iv
Nel terzo capitolo vengono messe a confronto le concezioni della
Storia sostenute dai due autori, e il modo in cui questi diversi punti di vista
si riflettono nelle opere prese in esame. In entrambi i casi l’analisi parte
dalla lettura di due testi che fungono da complemento teorico ai romanzi in
questione: l’articolo “O literature, revoljucii, entropii, i pr.” (1924) di
Zamjatin, e il trattato Kratkij kurs ekonomičeskoj nauki (1897) di Bogdanov.
Il primo non fa che confermare l’idea, già espost in My, di una Storia
ciclica, in cui il nuovo continua a sostituirsi al vecchio in una continua
alternanza di rivoluzioni e fasi entropiche della quale non è possibile
conoscere gli esiti poiché nullaè definitivo. Il secondo funge da modello per
la società descritta da Bogdanov, e presenta una visione decisamente
finalistica. Per Bogdanov la Storia è un percorso evolutivo lineare il cui
sbocco inevitabile è la nascita del socialismo, l’ideale verso il quale tende
ogni cosa, anche qualora i fatti sembrino muovere in direzione opposta.
Nell’u timo capitolo abbiamo fatto un’analisi con rastiva dei due
romanzi in base all’ide di mito del progresso che caratterizza entrambi i
testi (anche se in modo differente) e che trova la sua realizzazione nel
taylorismo. L’atteggiamento dei due autori di fronte a questo fenomeno
appare profondamente diverso, tanto da diventare un modello di armonia e
unità nell’utopia di Bogdanov, e un meccanismo disumano e massificante
nell’antiutopia di Zamjatin.
Le conclusioni vogliono essere un tentativo di ripercorre il filo che
collega le diverse parti dell’elabora o, a quale si aggiungono riflessioni
personali nate nel corso del lavoro di analisi e confronto.
Le citazioni vengono riportate in lingua originale e, solo nel caso
della lingua russa, viene fornita una nostra traduzione in nota; le eventuali
edizioni italiane delle opere citate vengono riportate in bibliografia.
v
Abstract
This paper deals with the comparison between A. I. Zamjatin’s
antiutopia, My (1920-21), and A. A. Bogdanov-Malinovskij’s utopia,
Krasnaja zvezda (1908). The two authors lived approximately at the same
time, and shared several similar experiences, which, however, they faced
separately. Nevertheless, their works differ in many ways: narrative
structure, theoretical premises, historical context, aims.
The paper is divided into four chapters plus a short concluding
section. In the first chapter, the two authors and their literary production are
introduced. In particular, one paragraph is devoted to the “odyssey” which
preceded the late Soviet edition of Zamjatin’s novel, i 1988.
The second chapter begins with an excursu running through the
development of the utopian tradition both in Europe and in Russia, and
trying to highlight the path which links Thomas Moore’s Utiop a to the
antiutopias of Huxley and Orwell, passing through Krasnaja zvezd and My.
As a second step, we have tried to point out which elements from the typical
utopian paradigm appear in Bogdanov’s novel, and in what ways it differs
from previous utopias. The same analysis was then carried out for
Zamjatin’s novel in order to give an example of how antiutopias are built
reversing utopian stereotypes.
In the third chapter we compare the authors’ interpretation of
History, and how these views influenced the works examined. In both cases,
we started our analysis by reading two texts which complete the theoretical
basis of the novels: Zamjatin’s paper “O literature, revoljucii, entropii i pr.”
(1924) and Bogdanov’s Kratkij kurs ekonomičeskoj nauki (1897). The
former contains the idea of a cyclical History, based on a continuous
alternation of revolutions and entropy. The latter suggests a finalistic
conception, according to which History is but an evolution towards
socialism, the only possible end.
Finally, in the fourth chapter we compared the two novels according
to the concept of “myth progress”, which pervades both texts (even if in
vi
two different ways) and finds its main expression in taylorism. The authors’
attitude towards this phoenomenum is so different that, in Bogdanov’s
utopia, taylorism became a model of harmony and unity, while in
Zamjatin’s a tiutopia it is an inhuman mechanism.
