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INTRODUZIONE
L’università degli Studi di Padova in partenariato con Confindustria Padova ed in
cofinanziamento con il Fondo Sociale Europeo, ha proposto il Progetto “Ruolo della
Terapia e Riabilitazione Termale del Bacino Euganeo”.
La Scuola di dottorato di Ricerca in Scienze Mediche, Cliniche e Sperimentali
dell’Università di Padova ha posto come finalità del progetto l’approfondimento del
razionale utilizzo delle piscine termali di cui gli stabilimenti delle Terme Euganee sono
ampiamente dotati, sia a scopo riabilitativo, per i pazienti con malattie osteomuscolari,
che a scopo preventivo e curativo dell’invecchiamento muscolare.
Ad oggi, la letteratura scientifica ha dimostrato numerosi lavori riguardanti gli
effetti benefici dei bagni in acque termali, con molto fervore nell’ambito reumatologico.
Malgrado ciò, sono ancora poche le evidenze che hanno chiarito quali possano essere i
possibili effetti dell’esercizio e dell’attività fisica in ambiente acquatico termale. Tale
mancanza ha suggerito un necessario approfondimento. L’intervento 2 del progetto
sopra descritto, “Attività Motoria in Piscina Termale come Prevenzione e Cura della
Sarcopenia Senile”, ha previsto, tra i suoi obiettivi, l’allestimento di ricerche di base
sulla sarcopenia senile; la valutazione della composizione corporea nel soggetto
anziano; la somministrazione di questionari relativi alla valutazione
dell’autosufficienza, dell' umore, delle funzioni cognitive e della qualità di vita; la
pianificazioni di cicli di attività motoria in piscina termale, atti a valutare le
modificazioni dei parametri di valutazione sopra elencati.
Dal progetto di ricerca è nata l’opportunità di una Tesi di Laurea, che si è posta,
come obiettivo finale, la presentazione dei dati relativi ai soggetti che hanno effettuato i
programmi di attività motoria in piscina termale e a secco. Il progetto di ricerca esteso
prevede anche un campione di paragone, ma attualmente non è possibile disporre dei
dati relativi in quanto la valutazione funzionale a sei mesi del gruppo di controllo non è
ancora completa.
Il percorso precedente questa tesi consisteva nella gestione, della durata di alcuni
mesi, dei gruppi di attività motoria in piscina termale ed in palestra. Anche i soggetti
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anziani rispondono all'allenamento fisico attraverso un incremento della forza e della
massa muscolare, con la possibilità pertanto di contrastare la perdita di massa muscolare
associata al processo di invecchiamento. La sarcopenia è un fenomeno universale che in
età avanzata comporta una serie di cambiamenti nello stato di salute, nel livello di
autonomia funzionale e nella qualità della vita dell'anziano. Il termine sarcopenia, che
deriva dal greco sarx (carne) e penia (carenza, perdita) è stato coniato verso la fine degli
anni '80 da Rosenberg, per indicare la riduzione di massa muscolare che avviene con
l'invecchiamento. La conseguenza di tale carenza determina una riduzione nella forza
muscolare, con evidenti ripercussioni sul grado di indipendenza dell'anziano. Il
fenomeno sarcopenico è responsabile dell'aumento nel rischio di cadute e conseguenti
fratture, dell'aumento della fragilità, della fatica e della riduzione di mobilità. Queste
conseguenze determinano culminano nella riduzione di autonomia che rende
difficoltoso per il soggetto anziano compiere anche semplici gesti tipici della vita
quotidiana, come alzarsi dalla sedia o dal letto, salire le scale, mantenere l'equilibrio sia
statico sia dinamico durante la deambulazione. Numerose ricerche hanno evidenziato
l’efficacia dell’attività motoria nel contrastare tale condizione o almeno nel rallentare lo
sviluppo della sarcopenia. L’esercizio fisico di forza e di resistenza alla forza, tra gli
anziani di entrambi i sessi, si è dimostrato utile nell’aumentare, o per lo meno rallentare
la perdita di massa e della funzione muscolo-scheletrica ad essa legata, il tutto per
favorire il mantenimento dell’autonomia e dell'indipendenza.
