3La composizione chimica è fondamentale per stimare il valore nutritivo,
conoscere i prodotti che si possono estrarre, mettere a punto le metodologie ottimali
per l’estrazione, ottenere prodotti derivati adatti a particolari impieghi.
La biologia delle macroalghe comprende vari settori, sia di base sia applicativi,
che spaziano dalla tassonomia, per classificare e riconoscere le specie, allo studio dei
cicli di riproduzione, alle ricerche fisiologiche sulla nutrizione minerale e sulla
fotosintesi, al miglioramento genetico, alla coltura dei tessuti per la
micropropagazione. Naturalmente, alcuni aspetti di questi studi hanno già fornito
risultati che trovano corrente applicazione, altri sono ancora in fase sperimentale.
L’ecologia studia l’influenza dei fattori ambientali sulla crescita delle alghe,
avendo come uno dei principali obiettivi la stima della produttività. Recentemente
essa deve anche considerare l’impatto degli eventuali inquinanti ed infine dovrebbe
valutare l'effetto del raccolto – e quindi del depauperamento - delle popolazioni
naturali sugli equilibri dell’ecosistema.
L’agricoltura marina è l’applicazione di criteri e metodi agronomici terrestri
alla coltura su larga scala di specie economicamente importanti sia con lo scopo di
ripopolare aree naturali impoverite dall’intensivo sfruttamento sia per impiantare veri
“campi marini” che consentano una produzione mirata e più abbondante.
In questa tesi ho cercato di fare una rassegna aggiornata degli usi più
significativi delle alghe marine e dei loro principali prodotti (cf. Newton 1951;
Volesky et al. 1970; Waaland 1981). Ovviamente, tale rassegna non poteva essere
completa e dettagliata, dal momento che esistono innumerevoli applicazioni
industriali dei prodotti delle alghe, talvolta coperte da segreto, le quali andrebbero
comunque fuori dalle nostre competenze e dal tema proposto.
Ho pertanto limitato il soggetto da trattare all’uso delle macroalghe marine
nell’alimentazione umana e animale, in medicina e nell’industria farmaceutica e
cosmetica, nell’agricoltura, nell’industria cartaria, nella produzione di biogas.
4I PRINCIPALI PRODOTTI DELLE ALGHE
Le alghe sono la fonte di molti prodotti fra i quali ricordiamo soprattutto i
ficocolloidi che appartengono alla categoria chimica dei polisaccaridi (Percival e
McDowel, 1967; Fogg, 1966). In particolare, si tratta di polimeri di acidi uronici,
cioè gli acidi organici che derivano dalle molecole degli zuccheri. I più noti e più
usati ficocolloidi sono l’acido alginico, l’agar ed i carragenani. (Peat e Turvey, 1965;
Kim, 1965)
Acido alginico e alginati
Nel 1883 E.C. Stanford scoprì che molte alghe brune contenevano una sostanza
viscosa che trattata con carbonato di sodio e successivamente con un acido minerale
liberava un composto che fu chiamato “acido alginico”. Si tratta di un componente
della parete cellulare di cui costituisce la matrice non strutturata nella quale sono
immerse le fibrille di cellulosa. Questa localizzazione venne anche evidenziata
mediante microradiografie ai raggi X e spodogrammi (Frei e Preston, 1962).
Chimicamente l’acido alginico è costituito da un complesso poliuronico molto
stabile all'idrolisi. Contiene prevalentemente catene di acido D-mannuronico e di
acido L-guluronico con legami del tipo β -1,4 (Haug & Larsen 1964). I dettagli della
struttura della macromolecola devono essere tuttora chiariti.
Essendo un colloide, l’acido alginico in acqua non forma una vera soluzione,
però ha un’elevata capacità di assorbimento dell’acqua. Essendo un acido, esso forma
dei sali che sono detti “alginati”. I sali di Na, K, NH
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, Mg, Fe (ferroso) sono solubili
in acqua mentre i sali di Ca, Al, Zn, Cu, Cr, Ag e Fe (ferrico) sono insolubili.
L’alginato di sodio è il sale naturale, detto comunemente “algina”.
Le alghe brune usate per ricavarne alginati sono principalmente specie di medie
e grandi dimensioni che fanno parte delle Laminariales (kelp) e Fucales:
Varie ricerche hanno messo in evidenza che la quantità di acido alginico
contenuto nelle Laminariales e nelle Fucales dipende dalla stagione: essa è maggiore
in autunno e minore in primavera. Però è anche in relazione all’habitat (esposizione,
5protezione, correnti e profondità). In Macrocystis sono state riscontrate variazioni
anche in base alla latitudine. L’estrazione avviene da qualsiasi parte del tallo, essendo
stato dimostrato, nelle Laminariales, che il contenuto in alginati è uguale sia nella
fronda sia nello stipite.
Laminaria e Ascophyllum sono solitamente ancorate sui fondali rocciosi a
qualche metro di profondità e questo rende difficile il raccolto. In passato, nella
Francia nord-occidentale le laminarie venivano rastrellate sulla riva, dopo forti
mareggiate, da contadini che stagionalmente si trasformavano in “goemonier”, cioè
raccoglitori di “goemon”, l’equivalente bretone dell’inglese “kelp”. A quei tempi
l’acido alginico era ancora sconosciuto o non se ne conoscevano le possibili
applicazioni, per cui le alghe erano semplicemente bruciate per ricavarne la soda
(varek) o per estrarre lo iodio. Alcune specie erano anche usate, in proporzioni assai
modeste, come alimento. Oggi, i goemonier dispongono di moderne imbarcazioni
dotate di uno speciale attrezzo, lo scoubidou, che consiste in un palo estensibile a
telescopio, azionato idraulicamente, che s’immerge sino a toccare il fondo e,
ruotando sul suo asse, con la sua estremità a gancio tagliente falcia e arrotola le
fronde (Arzel 1987).
