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compressore ed il suo rendimento. Inoltre sono state ricalcolate alcune curve di
correzione delle turbine, poiché quelle disponibili nei manuali non funzionano
correttamente.
Dopo aver trattato una validazione delle misure, si è cercato di capire quanto la
trasformazione seguita dall’acqua, iniettata in camera d’aspirazione dal sistema
Turbofog, si discosti dall’evaporazione completa ideale.
Numerosi sono gli effetti osserva ti sui diversi punti del ciclo combinato,
conseguenti all’accensione di un sistema di raffreddamento per iniezione d’acqua.
Modificazioni si hanno, sia per la sezione a gas, sia per quella a vapore, con
elevati incrementi nelle potenze erogate da entrambe le turbine, ed un lieve
miglioramento del consumo specifico. Da rilevare anche una significativa
riduzione delle emissioni di ossidi d’azoto.
Al fine di effettuare una valutazione complessiva del guadagno, in termini
energetici ed economici, derivante dall’introduzione del Turbofog, si è pensato ad
un modello di calcolo che permettesse di fare previsioni sul comportamento delle
macchine. Tale modello consente di calcolare la potenza di entrambe le turbine ed
il consumo specifico della sola turbina a gas, che si avrebbero istante per istante,
partendo dai seguenti parametri reali: temperatura ambiente, umidità relativa
ambiente, pressione ambiente e perdite di carico nel condotto d’aspirazione del
compressore, potere calorifico inferiore del gas naturale, angolo d’apertura delle
IGV, vuoto al condensatore. I valori ideali calcolati con il modello, sono messi in
relazione con i corrispondenti valori reali, nei periodi di funzionamento del
Turbofog, ottenendo una stima di quanto tale sistema incide sulle prestazioni del
ciclo combinato. Consequenziale è poi la valutazione economica.
Un interessante utilizzo del modello è stato quello di costruire una semplice
interfaccia che permetta, inserendo alcuni dati di ingresso, di decidere
sull’opportunità o meno di accendere il sistema Turbofog, avendo un’indicazione
immediata della potenza che le due turbine erogherebbero in più, della riduzione
del consumo specifico e del vantaggio economico che si avrebbero.
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Il modello di previsione delle prestazioni delle macchine trovato, può essere
utilizzato per valutare in futuro anche altre modifiche all’impianto, che vadano ad
interessare, direttamente od indirettamente, i parametri considerati. Come
esempio, è stata svolta una valutazione del vantaggio ottenibile da un diverso
sistema di raffreddamento dell’aria, installando un frigorifero ad assorbimento.
Ci si è sempre rifatti all’analisi sperimentale dei dati raccolti, senza comunque
tralasciare la trattazione teorica, che in particolare ha interessato gli effetti, sul
ciclo di turbina a gas, dei parametri ambientali. Il numero di dati trattato è stato
considerevole: si è analizzato un arco di tempo di quasi sette mesi, dalla metà di
aprile fino ad ottobre del 2003, registrando le grandezze utilizzate per i calcoli
ogni cinque minuti. Per giunta, si sono dovuti confrontare dati provenienti da
diversi sistemi di monitoraggio e con periodi di campionamento differenti.
L’analisi è stata eseguita con riferimento al gruppo 1, ipotizzando di poter
replicare le considerazioni svolte, anche per il gruppo 2, essendo molto simili.
Alla luce di quanto successo poi al turbogas, sarebbe stato meglio effettuare lo
studio sul gruppo 2. Nel mese di agosto 2003, infatti, tramite un’indagine
endoscopica, sono state trovate delle cricche nel bordo d’uscita di alcune palette
del secondo stadio rotorico della turbina, appena sopra la base. Si è deciso di
fermare la macchina e procedere alla sostituzione dell’intero stadio. Sebbene le
operazioni siano state eseguite molto velocemente, il fermo è durato 20 giorni.
Un’esperienza interessante è stata quella di poter vedere la macchina aperta, anche
se, quando è stato confermato il danno, è stato più forte il dispiacere provato, della
contentezza per l’opportunità che si prospettava.