In the concluding section we try to go over again the thread linking
the different parts of this thesis, and add some personal thoughts suggested
by the type of analysis.
Quotations are in the original language; footnotes contain my
translation for quotations in Russian. Information concerning Italian editions
of the works cited are to be found in the bibliography.
vii
Rejùme
V nastoyqew rabote sopostavlyùtsy roman-antiutopiy E. I.
Jamytina, M\ (1920-21), i utopiy A. A. Bogdanova-Malinovskogo,
Krasnay jvejda (1908). U avtorov sxodnay biografiy: oni oba stali
literatorami vopreki svoemu naucnomu obrajovaniù, ix
neodnokratno arestovivali ili ss\lali ij-ja ix politiceskix
vjglydov. Tem ne menee, roman\, kotor\e m\ v\brali dly nahego
analija, _ ocenì rajn\e, oni rajlicaùtsy ne tolìko strukturow,
no i teoreticeskimi predpos\lkami i zelìù.
Diplomnay rabota sostoit ij cet\rèx castew i kratkogo
jaklùceniy. V pervow casti predlagaetsy kratkiw objor òijni i
tvorcestva Jamytina i Bogdanova. Vtoray castì àtow glav\
posvyqena istorii publikazii romana M\, kotor\w poyvilsy v
Sovetskom Soùje tolìko v 1988 g.
Vtoray castì posvyqena istorii rajvitiy utopiceskow
tradizii v Evrope i v Rossii. Takim obrajom, stanovytsy ysnee te
xarakteristiki, kotor\e separiruùt i sbliòaùt utopiù T. Mora,
Krasnay jvejda, i roman M\, kotor\w scitaetsy proobrajom
sovremenn\x antiutopiw Xaksli i Oruella.
V tretìew casti obsuòdaùtsy rajlicn\e interpretazii
Istorii, kotor\e otraòaùtsy v analijirovann\x tvorcestvax.
Okajalosì ocenì polejn\m ctenie statìi <O literature, revolùzii,
àntropii i procem> (1924) Jamytina, i traktata Kratkiw kurs
àkonomiceskow nauki (1897) Bogdanova. Statìy podtveròdaet takoe
ponimanie Istorii, kotorow uòe ijlagalosì Jamytin\m v romane:
Istoriy, _ àto postoynnoe ceredovanie revolùzii i àntropii, bej
predelennow zeli. Bogdanov, naoborot, dumaet, cto Istoriy, _ àto
àvolùziy k sozialijmu, kotor\w yvlyetsy edinstvennow neijbeònow
zelìù.
V poslednew glave rabot\ m\ sopostavlyem dva romana v
svyji s mifom progressa, kotor\w pronij\vaet oba teksta, i
kotor\w osuqestvlyetsy v tàwlorijme. Otnohenie avtorov k àtomu
yvleniù nastolìko rajnoe, cto v utopii Bogdanova ono stalo
viii
modelìù garmonii i edinstva, v to vremy kak v antiutopii
Jamytina ono predstaèt bescelovecn\w i niveliruùqiw mexanijm.
V jaklùcenii m\ postaralisì kratko soedinitì rajn\e casti
rabot\, i predloòili nekotor\e licn\e rajm\hleniy vojnikhie v
tecenie analija.
Zitat\, kak pravilo, privodytsy na yj\ke originala; perevod
zitat na italìynskom yj\ke daetsy v snoskax.
1
Capitolo 1
NOTA BIOGRAFICA E BIBLIOGRAFIA
1.1. E. I. Zamjatin: vita e opere
Evegenij Ivanovič Zamjatin nacque il 20 gennaio (1 febbraio) 1884 a
Lebedjan’, nel governorato di Tambov.
