6
Come sottolineato da Lev (1997a), “gli investimenti in
intangibles quali la R&S, lo sviluppo del franchise e della
marca, e l’accrescimento del capitale umano, crescono
rapidamente in tutte le economie sviluppate, [...] ad un tasso
maggiore rispetto agli investimenti in attività materiali”.
Tuttavia, nonostante l’ampia produzione letteraria in
materia, molti argomenti presentano ancora aspetti
controversi, cui non si è riuscito a dare risposte e soluzioni
esaurienti e diffusamente accettate.
Il I° Capitolo (pag.15) presenta una sintetica dercrizione
dei principali temi trattati in letteratura che presentano
maggior rilevanza nell’ambito degli intangibles.
Dopo una breve analisi delle finalità e dei metodi della
valutazione delle imprese (par.1 e 2), sono analizzate le
diverse finalità per le quali si ricorre alla valutazione dei
beni immateriali (par.3).
Successivamente (par.4) sono riportati i diversi criteri
che consentono l’individuazione e la definizione degli
intangibles.
Il par.5 analizza i problemi connessi al trattamento
contabile dei beni immateriali, una questione ampiamente
dibattuta e che tuttora attende soluzioni convincenti e
definitive.
7
Nel par.6, infine, saranno discussi tutti i principali criteri
di valutazione delle risorse intangibili.
Data l’ampiezza dell’argomento trattato, questo lavoro
concentrerà l’attenzione su uno specifico tema.
Si cercherà di approfondire alcuni dei molteplici
problemi connessi al crisis management, valutando
l’impatto di eventi critici sul valore delle imprese e,
implicitamente, del loro patrimonio di risorse immateriali.
Più in concreto, oggetto dell’analisi saranno quegli
avvenimenti inattesi, e di notevole gravità, che possono
pregiudicare seriamente i risultati futuri dell’impresa, ed
anche la sua stessa sopravvivenza. Tali accadimenti, che
saranno indicati come ‘eventi shock’, rappresentano un
insieme molto eterogeneo di minacce, che tuttavia, in alcuni
casi, attraverso un’attenta gestione, possono essere
trasformate in opportunità.
Il crisis management riscuote, presso studiosi e manager,
un crescente interesse; e ciò si ritiene derivi dalla
constatazione che gli effetti negativi delle crisi possono
essere tanto più rilevanti quanto maggiore è l’importanza,
per l’azienda interessata, delle risorse intangibili quali, in
primo luogo, l’immagine, la fiducia e la tecnologia.
8
Pearson e Clair (1998) sottolineano che la letteratura sul
crisis management offre una gran quantità di opinioni,
ipotesi e convinzioni, ma poche sono le verifiche empiriche.
I modelli di analisi utilizzati sono di natura prettamente
qualitativa, e le relazioni tra le variabili chiave non sono
state verificate sperimentalmente.
Nel tentativo di colmare almeno in parte questa
mancanza di ricerche empiriche, obiettivo di questo studio è
la misura dell’effetto dell’evento shock sul valore di
mercato delle imprese direttamente interessate da tali
eventi.
Gli eventi shock -ma più in generale le crisi- sono
fenomeni di una complessità tale che le imprese interessate
non reagiscono mai in modo del tutto efficace o del tutto
inefficace. Piuttosto, ogni crisi “produrrà sia risultati
positivi sia negativi, per l’impresa e i suoi stakeholder”
(Pearson e Clair, 1998: 67).
Il valore di mercato rappresenta invece un indicatore che
sintetizza, in un’unica grandezza, il giudizio dei mercati
finanziari, che forniscono una valutazione dell’episodio
chiara e misurabile.
Per condurre la ricerca, dunque, sarà analizzato un
campione di 20 casi di rilevanza internazionale. Gli episodi
esaminati possono essere ricondotti a tre categorie:
9
• errori di progettazione/produzione
• sabotaggi
• catastrofi ambientali, disastri.
Per ciascun caso, sarà osservato l’andamento delle
quotazioni delle azioni delle aziende coinvolte. In tal modo
si può esaminare un aspetto di natura strategico-gestionale,
quale la gestione delle crisi, attraverso indicatori di natura
finanziaria.
Si è valutato, in prima istanza, se, con riferimento alla
teoria sull’efficienza dei mercati, un evento shock
rappresenta un’informazione rilevante.
Il passo successivo consiste nel quantificare
finanziariamente la ‘distruzione’ di valore rappresentata
dell’evento stesso.
In seguito, si cercherà di valutare se vi è un effetto, oltre
che sui prezzi, anche sui volumi trattati delle azioni.
L’ultimo obiettivo dell’analisi è l’identificazione di
driver della perdita di valore, cioè di variabili esplicative
che possano chiarire le dinamiche del valore delle imprese
coinvolte in situazioni critiche. Si è cercato, dunque, di
capire se le variabili ipotizzate sono significative ed,
eventualmente, qual è il loro contributo al risultato
finanziario complessivo.
