6
Introduzione
‘Asia’ e ‘asiatico’ non descrivono nØ delineano uno spazio
geografico, una comunità razziale, una regione o un'unità
economica; così come l'Occidente non è il concetto principe di
un'unità culturale, politica, economica e storica. L'Asia va dal
Giappone alla Cina, all'Indonesia, alle Filippine, arrivando fino
al Medio Oriente. E’ una realtà complessa di natura eterogenea
culturalmente, economicamente e politicamente; le culture si sono
incontrate, incrociate e mischiate; le economie e gli Stati sono
cambiati e si sono adattati: troviamo religioni diverse (l’Asia
comprende quasi tutte le religioni del mondo) e ideologie
contrastanti, dal socialismo alla democrazia passando per il
feudalesimo. Vi sono condizioni economiche opposte: il Giappone,
Singapore e la Corea del Sud sono tra gli Stati piø ricchi del
mondo, mentre persiste un'estrema povertà in Bangladesh, in India
e nelle Filippine. In questa sede verrà trattata la parte
orientale del continente, cercando di capire come i valori, le
culture e le strutture sociali hanno portato l'Asia Orientale – a
partire dall’impressionante sviluppo economico di Giappone,
Singapore, Hong Kong, Corea del Sud e Taiwan negli anni '70 del XX
secolo – al centro dell'attenzione internazionale. Il presente
elaborato si divide in tre parti. La prima è dedicata al rapporto
che intercorre tra l'Occidente e l'Asia Orientale, analizzando
cosa si intende generalmente per Occidente e come l'Occidente
viene considerato dai Paesi del sud-est asiatico alla luce delle
esperienze storiche passate. La seconda parte si occupa dei
“valori asiatici” e del loro ruolo nello sviluppo economico e
sociale dell'Asia Orientale; prendendo in esame molteplici punti
di vista, si tratteranno le definizioni, le origini, le critiche,
ed i collegamenti con due tematiche di rilevanza notevole: la
democrazia e i diritti umani. La terza ed ultima parte illustrerà
lo sviluppo economico della macroregione attraverso un percorso
storico ad ampio raggio.
7
1. L'Occidente e l'Asia Orientale
L'Occidente è tutto uguale?
Per parlare di valori asiatici e per chiedersi fino a che punto i
Paesi dell'Asia Orientale siano accomunati da esperienze
culturali, storiche, economiche, valoriali e sociali che hanno
contribuito allo sviluppo economico della regione, torna utile
analizzare sommariamente cosa si intende per Occidente, per valori
occidentali e, cosa piø importante, verificare se l'Occidente è da
considerarsi un “blocco unico”, come superficialmente appare,
oppure se insistono delle differenze al suo interno. Anzitutto, il
termine Occidente descrive una civiltà, per l'appunto la civiltà
occidentale. Una civiltà “è la piø ampia entità culturale
esistente”
1
e “rappresenta dunque il piø vasto raggruppamento
culturale di uomini ed il piø ampio livello di identità culturale
che l'uomo possa raggiungere dopo quello che distingue gli esseri
umani dalle altre specie”
2
. Essa viene definita sia da elementi
oggettivi comuni, quali la lingua, la storia e la religione, i
costumi e le istituzioni, sia dal processo soggettivo di auto-
identificazione dei popoli.
3
Generalmente la civiltà occidentale
viene fatta risalire attorno al 700-800 d.C. e gli studiosi sono
soliti dividerla in tre rami principali: europeo, nordamericano e
latinoamericano. Huntington delinea la mappa geografica
dell'Occidente: ”l'Europa, il Nord America, piø altri paesi a
forte colonizzazione europea quali l'Australia e la Nuova
Zelanda”
4
. Considerando che “l'America latina presenta tuttavia una
propria identità diversa da quelle dell'Occidente” perchØ “si è
evoluta, secondo un modello diverso da quello europeo e
nordamericano” si può constatare che l'Occidente è rappresentato
1 S.P. Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, Garzanti, 2000, pag.48
2 Ibidem
3 Ibidem
4 Ibidem, pag. 52-53
8
sostanzialmente dal “blocco europeo” e dal “blocco americano”: ”la
civiltà euroamericana viene oggi universalmente definita civiltà
occidentale”.