Benché avesse dimostrato grande
talento per la scrittura già nel corso degli studi superiori, nel 1902 si iscrisse
alla facoltà di ingegneria navale dell’Istituto Politecnico di San Pietroburgo,
sfidando la sua scarsa inclinazione per le scienze matematiche. Nel 1905,
rientrato a San Pietroburgo da uno dei suoi numerosi viaggi di praticantato,
abbracciò con entusiasmo gli ideali rivoluzionari e divenne membro del
partito bolscevico, poiché, come scrisse in un’autobiografia datata 1929, “v
te god\ b\tì bolìhevikom _ jnacilo itti po linii naibolìhego
soprotivleniy”
1
(Zamjatin 1929: 12). Sempre nel 1905 fu arrestato e
allontanato dalla città, dove tornò poco tempo dopo senza permesso di
soggiorno; qui, eludendo i controlli dell’autorità zarista, non solo concluse
gli studi di ingegneria navale nel 1908, ma ottenne addirittura una cattedra
presso il Politecnico della capitale. Da allora Zamjatin, ancora in
semiclandestinità, alternò le professioni di ingegnere e docente universitario
all’attività letteraria.
Nel novembre del 1908 la rivista «Obrazovanie» pubblicò Odin
(Uno), il suo primo racconto ispirato al periodo trascorso in carcere, cui
seguì, due anni dopo, un secondo racconto, Devuška (La fanciulla), simile al
precedente per il tema trattato e il tono melodrammatico. Il successo arrivò
nel 1913, quando la rivista «Zavety», nata in seno all’omonimo gruppo
letterario capeggiato da A. M. Remizov
2
e M. Privšin
3
, pubblicò il racconto
1
«In quegli anni essere bolscevico significava seguire la linea della massima opposizione».
Per le citazioni in lingua russa ho scelto di fornire traduzioni mie anche qualora fosse
disponibile una versione italiana delle opere in questione; gli estremi delle eventuali
edizioni italiane sono riportati in bibliografia.
2
Aleksej Michajlovič REMIZOV (1877-1957). Scrittore. Rinnovatore del romanzo, accolse
l’esperienza del simbolismo e del decadentismo, applicandola alla tradizione narrativa
2
Uezdnoe (Provincia)
4
. Scritto durante il secondo esilio, iniziato nel 1911,
quando la sua presenza clandestina nella capitale fu scoperta, il racconto
presentava un’immagine tutt’altro che idealizzata della provincia russa, in
cui il protagonista, un uomo privo di qualità, raggiunge comunque un certo
prestigio sociale perpetrando violenze, tradimenti e altre efferatezze. In
quelle pagine si stavano già delineando alcuni dei tratti tipici dello stile di
Zamjatin, riguardanti soprattutto la costruzione dei personaggi, basata su
pochi elementi essenziali, e la tecnica narrativa, vicina a quella delle opere
degli stessi Remizov e Privšin, i quali a loro volta tramandavano la
tradizione di Gogol’
5
e Lesk v
6
.
Nel 1913, rientrato per la seconda volta a San Pietroburgo in seguito
ad un’amnistia generale concessa in occasione dei 300 anni della famiglia
Romanov, Zamjatin fu presto costretto ad allontanarsi nuovamente dalla
capitale per motivi di salute. Durante il soggiorno a Nikolaev continuò
comunque ad alternare l’attività di ingegnere a quella letteraria e, nel 1914,
fu pubblicato il racconto Tri dnja (I tre giorni). Il titolo alludeva
all’ammutinamento della corazzata Potëmkin, avvenuto nell’estate del 1905
e durato appunto tre giorni, di cui Zamjatin era stato testimone quando fece
tappa a Odessa di ritorno da una delle sue trasferte, e del quale egli
proponeva una cronaca soggettiva dallo stile frammentario. Sempre nel
1914 la rivista «Zavety» pubblicò una nuova opera di Zamjatin. Nel
racconto Na kuličkach (A cas del diavolo)
7
, la cruda descrizione
dell’abbruttimento, soprattutto morale, di una guarnigione dell’Estremo
realista. Nelle sue opere cerca di creare uno stile arcaico, incentrato sulla lingua parlata
dell’epoca antecedente il regno di Pietro I.
