Introduzione
2/I
cellulosica, sono facilmente ripagabili in un tempo relativamente breve, spesso senza
considerare le innumerevoli opportunità di finanziamento promosse in ambito locale.
Inoltre, nel caso in cui la progettazione della filiera energetica sia una progettazione
"territoriale", partendo dal rilievo territoriale dei fabbisogni energetici e dalla stima della
quantità/qualità della risorsa biomassa a livello locale, auspicando un coinvolgimento attivo
degli Enti Locali, la realizzazione di impianti a biomassa può implicare notevoli vantaggi
sociali, quali:
parziale autonomia energetica del territorio;
creazione di nuovi posti di lavoro, per esempio attraverso la formazione di cooperative,
per effettuare le fasi di raccolta/trasformazione della biomassa;
riassetto del territorio, per esempio disciplinando lo sfruttamento delle risorse forestali
oppure promuovendo la conversione di terreni abbandonati a colture dedicate e/o a
rapido accrescimento;
miglioramento della qualità ambientale del territorio a causa della maggiore sostenibilità
energetico/ambientale della biomassa ligneo-cellulosica rispetto alle fonti fossili.
L'obiettivo del presente lavoro, inserito nel Programma di ricerca scientifica di rilevante
interesse nazionale cofinanziato dal MIUR (2005-2006) “Studio di filiere per la produzione di
energia da biomassa in Italia”, è triplice e volto a sviluppare alcuni aspetti precedentemente
accennati, attuando:
1. l'analisi territoriale tramite strumentazione GIS, quale supporto alle decisioni e
valutazione dell'effettiva disponibilità di biomassa ligneo-cellulosica. Nel capitolo 3 è
illustrata la particolare metodologia sviluppata per il Comune di San Casciano Val di
Pesa;
2. analisi e organizzazione della fase di raccolta della biomassa ligneo-cellulosica. In
particolare, nel capitolo 4 vengono analizzate le principali tipologie di macchine
operatrici disponibili sul mercato, nonché i risultati di alcune prove di campo eseguite su
potature di olivo;
3. analisi energetico/ambientale tramite sviluppo di metodologia LCA attraverso l'utilizzo
del software GEMIS, implementato fissando i confini di sistema in base alla specifica
filiera Legno-Energia del caso oggetto di studio nonché i diversi input di sistema (vedi
capitolo 5).
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
1/1
CAPITOLO 1
Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
1.1 Concetto di sviluppo sostenibile
Il soddisfacimento dei bisogni e delle aspirazioni umane costituisce il principale obiettivo
dello sviluppo. I bisogni essenziali di vaste masse nei Paesi in via di sviluppo (cibo, abiti,
alloggio, posti di lavoro) attualmente non vengono soddisfatti, senza considerare che al di là
dei bisogni primari vengono nutrite legittime aspirazioni per un miglioramento della qualità
della vita.
Lo sviluppo sostenibile, quale criterio con cui misurare i progressi della società, è stato
accettato ufficialmente dall’ONU nel rapporto Our Common Future, come concetto base su cui
costruire una teoria generale finalizzata a rendere compatibili ambiente ed economia. È stata
quindi osservata una inversione di tendenza nella politica economica delle nazioni
industrializzate nel tentativo di fondare lo sviluppo non esclusivamente su logiche di mercato,
ma anche su criteri oggettivi di ecosostenibilità (vedi Fig. 1.1).
Fig. 1.1 - Schema per lo sviluppo sostenibile,
tratto da “Programma politico e d’azione a
favore dell’ambiente e a favore di uno sviluppo
durevole e sostenibile”.
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
2/1
In prima approssimazione, può essere assunta una definizione di sviluppo sostenibile che fa
riferimento alla costanza del capitale naturale rinnovabile, ovvero al non superamento della
capacità di carico degli ecosistemi, ed all’uso prudente del capitale naturale non rinnovabile, di
cui deve essere massimizzata l’efficienza d’uso e che deve essere consumato comunque in
misura non superiore alla sua sostituibilità dimostrata. Pertanto diventa necessario capire come
sia possibile rendere sostenibili gli attuali sistemi economici insostenibili. Non esiste, infatti,
un'unica modalità secondo la quale un sistema economico è sostenibile, ma una serie di
sostenibilità locali, che devono essere rese compatibili con alcune grandi questioni globali. Ad
esempio, l’economia italiana deve essere resa compatibile con le proprie risorse territoriali ed
ambientali ed, inoltre, deve essere sostenibile rispetto alle compatibilità globali, quali le piogge
acide, il clima, le emissioni di CFC e di CO2, gli inquinamenti del Mediterraneo,.... (Bresso M.,
1993).
