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Introduzione
Nel corso degli ultimi trenta anni l’economia mondiale è profondamente
mutata, si è infatti assistito ad un aumento della pressione competitiva.
L’aumento della pressione competitiva è certamente difficile da quantificare
e misurare, tuttavia si può considerare un’ ipotesi attendibile e giustificata da
almeno 4 fattori:
l’abbattimento delle barriere geografiche che ha ampliato in modo
notevole il numero dei concorrenti con i quali ogni singola azienda è
costretta a misurarsi;
le liberalizzazioni che dappertutto hanno investito alcuni settori un
tempo a gestione monopolistica
una rapidissima innovazione che ha l’effetto di mettere in campo
sempre nuovi prodotti e nuovi concorrenti con i quali bisogna
misurarsi
infine l’avvento e la diffusione di internet che, oltre ad ampliare gli
orizzonti geografici raggiungibili dalle imprese e quindi il numero dei
concorrenti potenziali, accresce notevolmente la possibilità di ricerca e
confronto dei consumatori aumentando il loro potere contrattuale.
In seguito a queste nuove esigenze, negli ultimi decenni, si è evoluto un
nuovo modello di azienda. Questo nuovo modello è stato denominato
Azienda Snella in quanto basato sull’estensione all’intera azienda delle
logiche organizzative e gestionali della Lean production.
La produzione snella o anche Lean production si propone come una strategia
di gestione della produzione, con l’obiettivo di ottimizzare un sistema
produttivo. La tendenza all’ottimizzazione deriva in primo luogo
dall’incremento della velocità dei processi, attraverso una gestione dei flussi
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tipicamente di tipo pull. Una qualsiasi impresa, per rispondere alle esigenze
del mercato, deve configurarsi in maniera particolarmente reattiva e
flessibile.
Il concetto fondamentale su cui si basa la lean production è quello secondo
cui un’azienda non dovrebbe produrre esclusivamente per la vendita del
prodotto, ma piuttosto per soddisfare completamente tutte le esigenze e i
bisogni del cliente finale. A tale proposito lo scopo concreto della strategia
Lean consiste nell’individuazione e nella conseguente eliminazione delle
attività del sistema che non generano valore per il cliente.
Il valore viene definito in azienda proprio come l’insieme delle attività e dei
processi che concorrono alla realizzazione delle aspettative espresse ed
inespresse del cliente. Solamente i processi e le attività che generano valore
per il cliente vanno a costituire la cosiddetta value stream.
La razionalizzazione del valore all’interno del processo è un passo tutt’altro
che semplice. Occorre definire e progettare attentamente il flusso del valore,
integrando informazioni provenienti da valle con il flusso concreto di prodotti
o servizi da monte, quale risposta ad un’analisi delle richieste di
mercato(figura1).
Figura 1. Flusso del valore
Flusso delle informazioni
Definire il
valore
Progettare
il valore
Materie
prime
Trasformar
e in valore
Consegna Cliente
Flusso del prodotto/servizio
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Il value stream mapping è lo strumento che consente l’individuazione dei
processi che generano valore per il cliente, e in particolare la Value Stream
Map è la rappresentazione grafica del flusso del valore.
L’obiettivo di questo lavoro di tesi è di applicare i principi del value stream
mapping al Distretto di Caivano, afferente all’ASL NA 2 NORD, allo scopo
di raggiungere una migliore visibilità del processo ed individuare eventuali
sprechi presenti lungo il flusso del valore. Sono state inoltre proposte delle
soluzioni per la riduzione delle scorte interoperazionali e la riduzione del
lead time complessivo.
Del Distretto di Caivano, in particolare, si va a considerare l’attività di
vaccinazione che è frutto dell’integrazione di diverse macroattività quali:
Definizione obiettivi e scelta casa farmaceutica
Ordini e consegne (Fornitura)
Attuazione del protocollo vaccinale
Monitoraggio eventi avversi
Recupero non vaccinati
In particolare, in questo elaborato, dopo aver descritto sommariamente tutte
le attività si andrà a focalizzare l’attenzione unicamente sull’attività di
fornitura, comprensiva della fase di ordine e quella di consegna.
Il lavoro si articola in quattro capitoli.
Il primo capitolo è dedicato alla descrizione dei principali aspetti della
Produzione Snella (Lean production), del “Toyota production system” (il
sistema produttivo della Toyota da cui è nato il nuovo paradigma gestionale)
e dell’evoluzione della filosofia Lean al mondo dei servizi.
Nel secondo capitolo viene messa in evidenza una particolare tecnica Lean,
tra le più importanti, definita come Value Stream Mapping. Vengono, quindi,
descritti gli strumenti utilizzati, gli obiettivi che si intendono raggiungere con
tale applicazione e la versione grafica con la quale tale strumento si presenta.
