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ABSTRACT
A possible dredging impact on coastal ecosystem of a in the entrance of
Viareggio harbour was investigated joining a classical approach of metals
bioaccumulation and toxicological tests with biomarkers analysis in Mytilus
galloprovincialis.
First response investigated was the Neutral Red Retention Time (NRRT) by
lysosomes of red cells of hemolymph; retention time is proportional to stability
degree of membranes and lot of elements (such as metals) damage these
membranes.
Since many pollutants compromise the right migration of chromosomes to poles
during cell replication, micronuclei frequency in gills cells was analyzed as a
biomarker of stress condition. Furthermore, to quantify genetic damages like DNA
breakages, the Comet Assay analysis was used. A software enabled us to calculate
the percentage the DNA denatured after cell osmotic lysis. For this study,
organisms from two natural populations were drawned near the dredging area, and
mussels from a non –polluted area were transplanted in the same area. Basing our
choice on previous studies, Forte dei Marmi was chosen as control area. Two
experiments were carried out in winter, without any dredging activity. Other two
experiments were effected in the maximum dredging period, between 18 th march
2007 and 10th may 2007.
Results from biomarker analysis were integrated with toxicological experiments
carried out by ICRAM (Livorno), using Corophium orientale and Paracentrotus
lividus.
Moreover, chemical analysis were taken to evaluate heavy metals in sediments and
in mussel tissues. By the joining of all results, we could see a good capacity of
biomarkers to discriminate experimental areas, but a seasonal variability was
noticed.
Dredging activity in Viareggio area didn’t show any intense toxicological effects
on natural and transplanted mussels, even if it could contribute to the increase of
stress recorded for some biomarkers.
Finally, an integrated approach with biomarkers and classical study of metals
bioaccumulation and toxicological tests, could give the opportunity to analyse in
the right way the effects of sediments dredging.
In the future, it would be useful to extend our studies on variability of
macrozoobenthonic populations.
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1 INTRODUZIONE
1.1 MOVIMENTAZIONE DEI FONDALI MARINI
Il dragaggio dei fondali e il ripascimento delle coste sono un punto focale
nella gestione della fascia costiera, in quanto influenzano in primo luogo la
stabilità e la protezione della costa ma anche delle comunità
macrozoobentoniche, che giocano un ruolo fondamentale nell’ecologia
degli ambienti costieri di fondale sabbioso. Quindi, r isulta di primaria
importanza regolamentare e monitorare con procedure tecniche e
scientifiche adeguate ogni intervento sui sedimenti, al fine di evitare
conseguenze negative per gli ecosistemi e l’economia delle aree costiere.
Le necessità specifiche di ogni territorio rivierasco possono rendere
indispensabile attività di dragaggio di sedimenti in ambito portuale o
fluviale, per consentire una buona agibili tà da parte delle imbarcazioni nel
primo caso e per eliminare eventuali depositi alla foce del corso fluviale
che potrebbero causare problemi di inondazioni nel secondo caso. In altri
casi il dragaggio di aree portuali può essere finalizzato all’opera di
bonifica di ambienti fortemente inquinati e indu strializzati. Nella figura
1.1 vengono riportati i quantitativi autorizzati pe r il dragaggio nel periodo
1988–1997; da tale grafico si può dedurre l’enti tà del fenomeno a livello
nazionale.
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Fig. 1.1 Milioni di metri cubi di materiale relativi all’intero territorio nazionale autorizzati
allo sversamento in mare nel periodo 1988 – 1997 (Barbera, dati Min. Ambiente, Direzione
S. D. M.).
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La valutazione della qualità dei sedimenti da dragare è premessa
indispensabile a qualunque attività, ma legata soprattutto alla destinazione
finale del materiale dragato.