Secondo G.H. Brundtland (Brundtland G.H., 1988) esiste una sola strada per armonizzare la
crescita economica con uno sviluppo che al tempo stesso rispetti le esigenze dell’ambiente e
delle future generazioni, ovvero delineare strategie di progresso che portino ad una maggiore
prosperità arricchendo l’ambiente e la vita delle persone. Obiettivi di queste strategie di
progresso sono la suddivisione delle risorse in modo che tutti i popoli possano godere di livelli
di vita accettabili; il passaggio dall’approccio “usa e getta” a quello “dalla culla alla tomba” che
presuppone l’incremento di prodotti durevoli e riciclabili; il passaggio dalle fonti energetiche
non rinnovabili a quelle rinnovabili; l’accelerazione dello sviluppo di tecnologie che
consentano un utilizzo efficiente dell’energia; il trasferimento di risorse tecnologiche e
finanziarie ai Paesi in via di sviluppo (Brera A., 1994).
Una società può compromettere in vari modi la propria capacità di soddisfare in futuro i
bisogni essenziali dei suoi membri, per esempio sfruttando eccessivamente le risorse. Lo
sviluppo tecnologico può dare soluzione ad alcuni problemi immediati, ma aprirne di ancora
maggiori. Numerosi interventi umani sui sistemi naturali (deviazioni di corsi d’acqua,
estrazione di minerali, immissione di gas nocivi nell’atmosfera, ...) oggi sono assai più incisivi
quanto a scala e impatto e rappresentano una grave minaccia per i cicli ecologici alla base della
vita sul piano sia locale sia planetario. Uno sviluppo sostenibile deve al minimo non apportare
danni ai sistemi naturali che costituiscono la base della vita sulla Terra, ovvero all’atmosfera,
alle acque, al suolo e agli esseri viventi. Inoltre, non esistono precisi limiti alla crescita in
termini di popolazione o uso di risorse superati i quali si verifichi il disastro ecologico. Per
consumo di energia, materie prime, acqua e terra valgono limiti differenti; molti di essi si
manifestano in forma di costi crescenti e profitti calanti. Per quanto riguarda le risorse non
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
3/1
rinnovabili, come combustibili fossili e minerali, il loro uso riduce le riserve di cui le future
generazioni potranno disporre. Questo non significa che tali risorse non vadano usate: per
esempio, nel caso di minerali e combustibili fossili, il ritmo di diminuzione e l’importanza da
attribuire al riciclaggio e all’economia d’uso andrebbero calibrati in modo da assicurare che la
risorsa non si esaurisca prima che siano disponibili sostituti accettabili. In sostanza, lo sviluppo
sostenibile è un processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse, l’andamento
degli investimenti, l’orientamento dello sviluppo tecnologico e i mutamenti istituzionali sono
in reciproca armonia e incrementano il potenziale, attuale e futuro, di soddisfazione dei
bisogni e delle aspirazioni umane.
Per quanto riguarda le tematiche energetiche è essenziale trovare al più presto un accordo su
un sistema di prezzi dell’energia che tenga conto dei costi ambientali, rendendo più costosi i
consumi non sostenibili.
1.2 Politiche di sviluppo sostenibile in campo energetico
La produzione e l'uso dell'energia hanno un impatto molto elevato sull'ambiente naturale,
per esempio:
o durante l'estrazione e il trasporto del petrolio possono avvenire incidenti capaci di
provocare gravissimi fenomeni di inquinamento dei mari, dei fumi, delle lagune;
o la costruzione di grandi dighe per la produzione di energia elettrica sconvolge l'ambiente
di aree a volte immense, annientando interi ecosistemi e costringendo le popolazioni
indigene a migrare altrove;
o la combustione di carbone e idrocarburi provoca le piogge acide che possono
danneggiare, a volte in modo gravissimo, le foreste, i laghi, i monumenti;
o le emissioni provocate dal traffico veicolare producono danni notevoli alla salute umana
e al patrimonio storico - architettonico delle città;
o la produzione di energia elettrica nelle centrali nucleari crea rischi potenziali gravissimi
sia durante la fase di esercizio delle centrali, sia durante la fase di smaltimento e di
stoccaggio delle scorie radioattive;
o l'estrazione di gas naturale dal sottosuolo provoca fenomeni di abbassamento del
terreno che, nelle zone costiere, può causare gravi danni all'agricoltura e ai centri abitati.