10
Per la ricerca è stata utilizzata una metodologia
comunemente definita ‘event study’. Si tratta di un modello
di analisi econometrico, comunemente utilizzato in ambito
finanziario, cui tuttavia si è fatto ricorso anche in altri
contesti. A tal riguardo, dall’analisi della letteratura
analizzata, è emerso che questo lavoro rappresenta il primo
event study sul crisis management.
Si ritiene che la flessibilità di questo modello rappresenti
uno dei suoi principali pregi. Per questo motivo si crede sia
utile analizzare le sue caratteristiche (anche al di là delle
necessità specifiche di questo lavoro) per possibili utilizzi
in nuove ricerche.
Il modello discende dalla teoria sull’efficienza dei
mercati, che afferma che i prezzi delle azioni incorporano,
pienamente ed istantaneamente, tutte le informazioni a
disposizione degli investitori in un dato momento; in altri
termini, i rendimenti azionari seguono un percorso casuale.
Se dunque vengono rivelate informazioni significative
riguardanti un’azienda, il prezzo delle azioni subirà una
variazione; dalla misura di questa variazione si può inferire
l’importanza dell’evento in esame.
Il II° Capitolo (pag.50) ha pertanto un duplice scopo: in
esso sono indicati gli obiettivi di questo lavoro e,
successivamente, sarà descritto il metodo event study.
11
Nel par.1 saranno definiti gli eventi shock, mentre il
par.2 presenta tutte le ipotesi da verificare.
Nel par.3 sono presentati dettagliatamente i vari aspetti
del metodo utilizzato. Il par.4, infine, descrive tre aspetti
teorici rilevanti e necessari affinché possa essere condotto
un event study.
Nella א è riportata una rappresentazione schematica della
ricerca.
Dall’analisi dei risultati emerge che gli eventi shock
hanno un notevole contenuto informativo per i mercati
azionari.
Le azioni delle aziende interessate hanno manifestato
rendimenti anomali negativi significativi nei primi sei
giorni successivi all’evento.
L’effetto sui prezzi è accompagnato da un aumento del
livello dei volumi trattati.
L’analisi in cross-section dei dati ha mostrato che, per le
aziende che in seguito ad un evento shock hanno saputo
comunicare efficacemente con gli stakeholder, che hanno
manifestato un effettivo coinvolgimento, e che nella
circostanza hanno assunto un ruolo attivo, gli effetti
negativi sul valore di mercato sono stati significativamente
attenuati.
12
OBIETTIVI
Verificare che sono significativi
Quantificare l’effetto sul valore dell’azienda
Verificare se esiste anche un effetto sui volumi
Definire dei driver della performance anomala
DEFINIZIONE DI EVENTO SHOCK
DEFINIZIONE DEL METODO
EVENT STUDY
RICERCA EMPIRICA E
RISULTATI
Figura 1
13
È stato rilevato, inoltre, che il verificarsi di decessi
connessi con l’evento shock incide negativamente sul corso
delle azioni nei primi due giorni.
Al contrario, la diversificazione non sembra essere un
fattore discriminante, in grado cioè di attenuare la
diminuzione del valore di mercato dell’azienda colpita da
un evento shock; ed anche per i casi in cui siano emerse
responsabilità del management non sono state riscontrate
significative differenze rispetto alle altre aziende del
campione.
Nel Capitolo III° (pag.94) sono riportati i dettagli della
ricerca, ed i risultati ottenuti.
Dopo alcune considerazioni sull’utilizzo dei dati
giornalieri (par.1) e sulla potenza dei test (par.2), saranno
definite, nel par.3, la finestra temporale e la finestra di
stima. Nel par.4 viene individuato il campione di casi
analizzati; per ciascun evento sono riportati i dati necessari,
una breve descrizione, i riferimenti bibliografici specifici,
oltre alle fonti dei dati.
Successivamente (par.5, 6), si definiscono le variabili e le
equazioni necessarie per il calcolo dei rendimenti anomali;
le statistiche definite nel par.7 consentono di sottoporre a
test l’ipotesi nulla. I risultati sono presentati nel par.8.
14
Si è fatto ricorso, inoltre, ad ulteriori strumenti di ricerca:
i test non-parametrici, l’analisi dei volumi e l’analisi in
cross-section (par.9-11).
Il par.12 presenta un’analisi di quelli che si ritiene siano i
punti di forza ed i limiti di questo lavoro.
Le considerazioni finali sono riportate nel par.13.
Si ritiene opportuno sottolineare che svariati riferimenti
bibliografici sono stati reperiti nel World Wide Web. Tali
fonti saranno indicate, nel testo, mediante numeri arabi
racchiusi in parentesi quadre, che rimandano alla
Bibliografia Web riportata a pag.169.
Per i riferimenti alla bibliografia ordinaria sarà invece
utilizzata la notazione usuale (nomi degli autori, seguiti
dall’anno di pubblicazione dell’opera, ed eventualmente
numero di pagina). I dettagli sono riportati in
Bibliografia, a pag.160.