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Nel terzo capitolo, dopo aver precedentemente descritto tutti gli aspetti
teorici, si affronta il Case Study, ovvero le attività svolte dal Centro
Vaccinale del Distretto di Caivano; vengono descritte , con diversi gradi di
dettaglio, tutte le diverse attività svolte dal Centro Vaccinale integrate, per
quanto possibile , da modelli Audit per rendere più immediata e intuitiva la
visualizzazione delle informazioni.
Nel quarto e ultimo capitolo, infine, viene applicata la tecnica del Value
Stream Mapping all’attività di fornitura, col fine di mettere in luce eventuali
criticità e proporre soluzioni affinché queste vengano eliminate, o
quantomeno minimizzate. Risultato, dopo la mappatura preliminare dello
stato corrente, sarà quello di realizzare una Future State Map dell’attività in
questione implementanto, per quanto possibile, i miglioramenti ipotizzati.
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Capitolo I
LEAN THINKING: PRINCIPI, STRUMENTI ED
APPLICAZIONI
1.1 L’APPROCCIO LEAN: ORIGINI ED EVOLUZIONE
Menzionando la parola Lean, molti sapranno che tale termine fa riferimento
all‟approccio Lean, o snello, alla produzione introdotto dalla Toyota nonché
all‟oggetto del libro “The Machine that Changed the World “ (Womack et
al., 1990); il libro che per primo ha comparato i metodi produttivi giapponesi
con quelli tradizionali dell‟Occidente, improntati alla produzione di massa,
sancendo la superiorità dei primi rispetto ai secondi. Il sequel del suddetto
libro, “Lean Thinking: Banish Waste and Create Wealth in your
Organization” (Womack and Jones, 1996), costituisce, al pari del primo, una
pietra miliare nella storia del paradigma Lean in quanto riassume
icasticamente i principi che guidano l‟azione Lean ed introduce, inoltre, per
la prima volta l‟espressione stessa Lean Production.
Molte sono state le definizioni che hanno cercato di inquadrare la Lean
Production, ma più che un metodo, un concetto, un obiettivo, un sistema, un
programma, un approccio od una strategia, si tratta di un modo di pensare, di
una “forma mentis” da acquisire che può condurre un‟azienda verso
l‟efficienza e l‟efficacia in un mercato globale altamente competitivo.
Occorre fare un attimo un passo indietro per risalire alle origini o, meglio,
alla nascita di tale approccio.
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Tutto ha inizio quando, nel 1950, Eiji Toyoda si reca a Detroit presso lo
stabilimento Ford di Rouge. Questa è di fatto la seconda spedizione per la
famiglia Toyota dopo quella del 1929 intrapresa dallo zio Kiichiro. Dopo la
visita degli anni ‟50 Eiji ritiene subito che le possibilità di miglioramento del
sistema di produzione Toyota sono elevate.
L‟ingegner Taiichi Ohno, sotto la supervisione di Eiji, rivoluziona l‟intero
sistema produttivo di Toyota con una serie di scelte e di provvedimenti che
rimarranno nella storia dell‟industria e dell‟economia giapponese e mondiale
e che costituiranno la base del nuovo paradigma gestionale denominato poi
Lean Production. I principali interventi apportati da Ohno sul sistema sono:
riduzione dei tempi di attrezzaggio delle macchine;
produzione per lotti;
riduzione della forza lavoro, ma posto di lavoro garantito a vita per i
dipendenti rimasti;
dipendenti concepiti come membri di una comunità, coinvolti ed
integrati nel lavoro dell‟azienda, con la possibilità di ricevere
promozioni sulla base dei meriti nel lavoro svolto;
flessibilità dei lavoratori, addestrati ed in grado di eseguire molteplici
mansioni;
introduzione di gerarchie aziendali anche presso i livelli operativi, con
la creazione di squadre di operai con caposquadra;
creazione di circoli di qualità ed introduzione del concetto di kaizen,
cioè miglioramento continuo in tutte le attività aziendali;
responsabilizzazione degli operatori che hanno la facoltà di
interrompere il flusso produttivo in presenza di difettosità che possano
compromettere il corretto funzionamento del sistema;
introduzione di controlli qualità a livello di processo, per limitare il
più possibile le difettosità nei semilavorati e quindi nel prodotto finale;
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manutenzione dei macchinari e correzione degli errori di processo
attraverso controlli sistematici e periodici secondo schemi procedurali
ben precisi.
Questo nuovo sistema di produzione, generalmente noto come Toyota
Production System (TPS), è in grado di produrre a costi contenuti un‟ampia
gamma di prodotti in piccoli volumi.
In conseguenza a questi interventi apportati presso Toyota, l‟azienda vede
incrementare la propria produzione e vede diminuire considerevolmente i
propri sprechi. Molte altre aziende giapponesi seguono l‟esempio fornito da
Toyota con interessanti sviluppi per tutta l‟economia nipponica.