Inoltre, da alcuni decenni si parla di un fenomeno negativo legato all'uso delle fonti fossili di
energia: l'effetto serra.
Il maggior responsabile dell'effetto serra è l'anidride carbonica emessa durante tutte le
combustioni, la cui concentrazione nell'atmosfera terrestre sta aumentando di anno in anno
(vedi Fig. 1.2).
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
4/1
Fig. 1.2 - Variazione di concentrazione di CO2 in atmosfera negli anni.
I principali riferimenti internazionali riguardanti le politiche ed i programmi di riduzione
delle emissioni dei gas climalteranti iniziano a svilupparsi a partire dalla Conferenza sul Clima di
Toronto (1988), in cui venne proposto di ridurre le emissioni di CO2 del 20% per l’anno 2005 e
del 50% per l’anno 2050.
In seguito a tale avvenimento, in Italia l'ENEA organizzò la Conferenza Nazionale su energia e
ambiente con lo scopo di promuovere uno sviluppo economico e sociale compatibile con il
rinnovamento naturale delle risorse energetiche e ambientali utilizzate. La Conferenza si era
posta la finalità di avviare azioni di concertazione tra regioni, enti locali e mondo produttivo
da attuarsi mediante interventi e politiche economiche capaci di coniugare sviluppo
economico a istanze ambientali.
Negli anni è stato infatti evidenziato il ruolo fondamentale che le amministrazioni pubbliche
possono svolgere, in considerazione del principio di sussidiareità e di decentramento, nel
settore dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili. Tale sviluppo ha un prevalente
carattere locale e la programmazione dello sfruttamento delle fonti rinnovabili può essere
realizzata ancor più efficacemente su scala locale a fronte di indirizzi nazionali e indicazioni
tecniche e di principio da parte degli organi centrali.
In seguito, con la Risoluzione di Lussemburgo del 29 ottobre 1990, l’Unione Europea decise di
stabilizzare entro il 2000 le emissioni di CO2 ai livelli del 1990.
La Carta Europea dell’Energia, adottata dai rappresentanti dei Governi degli Stati e dai
rappresentanti della Comunità Europea riuniti all’Aja il 16 e 17 dicembre 1991, fissò tra i suoi
obiettivi prioritari: “conseguire la massima efficienza nella produzione, conversione, trasporto,
distribuzione e impiego dell’energia, per accrescere la sicurezza e ridurre al minimo i problemi
dell’ambiente, su una base economica accettabile”.
CO2 in atmosfera
270
290
310
330
350
370
1750 1800 1850 1900 1950 2000 2050
anni
[p
p
m
v]
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
5/1
La Conferenza di Rio de Janeiro del giugno 1992, promossa dall’ONU su “Ambiente e
Sviluppo” (UNCED), portò alla redazione della Dichiarazione di Rio, di Agenda XXI e della
Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici. Quest’ultimo documento fu sottoscritto da
166 Paesi, tra cui l’Italia, ed entrò in vigore, come atto di diritto internazionale, il 21 marzo
1994.
Fu poi l'Intergovernmental Negotiating Committee (INC) di New York del 6 febbraio 1995 che,
riunendo un gran numero di scienziati internazionali, espresse la necessità di darsi obiettivi di
riduzione di gas serra più stringenti, proponendo un abbattimento entro il 2005 del 20%
rispetto ai livelli del 1990.
La Prima Conferenza delle Parti di Berlino nel marzo 1995 permise di fare il punto sugli impegni
presi tre anni prima, ma senza raggiungere ulteriori accordi. In particolare, l’Italia presentò
proprio a Berlino la “Prima Comunicazione nazionale alla Convenzione Quadro sui cambiamenti
climatici” (Ministero dell’Ambiente, 1995).
La successiva Conferenza delle Parti a Kyoto nel dicembre 1997 ha portato alla definizione degli
obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti validi per i Paesi industrializzati e per i Paesi
con economia in transizione fino al 2010. L’accordo finale è stato raggiunto con una riduzione
totale delle emissioni pari al 5,3% entro il 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990 per CO2, N2O,
CH4, e del per HFCs, PFCs, SF6. L’accordo prevede che gli USA riducano le loro emissioni
del 7%, il Giappone del 6% e l’Europa dell’8 %, attribuendo all'Italia un contenimento pari al
6,5%. L’Italia ha ratificato il Protocollo di Kyoto tramite la Legge 120/2002.