3
Michail Michajlovič PRIVŠIN (1873-1954). Profondo amante ed osservatore della natura,
spesso definito scrittore "etnografo" e "naturalista", è autore di V kraju epugannych ptic
(Nel paese degli uccelli non spaventati) e Za volšebnym kolobkom (Sul e tracce del
"kolobok" fatato).
4
Zavety, 5, 1913.
5
Nikolaj Vasil’evič GOGOL’ (1809-1852). Scrittore. Appassionato di etnografia e folklore,
è considerato l’iniziatore del realismo russo, tra il 1831 e il 1835 pubblica tre raccolte di
racconti. Nel 1936 è costretto a lasciare la Russia a causa delle reazioni suscitate dalla sua
commedia Revizor. Nel 1842 pubblica il racconto Šinel’ il roma zo Mertvye duši, visto
come una denuncia dei mali del paese. Travolto da una crisi religiosa dopo un viaggio in
Palestina (1848), dà alle fiamme la seconda parte del romanzo.
6
Nikolaj Semenovič LESKOV (1831-1895). Scrittore. Ideatore dello skaz, un tipo di prosa
caratterizzata dall’abbondanza di elementi dialettali e colloquiali.
7
Zavety, 3, 1914.
3
Oriente russo, scatenò la reazione della censura zarista che reagì
sequestrando l’intera tiratura del numero incriminato della rivista e
denunciando lo stesso Zamjatin per vilipendio dell’esercito russo e oltraggio
al pudore. Tutto questo non bastò ad intimorire Zamjatin che continuò a
descrivere i paradossi, le assurdità e le brutture della vita nella provincia
russa e gli eventi che avevano scosso il paese tra il 1905 e il 1906, in
racconti come Čevro (Ventre)
8
, Alatyr’
9
, Staršina (Il sottufficiale)
10
Aprel’
(Aprile)
11
. Negli anni tra il 1916 e il 1918 Zamjatin scrisse altri racconti che
comparvero nel 1922 con il titolo Bol’šim detjam skazki (Favole p r
bambini grandi), una sorta di antologia che includeva anche racconti già
apparsi sulle pagine della rivista curata da M. Gorkij
12
, «Letopis’» e su
«Novaja žisn’».
Nel 1916 la professione di ingegnere portò Zamjatin in Gran
Bretagna dove, come rappresentante della marina russa, progettò e coordinò
la costruzione di navi rompighiaccio nei cantieri di Glasgow, Newcastle e di
altri importanti porti britannici. Qui Zamjatin ebbe modo di osservare un
mondo molto diverso da quello russo, ma non per questo privo di difetti, che
ispirò la descrizione della realtà e dei vizi del capitalismo e della borghesia
inglese in Ostrovitjane (Gli isolani, 1917)
13
. Il libretto arrivò in patria poco
dopo la Rivoluzione e, come è facile intuire, ottenne un enorme successo,
poiché offriva un mordace attacco ai nemici del socialismo. Il “filone
inglese” dell’opera di Zamjatin, dove il confronto con la realtà anglosassone
offriva più che altro uno spunto per smascherare l’ipocrisia della morale
borghese in generale, affiorò anche in Lovec čelovekov (Il ps atore di
8
Russkie zapiski, 4, 1913.
9
Russkaja mysl’, 9, 1915.
10
Ežemesjačnyj žurnal, 1, 1915.
11
Sovremennik, 4, 1915.
12
Maksim GOR’KIJ (pseud. di Aleksandr Maksimovič Peškov) (1868-1936). Scrittore e
pubblicista. Imprigionato per aver preso parte alla Rivoluzione del 1905, viene liberato nel
1906 e emigra in Italia. Dopo la Rivoluzione di Ottobre rientra in patria per dedicarsi ad
attività di propaganda culturale, gettando le basi dottrinarie del “realismo socialista”.
13
Skify, 2, 1918.
4
uomini, 1918)
14
dove l’apparenza ineccepibile del protagonista cela un
riprovevole hobby: spiare giovani coppie appartate e ricattarle
15
.
