L'obiettivo del downsizing è essenzialmente il miglioramento dei risultati economici dell'azienda,
perseguito attraverso una politica di riduzione dei costi. Il cambiamento ha dunque come guida
soprattutto delle considerazioni di carattere economico e si concreta attraverso uno snellimento
delle unità organizzative e nella definizione di meccanismi contabili atti alla rilevazione sistematica
e dettagliata dei costi.
Da un punto di vista organizzativo, viene perseguita la riduzione della dimensione organizzativa
globale, attraverso la contrazione dei livelli gerarchici e la diminuzione del numero delle unità
organizzative.
Dunque, i maggiori beneficiari dell'azione di downsizing sono i costi, pochi o nessun vantaggio
viene generato per i clienti o per il personale.
Nel campo informatico, il termine downsizing assume normalmente il significato di processo di
migrazione di un sistema informativo aziendale, da una architettura centralizzata basata su un
Mainframe, ad una distribuita, costituita da una rete di calcolatori, sui quali viene ripartito il carico
delle elaborazioni.
In un contesto di mutamento rapido dell'ambiente organizzativo, la soluzione di un sistema
informativo basata su un'architettura hardware di tipo Mainframe, con applicazioni software,
cosiddette legacy, realizzate su misura per l'organizzazione, risulta inadeguata a causa di un'inerzia
eccessiva, che le impedisce di muoversi a velocità sostenuta.
Il sistema informativo diviene così un fattore di rigidità ai cambiamenti e i costi della manutenzione
evolutiva assorbono la maggior parte del budget destinato all'IT[2].
Anche il costo dell'hardware e del software di base delle piattaforme Mainframe, il cui mercato è in
regime di oligopolio, è così elevato che, addizionato al rilevante costo della manutenzione del
software applicativo, rende necessaria la ricerca di soluzioni alternative.
La concezione dell'impresa alternativa a quella “meccanica”, vede invece l'organizzazione e
l'azienda soprattutto come un sistema di persone da gestire, soprattutto con meccanismi di delega
delle responsabilità e compartecipazione alle decisioni.
Questo tipo di approcci hanno dunque come propria logica il fatto che essi, rispetto a quelli descritti
in precedenza, fanno un riferimento più marcato alle leve umane e culturali.
Il personale deve essere attivamente coinvolto nel processo di cambiamento e deve divenire parte
attiva nella scelta della direzione e dell'intensità del cambiamento.
Fondamentali per queste metodologie sono le attenzioni di cui debbono godere i meccanismi di
apprendimento, sia individuale sia organizzativo, e quelle da porre nei confronti delle necessità dei
dipendenti e degli utenti.
A questo approccio di tipo “umanistico” appartiene il Total Quality Management(TQM).
Il paradigma del TQM si afferma dapprima in Giappone per poi essere ripreso e formalizzato in
occidente, a partire dalla fine degli anni settanta, a seguito del successo commerciale di alcuni
marchi fra i quali Toyota e Sony.
La qualità intesa come la capacità di un bene di soddisfare le esigenze dei consumatori, è
riconosciuta come il suo più importante fattore critico di successo.
In estrema sintesi, la filosofia del TQM afferma che il miglioramento qualitativo del prodotto finale
deve essere perseguito attraverso la critica e la correzione continua di ogni particolare, sia intrinseco
del prodotto stesso sia del processo produttivo.
Sempre più spesso però, la velocità dell'evoluzione del prodotto ottenuta attraverso le tecniche del
TQM può risultare insufficiente a mantenerlo allineato alla concorrenza.
Il Business Process Reengineering(BPR) è una metodologia che, rispetto alla classificazione
dicotomica fatta in precedenza, si colloca in una posizione intermedia, pur mostrando una maggiore
affinità con il filone meccanicistico.
Il BPR è infatti una tecnica di ristrutturazione dei processi di produzione e del conseguente
adattamento dell'organizzazione che deve asservire.
Sotto questo aspetto la sua ispirazione meccanicistica è del tutto evidente.
Non si deve però trascurare l'esplicito orientamento al business, per il quale è essenziale la capacità
di produrre qualità e valore dal punto di vista dell'utente del servizio.
L'utente può essere indifferentemente esterno o interno all'organizzazione e dunque cliente o
dipendente a seconda del tipo di processo cui si presta attenzione.
La teorizzazione del BPR è abbastanza recente e nella definizione data dal suo ideatore, Michael
Hammer, è "la riprogettazione radicale dei processi d'impresa, in grado di condurre a miglioramenti
delle prestazioni di tipo discontinuo…e mira all'ottenimento di un "salto" nei livelli delle
prestazioni"[17].
Il cambiamento deve riguardare i processi di business e non le funzioni, le divisioni o i prodotti: i
problemi che le aziende devono affrontare non derivano dalle loro struttura organizzativa, ma dalla
struttura dei loro processi.