L'attuazione degli impegni assunti prevede per ciascun Paese l’elaborazione di specifiche
politiche e misure, come per esempio:
miglioramento dell’efficacia energetica in settori rilevanti dell’economia nazionale;
protezione e miglioramento dei meccanismi di rimozione e di raccolta dei gas ad
effetto serra;
promozione di metodi sostenibili di gestione forestale, di imboschimento e di
rimboschimento;
promozione di forme sostenibili di agricoltura, alla luce delle considerazioni relative ai
cambiamenti climatici;
ricerca, promozione, sviluppo e maggiore utilizzazione di forme energetiche
rinnovabili, di tecnologie per la cattura e l’isolamento del biossido di carbonio e di
tecnologie avanzate ed innovative compatibili con l’ambiente;
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
6/1
riduzione progressiva o eliminazione graduale delle imperfezioni del mercato, degli
incentivi fiscali, delle esenzioni tributarie e di sussidi contrari agli obiettivi della
Convenzione in tutti i settori responsabili di emissioni di gas ad effetto serra;
incoraggiamento di riforme appropriate nei settori pertinenti, al fine di promuovere
politiche e misure che limitino o riducano le emissioni dei gas ad effetto serra;
adozione di misure volte a limitare e/o ridurre le emissioni di gas ad effetto serra nel
settore dei trasporti;
limitazione e/o riduzione delle emissioni di metano, attraverso recupero ed
utilizzazione nel settore della gestione dei rifiuti, come pure nella produzione, nel
trasporto e nella distribuzione di energia.
In quest'ottica la “Seconda Comunicazione Nazionale per la Convenzione Quadro sui Cambiamenti
Climatici”, approvata dal CIPE nel dicembre 1997, precisa come l’Italia intenda rispettare
l'obiettivo di riduzione delle emissioni climalteranti e indica misure ed interventi necessari per
raggiungere l’obiettivo nazionale di una riduzione complessiva del 10%.
Tale obiettivo, come documentato dal Ministero dell’Ambiente nella “Conferenza Nazionale
sulle Strategie per lo Sviluppo sostenibile”, tenutasi a Roma il 13 -15 novembre 1997, fa
riferimento a due principali campi di azione:
1. Programmazione e governo dello sviluppo e dell’uso delle risorse da parte delle
Amministrazioni Locali attraverso:
• norme, incentivi e disincentivi;
• accordi volontari per l’uso razionale dell’energia, il risparmio energetico, lo
sviluppo delle fonti rinnovabili;
• azioni promozionali, informazione ed educazione ambientale;
• piano nazionale per la tutela della qualità dell'aria;
• piani regionali per la tutela della qualità dell’aria, piani energetici comunali e
regionali, piani regionali dei trasporti, piani comunali del traffico.
2. Iniziativa economica ed industriale per l’innovazione tecnologica e la minimizzazione
dei consumi energetici, sostenuta da investimenti privati e dal cofinanziamento pubblico,
nei seguenti settori:
• produzione di energia elettrica;
• produzioni industriali;
• produzione di autoveicoli e di altri mezzi di trasporto;
• infrastrutture per il trasporto pubblico;
• trasporto di merci;
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
7/1
• riscaldamento e raffrescamento;
• dispositivi elettrici ad alta efficienza;
• riciclaggio e recupero energetico dei rifiuti.
Pertanto possono essere individuati interventi di vario tipo finalizzati alla riduzione delle tre
principali emissioni di gas serra (CO2, CH4, N2O), ovvero:
1. interventi necessari alla modernizzazione dell’economia italiana ed alla protezione
dell’ambiente;
2. interventi aggiuntivi necessari per raggiungere l’obiettivo di riduzione stabilito
dall’Unione Europea e dalla Conferenza delle Parti a Kyoto (riduzione del 7%);
3. ulteriori interventi di riduzione delle emissioni per raggiungere l’obiettivo nazionale
(riduzione del 10%).
La successiva Delibera CIPE del 19 novembre 1998 ha individuato alcune politiche di riduzione
dei gas serra e definito il quadro di riferimento per l'approvazione dei programmi attuativi
degli impegni assunti (riduzione complessiva per una quota di circa il 20%), oltre che
predisporre il Libro Bianco nazionale in aderenza al Libro Bianco comunitario (approvato
dalla Commissione Europea nel novembre 1997) sulle fonti rinnovabili e il programma
nazionale per la valorizzazione delle biomasse agricole e forestali.
Il Libro Bianco che individua gli obiettivi, le strategie e i progetti necessari alla promozione e
allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile, finalizzata al raggiungimento degli obiettivi di
riduzione di CO2, è stato approvato con la successiva Deliberazione CIPE del 27 gennaio 1999.