Nel 1917, mentre ancora si trovava in Gran Bretagna, Zamjatin
ricevette notizie sugli eventi che agitavano il suo paese, e si apprestò a
rientrare in patria immediatamente per contribuire alla realizzazione di
quello che era stato a lungo anche il suo ideale, la nascita del socialismo.
Subito dopo la rivoluzione, Zamjatin decise di abbandonare
definitivamente la professione di ingegnere per dedicarsi interamente alla
letteratura; nell’autobiografia del 1929 scrive infatti “tut uò b\lo ne do
certeòew _ prakticeskay texnika jasoxla i otlomilasì ot meny
kak òelt\w list”
16
(Zamjatin, 1929: 18). Alla nuova “missione”
Zamjatin dedicò un impegno febbrile: senza rinunciare alla cattedra presso il
Politecnico di San Pietroburgo, si occupò non solo della produzione di
narrativa, ma anche di critica e teoria letteraria, dell’organizzazione di
seminari, di conferenze e del corso di tecnica della prosa presso la Casa
delle Arti. In questi anni collaborò con numerose riviste letterarie: nel 1924
entrò nella redazione del «Russkij sovremennik», per il quale scriveva pezzi
satirici sotto lo pseudonimo di Onufrij Zuev; nel 1924, insieme a K.
Čukovskij
17
, fondò il «Sovremennyj zapad», impegnato nella diffusione
della letteratura occidentale; partecipò come membro attivo ai comitati
redazionali delle riviste «Dom iskusstv» e «Vsemirnaja literatura» e ricoprì
la carica di direttore dell’Unione panrussa degli scrittori.
La delusione per la società post-rivoluzionaria, tuttavia, non tardò a
manifestarsi. Già nel 1913 il racconto Neputëvyj (Un buono a nulla) aveva
chiarito i motivi del suo abbandono del partito bolscevico, ribadendo il suo
amore per la rivoluzione ma non per vuoti programmi politici. Le opere di
questi anni, dunque, segnarono un ritorno alle tematiche del primo periodo
della sua attività letteraria: il contrasto tra l’immediatezza della vita naturale
14
Dom iskusstv, 2, 1922.
15
Per la traduzione italiana di entrambi i racconti v. Zamjatin 1999a.
16
«Non era più il tempo dei disegni tecnici, la pratica si era prosciugata e staccata da me
come una foglia gialla».
17
Kornej Ivanovič ČUKOVSKIJ (pseud. di Nikolaj Vasil’evič Kornejčukov) (1882-1969).
Scrittore, studioso di letteratura e filologo. Autore d numerose opere per bambini in versi e
in prosa. Lavora anche come critico letterario, traduttore e memorialista.
5
e l’artificiosità della vita cittadina, dove le durissime condizioni di vita
sfociano nella disumanizzazione della popolazione. Lo scontro tra natura e
civiltà e il primato che, nell’ottica di Zamjatin, la prima detiene, sono alla
base di racconti come Znamenie (Il segno, 1918), Mamaj
18
, Peščera (La
caverna)
19
, Sever (Nord, 1924), del testo teatrale Pravda istinnaja (L pura
verità, 1917) e di altri racconti scritti a cavallo della rivoluzione. Altre opere
rivelano invece il ruolo centrale giocato dalla figura dell’eretico, come nel
dramma Ogni Svjatogo Dominika (I fuochi di San Domenico)
20
, in Otom
kak isčelen byl inok Erazm (Come venne curato il monaco Erasmo, 1922) o
nella biografia Robert Mayer (Il destino di un eretico, 1919-20; 1988a), sul
padre della termodinamica da cui Zamjatin mutuò il concetto di entropia
come tendenza che porta l’energia dell’universo a cercare uno stato di riposo
e stabilità e quindi di morte, e l’idea dell’esistenza di un rapporto dialettico
tra energia ed entropia. L’idea di come certi valori ritenuti assoluti rivelino
invece la loro relatività emerge, invece, in Rasskaz o samom gla nom (Il
racconto su ciò che è più importante)
21
.