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Vorrei ringraziare le persone che mi hanno permesso di svolgere questo lavoro e
che mi hanno fatto appassionare all’ambiente della Centrale, facendomi sentire
sempre ben accetto, in tutto il lungo periodo della mia permanenza. Cito in ordine
quasi cronologico, le persone che mi hanno sostenuto: innanzitutto l’Ing. Renzo
Busatto, che mi ha accordato la possibilità di frequentare la struttura della
Centrale di La Spezia, di cui è Direttore; l’Ing. Paolo Silva, del Politecnico di
Milano, per avermi appoggiato ed incoraggiato dai primissimi passi; il Prof. Ennio
Macchi, del Politecnico di Milano, che ha accettato di seguirmi, lungo tutto questo
lavoro, come Relatore, con ciò che ne consegue; la Sig.ra Fiorella Fiorini, di Enel,
che si è interessata della parte burocratica per l’attivazione dello Stage; il Prof.
Gianfranco Petrone, del Politecnico di Milano, che ha seguito la pratica; l’Ing.
Giuseppe Torsello, del CESI, per i ripetuti incontri di discussione, per il continuo
interessamento, per le spiegazioni sul sistema da lui progettato ed i numerosissimi
utili suggerimenti; gli Ingegneri Samuele Bellagamba e Bruno Riga, di Enel
Ricerca, per i chiarimenti sul Tiger e tutti gli altri consigli sulle prestazioni delle
macchine; l’Ing. Maurizio Faruoli, per le occasioni di confronto; tutto il personale
della Centrale, che mi ha dato delucidazioni su vari aspetti dell’impianto, in
ordine alfabetico: Bacigalupi, Bancalari, Bordoni, Cecchi, Edi; mia sorella
Giorgia Morlando, che mi ha aiutato per le parti grafiche; il mio portatile che ha
resistito a tutti i maltrattamenti subiti; la penna di memoria ed il portatile di Sonia
Pozella, senza i quali il lavoro sarebbe rimasto chiuso dentro il mio pc; su tutti,
prima, dopo e durante, Adriano Olivetti, Capo Area 1 e 2 della Centrale Enel di
La Spezia, che mi ha ospitato in questi mesi nel suo ufficio, ha sopportato tutte le
mie domande, ha sempre cercato di chiarire i miei dubbi; mi ha continuamente
aiutato, mi ha permesso di osservare da vicino le macchine e di capire in parte
come si svolge la vita in una Centrale, oltre all’importanza dell’interesse e della
dedizione al lavoro.
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1 – DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO
L’unità di Business Termoelettrica di La Spezia è localizzata ai margini della
città, in una zona periferica a carattere industriale, comodamente accessibile e con
facilità di approvvigionamenti per la vicinanza con l’area portuale.
Il carbone giunge via mare e le navi carboniere hanno la possibilità di attracco ad
un pontile, di proprietà di Enel Produzione, dal quale si stacca un nastro
trasportatore, che raggiunge un carbonile situato nelle immediate vicinanze della
Centrale. Da questo parte un secondo nastro che, passando sopra i gruppi 1 e 2 a
Ciclo Combinato, arriva al Gruppo 3 a carbone.
Anche l’approvvigionamento di gas naturale risulta facilitato dalla vicinanza del
mare: nel Golfo della Spezia, precisamente in località Panigaglia, si trova uno
stabilimento della SNAM per l’attracco di navi gasiere; da questo il gas viene
fornito direttamente alla Centrale, garantendo una buona costanza nella
composizione del gas.
L’insediamento risulta composto da un gruppo a carbone della potenza nominale
di 650 MW e da due gruppi a Ciclo Combinato della potenza nominale di 320
MW per il gruppo 1 e 325 MW per il gruppo 2.
I componenti principali di ognuno dei due gruppi a Ciclo Combinato sono: una
turbina a gas di costruzione FiatAvio; un generatore di vapore a recupero di
costruzione ABB; una turbina a vapore di costruzione Ansaldo-Tosi, derivata da
quella già presente prima del repowering e opportunamente modificata; un
condensatore di costruzione Tosi, anch’esso già presente nell’impianto e
modificato da Ansaldo, nel quale circola acqua di mare, prelevata nel Golfo e
convogliata tramite canale sotterraneo alla Centrale.