In particolare, il Libro Bianco comunitario propone un piano di azione per realizzare l'obiettivo
di assegnare all'energia prodotta da fonti rinnovabili una quota del 12% dell'intero consumo
energetico lordo dell'Unione Europea intorno al 2010, raddoppiando di fatto la quota di
produzione da rinnovabili registrata alla fine degli anni novanta. In questa previsione oltre due
terzi del contributo di incremento dell'intero consumo, ovvero l'8,5%, dovrebbe derivare
dall'impiego della biomassa.
Le fonti energetiche rinnovabili sono attualmente sfruttate nell’Unione Europea in maniera
disomogenea e insufficiente. Malgrado molte di esse siano disponibili in abbondanza e il
potenziale economico effettivo sia considerevole, il contributo delle fonti energetiche
rinnovabili al consumo lordo globale di energia dell’Unione, che secondo le previsioni
aumenterà costantemente in futuro, è molto ridotto (meno del 6%). Per far fronte a questa
sfida occorre, pertanto, un’azione congiunta a livello della Comunità e degli Stati membri. Se la
Comunità non riuscirà a coprire nel prossimo decennio la sua domanda di energia con una
quota imputabile alle energie rinnovabili nettamente superiore, andrà persa un’importante
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
8/1
possibilità di sviluppo e diventerà sempre più difficile rispettare gli impegni sottoscritti a livello
europeo e internazionale in materia di protezione ambientale.
Inoltre, le fonti energetiche rinnovabili sono interne e possono quindi contribuire a ridurre
la dipendenza dalle importazioni e aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento; lo
sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili può contribuire attivamente alla creazione di posti
di lavoro, soprattutto a livello di piccole e medie imprese che rivestono un ruolo centrale nel
tessuto economico della Comunità; il ricorso alle rinnovabili può essere un elemento chiave
per lo sviluppo locale, con l’obiettivo di conseguire una maggiore coesione economica e
sociale nella Comunità. In particolare, dovrà essere prestata attenzione alla sicurezza
dell'approvvigionamento visto che la dipendenza dell’UE dalle importazioni di energia, già del
50%, potrebbe aumentare nei prossimi anni e raggiungere, in assenza di interventi, il 70% nel
2020. Ciò è soprattutto vero per il petrolio e il gas che provengono in misura crescente da
zone molto distanti dall’Unione e spesso caratterizzate da instabilità geopolitica.
La prevista crescita della domanda energetica in molti Paesi Terzi (Asia, America Latina e
Africa), che può essere in larga misura soddisfatta con le energie rinnovabili, offre sbocchi
commerciali promettenti per l’industria dell’Unione Europea, che in molti campi è leader per
le tecnologie sull’energia rinnovabile. Il carattere modulare della maggior parte delle tecnologie
rinnovabili consente un’applicazione graduale più facile da finanziare e, se necessario, un
rapido aumento di scala.
Invece, per quanto riguarda il Libro Bianco nazionale, la delibera CIPE ha previsto consistenti
incrementi di energia prodotta da fonti rinnovabili, incentivando lo sviluppo dell'energia
idroelettrica, solare, geotermica, eolica, dai rifiuti, da biomasse. Nello specifico settore delle
biomasse legnose il maggior contributo potrà essere offerto nella produzione di energia
termica rispetto a quella elettrica, o nei processi di cogenerazione.
Il Libro Bianco individua pertanto strategie e strumenti anche attraverso l'integrazione,
orizzontale e verticale, delle politiche settoriali e tra i vari soggetti istituzionali, nonchè
attraverso l'introduzione di misure regolamentari e fiscali relative al mercato interno, alla
diffusione dell'informazione e allo sviluppo della ricerca.
Gli obiettivi del Libro Bianco per lo sviluppo delle coltivazioni energetiche trovano
attuazione nel Programma Nazionale per la valorizzazione delle biomasse agricole e forestali, che oltre
agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra contribuisce allo sviluppo di
un'agricoltura compatibile con l'ambiente, al recupero di terreni marginali e abbandonati, al
miglioramento della fertilità dei terreni.
Tra le misure con effetti a breve termine vengono individuati:
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
9/1
gli incentivi volti a favorire la diversificazione delle attività produttive delle aziende
agricole e forestali,
lo sviluppo di coltivazioni dedicate attraverso specie e varietà vegetali in grado di
massimizzare l'efficienza produttiva,
l'individuazione e la verifica di criteri e norme tecniche per la caratterizzazione delle
biomasse a scopi energetici,
le tecnologie industriali di trasformazione,
gli investimenti necessari.
