1) Valutazione d'Azienda: definizione e finalità
La valutazione dell'azienda è una questione ricorrente nell'economia, negli ultimi decenni il
valore dell'impresa è diventato un fattore fondamentale delle conoscenze d'imprenditori, manager,
professionisti ecc, e la sua misurazione è necessaria in 4 situazioni operative: 1. garanzie societarie;
2. acquisizioni e cessioni d'imprese; 3. formazione del bilancio; 4. stima di performances periodiche
delle imprese.”1
1. Le garanzie societarie servono a tutelare i soci di minoranza e tutti gli stakeholders
nelle situazioni di finanza straordinaria. Queste operazioni governano il rapporto tra i
soci e garantiscono sull'esistenza di un certo valore capitale.
Le situazioni che possono determinare la valutazione del capitale sono numerose: fusioni, scissioni,
cessioni, trasformazioni, prezzo iniziale di quotazione, aumenti di capitale ecc. Si sceglie un esperto
indipendente come garanzia di correttezza ed imparzialità.
2. Nelle acquisizioni e cessioni d'imprese (mergers and acquisitions) si effettuano
valutazioni d'azienda per il timore di scalate ostili, per il rischio d'acquisizioni a
prezzi esagerati, per il costo-opportunità di cedere rami d'azienda o società
controllate, per la quantificazione delle sinergie derivanti dalla fusione e la
determinazione del prezzo massimo dell'impresa-target, per la ristrutturazione
finanziaria, per il leverage o management-buyout.
3. Nella formazione del bilancio sono entrati prepotentemente i principi IAS
internazionali, sostituendo il principio del fair-value a quello del costo storico,
modificando la stima del valore per adeguare i valori contabili a quelli di mercato.
Sono stati adottati per rendere comparabili le aziende, le quali concorrono nella raccolta di capitali
di rischio, per il maggior peso degli intangibili e per la scomparsa dell'inflazione in Europa, che
gonfiava i risultati contabili.
Gli IAS modificano il valore delle imprese e causano una più alta volatilità dei bilanci influendo
sulla politica dei dividendi e sulla comunicazione al mercato.
4. Nelle stime di performance periodica delle imprese, per fornire mezzi di
orientamento strategico-gestionale e di valutazione del comportamento del manager,
superando i risultati contabili di periodo. Questi non sono completamente attendibili
e spesso vengono screditati da analisti ed esperti per i condizionamenti delle
formalità previste dal Codice Civile, delle politiche di bilancio, della storicità dei
risultati contabili che valutano solo parzialmente rischi e attese dei flussi futuri.
“Il tema centrale della valutazione d'azienda è la creazione e il mantenimento del valore”2,
1 L. Guatri, La valutazione delle aziende, EGEA, Milano, 2007, pag. 4
2 D. Balducci, La valutazione dell'Azienda, FAG, Milano, 2006, pag. 18
2
la difficoltà principale è quella di determinare quale valore prendere in considerazione.
Determinabile è sia il valore dell'impresa nel suo complesso, o un suo ramo d'azienda intesa
come unità economica indipendente capace di produrre reddito, oppure un processo produttivo o
un'area d'affari.
Un impulso alla valutazione d'azienda per l'aumento di operazioni straordinarie è stato dato
dallo sviluppo dei mercati finanziari e dalle dinamiche competitive.
“Il processo di valutazione ha per oggetto il capitale economico d'impresa disponibile in un
determinato momento, nell'ottica della continuità aziendale e delle aspettative future.”3
E' quindi fondamentale conoscere oltre alla situazione attuale le prospettive prossime e future.
1.1) Capitale Economico e prezzo
Teoricamente, il capitale economico è caratterizzato dai requisiti dell'astrattezza e della
generalità: “astratto” perché non tiene conto della natura delle parti, “generale” perché dovrebbe
essere obiettivo e valido per ogni compratore.
In verità il capitale economico non è mai un valore obiettivo, ma è ottenuto attraverso stime
e valutazioni: da una determinazione oggettiva si passa inesorabilmente ad un'altra soggettiva.
La valutazione passa quindi da essere assoluta a relativa, a seconda dell'obiettivo prefisso.
Ad esempio, a seconda dei vantaggi e delle sinergie conseguibili da un trasferimento d'azienda,
esiste sia un valore d'acquisizione che uno di cessione. Un aspetto importante può essere rivestito
dall'asimmetria informativa tra le parti.
Si considera un “valore potenziale” prendendo in esame le prospettive future dell'impresa e
lo sviluppo prevedibile nel medio-lungo periodo; un valore potenziale “controllabile” che sintetizza
le caratteristiche del valore del capitale economico e del valore potenziale puro prendendo in
considerazione la valutazione degli “intangibili”; un valore “stand alone”, tralasciando tutti i legami
operativi e finanziari del contesto in cui si trova la società, prescindendo dai fattori che comportino
differenti performances future.