5
Dopo aver delineato un profilo dell'Occidente utile
ai fini della comprensione della dicotomia Occidente - Oriente, è
il caso di analizzare se effettivamente esistono diversità tra
l'Europa e l'America. Huntington – soffermandosi sul punto di
vista americano – non parla di differenze bensì di una
contrapposizione, durata per diversi secoli. Fino alla fine del
1800 agli occhi degli americani l'America esprimeva “la patria
della libertà, dell'uguaglianza, delle opportunità, del futuro”
mentre l'Europa “simboleggiava oppressione, conflitti di classe,
gerarchia, arretratezza”. L'atteggiamento di avversione nei
confronti dell'Europa cambiò quando gli Stati Uniti si
affacciarono sulla scena mondiale; da quel momento “svilupparono
ben presto un piø forte senso di identificazione con l'Europa”
6
.
L'esistenza di discordanze di fondo tra i due blocchi è invece
avvertita da Tommy Koh che, nel saggio Learning from Europe
7
, è
convinto dell'esistenza di profonde differenze all'interno del
mondo occidentale identificabili con un netto spartiacque tra
Europa e America: “Although Europe and America are part of the
Western civilisation, the European cultural box is and will always
be different from the American cultural box”. Koh si chiede quali
possano essere le differenze maggiori tra Europa ed America,
elencando i punti di maggior attrito tra le due aree occidentali:
”there are several important ones. For example, capitalism in
Europe is different from that in America. The American system is
based upon the value of self-responsibility; the American ethos
favours low taxes and a minimal social safety net. The European
system has a much larger element of social equity and social
cohesion. European society is relatively stable and orderly. In
contrast, America is more dynamic and chaotic. The American
milieu, however, seems to produce more creative and innovative
5 Ibidem, pag. 55
6 Ibidem, pag. 56
7 All'interno di Desperately Seeking Europe, Archetype Publications, London, 2003, pp. 67-71
9
people. Also, Europe seems to be more inward-looking and less
welcoming of foreign, especially Asian expertise. In comparison,
America has welcomed millions of talented and hard-working Asians,
many of whom have distinguished themselves in all walks of
American life”. Per Huntington e per molti altri pensatori
occidentali il sistema valoriale tra i due blocchi occidentali
sembra sostanzialmente essere il medesimo, probabilmente perchØ
seguendo questo approccio si riducono sensibilmente i contrasti
tra Europa ed America così da contrapporre il concetto di
“Occidente” all'”altro”. Come evidenziato da Koh, è bene
riconoscere che esiste certo la civiltà occidentale, ma che al suo
interno non si mostra coesa.
10
Incontro Europa - Asia prima del periodo coloniale
Figura 1. Raffigurazioni di Europa e Asia, 1707
Fonte: The James Ford Bell Library, University of Minnesota, U.S.A.
Prima dell'avvento della colonizzazione, entrambe le parti
credevano di non aver molto da imparare l'uno dall'altro. “Both
sides showed a general lack of genuine interest”
8
. Gli asiatici
volevano rimanere isolati, mentre gli occidentali provavano a
convertire i primi al loro credo o di convincerli a firmare
accordi che portavano benefici unilaterali. Sappiamo che la
presenza europea non era forte abbastanza per colpire i complessi
sviluppi politici del continente, tuttavia registrava un impatto
considerevole nel sud-est asiatico. “Before the advent of the
Europeans” – scrive Walle - “there was no international order
governing interstate relations to which all states or political
entities in the region subscribed”
9
. La Cina, ad esempio, basava i
suoi rapporti con il mondo esterno sulla base della “tributary
relationship”
10
: tutti gli oggetti provenienti dal mondo esterno
venivano considerati come tributi, mentre i beni di scambio cinesi
venivano dati come regalo da parte dell'imperatore. Questo perchØ
8 Walle, The Encounter Between Europe and Asia in Pre-Colonial Times all'interno di Asian Values – Encounter
with diversity, Cauquelin, Lim, Mayer Konig, Curzon, 1998, pag. 165
9 Ibidem, pag. 172
10 Ibidem
11
i cinesi consideravano tutti i non-cinesi come razze inferiori
11
.