È evidente come Zamjatin non abbia mai cercato di dissimulare le
proprie perplessità nei confronti del nascente Stato sovietico; al contrario le
espresse esplicitamente sia nel manifesto Ja boius’ (Ho paura, 1921)
22
, sia
nel romanzo My (Noi, 1920-21)
23
, opere che in poco tempo gli fruttarono la
qualifica di personaggio scomodo. I critici ufficiali lo bollarono con
l’etichetta di “scrittore borghese” ed “emigrante interno”, e i primi arresti
iniziarono già nel 1919. Dal 1925 l’attività di Zamjatin riguardò per lo più il
teatro; è a questo periodo che risalgono, infatti, Bloca (La pulce),
rappresentata al MCHAT
24
nel 1925, e Obščestvo početnik zvonarej (La
società degli onorevoli campanari), versione teatrale di Ostrovitjane,
presentata al teatro Michajlovskij di Leningrado nel novembre dello stesso
18
Dom iskusstv, 1921.
19
Zapiski mečtatel j, 4, 1922.
20
Literaturnaja mysl’, 1, 1922.
21
Russkij sovremennik, 1, 1924.
22
Dom iskusstv, 1, 1921.
23
Znamja, 4-5, 1988.
24
Moskovskij Chudožestvennyj Achademičeskij Teatr (Teatro artistico accademico di
Mosca).
6
anno. Nel 1928 si vide rifiutare la pubblicazione e la messa in scena di un
altro suo testo teatrale, Atilla (Attil), nel 1929 l’ostracismo nei suoi
confronti raggiunse l’apice con il divieto di stampa per tutte le sue opere,
l’eliminazione dalle biblioteche di quelle già esistenti e con una campagna
denigratoria condotta a livello nazionale, per cui in URSS Zamjatin cessò di
esistere come scrittore.
Nel giugno del 1931 i fatti lo indussero a scrivere una lettera a I. V.
Stalin pregandolo di concedergli il permesso di lasciare un paese in cui, per
la forzata inattività, lo si condannava comunque a morte (cfr. Zamjatin
1989a: 623-27). Nell’ottobre dello stesso anno, probabilmente anche grazie
all’intercessione di M. Gor’kij, lo scrittore lasciò l’Unione Sovietica e dal
1932 visse a Parigi, dove conservò comunque un ruolo scomodo. In Francia,
infatti, suscitò la diffidenza degli altri emigrati rifiutandosi di rinunciare al
passaporto sovietico, ma questo non gli impedì di continuare a scrivere
racconti, saggi, recensioni per la stampa letteraria locale e sceneggiature
cinematografiche. Morì di malattia nel 1937.
7
1.1.1. My: storia del romanzo
Il romanzo My c stituisce una sintesi dello stile e delle tecniche che
caratterizzano l’intera opera di Zamjatin. Scritto intorno al 1921, in una
Pietrogrado provata dal comunismo di guerra e in perio o in cui la
censura bolscevica pareva ancora relativamente tollerante, venne tuttavia
immediatamente riconosciuto come “pamphlet antis vietico” (Heller, 1990:
528) e ne fu vietata la stampa. Questa risoluzione non ne impedì comunque
la diffusione sia in patria (attraverso letture pubbliche tenute dall’autore
stesso, ma anche grazie alla circolazione clandestina di copie del
manoscritto), sia all’estero. Nel 1924 Zamjatin voleva pubblicare il romanzo
nel primo numero del «Russkij sovremennik», ma al suo posto fu stampato
Rasskaz o samom glavnom. Nello stesso anno il testo comparve a New
York, per la prima volta in versione integrale, ma nella traduzione inglese di
Gregory Zilboorg, cui fece seguito una versione in ceco nel 1927. Sempre
nel 1927 il romanzo comparve per la prima volta in russo sulle pagine della
rivista praghese «Volja Rossij», ove fu presentato come una traduzione dal
ceco eseguita, tra l’altro, senza l’autorizzazione dell’autore. Un’edizione
integrale in lingua russa apparve a New York soltanto nel 1952. La versione
inglese fu pubblicata con un certo ritardo anche in Gran Bretagna, dove
arrivò nel 1969. Tuttavia, per avere un’idea della pericolosità attribuita al
romanzo dalle autorità dell’URSS, basti sapere che la prima edizione
sovietica di My risale solo al 1988, quando fu pubblicata sulle pagine della
rivista «Znamja», sessantasette anni dopo la sua stesura e cinquantun anni
dopo la morte di Zamjatin
25
.
