dialetto, a rispondere a qualche
domanda, e a farsi anche registrare
4
. In particolare, i luoghi indagati
5
sono:
∞
in provincia di Treviso: Basalghelle di Mansuè*, Oderzo, Motta di Livenza,
Cimetta*, Susegana, Ponte di Piave*, Cappella Maggiore, Fregona, Montaner*,
Sarmede;
∞
in provincia di Pordenone: Fagnigola, Prata, Aviano, Vigonovo, Tamai*, Caneva,
Sarone*, Polcenigo;
∞
in provincia di Venezia: San Donà di Piave, San Stino di Livenza, La Salute di
Livenza, Ceggia*, Jesolo, Loncon*, Annone Veneto*.
I confini del liventino saranno trattati nel capitolo 3, mentre le parlate di alcune delle
località citate saranno oggetto di analisi nel capitolo 4, relativo ai “liventini” di confine.
6
4
Si ringraziano per la loro cortesia e collaborazione le seguenti persone: Amalia Ruzene, Roberto da Dalt,
Vittorino Pianca, Ada Toffolon, Silvio Pasqualetto, Isabella Giacomel, Luigi Moras, Antonio
Dall’Antonia, Danilo Re, Gianluca de Conti, Maurizio Barzotto, Michele Cenedese, Paolo Covre,
Giovanni Michieli, Luciano Ferro, Gino Ferro, Michele Cappelletto, Irma Candotto, Anna Candotto,
Ernesto Candotto, Luciano Guareschi.
5
In appendice si possono consultare i questionari sottoposti ai residenti nelle località segnate con
l’asterisco.
2.3 Area di riferimento
La zona della parlata tipicamente liventina presa in considerazione come modello di
riferimento è quella di alcuni comuni situati presso l’alto corso del Livenza
6
, in una
posizione centrale rispetto all’area del liventino, secondo la demarcazione di Zamboni:
Mansuè, Motta di Livenza, Gaiarine, Portobuffolè, tutti gravitanti intorno al centro
cittadino di Oderzo (TV).
In particolare la località scelta come rappresentativa è Basalghelle, l’unica piccola
frazione del comune di Mansuè (TV), che fa parte della diocesi di Vittorio Veneto e
della forania di Oderzo. Il confine col Friuli è a pochi chilometri. Il comune di Mansuè
è situato geograficamente circa al centro della zona della parlata liventina, e fa parte
dell’insieme dei 16 comuni detti “dell’Alto Livenza
7
”, metà dei quali facenti parte della
regione Friuli e metà del Veneto. Questi comuni vantano una loro identità geografica e
culturale, e il loro elemento accomunante è appunto il Livenza, fiume di risorgiva che
dalle sorgenti suggestive del Gorgazzo a Polcenigo (PN), scende verso sud est
attraversando le campagne venete e friulane fino alla foce dopo 110 km, nella laguna di
Caorle (VE). La zona del bacino destro del Livenza (e Sinistra Piave) ha conosciuto una
rapida ascesa economica negli ultimi decenni, in linea con lo sviluppo industriale di
tutto il nord est del Veneto. Basalghelle è tagliato fuori dai crocevia principali, i centri
urbani più vicini sono a nord Conegliano e Vittorio Veneto, a sud est Oderzo, a est
Pordenone, tutti distanti circa una decina di chilometri. La stazione ferroviaria più
vicina è quella di Conegliano. Questa sorta di isolamento è probabilmente all’origine di
7
6
Il Livenza o la Livenza, se si vuole mantenere il genere femminile originario, ormai perso, ma non del
tutto desueto come nel caso del Piave, forse anche per la desinenza in -a del Livenza.
7
Comuni dell’Alto Livenza da nord a sud. I comuni attraversati dal fiume sono contrassegnati con *.
Sponda destra: Caneva, Sacile*, Cordignano, Orsago, Gaiarine, Portobuffolè*, Mansuè, Gorgo al
Monticano, Motta di Livenza*.
Sponda sinistra: Budoia, Polcenigo*, Fontanafredda, Brugnera*, Prata di Pordenone, Pasiano di
Pordenone, Meduna di Livenza.
