INTRODUZIONE
1.1 Il Calcio
L’unicità del Calcio, sport di squadra per eccellenza, non risiede nella sua popolarità o tanto meno
nella sua bellezza come vorrebbe un abusato luogo comune («lo sport più bello del mondo»): in
realtà ogni disciplina ha nei suoi contenuti atletici, nella sua tecnica e nei suoi valori un’unicità
soggettivamente valutabile come straordinaria. Ciò che rende davvero speciale il Calcio è la sua
trasversalità: la semplicità delle regole di base facilita l’accesso a ogni età e per entrambi i sessi; la
non necessità di strutture e di una specifica attrezzatura fa del Calcio uno sport aperto a ogni livello
sociale. Basta un pallone, che nelle realtà più depresse può essere sostituito con un qualsiasi oggetto
in grado di rotolare. Si aggiunga la facilità di immedesimazione di chiunque tiri un calcio a un
pallone nei più grandi e celebrati campioni, per comprendere la straordinaria popolarità del Calcio.
Pur non avendo un’intrinseca complessità, però, il Calcio giocato ad alti livelli richiede specificità.
Come le altre attività sportive il Calcio non è una scienza, ma la scienza può aiutare a migliorare le
prestazioni di chi lo pratica a ogni livello. La prestazione calcistica dipende da un numero molto
elevato di fattori: fisiologici, tecnico/biomeccanici, tattici, mentali, ambientali…
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Come illustrato nello studio di Stølen et al.
[1]
del 2005, durante una partita di 90 minuti i giocatori
di elite coprono una distanza di circa 10 chilometri a un'intensità media vicina alla soglia anaerobica
(80-90% della frequenza cardiaca massima).
Maggiore è il livello di competizione e maggiore è la percentuale di gioco eseguita a intensità
massima. La concentrazione di lattato ematico durante una partita è mediamente di 7-8 Mmol/l.
Durante il gioco è richiesto l’intervento di tutti e tre i metabolismi energetici: anaerobico alattacido,
anaerobico con formazione di lattato, aerobico. Questi costituiscono l’insieme dei processi che
generano ATP ed energia in altra forma per le necessità della cellula.
In questo contesto di resistenza, oltre all’energia necessaria per gli spostamenti sono richiesti
numerosi sforzi di tipo esplosivo come ad esempio calci, lotta, rotazioni, sprint, cambi di ritmo,
mantenimento dell'equilibrio e controllo della palla contro la pressione difensiva.
Le migliori squadre continuano ad aumentare le loro capacità fisiche, mentre le altre risultano avere
valori simili a quelli di trenta anni fa. Non è noto se questa condizione sia causata da un minor
numero di valutazioni e risorse di allenamento, dalla vendita dei migliori giocatori, e/o dalla non
conoscenza di efficaci esercizi di allenamento in squadre dalle minori prestazioni.
Lo studio di Bloomfield et al.
[2]
del 2007 ha come obiettivo la valutazione quantitativa degli sforzi
fisici compiuti dai calciatori della Premier League inglese, che differenzia a seconda del ruolo di
gioco (difensore, centrocampista e attaccante). L’autore ha identificato diversi tipi di attività
classificandoli in base alla natura del gesto (stare fermo, cammino, corsa a bassa intensità, corsa a
media intensità, sprint, salto, altri movimenti). Questa analisi ha rivelato che una media del 40,6%
del gioco è stato speso nell’esecuzione delle attività classificate dall’autore (35,8% attaccanti;
44,5% centrocampisti; 41,9 difensori) con una frequenza media di 28 diverse attività ogni 15
minuti; la durata media di ogni attività era 13.1 ± 3.2 secondi. Meno della metà dei movimenti viene
eseguita in avanti e i giocatori eseguono i diversi tipi di movimento con intensità differenti e
frequenti rotazioni durante il gioco. I difensori trascorrono una percentuale di tempo minore
nell’esecuzione di sprint rispetto a centrocampisti e attaccanti ma eseguono un maggior numero di
movimenti all’indietro. I centrocampisti sono coloro che compiono più passaggi, solitamente di tipo
breve e rasoterra. Queste differenze indicano che i giocatori di diversi ruoli potrebbero beneficiare
di specifici programmi di condizionamento: in base ai risultati di questo studio difensori e attaccanti
potrebbero allenarsi su velocità e agilità, mentre i centrocampisti potrebbero beneficiare
maggiormente di corsa intervallata su lunghe distanze. Sarebbe corretto, al fine di riprodurre in
allenamento delle situazioni quanto più possibile simili a quelle di gara, proporre delle esercitazioni
con corsa all’indietro, rotazioni frequenti, cambi di velocità e di direzione differenziandoli a
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seconda del ruolo di gioco; anche le esercitazioni tecniche dovrebbero tener conto del ruolo di gioco
e delle relative esigenze tecniche.