25
Per ulteriori informazioni sulla biografia e bibliografia dell’autore v. anche Brown 1988,
Čudakova 1988, Heller 1990, Michajlov 1990, Skatova 1998; sulla storia del romanzo in
particolare v. Zamjatin 1988b: 526-541.
8
1.2. A. A. Bogdanov: vita e opere
Aleksandr Aleksandrovič Bogdanov (pseudonimo di Malinovskij),
nacque il 10 (22) agosto del 1873 a Sokolka, nel governorato di Grodno. Nel
1892 entrò alla facoltà di fisica e matematica dell’Università di Mosca,
presso il dipartimento di scienze naturali. I suoi studi si intersecarono fin da
subito con un’intensa attività politica, che gli costò un primo arresto nel
1894 e, poco tempo dopo, l’esilio a Tula.
Il 1896 lo vide impegnato in azioni di propaganda politica tra le fila
degli operai. Nel 1897 pubblicò la sua prima opera, il Kratkij kurs
ekonomičeskoj nauki (Breve corso di scienza economi a), un trattato di
chiara matrice marxista che fu molto apprezzato dagli ambienti socialisti
russi e da V. I. Lenin in particolare.
Nel 1899 concluse gli studi laureandosi in medicina presso
l’Università di Char’kov, in Ucraina, ma fu nuovamente arrestato a causa
delle sue attività propagandistiche e quindi mandato in esilio. Nel 1900 visse
a Kaluga, nel 1901 a Vologda
26
, dove lav rò come medico presso l’ospedale
psichiatrico locale, ed entrò in contatto con A. V. Lunačarskij
27
, mandato in
esilio nella stessa città nel 1902.
Nel 1903 Bogdanov divenne membro del RSDRP (Rossijskaja
social-demokratičeskaja rabočaja p rtija), il Partito Socialdemocratico
Russo. Nel 1904 entrò nella redazione delle riviste «Pravda» e «Rassvet».
Quello stesso anno fu inviato a Genova, ove iniziò la sua stretta
collaborazione con Lenin. Durante il terzo congresso del Partito
Socialdemocratico Bogdanov fu eletto membro del Comitato Centrale e
responsabile delle sezioni letterarie. In autunno Bogdanov fece quindi
ritorno in Russia per organizzare la redazione della rivista «Vpered». Nel
1905 Bogdanov collaborava contemporaneamente con il «Letučij listok CK
26
Sul soggiorno di Bogdanov a Vologda v. Novoselov 1994.
27
Anatolij Vasil’evič LUNAČARSKIJ (1857-1933). Scrittore, critico e uomo politico.
Membro del Partito Socialdemocratico nel 1897, nel 1903 aderisce al Partito Bolscevico.
Fonda con Bogdanov il gruppo Vpered, entrando così in polemica con Lenin e i
bolscevichi, cui si ricongiungerà al suo ritorno in Russia. Detiene la carica di commissario
del popolo per l’istruzione fino al 1929.
9
RSDRP», con il giornale «Echo» e con la redazione di «Novaja žizn’».
Sempre nel 1905, divenne il rappresentante del Comitato Centrale nel Soviet
dei deputati operai, e fu arrestato per l’ennesima volta in dicembre, quando
il soviet fu eliminato.
Nel maggio del 1906 ebbe inizio un nuovo esilio a Vežek; in agosto
ottenne il permesso di espatriare e si recò prima a Kuokkala insieme a
Lenin, poi a Capri, con Lenin e Gor’kij. Contemporaneamente collaborava
con le riviste «Volna», «Vestnik žizni» e «Proletarij», e pubblicò
Empiriom nizm (Empiriom nismo), un’opera in tre tomi che raccoglieva
scritti composti tra il 1904 e il 1906.
