INTRODUZIONE
Lo scheletro appendicolare dei vertebrati è sempre stato oggetto di grande
interesse in quanto, pur presentando molteplici modificazioni funzionali, è
caratterizzato da strutture che presentano sorprendenti somiglianze anche in forme
tassonomicamente molto lontane.
In effetti lo studio dell'evoluzione dei vertebrati si è basato anche sullo
scheletro appendicolare che è stato oggetto di lunghi studi da parte di numerosi
ricercatori che vi hanno riscontrato le basi morfologiche di ipotesi evolutive
diverse.
Riportiamo qui di seguito le fasi principali della conquista della terraferma e
le modifiche anatomiche che hanno accompagnato tale processo,secondo quanto
riferito da Szarski 1962, Kent 1973, Padoa 1978 e Fox 1983.
Uno dei momenti cruciali della storia evolutiva dei vertebra ti è proprio la
conquista dell'ambiente terrestre da parte di forme ancestrali, progenitori degli
Anfibi. Gli Anfibi infatti derivano da pesci che avevano modificato profondamente
la loro intera struttura assumendo caratteristiche che li misero in grado di lasciare,
seppure temporaneamente, l'ambiente acquatico.
Queste caratteristiche, che consistevano principalmente nella capacità di
respirare l'ossigeno dell'aria e nella presenza di pinne molto robuste, non erano
però comparse in previsione di una futura invasione della terraferma,ma si erano
sviluppate come vantaggi adattativi all'ambiente acquatico.
Infatti diversi pesci vivevano in acque stagnanti, quindi poco ossigenate,
dove organi respiratori accessori sarebbero stati di grande utilità.
In questa situazione i pesci erano costretti sotto la superficie per respirare e
inghiottire aria che veniva espulsa dalle fessure branchiali, ma le delicate lamelle
branchiali, non più sospese in acqua, collabivano. cosicche la superficie
respiratoria si riduceva molto. Perciò si svilupparono zone molto vascolarizzate
nella cavità boccale e nella faringe. Queste zone successivamente si estesero e la
loro superficie aumentò grazie alla formazione di diverticoli e pieghe. In questo
modo ebbero origine gli organi accessori per la respirazione.
I diverticoli riempiti di aria offrivano anche un altro vantaggio:potevano
fungere da organi idrostatici perche riducendo il peso specifico dell'animale gli
permettevano di rimanere quasi immobile alla profondità desiderata. Però il
perfezionamento della funzione idrostatica richiedeva modifiche diverse da quelle
necessarie per migliorare la funzione respiratoria (cioé gli scambi gassosi).
Questa è la ragione per cui da individui dotati di organi respiratori
originarono molto presto due diverse linee evolutive: una portò agli Attinopterigi
con vescica natatoria, l'altra ai pesci polmonati vale a dire i Crossopterigi che poi
diedero origine agli Anfibi.
I primitivi Crossopterigi erano in grado dunque di respirare fuori dall'acqua.
Questa era una delle due caratteristiche assolutamente indispensabili per un
eventuale approccio alla terraferma.
L'altra caratteristica era la presenza di parti anatomiche che rivelassero le
potenzialità di evolversi in arti rudimentali. I Crossopterigi avevano anche queste
strutture: erano le pinne pari.molto diverse da quelle degli altri pesci essendo
lobate.
Le ragioni della presenza di queste singolari pinne vanno ricercate nelle
abitudini di quegli antichi animali.
Infatti tutti i Crossopterigi erano predatori di pesci.ma non cacciavano le
prede in acqua aperta. le andavano a scovare nascoste in fitti boschetti di piante
sommerse. fra i tronchi di lepidodendri e sigillarie. La corta ma potente coda
assicurava uno scatto veloce ed era probabilmente aiutata dal contemporaneo
vigoroso sbattere delle pinne pari. Si suppone ( Schmalhausen 1960. citato da
Szarski (1962) che generalmente i Crossopterigi cacciassero vagabondando fra le
piante; si muovevano lentamente usando le pinne pari come mezzi principali di
propulsione.ciò provocò lo sviluppo dei lo bi muscolari basali alla base delle pinne.
che ne aumentarono la mobilità. In questo modo quindi si sarebbero sviluppate le
pinne lobate.
Naturalmente i Crossopterigi che diedero origine agli Anfibi e in generale ai
Tetrapodi. non sono gli stessi che vivono attualmente. infatti appartengono al
superordine dei Ripidisti ora scomparsi. Questi pesci vivevano nel periodo
Devoniano dell'Era Paleozoica, circa 380 milioni di anni fa.
E' logico supporre che la lenta trasformazione in Tetrapodi sia avvenuta
durante i prolungati periodi di siccità del tardo Devoniano. In tale condizione,
infatti, individui in grado di percorrere brevi distanze per abbandonare fiumi o
laghi che si erano parzialmente prosciugati e raggiungere bacini più grandi quindi
più favorevoli dal punto di vista ecologico, avevano più possibilità di
sopravvivenza.
Solo i Crossopterigi,come si è visto,avevano i requisiti per poter tentare una
simile impresa; lo scheletro delle loro pinne presenta infatti una stretta
rassomiglianza con quello dell'arto dei Tetrapodi ed è quindi lecito ritenere che
lievi modificazioni di queste pinne avrebbero potuto permettere la locomozione.