Gli interventi con effetti a lungo termine sono, invece, volti a promuovere l'integrazione
delle attività di ricerca e sviluppo, l'informazione e la comunicazione.
Attualmente la delibera del 1998 è stata sostituita dalla Delibera CIPE 123/2002, ovvero il
"Piano Nazionale per la riduzione dei gas serra", ridefinendo le politiche e le misure nazionali per
rispondere agli impegni assunti sulla riduzione delle emissioni dei gas serra.
È del dicembre 2005 l'"Undicesima Conferenza delle Parti di Montreal" in cui l'Unione Europea ha
richiesto proposte relative ad un futuro regime climatico con lo scopo di limitare a 2°C
l'aumento medio della temperatura del pianeta rispetto ai livelli dell'era preindustriale.
Dovranno essere definiti obiettivi di riduzione delle emissioni a lungo termine, proponendo
un abbattimento del 60-80% per il 2050 e considerando che entro il 2020 il 25% del consumo
di energia dell'Unione Europea potrebbe essere coperto con energie rinnovabili.
In particolare, l'Unione ha indicato come obiettivo prioritario il rapido sviluppo dell'utilizzo
della biomassa e l'incoraggiamento della produzione di energia rinnovabile in campo agricolo,
anche considerando il fatto che nel settore del riscaldamento e del raffreddamento non è stato
seguito un approccio sistemico a livello comunitario come invece succede nei settori
dell'elettricità e dei carburanti.
In conclusione, per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici la società e l'economia
dovranno subire notevoli adeguamenti, agendo su diversi aspetti:
o partecipazione più ampia possibile dei Paesi del mondo,
o estensione dell'azione a diversi settori,
o aumento dell'innovazione,
o mantenimento di strumenti flessibili e basati sul mercato,
o introduzione di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici stessi.
In quest'ottica è necessario sottolineare che molte tecnologie di abbattimento delle emissioni
di gas serra sono già disponibili o almeno si trovano in una fase pilota avanzata. Nel loro
complesso queste tecnologie, fra cui le 15 ritenute dall'Unione stessa le più promettenti (vedi
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
10/1
Tab. 1.1) potrebbero consentire di realizzare nel 2050 un potenziale di riduzione di oltre 54 Gt
di CO2equivalente l'anno.
Obiettivo Tecnologia
Agevolazioni economiche per i combustibili da trasporto
Riduzione della considerazione delle automobili
Edifici più efficienti
Efficienza e conservazione
dell'energia
Maggiore efficienza degli impianti energetici produttivi
Sostituzione del carbone con il gas naturale
Stoccaggio del carbonio catturato in impianti energetici
Stoccaggio del carbonio catturato in impianti a idrogeno
Stoccaggio del carbonio catturato a combustibili energetici
Fissione nucleare
Elettricità da energia eolica
Elettricità da energia fotovoltaica
Energia rinnovabile da idrogeno
Decarbonizzazione dell'elettricità e
dei combustibili
Biocombustibili
Gestione forestale Serbatoi naturali di carbonio
Gestione dei suoli agricoli
Tab. 1.1 - Tecnologie di abbattimento di emissioni di gas serra.
1.2.1 Normativa nazionale in campo energetico
Nella successiva Tab. 1.2 sono elencate alcune fra le principali normative nazionali e
comunitarie recepite.
Normativa Campo di applicazione
D.Lgs. 79/1999
D.Lgs. 164/2000
D.M. 8 marzo 2002
I primi 2 decreti disciplinano rispettivamente il settore dell’energia
elettrica e del gas dando attuazione alle direttive europee che stabilivano
la liberalizzazione di tali settori. I decreti legislativi dovranno essere
parzialmente modificati per adeguarli alle Direttive 2003/54/CE e
2003/55/CE che hanno sostituito le precedenti.
D.M. del 21/12/2001 Il decreto promuove un programma destinato alla realizzazione di piani di
diffusione di Fonti Energetiche Rinnovabili (F.E.R.), risparmio energetico e
mobilità sostenibile nelle isole minori italiane sedi di aree naturali protette.
Direttiva 2002/91/CE
Legge 10/91
D.P.R. 412/93
D.P.R. 551/1999
E seguenti
La direttiva disciplina l’uso razionale dell’energia negli edifici che, per gli
immobili, pone limiti minimi di efficienza energetica, istituisce una
certificazione energetica, dispone una serie di controlli. Il settore in Italia
è disciplinato dalla legge 10/91 e dal D.P.R. 412/93 successivamente
modificati per adeguarli alla Direttiva.