Una volta determinato il valore del capitale economico, ne va stimato il prezzo. Questo
perché il valore testé fissato è solo teorico, è utilizzato come punto di partenza, ma differisce in
genere da quello poi oggetto di scambio.
La “forbice”, la differenza tra i due, è dovuta a vari fattori: “situazioni personali e di
prestigio dei contraenti, interessi economici, utilità prospettiche, forma negoziale, modalità di
3 D. Balducci, dell'Azienda, FAG, Milano, 2006, pag. 23
3
pagamento, clausole contrattuali...)”.4
Quindi il prezzo è influenzato dai rispettivi vantaggi o svantaggi delle parti, e il valore
dell'azienda varia dal suo inserimento in un contesto differente.
E valori diversi si possono avere a seconda dei metodi valutativi adottati, adoperati su dati
di bilancio “normalizzati”, corretti e integrati. Riveste comunque gran peso la capacità di
negoziazione delle parti.
1.2) Valore relativo: criteri e principi
Il valore di un'azienda non è dato solo da formule matematiche, ma da un “giudizio di
valore” quali-quantitativo, quindi soggettivo e relativo. Una variabile importante del giudizio è il
motivo della valutazione che influenza il valore: in caso di fido bancario si otterrà un valore di
liquidazione, in caso di assicurazione, il teorico indennizzo. Quindi il valore diviene relativo ed è
funzione delle “finalità e specifiche esigenze aziendali”.5
L'uso di un metodo o di un valutatore può dare esiti differenti: per distorcere il meno
possibile il valore reale, si attuano degli accorgimenti, come fare una media tra più criteri valutativi
e confrontare il valore con stime esterne. Nel primo caso si rischia però di prendere in
considerezione stime molto divergenti tra loro, nel secondo valori maturati in contesti e con finalità
incompatibili. Il valutatore può farsi aiutare nel suo lavoro dall'imprenditore nelle piccole e medie
aziende e dal management in quelle grandi.
“In dottrina, e talvolta anche per legge, ci s'ispira a dei principi generali per ridurre la soggettività
delle scelte e le influenze dei soggetti aziendali:
1. attendibilità delle stime
2. neutralità delle valutazioni
3. unitarietà dei dati aziendali
4. significatività dei dati
5. chiarezza di analisi
6. rigore metodologico
7. trasparenza del mandato”6
Resta comunque fondamentale la capacità e l'etica professionale del valutatore.
4 D. Balducci, La valutazione dell'Azienda, FAG, Milano, 2006, pag. 26
5 D. Balducci, La valutazione cit, pag. 29
6 D. Balducci, La valutazione cit. pag. 30
4
1.3) La valutazione degli intangibili: l'Avviamento
L' Avviamento è la “capacità dell'azienda di conseguire redditi nel tempo e generare utili in
maniera superiore a quella ordinaria.”7
Ciò è dovuto all'organizzazione del complesso di beni sia materiali che immateriali
dell'azienda già avviata, che ha scontato il rischio d'insuccesso di una di nuova costituzione.
L'extra-profitto conseguibile in futuro grazie all'avviamento è dato da fattori soggettivi, in
questo caso si parla delle capacità dell'imprenditore, quindi son doti non trasferibili, e da fattori
oggettivi, che son dovuti all'organizzazione aziendale ed al mercato: tecnologia, macchinari, rete di
vendita, organizzazione interna, conoscenza mercato, brevetti marchi e licenze etc.
L'avviamento ha quindi un valore economico da quantificare al momento di operazioni
straordinarie e specialmente per il trasferimento d'azienda. Esso sarà più soggettivo in caso di
piccole aziende, oggettivo in quelle di grandi dimensioni.
Quantitativamente, può essere positivo o negativo: l'avviamento positivo può essere definito
“come la differenza, a una certa data, tra il valore globale dell'azienda e la sommatoria dei valori
correnti del capitale aziendale.”8
E' rilevabile solo in caso di regolamento oneroso e quindi di trasferimento: è ammortizzabile
civilisticamente in 5 anni, mentre gli IAS prevedono l'Imparement Test.
Quando l'avviamento è negativo, significa che l'azienda è in perdita, sta distruggendo valore
e va a diminuzione del totale dei beni aziendali.
I parametri da confrontare sono il reddito prodotto dall'azienda in condizioni di normalità e
il reddito conseguibile da un pari capitale in investimenti alternativi.
L'avviamento non è essenziale per l'esistenza della società che può essere anche in perdita,
ma è sintomo della qualità “intangibile” dell'azienda, ed è riconosciuto anche in caso di non
effettivo inizio dell'attività.