Le possibili vie di riutil izzo del materiale dragato sono molteplici, il
materiale può essere destinato alle seguenti categorie generali:
• opere civili (ricostruzione o ripascimento di litorali erosi, appo rto di
materiali addensanti per costruire terrapieni, banchine, colline
art ificiali, sottofondi stradali, riempimento di vasche di colmata o altri
ambienti conterminati);
• interventi di natura ambientale (creazione di zone umide per
ripopolamento ittico, berme subacquee o isole artificiali per la
protezione del li torale)
Fino al 1997 circa la normativa italiana non prevedeva alcuna
differenziazione riguardo al tipo di dragaggio , e la destinazione principale
dei materiali dragati era lo scarico in mare. A ttualmente l’unica norma di
riferimento al riguardo è l’articolo 35 del D.Lgs 258/2000 (più
comunemente noto come D.Lgs 152/99 o Testo unico sulle Acque)
“Immersione in mare di materiale derivante da attività di escavo e attività
di posa di cavi e condotte” . Tale articolo però non prende in analisi in
modo dettagliato tutte le problematiche relative al dragaggio portuale,
lasciando alcuni aspetti di una attività a forte rischio di impatto ambientale
non soggette a regolamentazione ambientale. Infatti tale articolo riporta
testualmente:
1. “Al fine della tutela dell’ambiente marino ed in conformità alle
disposizioni delle convenzioni internazionali vigenti in materia,
è consentita l’immersione deliberata in mare da navi ovvero
aeromobili e da strutture ubicate n elle acque del mare o in
ambiti ad esso contigui, quali spiagge, lagune e stagni
salmastri e terrapieni costieri, dei seguenti materiali:
a) materiali di escavo di fondali marini o salmastri o di terreni
litoranei emersi;
b) inerti, materiali geologici inorganic i e manufatti al solo fine di
utilizzo, ove ne sia dimostrata la compatibilità ambientale e
l’innocuità;
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c) materiale organico e inorganico di origine marina o salmastra
, prodotto durante l’attività di pesca effettuata in mare o
laguna o stagni salmastri.
2. L’autorizzazione all’immersione in mare dei materiali di cui al
comma 1, lettera a), è rilasciata dall’autorità competente solo
quando è dimostrata, nell’ambito dell’istruttoria,
l’impossibili tà tecnica o economica del loro uti lizzo ai fini di
ripascimento o di recupero ovvero lo smaltimento alternativo in
conformità alle modalità stabili te con decreto del Ministro
dell’ambiente, di concerto con i Ministri dei lavori pubblici,
dei trasporti e della navigazione e per le politiche agricole,
(…omissis aggiornamenti…) previa intesa con la Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e Bolzano, da emanarsi entro 60 giorni
dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
3. L’immersione in mare di materiale di cu i al comma 1, let tera
b), è soggetta ad autorizzazione con l’esclusione dei nuovi
manufatti soggetti alla valutazione di impatto ambientale. Per
le opere di riprist ino, che non comportino aumento della
cubatura delle opere preesistenti, è dovuta la sola
comunicazione all’autorità competente.
4. L’immersione in mare dei materiali di cui al comma 1, lettera
c), non è soggetta ad autorizzazione.
5. L’attività di posa in mare di cavi e condotte è soggetta ad
autorizzazione regionale rilasciata, in conformità alle m odalità
stabili te con decreto del Ministro dell’ambiente, da emanarsi
entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente
decreto”.
Il decreto del Ministero dell’Ambiente n. 367/2003 “Regolamento
concernente la fissazione di standard di qualità ne ll’ambito acquatico per
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le sostanze pericolose ai sensi dell’art . 3 comma 4 del D.Lgs 152/1999”
fissa nuovi standard di qualità nella matrice acquosa e nei sedimenti, per
quanto riguarda le sostanze di particolare pericolosità individuate a livello
comunitario dalla direttiva 2000/60/CE.
I nuovi standard di qualità fissati in tabella 1 dell’allegato A del D.M.
367/2003 sono finalizzati a garantire a breve termine (colonna B) la salute
umana e a lungo termine (colonna A) la tutela dell’ecosistema acquatico.
Gli standard di qualità sono differenziati secondo che si tratti di acque
dolci o marine e lagunari. Analoghi obiettivi vengono fissati per le acque a
specifica destinazione d’uso: produzione di acqua potabile,
molluschicoltura, ecc.
Le analisi sui sedimenti degli ambienti marino-costieri, delle lagune e degli
stagni costieri sono rese obbligatorie per i metalli e per le sostanze
organiche indicati nella tabella 2 dell’allegato A, che modifica di fatto i
cri teri di qualità del D. lgs. 152/1999.
Il D.M. 367/2003, pur fissando valori soglia validi su tutto il territorio
nazionale, inserisce alcuni elementi di flessibilità per le differenti realtà
regionali , sia per quanto riguarda i fat tori di pressione, sia per quanto
concerne le diverse tipologie di background geochimico. Spetta alle
Regioni stabilire le sostanze pericolose da ricercare, in funzione della loro
potenziale presenza in cicli industriali, scarichi, produzioni agricole e in
tutte le attività in grado di causare l ' inquinamento diffuso nell 'ambie nte
idrico.