Il "drastico" miglioramento è ottenuto principalmente attraverso l'introduzione di tecnologie
informatiche e di telecomunicazioni senza limitarsi, come è avvenuto sinora, ad automatizzare
l'esistente, ma accompagnando lo sfruttamento delle potenzialità della tecnologia al ripensamento
radicale dei processi d'impresa[17].
Una delle idee di base del BPR è quella di ricercare nelle nuove tecnologie non un modo per fare
meglio e più velocemente i vecchi lavori, ma sistemi per creare nuovi modi di lavorare.
Ricercare dunque le opportunità che la tecnologia mette a disposizione per superare i vincoli che
hanno limitato il modo di pensare le soluzioni sino a quel momento.
Questo è il potere dirompente della tecnologia, la sua capacità di distruggere le regole che limitano
le modalità con cui un lavoro può essere svolto, rendendo così critico per l'azienda l'approccio alla
ricerca dell'innovazione, ai fini dell'acquisizione e del mantenimento del vantaggio competitivo.
L'approccio integrato di riprogettazione organizzativa e tecnologica, costituisce la caratteristica
peculiare della reingegnerizzazione dei processi, ed è il fattore critico per eccellenza per il successo
finale dell'intervento di BPR.
In quasi tutte le organizzazioni, un processo attraversa trasversalmente la struttura di un'azienda,
tradizionalmente disegnata secondo logiche funzionali.
Pertanto un processo di BPR dovrà necessariamente possedere un approccio "globale", dovendo
poter sindacare le attribuzioni e le responsabilità di tutte le divisioni nelle quali l'organizzazione è
formalmente suddivisa.
Nel quinto capitolo di questo lavoro, espressamente dedicato al BPR, verranno tra l’altro
approfonditi i fattori economici e le rigidità strutturali che spingono un'organizzazione ad affrontare
un processo di reengineering.
In prospettiva dinamica, e quindi con un orizzonte temporale di medio termine, il vantaggio
competitivo generato dal BPR va mantenuto con successive attività di miglioramento, sino al
momento in cui si presenta la necessità di un successivo “salto”.
Da questa prospettiva l'innovazione drastica, teorizzata dal BPR, ed il miglioramento continuo,
obiettivo finale del TQM, non sono in antitesi fra loro ma concorrono nel tempo a realizzare ed a
mantenere elevate le performance dell'impresa.
Ovviamente, queste dinamiche di riorganizzazione vedono coinvolta la struttura e l’organizzazione
del sistema informativo aziendale.
Le applicazioni debbono essere ripensate in stretta congiunzione con la riorganizzazione per
processi del lavoro, superando la logica minimale di procedere all'automazione di flussi di lavoro,
una volta che questi siano stati definiti.
Il cambiamento è dunque necessario, determinante per la sopravvivenza dell'impresa, ma altrettanto
importante è che qualsiasi azione intrapresa in questa direzione sia condotta in un'ottica di
economicità e di minimizzazione dei rischi.
La tesi che questo lavoro cercherà di dimostrare è che la migliore strategia da seguire per perseguire
questo duplice obiettivo è l'adozione di un'azione sistematica di riuso.
Fra le diverse accezioni del termine riuso, quelle più importanti nell'ambito di un progetto di
sviluppo informatico sono almeno due.
La prima è quella che fa capo all'ammonimento "develop with reuse", ovvero “sviluppa riusando”,
innumerevolmente citato dalla letteratura specializzata, al quale possono essere ricondotte tutte le
azioni volte al recupero di elementi presenti nel sistema preesistente.
Un riuso inteso quindi come recupero di parti, hardware o software, ancora valide e quindi con un
valore economico non nullo.
La seconda accezione riguarda invece il secondo fondamentale ammonimento: “develop for reuse”,
ovvero “sviluppa al fine di riusare”.
A questo filone possono essere ricondotte tutte le tecniche e gli accorgimenti che consentono di
realizzare del software con spiccate potenzialità di riuso, sia nell'ambito e del progetto stesso sia per
usi futuri.
In quest'ultimo caso la riusabilità diviene una qualità intrinseca del software stesso e costituisce
indubbiamente un valore aggiunto fornito al prodotto finale del processo di produzione.
Il riuso, per poter mettere a frutto tutte queste potenzialità, deve divenire quasi una "filosofia" di
riferimento, con la quale confrontarsi in ogni fase del progetto.
Come vedremo, infatti, le basi per un riuso efficace vengono gettate già nelle fasi iniziali del
progetto.
La progettazione dell’architettura hardware e del software di base ha il non facile obiettivo di
reimplementare nel nuovo ambiente una serie di servizi precedentemente forniti dal vecchio
sistema.
Per ognuno di essi esistono diverse alternative da valutare e le innumerevoli scelte da operare non
sono indifferenti ai fini del riuso.