15
Capitolo primo
Gli intangibles
1 Finalità della misurazione del valore
dell’impresa
La valutazione dei beni immateriali, tema centrale di
questo lavoro, è un’area di studio che va collocata nel più
ampio contesto della misura del valore delle aziende.
È quindi opportuno, prima di pervenire all’analisi dei
criteri di stima delle attività intangibili, delineare alcuni dei
principi basilari della misura del capitale d’impresa.
Un aspetto di fondamentale importanza è
l’identificazione dei contesti in cui è necessaria tale
misurazione. Seguendo l’impostazione data da Guatri
(1998), si possono evidenziare tre diversi ambiti:
• le strategie di sviluppo, d'integrazione e di
ristrutturazione
• le garanzie societarie
• la misurazione della performance
16
Nel primo contesto si fa riferimento ad una vasta
casistica di processi quali fusioni, acquisizioni,
concentrazioni finalizzate al conseguimento di sinergie e/o
economie di scala, cessioni di società controllate o di
Strategic Business Unit (SBU), ristrutturazioni finanziarie
di imprese o gruppi, quotazioni dei titoli sui mercati
finanziari, leveraged buy-out, management buy-out, ecc.,
cioè a operazioni in cui una corretta misurazione del valore
è una necessità evidentemente imprescindibile.
Nel secondo ambito, invece, ci si riferisce alla tutela dei
soci minoritari, degli stakeholder privi di potere di diretto
controllo (in particolare i creditori) e, più in generale, dei
mercati finanziari, “nelle operazioni di finanza
straordinaria, cioè in tutte le operazioni che esigono o
almeno rendono opportuno l’accertamento del valore in un
dato momento, prevalentemente per un fine di garanzia”
1
.
Le operazioni di questo tipo sono le più diverse: scorpori,
fusioni, scissioni, trasformazioni, aumenti di capitale in
natura o comunque con rinuncia ai diritti di opzione,
determinazione di rapporti di conversione per emissioni
obbligazionarie, emissione di warrants, aumenti di capitale
1
Guatri (1998: 22).
17
con sovrapprezzo, scelta del prezzo iniziale di quotazione,
fissazione di prezzi-base per offerte pubbliche, cessioni
all’interno dello stesso gruppo, privatizzazioni di aziende
pubbliche.
In tutti questi casi, in forme più o meno vincolate e più o
meno formalizzate, si rende necessario il ricorso ad esperti
indipendenti (talvolta designati dall’autorità pubblica) per
assicurare, con l’esperienza tecnica e la libertà di giudizio,
la garanzia ai terzi sulla correttezza dei valori scelti. Ciò
spiega anche il tradizionale formalismo e l’esigenza di
dimostrazione e di obiettività dei metodi di valutazione
adottati, talvolta anche a scapito della razionalità dei criteri
di stima.
Un terzo ambito in cui il tema della valutazione del
capitale assume rilevanza crescente è quello della stima
della performance effettivamente realizzata dalle imprese.
In tale contesto, la misura puramente contabile dei
risultati di periodo riscuote un credito sempre minore in
quanto essa è pesantemente condizionata dalle regole
giuridico-formali e dalle politiche di bilancio adottate.
Inoltre, i risultati contabili, per ragioni cautelative, ma
anche a causa della mancanza di metodologie di calcolo
standardizzate e universalmente accettate, non tengono
18
conto della dinamica del valore dei beni immateriali in
modo adeguato.
Per queste ragioni nasce l’idea che l’azienda debba
periodicamente “valutare se stessa”, dato che la dinamica
del valore sembra essere la misura più efficace della
performance.
2 Cenni sui metodi di valutazione del
capitale d’impresa
Come riportato in Guatri (1989), vi sono tre modalità
principali per stimare il valore di un’impresa:
1) processo di capitalizzazione dei redditi attesi (metodo
reddituale) o di attualizzazione dei flussi di cassa
(metodo finanziario); in entrambi i casi si perviene ad un
valore unico W, assolutamente non frazionato nelle sue
componenti
2) valutazione a prezzi correnti dei vari elementi attivi che
compongono il capitale, al netto delle passività, e con
una maggiorazione a titolo di goodwill (metodo misto
patrimoniale-reddituale); si ha cioè un valore composito,
formato sia da valori (analitici) attribuiti alle attività e
alle passività, sia da un valore di goodwill
19
3) versione ulteriore del 2° procedimento, con analisi
distinta dei beni immateriali
Una rappresentazione schematica di tali metodi è
riportata in ב.
Per le aziende in cui la dimensione del goodwill è di
grande peso o addirittura prevalente (ad es. banche,
compagnie d’assicurazione, società editrici di giornali e
periodici, e, in generale, le aziende di servizi) si adotta il
criterio 3, mentre per le aziende industriali si è preferita in
passato la via 2 date le difficoltà in termini di definizione e
la mancanza di efficaci criteri di misura dei beni intangibili.
W
Beni
materiali
Goodw ill
Beni
materiali
GoodwillBen i
immateriali
1
3
2
Figura 2 Modalità di valutazione del capitale economico d’impresa
(tratta da Guatri (1989))