Macrocystis pyrifera è invece la fonte principale di alginati lungo le coste della
California. E’ un’alga enorme, che raggiunge e supera spesso i 50 metri di lunghezza,
estendendosi verticalmente dal fondo roccioso, dove è ancorata, sino alla superficie,
grazie alla spinta di galleggiamento delle sue aerocisti piriformi, poste alla base delle
lamine. Pertanto, per la raccolta si utilizzano apposite imbarcazioni che falciano e
stivano le cime delle fronde a qualche metro sotto il pelo dell’acqua. Questa
decapitazione delle piante è ben presto riparata dalla gran capacità rigenerativa;
Macrocystis cresce, infatti, più velocemente di qualsiasi pianta marina o terrestre,
fino a 5 metri per settimana.
Per l’estrazione dell’acido alginico sono stati messi a punto vari metodi. In
generale, ad una fase preliminare di desalinazione e triturazione dell’alga segue
prima un trattamento con soda o con soluzione di carbonato di sodio e dopo un
trattamento con acido; si produce così acido alginico grezzo o, di solito, alginato di
6sodio o di calcio. Le varie forme possono essere convertite dopo filtrazione e
decolorazione.
I metodi più usati sono quello di Green (processo a freddo), nel quale si
produce alginato di sodio o altri sali alginici, ed il metodo di Gloahec-Herter, nel
quale, trattando il materiale con cloruro di calcio, vengono rimossi laminarina,
mannitolo e viene prodotto acido alginico.
7Agar
L’agar è il componente amorfo, gelatinoso, della parete cellulare delle alghe
rosse. Per molto tempo è stato detto che l’agar è un miscuglio di due tipi di polimeri,
l’agarosio e l’agaropectina. L’agarosio è costituito da una catena neutra di residui di
β -D-galattopiranosio legati in posizione 1,3 e residui 3,6-anidro-α -L-galattopiranosio
connessi tramite le posizioni 1,4 e ripetuti alternativamente. L’agaropectina ha la
stessa struttura dell’agarosio, ma contiene anche esteri con il radicale solforico, acido
glucuronico e acido piruvico (Araki 1965). Oggi la schematizzazione in agarosio ed
agaropectina è stata abbandonata e si parla invece di varie frazioni di polimeri che
contengono: agarosio neutro, agarosio piruvato e galattano solfato.
Concludendo, si tratta di un polimero complesso, costituito sostanzialmente da
catene di galattosio esterificate di tanto in tanto con un radicale solforico. La
percentuale di solfato varia secondo la specie d'origine e ne sono state misurate
quantità diverse che vanno dall’1 al 5%.
L’agar secco è insolubile in acqua fredda ma dà una soluzione colloidale (sol)
in acqua scaldata quasi al punto d’ebollizione. Se il sol è abbastanza diluito (1-2%),
esso rimane liquido scendendo sino a temperature comprese fra 35-50°C ma gelifica
a temperature più basse; comunque, per fondere nuovamente il gel d’agar occorrono
temperature fra 90 e100°C.
La principale fonte d’agar sono certe alghe rosse, dette appunto “agarofite”,
soprattutto specie dei generi Gelidium, Pterocladia e Gracilaria.
L’estrazione dell’agar è eseguita con acqua calda o bollente; poi l’estratto viene
trattato con carbone attivo e viene filtrato. Il gel d’agar viene purificato mediante
congelamento e scongelamento ripetuto; in questo modo perde acqua che porta via le
sostanze estranee. Il gel allo stato puro viene poi essiccato ed il prodotto finale
corrisponde al 24-45% del peso secco dell’alga (Kappanna e Rao, 1963)
8Carragenine
Anche le carragenine (carragenani o carragheen) sono polisaccaridi complessi
estratti dalle pareti cellulari di alcune Rhodophyceae. Le percentuali variano molto
secondo le specie algali. I componenti chimici presenti sono sostanzialmente il β -D-
galattosio-solfato ed il 3,6-anidro-α -D-galattosio.
Le carragenine comprendono almeno 4 frazioni di polisaccaridi, chiamate k
(kappa)-, ι(iota)-, λ (lambda)- e µ(micron)-carragenina.
La k-carragenina contiene residui solfati di β -D-galattosio con legami 1,3
insieme a residui di 3,6-anidro-α -D-galattosio con legami 1,4 (Young,1961;
Anderson et al. 1968; Smith e Montgomery,1959; Clingman e Nunn,1959). Nel 1955
O’Neil suggerì l’esistenza di un punto di ramificazione in posizione C
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per il decimo
residuo di D-galattosio al quale è attaccato il D-galattosio-3,4 o 3,6 disolfato come
residuo terminale non riducente. Si tratta di un polisaccaride con bassa viscosità e
con minore polimerizzazione rispetto alla λ -carragenina.
La struttura della λ -carragenina è stata meno studiata e si ritiene che contenga
molto solfato 1,3-legato a galattani contenenti solo piccole proporzioni di 3,6-
anidroderivati. I galattani isolati da alghe diverse possono differire lievemente, ma
sono sostanzialmente tutti simili (Percival,1964).
Il gel fonde a 27°-41°C. Ha inoltre la caratteristica di formare coacervati con le
proteine.
Le fonti principali di carragenina sono Chondrus crispus (chiamato anche Irish
moss o carrageen), specie di Eucheuma, Gigartina, Iridea, Solieria, Agardhiella.
Le procedure d’estrazione sono simili a quelle dell’agar.