La “tribute relationship” non era una pratica esclusivamente
cinese, era anzi ampiamente diffusa lungo tutto il continente. E'
nel diciottesimo secolo che avviene la rottura dei grandi centri
di autorità politica, dovuta a dinamiche interne ai singoli Paesi;
una frammentazione che ha aperto la strada alla colonizzazione
europea intrapresa dalla seconda metà del diciottesimo secolo. Le
rivoluzioni industriali, politiche e sociali che hanno cambiato le
società europee hanno portato nelle menti degli europei il
concetto di progresso: “civilization was viewed as a unilinear
scale running from the primitive to the advanced”
12
. Da questo
momento in poi, dopo l'assorbimento di questo concetto, “Asian
cultures were no longer seen as having an excellence on their own,
but as reflections of more primitive stages of development”
13
. Nel
periodo pre-coloniale verso le culture asiatiche si era sviluppato
– grazie principalmente al lavoro dei Gesuiti – un certo grado di
ammirazione
14
. Scrive Walle: ”Confrontation with Chinese
historiography and its consistency forced Europe to question its
own Bible-based chronology and vision of world–history[...]Europe
had to accept that Asia was the cradle of civilizations that were
older than its own”
15
. Agli occhi degli Europei la Cina era una
società unita, prospera, acculturata, e per questo addirittura ne
cercavano le ragioni e le cause del successo. “Nei tre scoli che
precedettero la rivoluzione industriale, l'economia, la cultura,
il costume europei furono influenzati dai contatti con l'oriente
assai piø di quanto i paesi asiatici non lo siano stati dai
11 Scrive G. F. Hudson: “Il governo imperiale cinese non aveva una concezione dei rapporti internazionali
corrispondente all'idea occidentale di relazioni diplomatiche permanenti nell'ambito di un sistema di stati sovrani
ed eguali. Secondo la filosofia confuciana, la Cina era l'unica fonte di vera civiltà e il suo imperatore era l'unico
legittimo rappresentante della divinità in terra: essendo teoricamente il sovrano di tutto il mondo, i rapporti degli
altri monarchi con lui potevano essere soltanto quelli tra vassalli e sovrano”; in Estremo Oriente, all'interno di
Storia del mondo moderno, vol. X, Cambridge University Press, edizione italiana Garzanti 1972, pag. 877
12 Walle, The Encounter Between Europe and Asia in Pre-Colonial Times all'interno di Asian Values – Encounter
with diversity, Cauquelin, Lim, Mayer Konig, Curzon, 1998, pag. 194
13 Ibidem
14 Ibidem, pag. 175
15 Ibidem, pag. 192
12
contatti con l'Europa”
16
. Tra il 1500 e il 1700 gli europei non
potevano considerarsi superiori, poichØ “le pratiche produttive, i
modelli istituzionali e gli stessi valori ideologici di
riferimento delle grandi società dell'Asia godevano in Europa di
una valutazione assai positiva“
17
. L’ammirazione scemò gradualmente
fino alla sua scomparsa con l'avvento del concetto di progresso,
assurto a forma mentis, che annebbiò le menti europee - dapprima
degli intellettuali ed in seguito della gente comune - convincendo
i piø di una superiorità e fisica e morale dell'Occidente verso
l”'altro”.