Durante i cambiamenti ambientali verificatisi nel periodo Devoniano, la
selezione naturale favorì questi Crossopterigi modificati che gradualmente si
evolsero nei Labirintodonti, i più primitivi Anfibi acquatici con più possibilità di
sopravvivere, almeno per brevi periodi,in ambiente terrestre. Perciò,
paradossalmente, la tetrapodia era un adattamento e un vantaggio dell'evoluzione
per permettere ai Labirintodonti di restare legati all'acqua poiche, avanzando via
terra, potevano raggiungere altri stagni o laghi se quelli originari si prosciugavano.
D'altronde gli arti erano ancora gracili e poco efficienti per cui, pur consentendo
spostamenti sul terreno, non impedivano una vita acquatica. Infatti molti
Labirintodonti vivevano prevalentemente nello stesso habitat dei loro antenati, i
Crossopterigi; potevano respirare aria al la superficie degli stagni (come i
Crossopterigi). procurarsi cibo nell'ambiente acquatico dato che sulla terra non ce
n'era per loro; inoltre nell'acqua non dovevano sfuggire a predatori. Durante il
caldo e umido periodo dell'Era Carbonifera, 350-380 milioni di anni fa, la terra si
coprì di foreste paludose e felci giganti; le terre si popolarono di una ricca fauna di
invertebrati. soprattutto Insetti. Il cibo abbondante. il forte calore necessario per
mantenere sufficientemente alta la temperatura corporea e l'atmosfera umida che
impediva la disidratazione furono i tre fattori che favorirono lo sviluppo degli
Anfibi che si evolsero in una grande varietà.
Questa varietà non comprendeva però gli Anfibi attuali.precisamente gli
Anuri e gli Urodeli che (tralasciando gli Apodi sui quali manca la documentazione
paleontologica) comparvero più tardi, nell'Era Mesozoica, rispettivamente nei
periodi Triassico (240 milioni di anni fa) e Cretaceo (140 milioni di anni fa).
Mentre i dati paleontològici dimostrano il passaggio dai Seymouriamorfi.un
sottordine dei Labirintodonti, ai Rettili, purtroppo restano sconosciuti i termini di
transizione dagli Anfibi arcaici agli Urodeli e agli Anuri."
Esistono in proposito due teorie: la teoria monifiletica che ritiene tutti gli
Anfibi attuali derivati dai Labirintodonti.questi a loro volta dai Crossopterigi
Osteolepiformi. e la teoria polifiletica sostenuta ancora oggi da Jarvik, un
autorevole paleontologo svedese, che afferma un'origine separata per Anuri e
Urodeli, rispettivamente dai Crossopterigi Osteolepiformi e dai Crossopterigi
Porolepiformi.
Ci sembra interessante a questo proposito riportare con al- cuni dettagli le
due teorie e le diverse ipotesi sull'evoluzione dell'arto. Le notizie riportate sono
tratte da SzarsKi (1962) e da JarviK (1982).
TEORIA MONOFILETICA
Una prova decisiva del monofiletismo sarebbe dimostrare che tutti i gruppi
di Tetrapodi derivano da un'unica specie già provvista di appendici pentadattile,
così come una prova di un'origine dei vertebrati terrestri da due o più gruppi di
pesci dimostrerebbe il polifiletismo. poiche i fossili non vengono in aiuto in tal
senso, i monofiletisti sono ricorsi ad uno strumento molto va lido, il concetto di
omologia. Infatti se si trovano omologie in tutti i vertebrati terrestri, è improbabile
che siano un retaggio di antenati pesci ma possono ritenersi caratteri che devono
essere stati acquisiti da un animale terrestre che stava già lasciando l'ambiente
acquatico; si deve allora ammettere un'origine monofiletica.
Proprio questo è il punto di forza dei monofiletisti che hanno riscontrato
numerosi casi di omologia. Prendendo in considerazione prima i caratteri comuni a
tutti i vertebrati terrestri si scoprono similitudini addirittura sorprendenti come
quelle riguardanti gli organi di senso, per esempio in tutti i Tetrapodi sono presenti
ghiandole la cui secrezione inumidisce la superficie dell'occhio scorrendo
attraverso il dotto lacrimale fino al sacco olfattorio. Ebbene la struttura singolare e
il modo di sviluppo del dotto lacrimale provano che questo organo è omologo in
tutti i Tetrapodi e quindi costituisce una prova della loro origine comune.
Alla stessa conclusione si arriva considerando la struttura e lo sviluppo
dell'orecchio medio, del timpano e l'evoluzione dell'iomandibolare nella staffa.
Anche limitandosi alla classe degli Anfibi si trovano numerose similarità
significative. La più importante è la struttura della pelle negli individui
metamorfosati. Infatti, a differenza dei pesci, la cute degli Anfibi adulti è
ricchissima di ghiandole, è perciò improbabile che una tale quantità di ghiandole si
sia sviluppata in animàli a vita acquatica. E' quindi da considerare una prova di
un'origine comune degli Anfibi da un antenato che era in grado di sopravvivere
anche fuori dall'acqua.
Un altro importante carattere comune è la presenza di uno stesso sistema di
respirazione diverso da quello degli altri Tetrapodi dove è più complesso ed
efficiente.