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E interessante ricordare come, nell ultimo ventenn io, si sia passati
dall uso di gessi confezionati artigianalmente ai tutori e bendaggi funzionali,
di cui si dispone oggigiorno, che permettono di assicurare una mobilizzazione
precoce, evitando cos i danni conseguenti ad una prolungata
immobilizzazione, in passato problema assai rilevante. L evoluzione di queste
tecniche Ł stata ed Ł tuttora molto rapida, con la conseguenza che, molto
spesso, esistono pareri non sempre concordi sull intervento medico-
riabilitativo piø idoneo da attuare.
Nella prima parte della tesi ho affrontato una doverosa esposizione
della struttura istologica ed anatomica del tendine d Achille, per
comprenderne la sua fisiologia, alla luce dei riferimenti biomeccanici.
Nella seconda parte, quindi, sono passato alla ricerca dei piø frequenti
agenti eziologici delle tendinopatie Achillee in ambito sportivo e alla sintesi
delle principali patologie dell atleta.
Sulla base di queste conoscenze ho potuto, infine nell ultima parte,
analizzare, inquadrare ed esporre i principali e piø efficaci trattamenti
chirurgici e medico-riabilitativi delle diverse tendinopatie Achillee, stabilendo
cos schemi ideali di trattamento che, oltre a trattare la lesione, permettono
all atleta la precoce ripresa dell attivit sportiv a.
Importantissima Ł stata, nel corso del tirocinio effettuato nei diversi
Servizi, la collaborazione e l esperienza delle figure sanitarie che mi hanno
aiutato nell impostazione di un lavoro il piø possibile ampio nell ambito delle
risorse riabilitative e mediche oggi disponibili.
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CAPITOLO 1
STRUTTURA
MICROSCOPICA, MACROSCOPICA
E
FISIOLOGIA DEI TENDINI
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Prerequisito fondamentale per la comprensione delle alterazioni
patologiche di un qualsiasi tessuto, Ł la sua approfondita conoscenza a livello
strutturale e fisiologico. Esistono diverse tipologie di tessuto tendineo, atte a
permettere la migliore trasmissione dell energia creata dalla contrazione
muscolare, che pur mantenendo costanti caratteristiche quali l adeguata
elasticit e resistenza, si differenziano dalla var iazione del rapporto delle
componenti molecolari e dalla loro disposizione spaziale.
STRUTTURA MICROSCOPICA DEL TENDINE SANO
COMPONENTI
La letteratura medica dell inizio novecento descriveva i tendini come
strutture amorfe costituite da semplici fasci di fibre collagene posti paralleli tra
loro. Questo concetto prese origine dal fatto che l osservazione era limitata al
campo d ingrandimento del microscopio ottico, non sufficiente quindi ad
identificare e permettere di studiare la microstruttura fibrillare nella sua
disposizione spaziale reale; solo recentemente, con l utilizzo del microscopio
elettronico, si Ł potuto capire la notevole complessit del tessuto tendineo,
aprendo campi di studio vastissimi, ancora oggi in pieno fermento, che sono
riusciti e riusciranno a dare spiegazioni scientifiche ben definite di fenomeni
fisiologici e patologici prima solo teorizzati.
In contrasto con le vecchie conoscenze oggi sappiamo che il tessuto
tendineo Ł un tessuto connettivo denso regolare ed Ł un esempio di
organizzazione strutturale mutevole con l invecchiamento, infatti,
caratteristiche quali il rapporto fra cellule e matrice extracellulare,
composizione della matrice stessa sono notevolmente diversi tra un tessuto
tendineo del neonato e un tessuto omologo di un organismo adulto.
I tenoblasti nel neonato hanno forme variabili e il loro diametro
longitudinale varia da 20 a 60 µm; la matrice tendinea Ł formata da fibre
collagene di 370 Ǻ di spessore che sono piuttosto uniformi per diametro e
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presentano le striature tipiche del collagene. Le fibre elastiniche in tal epoca
non sono ancora mature.
L invecchiamento comporta essenzialmente due fenomeni: da una parte
si ha la modificazione della morfologia cellulare, le cellule diventano
fusiformi e raggiungono i 300 µm di lunghezza e dall altra ci sono i
cambiamenti dovuti alla maturazione della matrice extracellulare, si osserva,
infatti, una diminuzione graduale del rapporto cellule-matrice che si riduce in
maniera direttamente proporzionale all et del tess uto tendineo. Allo stesso
modo la matrice cellulare stessa si modifica fortemente: le fibre collagene
aumentano di diametro raggiungendo nel tessuto tendineo di un adulto i 1.660
Ǻ e nell anziano i 2.000 Ǻ.
Il materiale amorfo che si rileva fra le cellule dei neonati non Ł piø
visibile mentre le fibre elastiniche subiscono notevoli cambiamenti sia nella
struttura sia nel numero, negli anziani, infatti, diminuiscono e vanno incontro
ad una trasformazione progressiva della loro parte centrale amorfa che al
microscopio elettronico appare sempre piø opaca.