1.2 La coordinazione
Le capacità coordinative sono alla base del movimento umano: esse consentono di combinare i
movimenti dei diversi segmenti corporei al fine di compiere un’azione motoria nella maniera più
efficace, come ad esempio camminare, correre o saltare.
Queste si possono suddividere in generali e specifiche. Le capacità coordinative generali sono
costituite dalla capacità di apprendere un nuovo movimento (essa consiste nell’assimilazione e
nell’acquisizione di movimenti o in prevalenza, di parti di movimenti, precedentemente non
posseduti, che devono poi essere immediatamente stabilizzati), dalla capacità di controllare e
regolare il movimento (così si definisce la capacità di controllare il movimento secondo lo scopo
previsto, cioè di raggiungere esattamente il risultato programmato del movimento/esercizio) e dalla
capacità di saper adattare e trasformare i movimenti (è la capacità di cambiare, trasformare ed
adattare il programma motorio alla modificazione improvvisa della situazione o delle condizioni
esterne, diverse da quelle abituali nelle quali si è appreso il movimento, per cui il risultato del
movimento non cambia o cambia solo di poco).
Le capacità coordinative specifiche, invece, hanno come base le capacità coordinative generali e
sono: accoppiamento e combinazione dei movimenti (è la capacità di permettere di collegare tra
loro delle abilità motorie già acquisite); coordinazione oculo-muscolare (è la capacità del cervello di
riuscire a compiere un movimento regolato da fattori esterni); differenziazione (è la capacità di
saper differenziare gli stimoli quando avvengono dei cambiamenti); equilibrio (è la capacità di
mantenere il corpo in una data posizione); orientamento (è la capacità di muovere il corpo nello
spazio e nel tempo); ritmo (è la capacità che permette di organizzare i movimenti in maniera che
l'azione risulti il più fluida ed armoniosa possibile: ciò è dato da un corretto dosaggio di tempi ed
intensità a ciascun movimento); reazione (è la capacità di rispondere agli stimoli con l'azione
motoria più rapida e meglio adeguata alle circostanze; si differenzia in semplice e complessa: è
semplice quando gli stimoli sono previsti è conosciuti, mentre è complessa quando gli stimoli sono
sconosciuti ed imprevedibili); trasformazione (è la capacità di cambiare un'azione prefissata: ciò
capita spesso negli sport “open skills” come il Calcio, in cui il difensore, ad una finta
dell'attaccante, deve elaborare un altro piano di azione per giungere al suo scopo).
Queste capacità sono determinate dal controllo e dalla regolazione del movimento da parte del
sistema nervoso. Esse permettono di realizzare azioni motorie efficaci, dalle più semplici alle più
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complesse. La loro azione è finalizzata a economizzare, tramite una tecnica esecutiva ottimale, la
richiesta energetica tesa a migliorare il rendimento sportivo e ad aumentare il rendimento tattico
richiesto nelle discipline nelle quali è necessario prevedere l’evolversi di una determinata azione o
addirittura anticipare la risposta. Una buona coordinazione è quella che consente di rendere il più
aderente possibile un atto motorio al suo stesso schema mentale e, quanto più chiaro risulta
quest’ultimo, maggiore sarà la capacità di controllo e regolazione del movimento.
Nei movimenti complessi è necessaria una continua elaborazione di risposte e integrazione da parte
del sistema nervoso, definite come “intelligenza motoria”, cioè la capacità di trovare soluzioni
immediate ed efficaci alla risoluzione del problema. Questi processi possono avvenire in tempi
talmente ridotti da sfuggire al controllo della volontà, dunque non sempre sono riconducibili
all’esperienza ottenuta con l’allenamento, ma possono essere espressione di un vero e proprio
talento motorio, verosimilmente determinato a livello genetico.