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1.2 APPROCCIO ECOTOSSICOLOGICO
In tale contesto, un aspetto fondamentale del monitoraggio ambientale
risulta essere l’analisi degli effetti tossici esercitati sugli organismi viventi
(Fossi, 2000), più o meno correlati ad un intervento antropico in una
determinata area.
Per caratterizzare i sedimenti marini sottoposti a movimentazione, si
possono eseguire analisi chimico -fisiche per assicurarsi che i parametri
risultino inferiori ai limiti dettati dalla legislazione corrente. L’analisi
chimica, infatti, può fornire dati precisi sulla presenza di una o più
sostanze di cui si vuole controllare la concentrazione nell’ambiente, ma
spesso essa è ristretta ad un numero limitato di parametri; quando si deve
analizzare l’impatto ambientale del dragaggio di un fondale marino, ci si
trova di fronte ad un’elevata varietà di sostanze la cui composizione e
concentrazione possono essere diffici lmente misurabili ; anche per tutte le
trasformazioni chimiche (reazioni di ossidoriduzione, di precipitazione, di
chelazione, ecc…) cui queste molecole vanno incontro nell’ambiente in cui
si trovano. Risulta chiaro quindi che l’analisi di tutte queste variabil i
risulta molto complessa ed economicamente onerosa (Steinberg H. J. et al.,
1994).
Alla luce di queste considerazioni, l’integrazione di questo tipo di analisi
con un approccio biologico, che valuti gli effett i degli interventi antropici
su organismi sentinella appartenenti ad un determinato ambiente, e sulle
comunità macrozoobentoniche risulta particolarmente uti le per valutarne il
vero impatto; tale analisi può fornirci risultati importanti per la
comprensione degli effetti dovuti alla presenza di sostanze anche non
singolarmente misurate (Bayne et al . , 1985; Depledge, 1994). A tale scopo,
negli ultimi anni, si è cominciato ad unire ai dati chimici relativi a matrici
come acqua e sedimenti , l’analisi del bioaccumulo, diversi test di tossicità
e lo studio di risposte biologiche in organismi residenti nelle aree di studio
(biomarker) (Regoli et al. , 2004; Lera & Pellegr ini , 2006).
In chiave eco tossicologica, un organismo bioindicatore viene definito
come “un organismo che mediante reazioni identificabili (chimiche,
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fisiologiche, morfologiche, ecc…) fornisce informazioni sulla qualità
dell’ambiente (o di una parte di esso)” (Fossi, 2000).
La scelta di un organismo bioindicatore dipende da molti fattori, e
soprattutto dal quesito sperimentale di partenza (Vighi & Bacci, 1998).
Esso deve possedere alcune caratteristiche fondamentali quali :
ξ Optimum ecologico ed ampia distribuzione nell’area di studio
ξ Facile identificazione sistematica
ξ Adeguate conoscenze sull’anatomia, fisiologia ed ecologia della
specie
ξ Uniformità genetica e ciclo vitale sufficientemente lungo per
consentirne l’impiego
ξ Facile reperibil ità
ξ Home range ben definito
Per questo studio, l’animale utilizzato è il mitilo Mytilus galloprovincialis ,
specie ampiamente utilizzata per il monitoraggio ambientale per i numerosi
vantaggi che essa offre (Regoli et al , 2004; Frenzilli et al. , 2001); infatti
oltre a tutte le caratteristiche sopra citate e ad un’ottima resistenza dopo il
prelievo (Dixon et al. , 2002), presenta una semplicità anatomica che
facili ta le operazioni di dissezione ed analisi su organi e tessuti selezionati .
1.3 SCOPO DELLA TESI
Questa indagine si pone l’obiett ivo di verificare l’efficacia di una batteria
di analisi che comprende alcuni biomarker di risposta precoce, da
affiancare al più tradizionale studio di bioaccumulo ed all’esecuzione di
test di tossicità in laboratorio (Lera & Pellegrini , 2006) . Pur variamente
art icolata, questa ricerca non pretende di fornire un quadro completo degli
effetti indotti dal movimento dei sedimenti. Infatti per valutarne le
eventuali conseguenze a lungo termine sarebbe necessario estendere le
ricerche ai livelli più e levati dell’organizzazione biologica, ad esempio
indagando la struttura e le eventuali modificazioni delle comunità
macrozoobentoniche.