In primo luogo possiamo dividere i componenti del tessuto tendineo
adulto in due grosse categorie: elementi cellulari (tenociti, tenoblasti, ...) e
matrice extracellulare, ovvero un gel acquoso composto da polisaccaridi e
sostanze amorfe che cementa le cellule e ne controlla lo sviluppo e le attivit
quali la sintesi di proteine fibrose (collagene ed elastina).
Collagene (70% della massa secca del tendine) (Maffulli, Ewen 2000)
Circa un quarto delle proteine totali dell organismo nei vertebrati
superiori Ł rappresentato dal collagene, una delle maggiori proteine strutturali.
Esso forma cordoni molecolari, che costituiscono la struttura di base dei
tendini, ma anche ampi ed elastici fogli, che supportano la pelle e gli organi
interni. Il collagene fornisce quindi complessivamente una struttura al nostro
corpo, proteggendo e supportando i tessuti molli, unendoli allo scheletro e tra
di loro.
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Biochimicamente la molecola Ł classificata come una proteina
complessa, formata da lunghi bastoncini rigidi di forma cilindrica piuttosto
uniformi di diametro (da 370 a 2.000 Ǻ) costituiti a loro volta da una molecola
elementare detta tropocollagene che differisce notevolmente dalle altre
proteine fibrose per la sua straordinaria ricchezza di glicina, prolina e
idrossiprolina.
Ogni molecola di tropocollagene Ł formata da tre catene polipeptidiche
elementari lunghe oltre 1.400 amminoacidi; proprio la sequenza ripetuta di tre
amminoacidi di cui il terzo Ł sempre la glicina, uniti con legami idrogeno,
origina questa resistente struttura. Molte delle posizioni rimanenti nella catena
sono riempite da altri due amminoacidi: prolina e idrossiprolina, di cui
l ultima in particolare, Ł critica per la stabilit e l assemblaggio extracellulare
della molecola stessa.
Le singole molecole di tropocollagene si legano attraverso interazioni
molecolari specifiche che vengono a stabilirsi tra le teste e le code;
associandosi lateralmente le une alle altre, inoltre, vengono a definire
connessioni molto stabili che non ne permettono lo scorrimento reciproco; si
formano cos strutture tridimensionali cilindriche che poi si organizzano a
formare un fascio.
Sopra questo scheletro strutturale si crea poi una formazione
sopramolecolare che definisce diversi tipi di collagene con caratteristiche
spaziali e chimiche ben differenti; in base a questa struttura sono stati finora
classificati venti diversi tipi di collagene di cui solo cinque sono i principali:
• collagene di tipo I: Ł organizzato in cordoni e si trova nei connettivi
densi delle fasce e nel tessuto tendineo.
• collagene di tipo II: si trova nella cartilagine.
• collagene di tipo III: le fibre hanno disposizione reticolare e viene
anche chiamato reticolina . Si trova ad esempio ne lla matrice del
midollo osseo.
• collagene di tipo IV: Ł proprio della membrana basale e si dispone a
formare una specie di rete che separa l epitelio dai connettivi.
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• collagene di tipo V: proprio delle pareti vasali.
Conseguenza diretta di quest ampia variet Ł la consapevolezza che in
un tessuto, all apparenza tutto uniforme, non vi Ł un unico tipo di collagene
ma, in base alle sollecitazioni cui dovr far front e, sar formato da un insieme
di piø collageni diversi, che fornir la piø adegua ta risposta meccanica.
E da evidenziare infine che le fibre di collagene, essendo ben piø
grandi delle cellule dalle quali originano, non possono essere sintetizzate
direttamente nel loro citoplasma, perci , una volta creati, i piccoli complessi
proteici all interno della cellula sono secreti attraverso una normale esocitosi
nella matrice extracellulare; in tal luogo, subendo una serie di trasformazioni
che li portano ad aggregarsi tra loro e con altri elementi mediante legami
chimici specifici, si formano le microfibrille di collagene che poi,
organizzandosi in fasci piø voluminosi costituiranno l unit di base della
fibrilla collagene. I parametri principali di maturazione extracellulare che
caratterizzano le propriet meccaniche dei vari tes suti sono:
• quantit di fibre collagene assemblate;
• direzione e disposizione spaziale dei cordoni.
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Dall unione di piø fibrille prende definitivamente forma la fibra
collagene avente un orientamento spaziale ben specifico e caratteristico per
quel singolo tendine.
Lo spessore delle fibre collagene Ł ovviamente molto variabile e
dipende principalmente dal numero di fibrille che le costituiscono. La
demolizione e il rinnovamento del collagene in ogni tessuto sono ciclici e
costanti.
Elastina (2% della massa secca del tendine) (Maffulli, Ewen 2000)
Altra costituente base del
tendine Ł la fibra elastica che Ł
formata da due strutture saldamente
legate: una parte fibrillare composta
dalla fibrillina e una matrice amorfa
centrale costituente circa il 90% del
volume contenente l elastina.
La funzione dell elastina
all interno dei tendini Ł stata meglio
chiarita solo con gli studi di Butler
del 1978 e confermati da altri piø
recenti, in cui si conclude che le fibre elastiche permettono il recupero della
configurazione ondulatoria delle fibre collagene, tipica nel momento di