Legge 55/2002 La legge converte il D.L. 7/2002, noto sotto il nome di “sblocca-centrali”,
che istituisce per le centrali elettriche sopra i 300 MW termici
l’autorizzazione unica statale con un’intesa regionale.
Direttiva 2003/96/CE La direttiva ha il compito di armonizzare la fiscalità energetica. Essa si
pone l’obiettivo di ristrutturare il quadro comunitario per la tassazione dei
prodotti energetici e dell’elettricità. Le precedenti direttive in materia di
armonizzazione della fiscalità energetica (1992/81/CEE e 1992/82/CEE)
erano limitate agli oli minerali. L’obiettivo di tale direttiva è dunque fissare
dei livelli minimi di tassazione per la maggior parte dei prodotti energetici,
compresi l’elettricità, il gas naturale e il carbone e quindi cercare di
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
11/1
armonizzare le notevoli differenze tra i livelli nazionali di tassazione
applicati dagli Stati Membri.
Legge 290/2003 La legge converte il D.L. 239/2003 (il cosiddetto “decreto anti-black out”),
recante “disposizioni urgenti per la sicurezza del sistema elettrico
nazionale e per il recupero di potenza di energia elettrica”. La legge
disciplina anche l’autorizzazione unica statale per gli elettrodotti della rete
di trasmissione nazionale.
D.Lgs. 387/2003
D.M. 24 ottobre 2005
Il decreto recepisce la Direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione
dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Tale
decreto prevede misure sui certificati verdi (strumento istituito già con il
D.Lgs. 79/99 e modificato tramite il D.M. 24 ottobre 2005) e prevede
l’autorizzazione unica per gli impianti di produzione di elettricità da fonti
rinnovabili.
Direttiva 2003/87/EC La direttiva riguarda l’Emission Trading e ha l’obiettivo di istituire un
sistema per lo scambio di quote di emissioni dei gas a effetto serra nella
Comunità al fine di promuovere la riduzione di tali emissioni secondo criteri
di validità in termini di costi e di efficienza economica.
Direttiva 2004/98/CE La direttiva si occupa di cogenerazione per accrescere l’efficienza
energetica e migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento energetico,
creando un quadro per la promozione e lo sviluppo della cogenerazione ad
alto rendimento di calore ed energia, basata sulla domanda di calore utile e
sul risparmio di energia primaria.
D.M. 20 luglio 2004 I nuovi decreti sull’efficienza energetica negli usi finali di energia, previsti
ai sensi dell’ art. 9 comma 1 del D.Lgs. 16 marzo 1999, n. 79 (Decreto
Bersani) e art. 16 comma 4 del D.Lgs. 23 maggio 2000, n. 164 (Decreto
Letta), sostituiscono quelli del 21 aprile 2001. I decreti individuano
obbiettivi di efficienza energetica a carico dei distributori da conseguirsi
tramite il meccanismo dei titoli di efficienza energetica, detti anche
Certificati Bianchi.
Legge 239/2004 La legge disciplina il riordino del settore energetico, fissando i principi
fondamentali in materia, nonché individuando obiettivi nazionali e funzioni
esercitate dallo Stato (sostituendo di fatto buona parte degli articoli del
D.L. 112/98).
Tab. 1.2 - Elenco di alcune delle principali leggi nazionali e comunitarie in campo energetico.
Per quanto riguarda nello specifico la biomassa ligneo-cellulosica vengono di seguito
evidenziate alcune norme:
1. Legge 97/1994 (Nuove disposizioni per le zone montane)
L'energia elettrica prodotta nei territori montani da piccoli generatori comunque
azionati, quali aerogeneratori, piccoli gruppi elettrogeni, piccole centraline idroelettriche,
impianti fotovoltaici, con potenza elettrica non superiore a 30 kW, o da gruppi
elettrogeni funzionanti a gas metano biologico, è esentata dalla relativa imposta erariale
sul consumo.
Nei territori montani, in ragione del disagio ambientale, può essere concessa dal
Comitato Interministeriale Prezzi (CIP) una riduzione, di cui lo stesso CIP determina la
misura percentuale, del sovrapprezzo termico sui consumi domestici dei residenti e sui
consumi relativi ad attività produttive.
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
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Le Regioni, le Province autonome di Trento e di Bolzano, le Amministrazioni
Provinciali, le Comunità Montane ed i Comuni possono elargire contributi a favore dei
residenti nei territori montani per il potenziamento delle linee elettriche a case sparse e
piccoli agglomerati non inclusi nelle zone perimetrale destinate ad insediamenti
residenziali.