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Il bacino termale euganeo: proprietà chimico-fisiche dell'acqua termale
L'acqua e i fanghi del bacino termale euganeo sono ricchi di particolari sostanze
che li rendono unici. Dal punto di vista chimico, l'acqua termale viene definita come
salso-bromo-iodica ed ipertermale. Il primo termine è dovuto all’elevato contenuto di
sodio e cloro, al bromo ed alla presenza di iodio tipica delle acque minerali. Essa è poi
definita ipertermale in quanto sgorga a temperature elevate. Infatti l'acqua sgorga negli
stabilimenti del Bacino Euganeo alla temperatura di 87° conservando buona parte
dell'energia geotermica accumulata sottoterra. Poi l’acqua viene raffreddata per
raggiungere i 35° circa, adatti per lo svolgimento delle attività in piscina a scopo
preventivo, riabilitativo e curativo.
Negli anni le proprietà chimico-fisiche dell'acqua termale hanno determinato lo
svilupparsi di diverse forme di trattamenti che permettono di soddisfare diverse
necessità, rivolte a tutte le fasce d'età. In generale, questi trattamenti possono essere
raggruppati sotto un unico termine: la balneoterapia. La balneoterapia associa gli effetti
biologici e terapeutici esercitati dai mineralizzatori, alle proprietà fisiche dell'acqua,
rendendo ogni acqua minerale una soluzione a composizione chimico-fisica peculiare.
Affinché l’acqua possa essere definita “minerale”, deve provenire da sorgenti naturali
con temperatura pari ad almeno 20° C e deve essere caratterizzata da un contenuto di
minerali pari almeno a 1g/l (Pittler et al., 2006). E' difficile definire in modo universale
le caratteristiche dell’acqua minerale, a causa delle miriadi di tipologie esistenti. Nel
2009 il centro “Medical Hydrology” ha proposto un sistema di classificazione che
suddivide l'acqua in queste categorie: acque arsenicali, bicarbonate, carboniche, cloruro-
sodiche, radioattive, salso-bromo-iodiche, solfate e sulfuree (Kargulle et al., 2006).
I bagni a temperature elevate e le applicazioni di fango generano una condizione
di iperemia che coinvolge i tessuti fino a livello profondo. Una delle conseguenze dell'
iperemia risulta essere la riduzione dei processi di flogosi ed anche una maggiore
estensibilità dei tessuti ricchi di collagene, permettendo di ottenere benefici in termini di
aumento del range of motion (ROM) nelle articolazioni colpite da processi patologici
(Petraglia et al.,2009).
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La piscina con acqua calda si caratterizza per ulteriori peculiarità quali l’azione
vasodilatatrice e la stimolazione della circolazione sanguigna. Grazie a tali effetti indotti
dall’immersione del corpo in acqua termale, vengono facilitate le attività muscolari e
delle articolazioni. Favorendo il rilassamento muscolare e l’alleviamento del dolore, il
bagno in acqua termale è utile anche nel trattamento di sindromi dolorose delle
articolazioni, in caso di contratture muscolari o di processi infiammatori cronici
(www.studitermali.org/download/acquacure.pdf). La pratica balneatoria termale può
essere utile per impostare programmi riabilitativi in seguito a traumi, fratture,
operazioni o processi infiammatori, agendo sia a livello generale, sull’apparato
cardiovascolare, sia a livello distrettuale a carico di articolazioni, tendini e muscoli.