Dal 1988 esiste l'Associazione Civiltà Alto Livenza, segno dell’affermazione economica del territorio su
scala mondiale, resa possibile dall’imponente sviluppo industriale degli ultimi 50 anni, specialmente nel
settore del mobile. I comuni partecipanti rivendicano l’esistenza di una “cultura comune”, che se nel
passato era legata solo alla vita agricola e alla povertà, oggi è fiera di dichiararsi e essere dichiarata
vincente.
una maggiore conservazione di forme linguistiche più antiche, d’altro canto può anche
essere alla base di innovazioni originali da parte dei parlanti, che desiderano staccarsi
da un modello rustico e privo di prestigio sociale
8
. Quindi, con una metafora, si
riscontra un quadro innovativo in una cornice di conservazione.
8
8
Si può osservare un fenomeno analogo nell’ambito architettonico: accanto alla casa rurale spesso
abbandonata sorgono nuove villette costruite con l’intento di “elevare” l’abitazione a modelli più
“urbani” e privi di ogni riferimento alla condizione sociale di contadini.
Figura 2. Visione di insieme della zona del liventino.
9
3. PROFILO LINGUISTICO DEL LIVENTINO
Il profilo linguistico sarà tracciato in tre sezioni riguardanti rispettivamente la fonologia,
la morfologia e la sintassi, e di ognuna saranno analizzati solo gli aspetti considerati
interessanti per gli scopi della tesi. In particolare il settore del lessico non sarà trattato in
questo lavoro, ma nella descrizione delle singole parlate liventine prese di volta in volta
in esame si faranno alcuni accenni, qualora lo si riterrà significativo
9
.
3.1 Fonologia
Sarà descritto il sistema fonologico del liventino, prima quello vocalico, poi quello
consonantico. La descrizione comprenderà alcune informazioni sui processi diacronici,
con lo scopo di rendere conto dello stato attuale del sistema e degli elementi comuni e
distintivi rispetto alle altre parlate venete.
3.1.1 Sistema vocalico
Il repertorio fonologico vocalico del liventino corrisponde a quello dell’italiano e degli
altri dialetti veneti
10
e consiste in 7 vocali, cioè: /i/, /e/, /ε/, /a/, /ø/, /o/, /u/, come si vede
in tabella 1. Come in ogni dialetto veneto, non esistono vocali anteriori arrotondate del
tipo di [y] e [œ]
11
, presenti nei dialetti gallo-italici e in alcune varietà ladine, né vocali
centrali sul tipo di [əә] presenti nei dialetti meridionali o sul tipo di [ǎ] presente nel
ladino. Mancano fenomeni di palatalizzazione di /a/, tipici dei dialetti ladini
12
, e di
10
9
Come si può dedurre già dalla definizione della sottovarietà, non esiste evidentemente un “lessico
liventino”, se non inteso come intersezione e unione di più repertori caratteristici di macrovarietà più
estese. È arduo d’altronde effettuare una suddivisione delle parlate venete su base lessicale, ma si può
affermare che per il liventino ‘standard’, anche se appartenente al gruppo trevigiano-feltrino-bellunese, la
base lessicale sia veneziana (quindi in parte panveneta), ma che esistano influenze dal bellunese, dal
friulano, e in parte anche dal veneto centrale. Si riscontrano poi varianti lessicali interne allo stesso tipo
liventino, legate alle diverse zone di interferenza, come si vedrà.
10
Il dialetto bisiacco ha un sistema fonologico a 5 vocali.
11
In realtà c’è un’eccezione: si sono riscontrati tali suoni nella parlata bellunese di Lamon (BL).
12
A parte qualche caso nel feltrino, in cui si ha 'a > 'ε per condizionamento palatale: ['skεN] “scagno”,
[kal'kεN], pl. di [kal'kaN] (Migliorini-Pellegrini 1971, Intr., p. XVII, cit. da Zamboni 1974, p. 55).
fenomeni di lunghezza vocalica, presenti invece nel sistema fonologico friulano.