Negli anni ‟60 le aziende giapponesi guadagnano un enorme vantaggio
competitivo sui produttori di massa del mondo (soprattutto su europei e
statunitensi) e per circa venti anni sono in grado di espandere costantemente
la propria quota di mercato nel settore automobilistico.
Negli anni ‟80 si ha però un brusco arresto dello sviluppo a causa del crollo
dell‟economia mondiale dovuto a disavanzi nella bilancia commerciale ed a
ragioni che non saranno prese in considerazione in questa trattazione.
Si assiste ad una competizione tra i seguaci dei metodi Lean giapponesi ed i
paesi occidentali, Europa e USA, ancora legati alla produzione di massa.
Durante gli anni ‟80 le aziende europee, con l‟ausilio degli Stati Uniti hanno
cercato di perfezionare la produzione di massa, mentre i Giapponesi hanno
continuato ad affinare la produzione snella. Le conseguenze sono che il
vantaggio del Giappone agli inizi degli anni ‟90 risulta superiore a quello
degli anni ‟80.
Nel 1990 Womack scrive: «Ci sono voluti più di cinquant‟anni perché la
produzione di massa si diffondesse nel mondo. Potrà la produzione snella
diffondersi con maggiore rapidità? Chiaramente riteniamo che sia
nell‟interesse di tutti adottare ovunque la produzione snella, e il più presto
possibile, magari entro il decennio in corso».
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Il libro “Lean Thinking” (Womack and Jones, 1996) ci aiuta a comprendere i
concetti chiave alla base della logica Lean che assumono, infatti, un peso
enorme nella costruzione del Sistema Toyota (TPS), al punto da costruirne la
vera essenza :
Value (Valore) and Waste (Spreco);
Flow (Flusso);
Process (Processi);
Miglioramento continuo
1.2 I CONCETTI CHIAVE DELLA LOGICA LEAN
1.2.1 Value and Waste
Il termine Lean Production è stato utilizzato per presentare e descrivere il
sistema produttivo della Toyota, il cosiddetto TPS (Toyota Production
System), del quale il principale artefice è stato l‟Ing. Taiichi Ohno. Per
comprendere a fondo le caratteristiche e gli aspetti della produzione snella è
quindi necessario andare ad analizzare in dettaglio il sistema produttivo che
ha fatto di Toyota una delle aziende giapponesi più competitive al mondo.
Per comprendere le metodologie e le tecniche utilizzate nel TPS occorre
innanzi tutto focalizzare l‟attenzione su due aspetti fondamentali.
Il primo aspetto da considerare è il “valore per il cliente”, cioè le
caratteristiche possedute dal prodotto che consentono di soddisfare le
esigenze del cliente ad un dato prezzo ed in un certo momento. Le
combinazioni dei fattori quali la percezione della qualità del prodotto
acquistato in rapporto alla concorrenza ed, in rapporto al prezzo
complessivamente pagato, contribuiscono a determinare il “valore”.
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Il secondo aspetto fondamentale è il concetto di “spreco”, cioè qualsiasi
attività, svolta da un‟azienda, che assorbe risorse e non crea “valore” per il
cliente finale. Questo concetto deriva dall‟analisi condotta da Toyota che per
prima ha utilizzato il termine muda (spreco) per indicare l‟attività a non
valore.
“The identification of value and the definition of value propositions for
specific customers is the starting point. Otherwise all Muda,as the Japanese
call „waste‟,should be eliminated.”[1] (“L‟identificazione del valore e la
definizione di proposte di valore mirate in relazione a specifici clienti
costituisce il punto di partenza per poter eliminare i Muda , termine con il
quale i giapponesi chiamano gli sprechi”).
Il Lean Thinking inizia, infatti, proprio con la definizione di valore in ottica
cliente, nella continua tensione verso il perseguimento della perfezione.
I concetti di valore e spreco sono l‟uno il complementare dell‟altro.
Infatti, è possibile definire spreco una qualsiasi attività che non aggiunge al
prodotto parte di quel valore che il consumatore attribuisce allo stesso. Come
è possibile intuire,il cliente all‟interno del Sistema Toyota si trova realmente
al vertice delle preoccupazioni dell‟azienda.
Più nel dettaglio, Taiichi Ohno ha identificato sette categorie di waste,
evidenziate in Figura 1.1, che,come egli stesso ha asserito,ammontano a circa
il 95% dei costi complessivi caratterizzanti gli ambienti produttivi not-Lean.
Si tratta di aspetti che in pratica non apportano nessun valore al prodotto
finale e pertanto dovrebbero essere eliminati, anche se tuttavia, alcuni di essi
sono essenziali per gestire in modo ottimale il flusso dei materiali, come
attese, trasporti, movimenti e scorte.