Il disegno dell’architettura software è anch’esso fondamentale per le potenzialità di riuso nel
prosieguo del progetto.
Se nel passato, le possibilità di recuperare parti di una precedente automazione era garantita, almeno
in alcuni casi, dalla continuità tecnologica, in questo lavoro osserveremo invece una evoluzione che
costituisce sicuramente un punto di rottura con la situazione precedente.
In un progetto di downsizing viene infatti abbandonato il tradizionale modello basato sul
Mainframe per l’alternativa offerta dalle architetture Open, basate su reti di calcolatori cooperanti.
Il secondo capitolo di questo lavoro si occuperà proprio del downsizing di un sistema informativo,
cercando di approfondirne il significato e descrivendo diverse soluzioni in alternativa per il
raggiungimento dell'obiettivo, evidenziando i fattori determinanti per la valutazione delle scelte e
degli obiettivi del progetto.
Le possibilità di riuso vanno dunque attentamente progettate a priori, scegliendo anche per l’aspetto
software soluzioni che rendano possibile l’integrazione nel nuovo sistema di porzioni di software
preesistente.
Fondamentali sono poi le scelte da operare per quanto concerne il linguaggio di programmazione e
le tecniche di analisi e progettazione.
I recenti sviluppi dell’ingegneria del software hanno elaborato i cosiddetto “paradigma ad oggetti”,
che costituisce ad oggi il più potente insieme di tecniche e strumenti per lo sviluppo di software
orientato al riuso.
Il terzo capitolo di questo lavoro si occuperà principalmente proprio del modello a oggetti e del
linguaggio Java.
Il quarto capitolo prenderà invece in considerazione una particolare soluzione per il downsizing,
quella del Rehosting, che rappresenta una possibile scelta architetturale, che si sta sempre più
affermando, in alternativa a quella più tradizionale costituita dall’architettura client/server.
Il modello Rehosting consente la realizzazione di un sistema Open ad oggetti, con ampie possibilità
di riuso dell’Hardware e del Software preesistente.
L’adozione delle nuove tecnologie offre poi la possibilità di introdurre una serie di funzionalità
aggiuntive, che possono apportare grandi benefici all’efficienza e all’efficacia dell’organizzazione.
Fra tutte le nuove tecnologie, Internet è quella che oggi raccoglie i maggiori consensi.
Per molte aziende l’apertura di un proprio sito sembra essere il “must” del momento e l’accesso alle
potenzialità offerte dall’e-commerce appare come il più importante fattore critico di successo per le
imprese nei prossimi anni. Il nuovo sistema informativo dovrà dunque tenere conto di queste
necessità e dotarsi degli strumenti atti a consentire il riuso delle applicazioni esistenti per la
costruzione delle funzionalità da rendere disponibili sul WEB. Abbiamo visto come, affrontando in
sequenza una serie di aspetti da valutare per la definizione del nuovo sistema informativo siano
emerse necessità, requisiti, alternative. Di fondo esiste l’idea progettuale del downsizing che deve
ora prendere corpo, essere valutata nel suo complesso e definita nei dettagli, prima di procedere alla
fase realizzativa. Lo strumento con cui affrontare questa delicata operazione è lo studio di fattibilità,
che costituirà l’argomento d’analisi del sesto capitolo, nel quale vengono valutate le possibilità di
successo del progetto, i costi ed i benefici attesi, la strategia da seguire.
La fase realizzativa vera e propria, porta a compimento il progetto, realizzando il percorso ideale
che partendo dall’impianto esistente produce come risultato il nuovo sistema informativo. Questo
difficile passo costituirà l’argomento del sesto capitolo, nel quale verranno tra l’altro approfondite
tutte le tecniche specifiche di recupero del software preesistente
Nell'ultimo capitolo verrà invece sviluppato un caso di studio allo scopo di mostrare, con un
esempio concreto, una possibile evoluzione del processo di downsizing. La scelta del caso di studio
è stata abbastanza travagliata in quanto doveva risultare sufficientemente contenuto da non
appesantire eccessivamente il lavoro ma concreto, non banale e con una soluzione target
sufficientemente attuale.
Soprattutto, la scelta del caso da analizzare doveva rispondere all’esigenza di presentare uno stato di
partenza ed uno di arrivo nel quale potessero riconoscersi molte altre realtà. La scelta è infine
caduta sul processo di riorganizzazione del sistema informativo dell’INPDAI, ad oggi in corso, che
presenta una serie di caratteristiche tali da renderlo estremamente interessante per gli scopi di
questo lavoro. Infine, ogni qualvolta nel processo dovesse presentarsi la necessità di procedere ad
una valutazione di diverse soluzioni in alternativa, cercando di privilegiare nel metro adottato
l'aspetto economico, verranno discussi gli elementi da candidare al giudizio e una possibile tecnica
per operare la scelta.