2. Legge 423/1998 (Interventi strutturali e urgenti nel settore agricolo, agrumicolo e zootecnico)
Per avviare le azioni nazionali derivanti dall'applicazione delle determinazioni adottate
dalla Conferenza di Kyoto per la riduzione delle emissioni gassose, il Ministero per le
Politiche Agricole, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le
Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, presenta al CIPE per
l'approvazione un programma nazionale denominato "Biocombustibili". Per la
realizzazione del programma è autorizzata la spesa di lire 5 miliardi annue a decorrere dal
1999. Tale programma denominato PROBIO è stato approvato tramite Delibera CIPE
27/2000 e non prevede interventi di sostegno "ordinario" al mondo produttivo, ma è
orientato verso l’attuazione di attività dimostrative/divulgative con una forte
caratterizzazione territoriale, in grado di stimolare sia le Amministrazioni Locali che gli
imprenditori agricoli ed industriali verso un ulteriore sviluppo dei biocombustibili.
3. D.P.C.M. 8 marzo 2002
Il decreto disciplina le caratteristiche merceologiche dei combustibili aventi rilevanza ai
fini dell’inquinamento atmosferico nonché delle caratteristiche tecnologiche degli
impianti di combustione.
Il D.P.C.M. definisce in modo chiaro cosa si intende per biomassa ligneo-cellulosica,
ovvero:
• materiale vegetale prodotto da coltivazioni dedicate;
• materiale vegetale prodotto da trattamento esclusivamente meccanico di
coltivazioni agricole non dedicate;
• materiale vegetale prodotto da interventi selvicolturali, da manutenzione
forestale e da potatura;
• materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di legno
vergine e costituito da cortecce, segatura, trucioli, chips, refili e tondelli di legno
vergine, granulati e cascami di legno vergine, granulati e cascami di sughero
vergine tondelli non contaminati da inquinanti, aventi le caratteristiche previste
per la commercializzazione e l'impiego;
Capitolo 1 – Biomassa ligneo-cellulosica, sviluppo sostenibile, energia
13/1
• materiale vegetale prodotto dalla lavorazione esclusivamente meccanica di
prodotti agricoli, avente le caratteristiche previste per la commercializzazione e
l'impiego.
1.2.2 Normativa regionale in campo energetico
Tra le politiche energetiche regionali non possono essere dimenticate le misure forestali
contenute nei Piani di Sviluppo Rurale (vedi Regolamento 1257/1999) con efficacia dal 2000
al 2006 che, interagendo con le precedenti misure, permettono al cittadino di concretizzare,
grazie ai contributi comunitari, le varie azioni a livello locale.
Infatti, le politiche di valorizzazione delle fonti di biomassa influenzano con modalità
diverse l'offerta di biomassa (vedi Fig. 1.3), incentivando interventi concreti nei diversi settori
interessati. Gli effetti della realizzazione di tali interventi sul settore delle biomasse possono
essere diretti (aumento del prelievo reale) o indiretti.
È da notare come l'aumento di disponibilità di biomasse, attraverso ad esempio nuovi
imboschimenti, non implica automaticamente un aumento dei prelievi reali che risultano
invece principalmente legati all'evoluzione della domanda di mercato e della rete di
commercializzazione e distribuzione.
Fig. 1.3 - Meccanismi che influenzano l'offerta di biomassa sul mercato.
In particolare, il Regolamento 1257/1999 ha definito le modalità operative degli interventi
nel campo rurale e, per quanto riguarda le biomasse, ha definito le misure agro-ambientali,
l'imboschimento dei terreni agricoli e non agricoli, e altre misure forestali. Gli effetti di
ripercussione del Reg. 1257/1999 sul settore delle biomasse, illustrati brevemente in Tab. 1.3,
possono essere immediati quando vengono forniti gli strumenti per utilizzare risorse già
disponibili o di medio - lungo periodo quando viene prevista la produzione di biomassa ex-
novo tramite appositi impianti.
Misure che aumentano la
produzione di biomassa ad
uso energetico
Misure che aumentano la
produzione di possibili
fonti di biomassa
PRELIEVO REALE
BIOMASSA DISPONIBILE
PRELIEVO POTENZIALE
Misure che incentivano sistemi di
approvvigionamento e lavorazione
del legname a fini energetici di
biomasse già disponibili
Misure che permettono l'utilizzo
di biomassa che normalmente non
viene utilizzata