L’esistenza di tale sistema è dimostrata dalle opposizioni fonologiche delle parole
contenute nella tabella 2.
anteriore centrale posteriore
alta i u
medioalta e o
mediobassa ε ø
bassa a
Tabella 1. Tratti fonetici delle vocali del liventino.
Il repertorio vocalico è in comune con le altre parlate venete, mentre si riscontrano lievi
differenze nella distribuzione fonologica dei fonemi vocalici, che non coincide tra
dialetti diversi, motivo per cui le coppie minime valide in una varietà non lo sono
necessariamente per un’altra. Alcune corrispondenze tra dialetti derivano per esempio
da medesime trafile diacroniche, per esempio il liventino e il trevigiano di destra Piave
hanno in comune gli esiti ['ø] < Ŏ, [-'øl] < -ĔOLU e ['jε] < Ĕ in sillaba tonica aperta, a
differenza del bellunese, che ha rispettivamente [o], [-'ol] e ['e])
13
.
i 'mire vin
e 'mesa 'sera ven
ε 'sεra ka'vεi
a 'masa 'Sara 'mare 'kare ka'vai
ø møsa møre
o 'sora 'more 'kore
u 'musa 'mure 'kure
Tabella 2. Opposizioni fonologiche vocaliche
14
.
11
13
Trevigiano e liventino: ['føgo], ['fjøl], ['mjεl], bellunese: ['fogo], ['fjol], ['mjel]. Il veneziano non ha
esiti omogenei.
14
Le parentesi quadre sono omesse per comodità di descrizione. Glosse (colonna per colonna): /'mesa/
“messa”, /'masa/ “troppo”, /'møsa/ “mossa”, /'musa/ “asina”, /'sera/ “sera”, /'sεra/ “chiudi”, /'sora/
“sopra”, /'mire/ “mire”, /'mare/ “madre”, /'møre/ “more”, /'more/ “muore”, /'mure/ “mura”, /'kare/
“care”, /'kore/ “corre”, /'kure/ “cure”, /ka'vεi/ “capelli”, /ka'vai/ “cavalli”, /vin/ “vino”, /ven/ “abbiamo”.
Osservazioni sul sistema vocalico:
∞
Le opposizioni /ø/ ~ /o/ e /ε/ ~ /e/ sono neutralizzate in posizione non accentata,
in cui si realizza la variante medioalta, come in italiano e negli altri dialetti
veneti;
∞
Lepscky (1962, p. 18) afferma per il veneziano che /u/ e /i/ non accentate,
adiacenti a vocale, sono realizzate rispettivamente come [w] e come [j]; in
particolare fa notare che “quando /i/ precede vocale ed
(corsivo dell’autore) è
iniziale o preceduta da altra vocale, /i/ si realizza come [j] o come [dZ] in
variazione libera”. Lasciando da parte il concetto di variante libera e
l’assunzione di [j] come allofono di /i/, per il liventino l’affermazione è valida in
sincronia solo in contesto iniziale: ['jεra] / ['dZεra] “ghiaia”, [jaθ] / [dZaθ]
“ghiaccio”, [jus'tar] / [dZus'tar] “aggiustare”, ['jorno] / ['dZorno] “giorno”, ma
solo [fa'meja], ['ajo], ['mεjo], ['rajo] (vedi sistema consonantico);
∞
i fenomeni metafonetici, tipici del veneto centrale e non delle parlate trevigiane e
feltrine-bellunesi, sono poco numerosi, ma esistono specialmente presso i
parlanti delle frazioni: metafonia di o per effetto di i: ['kuri] “corri” (imperativo
di córer), ['fursi] “forse”, ['fusi] “foste” (cong. impf. II pers. plur.)
15
.
3.1.2 Sistema consonantico
bilabiali labiodent. interdent. dentali alveol. palato-alv. palat. velari
occlusive p b t d k g
affricate
tS dZ
nasali m n
N
fricative f v θ ð S z
laterali l
monovibr. r
approssim. j
Tabella 3. Sistema consonantico del liventino.
12
15
Si “propaga” dalla vocale atona finale alla tonica medioalta il tratto [+alto].