1.4) Teoria della creazione del valore
Obiettivo dell'azienda è la massimizzazione del capitale economico, ed essa aumenta il suo
valore se cresce più delle risorse impiegate, cioè se il costo del capitale sale più del costo per
finanziarlo.
Secondo la Teoria della creazione del valore, l'azienda può sopravvivere solo creando nuovo
valore, ed è adottata specie per le operazioni finanziarie da shareholders e stakeholders.
7 D. Balducci, La valutazione dell’Azienda, FAG, Milano, 2006, pag . 33
8 D. Balducci, La valutazione cit, pag. 37
5
Perseguire quest'obiettivo significa sia misurare periodicamente il valore potenziale del
capitale creato, sia cercare nuove opportunità per accrescerlo, il tutto tenendo conto del carico
fiscale che l'influenza.
Le aziende value-oriented tengono conto di 3 definizioni di valore:
− del capitale economico, che è basato sui flussi attesi
− del valore potenziale del capitale, che tiene conto delle sinergie poste in essere;
− del valore di mercato del capitale, che esprime i prezzi probabili.
Un'azienda che aumenta il proprio valore nel lungo periodo è un'azienda competitiva e in
crescita, e ciò si evidenzia nel “trasferimento dei prezzi di mercato delle variazioni di capitale
economico attraverso il Processo di Diffusione del Valore” mediante report trasparenti ed efficaci.9
Un'adeguata informazione manifesta il valore e lo stato di salute dell'impresa, tranquillizza e
attira gl'investitori.
1.5) Risultati contabili e risultati economici
Per misurare il valore, si parte dai risultati contabili di bilancio, determinati secondo la
competenza economico contabile. Essi denotano però numerosi limiti: sono condizionati dalle
norme di legge, dalle politiche interne di bilancio, sono risultati del passato che non tengono conto
delle prospettive future, nè di rischi che gravano sulle aziende o del valore finanziario del tempo per
la remunerazione del capitale.
Per superare tali limiti, si sono sviluppati altri indicatori: l'EVA (economic value added); il
REI (risultato economico integrato), il REIR( risultato economico integrato residuale).
Si normalizza il reddito depurandolo da componenti straordinarie di reddito, lo si integra delle
variazioni degli stock di beni materiali e immateriali e di plus/minusvalenze, del costo dei capitali
investiti.
Tutto ciò servirà ad aiutare l'azienda a capire i propri sviluppi futuri ed i mutamenti
previsionali del mercato che incideranno su di sè.
9 D. Balducci, La valutazione dell'Azienda, FAG, Milano, 2006, pag. 43
6
1.6) Valutazione strategica: sinergie strategiche degli acquirenti, limiti e differenze
L'azienda adotta diverse strategie per aumentare il valore considerando le proprie “finalità, il
contesto ambientale e competitivo, la dotazione di risorse umane e materiali.”10 Traduce poi tutto
ciò in vantaggi competitivi, che sono quelli considerati dall'acquirente e che prevede di conseguire o
mantenere nel tempo.
Egli confronterà l'incremento di valore economico dato dalle sinergie strategiche con
l'impresa comprata col costo dell'investimento per valutarne la convenienza.
Invece, dal punto di vista del venditore si considererà l'impatto della cessione sulla propria
situazione economica complessiva.
Le sinergie dell'acquisizione possono essere operative ( costi/ricavi), finanziarie e
tributarie, che vanno a confluire nelle configurazioni di capitale del compratore definendo il capitale
strategico, il cui valore perde il requisito della neutralità che indentifica la valutazione aziendale.
La valutazione strategica è da intendersi come complementare a quella tradizionale,
aggiungendo, rispetto a quest'ultima, “l'analisi del sistema competitivo in cui è inserita l'azienda
valutanda, dell'area d'affari e del settore, della comparazione con aziende simili, della
determinazione del posizionamento strategico.”11
E' sostanzialmente una “valutazione competitiva” che tiene conto delle principali leve del
valore, anche se talvolta ignora le scelte strategiche e le opportunità che si svilupperanno in futuro.
Il suo valore differisce dal metodo tradizionale anche per via della considerazione delle
opzioni strategiche, cioè della futura allocazione di risorse disponibili per investimenti.
Inoltre, la valutazione dell'azienda è un concetto diverso dalla valutazione della strategia: per
la prima vi sono vari metodi consolidati al contrario della seconda; per di più la valutazione
strategica è “assimilabile alla valutazione di un investimento”12 valutato secondo il metodo del
valore, con i flussi e il valore finale attualizzati e confrontati col costo medio del capitale.
10 D. Balducci, La valutazione dell'Azienda, FAG, Milano, 2006, pag. 47
11 D. Balducci, La valutazione cit, pag. 48
12 D. Balducci, La valutazione cit, pag. 49
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