Nel novembre del 1907 espatriò con Lenin e I. F. Dubrovinskij
28
, e
nell’aprile dell’anno successivo era a Capri, dove iniziarono ad emergere le
prime profonde divergenze con Lenin. Nel 1908 pubblicò il romanzo-utopia
Krasnaja zvezda (La stella rossa) che, insieme al suo seguito, InženerMenni
(L’ingegner Menni, 1913), rispecchiava ampiamente la filosofia dell’autore
in campo economico, politico e culturale.
Il 1909 fu un anno complesso; Bogdanov fondò, con Lenin, Gor’kij e
Lunačarskij, la scuola del Partito di Capri (e di Bologna, due anni dopo), ma
lasciò la redazione di «Revoljucija» e venne espulso dal Partito Bolscevico,
a causa delle sue opinioni separatiste circa questioni di cultura proletaria
29
,
che si andarono ad aggiungere alle aspre critiche alla sua filosofia, che
Lenin raccolse nel volume Mat rializm i empiriokriticizm (Materialismo ed
empiriocriticismo, 1909).
Bogdanov continuò comunque ad operare anche al di fuori del
partito. Nel 1913, oltre al già citato Inžener Menni, pubblicò anche
Tektologija. Vseobščaja organizacionnaja nauka (Tektologija. Scienz
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Iosef Fedorovič DUBROVINSKIJ (1873-1913). Bolscevico. Membro della redazione
dell’edizione moscovita di «Rabočij sojuz», partecipa alla rivoluzione del 1905. Nei periodi
1903-05, 1907-10 è membro del Comitato Centrale del Partito.
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Nel discorso “Sovremennoe položenie i zadaci partii”, aveva espresso l’idea di una
cultura proletaria, creata dai lavoratori e quindi alternativa a quella borghese. Bogdanov
riprese e approfondì questo argomento nel trattato O proletarskj kul’ture (Sulla cultura
proletaria, 1924). Egli riteneva che la rivoluzione culturale fosse la premessa
indispensabile per la riuscita della rivoluzione economica e politica, giacché solo
rieducando il proletariato, questo avrebbe saputo supportare adeguatamente ogni proposta
di cambiamento materiale.
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dell’organizzazione universale), in cui teorizzò la creazione della società del
futuro ricorrendo a metodi basati sulle scienze esatte. Nella primavera dello
stesso anno, l’autore ritornò in Russia e riprese la collaborazione con le
riviste «Pravda», «Rabočaja gazeta» e «Sovremennik».
Durante i primi due anni del conflitto mondiale, Bogdanov si dedicò
prevalentemente all’attività di medico, al fronte e poi a Mosca. Questo non
bastò a distoglierlo dall’attività politica che, nel 1916, lo portò a schierarsi
contro i bolscevichi in veste di ideologo della cultura proletaria. L’anno
successivo, infatti, fondò il Proletkul’t, del quale fu uno dei presidenti fino
al 1921. Scopo di questa organizzazione era incentivare l’opera creativa
della classe operaia perché si creassero le condizioni intellettuali necessarie
allo sviluppo di una vera ideologia proletaria, l’unica garanzia di successo
della rivolta sociale per il socialismo. Inoltre, pur non essendosi ricongiunto
al Partito dopo la Rivoluzione di Ottobre, dal 1918 al 1926 Bogdanov fu
membro della presidenza dell’Accademia Comunista. In quell’anno,
organizzò e diresse l’Istituto Accademico Statale per le trasfusioni,
concretizzando tutta una serie di ricerche che già lo occupavano all’epoca in
cui scrisse il suo primo romanzo
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, e che gli costarono anche la vita.
Bogdanov morì infatti nel 1928, vittima di un esperimento condotto su se
stesso.
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In Krasnaja zveda, i marziani praticano normalmente la trasfusione di sangue come
metodo per prolungare la giovinezza e l’efficienza dell’organismo. Inoltre, al di là della
funzione pratica, lo scambio di sangue viene visto anche come un complemento del
comunismo ideologico (cfr. Bogdanov 1929: 107-108).