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1.1 Turbina a Gas
La turbina a gas 701F è il frutto della collaborazione tra FiatAvio, Mitsubishi
e Westinghouse che nel 1990 hanno siglato il “Trilateral cooperative
developement agreement” con l’obiettivo di sviluppare in comune nuove
macchine e nuove tecnologie. Le due macchine presenti a La Spezia sono state
costruite da parte di FiatAvio, ma oggi la manutenzione è affidata ai giapponesi di
Mitsubishi Heavy Industries.
La voluta d’ingresso compressore, il corpo compressore, il corpo esterno
combustore, il corpo turbina e il corpo del diffusore di scarico, sono imbullonati
l’uno all’altro in piani verticali; ciascun corpo è inoltre diviso in due parti,
imbullonate tra loro, in corrispondenza del piano orizzontale passante per l’asse
della macchina, per agevolare e semplificare il montaggio, l’ispezione e la
manutenzione.
Figura 1.1 – Complessivo in sezione del Turbogas 701F
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1.1.1 La camera d’aspirazione
La sezione frontale della camera d’aspirazione è molto ampia per avere una
velocità di attraversamento dell’aria bassa, al fine di migliorarne il filtraggio, per
poi ridurre la propria area piuttosto bruscamente ed infine convogliare il flusso
verso la bocca d’ingresso del compressore.
Il sistema di filtrazione è a 3 stadi:
1. Separatore di gocce;
2. Prefiltro standard, tipo Amerkleen M80;
Figura 1.2 – Rappresentazione del prefiltro
3. Filtro ad alta efficienza, tipo Duracel RM 90 MG.
Figura 1.3 – Rappresentazione del filtro ad alta efficienza
La camera filtri sembrerebbe progettata malamente e non rispetta gli standard
costruttivi. Numerose difficoltà si incontrano in fase di sostituzione dei mezzi
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filtranti. Inoltre presumibilmente l’efficienza non è ottimale: l’aria potrebbe
passare più agevolmente dagli interstizi tra i filtri e i loro alloggiamenti che
attraverso i filtri stessi. L’impressione è che la filtrazione avvenga per lo più con i
prefiltri e poco con i filtri ad alta efficienza.
Le perdite di carico dei prefiltri e dei filtri sono monitorate con due manometri
differenziali posti nel quadro di controllo a fianco della camera filtri. Il sistema ha
sei portelle antimplosione e su ogni portella sono installati due finecorsa
precablati per trasmettere il segnale di apertura.
All’interno della camera d’aspirazione sono posizionati i silenziatori, i quali
riducono la sezione di passaggio alla metà.
Figura 1.4 – Vista laterale del primo tratto della camera d’aspirazione
1.1.2 Il compressore
Il compressore è di tipo assiale a 17 stadi, che permettono di raggiungere un
rapporto di compressione pari circa a 16.
L’aria entrando è indirizzata verso il primo stadio rotorico dalla presenza delle
IGV, di tipo a geometria variabile, utili per poter intervenire direttamente sul
carico.
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Figura 1.5 – Vista della voluta d’ingresso, con le IGV
Vengono effettuati tre spillamenti d’aria in corrispondenza degli stadi 6°, 11° e
14°, al fine di raffreddare i raddrizzatori di turbina.
Sono inoltre presenti delle valvole di bleed sempre al 6° ed all’11° stadio che
permettono di alleggerire il carico sul compressore in fase di avviamento,
deviando parte della portata elaborata direttamente allo scarico.
Il rotore del compressore dell’aria prevede, nella sua parte iniziale, la flangia di
accoppiamento con il tronchetto di unione, per la trasmissione della coppia
motrice all’alternatore. Successivamente si evidenzia la ralla del cuscinetto
reggispinta e l’alloggiamento per il cuscinetto portante.
Proseguendo si incontrano i dischi porta palette dei primi 3 stadi di compressione
ricavati direttamente sul rotore.
I successivi 14 stadi rotanti sono ottenuti impilando una serie di dischi mantenuti
serrati tra loro da 12 tiranti; delle spine antirotazione evitano slittamenti relativi
tra i dischi in condizioni di parallelo controfase.
I dischi e l’albero sono costruiti in Alloy Steel, mentre le pale sono in AISI 630
(fino al 7° stadio) ed in AISI 403 per tutti gli stadi successivi. Tutte le pale sono
rivestite di SERMETEL 725 e hanno ancoraggio a coda di rondine.