Sebbene sia ormai diffusa l’idea dei benefici che la balneoterapia è in grado di apportare
nel trattamento di vari disturbi, sono pochi gli studi che dimostrano effettivamente la
maggiore efficacia dei trattamenti effettuati in acqua termale rispetto a quelli realizzati
in piscina con acqua tradizionale. La maggior parte degli studi riguardano l’uso della
balneoterapia nei disturbi reumatici e muscolo-scheletrici, in particolare casi di
osteoartrite, fibromialgia, spondilite anchilosante, artrite reumatoide e lombalgia cronica
(Falagas et al., 2009).
Nello studio condotto da Balint e colleghi (2006), sono stati confrontati due
gruppi di soggetti di età compresa tra i 50 e i 70 anni colpiti da osteoartrite al ginocchio.
I due gruppi sono stati sottoposti ad un protocollo di esercizio, un gruppo in piscina con
acqua minerale di Nagybaracska (Ungheria) e l'altro in acqua normale clorata. In
entrambi i casi la temperatura dell’acqua misurata era di 34° C. I risultati hanno
evidenziato miglioramenti significativi nella riduzione della percezione del dolore e nel
punteggio del questionario WOMAC, nel gruppo che si è allenato nella vasca con acqua
termale. Nel gruppo di controllo invece si sono osservati miglioramenti dopo il
trattamento, ma non nel follow up a tre mesi. Il WOMAC è un questionario
autosomministrato per la valutazione dei sintomi e della disabilità fisica dei pazienti con
osteoartrite dell’anca e del ginocchio; valuta le dimensioni del dolore, rigidità e
funzione fisica nelle 48 ore appena trascorse in una scala da 10 a 100 con i punteggi più
bassi indicanti scarsa o assente limitazione. La meta-analisi di Falagas e colleghi (2009)
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ha studiato gli effetti terapeutici della balneoterapia: nonostante l'eterogeneità dei
pazienti esaminati, sembra poter essere confermato il beneficio della balneoterapia nel
trattamento dei principali disturbi a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, soprattutto
per quanto riguarda la riduzione del dolore. Nonostante la durata degli effetti benefici
dei trattamenti variava da un caso all’altro, nella maggior parte degli studi analizzati i
benefici si protraggono per almeno tre mesi dal termine del trattamento.
Non sono ancora completamente chiari i meccanismi che spiegano l’efficacia
della terapia balneatoria. Esistono molteplici fattori che concorrono a determinare gli
effetti dell’immersione in acqua: tra questi la temperatura dell’acqua, i soluti presenti in
essa e l’effetto terapeutico dovuto all’interazione tra l’acqua minerale e la struttura
superficiale della pelle. Gli elementi minerali si accumulano nella pelle, depositandosi
successivamente nelle porzioni profonde. In un secondo momento le sostanze vengono
rilasciate lentamente nel circolo sanguigno dal quale esercitano diverse azioni
sistemiche. In termini di fattori meccanici invece, vengono influenzate positivamente la
mobilità articolare e l’intensità del dolore. L’immersione in acqua termale a temperatura
pari a 34-35° C induce diuresi, vasodilatazione ed un aumento dell’indice cardiaco
approssimativamente del 50% (O'Hare e colleghi, 1985). Tale aumento è dovuto al
gradiente di pressione idrostatica che causa una variazione nella redistribuzione del
flusso sanguigno e determina un aumento del ritorno venoso dalla circolazione periferia
al torace di circa 700 ml. La temperatura dell’acqua favorisce la secrezione di molte
proteine, delle quali molti ormoni tra cui cortisolo, ACTH, ormone della crescita e
prolattina. A loro volta questi ormoni determinano ,nel breve termine, una riduzione del
dolore (Kuczera et al., 1996).Il calore favorisce l’aumento della concentrazione
plasmatica di β-endorfine, riduce il livello plasmatico di immunoglobuline e fattore
reumatoide, favorisce anche l’aumento della secrezione di eritropoietina e la
mobilizzazione di ferro. Tale effetto antalgico, è quindi da considerarsi un importante
risorsa nel trattamento rivolto ai soggetti anziani (Bender et al., 2005).