Le capacità coordinative hanno il loro massimo sviluppo tra i 6 e gli 11/13 anni a seconda del sesso,
durante quelle che Martin chiama “fasi sensibili”, e sono regolate attraverso gli organi analizzatori
del movimento che, localizzati nelle articolazioni, nei muscoli e nella cute, permettono di realizzare
movimenti efficaci ed economici grazie all’intervento del sistema nervoso centrale (SNC).
1.2.1 La coordinazione nel Calcio
Il gioco del Calcio, sport di situazione e di squadra per eccellenza, richiede sia capacità prettamente
fisiche come forza, resistenza, agilità, che coordinative come ad esempio la capacità di
orientamento, equilibrio, reazione e combinazione.
Sicuramente lo sviluppo delle capacità coordinative in un calciatore gioca un ruolo fondamentale
nella costruzione di un atleta evoluto, fornendogli strumenti grazie ai quali egli possa riuscire a
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rispondere, nel tempo più breve e nel migliore dei modi, alle esigenze richieste dal gioco, in una
situazione che può variare molto velocemente e con poca prevedibilità.
In letteratura sono presenti diversi studi che indagano, in maniera diversa, sull’argomento della
coordinazione nella pratica del Calcio.
L’abilità di coordinazione nel Calcio sembra essere legata a una molteplicità di fattori che
comprendono: caratteristiche genetiche scarsamente allenabili, che fanno riferimento al patrimonio
genetico del soggetto; esperienza del soggetto, cioè la quantità di tempo e situazioni di gioco alle
quali egli è stato sottoposto in passato; abilità nell’eseguire compiti motori specifici di questa
disciplina: questo è il campo nel quale la teoria dell’allenamento può fornire un grande apporto.
Riguardo a questo argomento è molto interessante lo studio condotto nel 2007 da Huang Chuan-
bing e Pan Tai-tao
[3]
nel quale si dimostra come l’abilità di coordinazione dei giocatori di Calcio
non sia la singola forma fisica e neanche la singola tecnica posseduta, ma un’abilità complessa con
la quale gli atleti possono controllare e modificare il loro movimento, specialmente delle gambe, e
ottimizzare tutti i movimenti con o senza palla.
Per aspetti legati propriamente alla pratica del Calcio, diversi studi hanno dimostrato i benefici che
questo gioco apporta nella crescita psicofisica dell’individuo, come una maturazione fisica
bilanciata, la crescita delle masse muscolari, la diminuzione delle masse grasse, l’apprendimento di
diverse abilità motorie, il potenziamento di capacità condizionali quali forza, velocità, resistenza,
flessibilità articolare, la capacità di relazionarsi con altre persone presenti nel gioco e che svolgono
ruoli diversi.
Lo studio di Ploesteanu
[4]
del 2012 prende in considerazione gli effetti psicologici e fisici indotti dal
gioco; secondo l’autore, essi dipendono dall’età e dai cambiamenti morfofunzionali che si verificano
nei processi di crescita e maturazione: in particolare lo sviluppo fisico è più equilibrato, il tasso di
crescita diventa costante e il corpo tende a maturare. Lo sviluppo motorio è descritto come la
velocità di risposta, la capacità di eseguire le azioni motorie complesse, la velocità di coprire
distanze in differenti condizioni, la resistenza nello sviluppare gli sforzi cardio-respiratori previsti,
lo sviluppo della forza esplosiva e la segmentazione della forza. La preparazione psicologica è un
processo complesso che comprende l’educazione formale e non formale, le abilità e le attitudini, ma
anche la continua conoscenza e valutazione dell’individuo. In questo contesto è necessaria la
conoscenza delle abilità generali e specifiche per giocare a Calcio, la conoscenza della capacità
psico-sensoriale rispetto alla percezione di spazio e tempo (valutazione accurata della distanza e
velocità della palla in movimento, nonché dei giocatori), la sensibilità cinestetica, la conoscenza
delle capacità psico-intellettuali.