16 Giorgio Borsa, La nascita del mondo moderno in Asia Orientale, Rizzoli, 1977, pag. 71
17 E. Collotti Pischel, Storia dell'Asia 1850-1949, La Nuova Scientifica, 1994, pag. 12
13
La conquista dell'Asia da parte degli imperi occidentali
Una delle prime conquiste occidentali in terra asiatica risale
alla colonizzazione delle Filippine: “la prima conquista
consolidata in Oriente dalla Spagna di Filippo II era stata
l'arcipelago delle Filippine[...]Nel 1569 veniva fondata la città
di Manila, che doveva divenire uno dei perni del traffico
commerciale oceanico. Di conseguenza, nel XVII secolo, questo
arcipelago diventa un centro di attrazione di primo ordine,
ospitando Spagnoli e meticci d'America, neri e mulatti, indigeni
delle Filippine e Malesi, Cinesi e Giapponesi”
18
. Le potenze
coloniali si posero da subito il problema dell'”incivilimento” e
della “conversione di popoli tanto diversi per tradizioni e così
poco noti”
19
. Fieldhouse fa notare l'esistenza di un “obbligo
morale per i cristiani di una civiltà piø progredita di migliorare
i popoli “arretrati””
20
. La Spagna adottò le stesse tecniche già
applicate nelle Americhe perchØ “opinione allora diffusa[...]era
che - così come mostravano tante somiglianze somatiche e
corrispondenze ambientali – gli indigeni idolatri mesoamericani e
quelli degli arcipelaghi asiatici potevano essere amministrati (e
magari recuperati) con analoghi strumenti istituzionali e con gli
stessi accorgimenti acculturativi”
21
. Il Portogallo basò la propria
politica coloniale asiatica su una “maggior articolazione
amministrativa”.
22
La politica olandese invece si proponeva come
obiettivo il solo sviluppo del commercio tralasciando il
perseguimento di un'espansione territoriale. Essi dovettero, a
differenza di spagnoli e portoghesi, adattarsi alle strutture
sociali presenti nei Paesi conquistati e non fecero mai alcun
tentativo globale di convertire la popolazione indigena
23
. Allo
stesso modo agirono gli inglesi: “Diversamente dalla Francia –
18 Mazzoleni, L'Asia pensata dall'Occidente, Buizone Editore, 2001, pag. 77
19 Ibidem
20 D. K. Fieldhouse, Politica ed economia del colonialismo 1870-1945, Laterza, 1995, pag. 40
21 Mazzoleni, L'Asia pensata dall'Occidente, Buizoni Editore, 2001, pag. 78
22 Ibidem
23 La Storia dell'Asia, La nuova Italia, 1980, pag. 299
14
scrive Fieldhouse – la Gran Bretagna non cercò mai di convertire
popolazioni extra-europee in degli inglesi”
24
. Scrive Mazzoleni
che, comunque, “l'intrusione degli europei in Asia non ebbe un
effetto paragonabile a quello conseguente all'irruzione dei
conquistadores nel Nuovo Mondo. Estesi e popolosi, i Paesi
asiatici rimasero nel complesso fedeli ai propri modi di essere e
di pensare”
25
. In sostanza, le genti asiatiche coltivarono valori
propri; i valori occidentali attecchirono solo in maniera
superficiale. Gli asiatici, oltre che soggiacere al potere dei
colonizzatori, dovettero adattarsi alle regole del mercato per
tentare di competere al livello globale, ma rimasero fedeli alle
proprie culture: “le idee figlie della civiltà occidentale – in
India come negli altri maggiori Paesi asiatici – vennero
rielaborate alla luce delle tradizioni culturali indigene”
26
.
Tabella 1. Numero di navi salpate per l'Asia da alcuni Paesi Europei, 1500-1700
________________________________________________________________________________
1500-99 1600-1700 1701-1800
Portogallo 705 371 196
Paesi Bassi 65(*) 1,770 2,950
Inghilterra 811 1,865
Francia 155 1,300
Altri 54 350
Totale 770 3,161 6,661
Note: (*) Nell'ultimo decennio del 1500
Fonte: A. Maddison, The World Economy: A millennial perspective,
Organization for Economic Co-operation and Development, 2001, pag. 63
24 D. K. Fieldhouse, Politica ed economia del colonialismo 1870-1945, Laterza, 1995, pag.50
25 Mazzoleni, L'Asia pensata dall'Occidente, Buizoni Editore, 2001, pag. 78
26 M. Torri, Il colonialismo britannico in Asia meridionale: la modernizzazione distorta, all'interno di Sguardi
incrociati sul colonialismo, Ufficio Centrale Studenti Esteri in Italia (UCSEI), 2005, pag. 231