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CAPITOLO 1 - STATO DELL'ARTE DEL MOBILE WEB
1.1 Mobile Web o semplicemente Web via mobile?
Prima di iniziare la discussione è bene dare una brevissima definizione di “Web” e una
breve definizione di “mobile”.
Innanzitutto Web, quell’insieme immateriale di contenuti e dati definito più
completamente come World Wide Web o Internet: rete globale di computer che fornisce
una grande varietà di informazioni e strumenti di comunicazione, formata da più reti
interconnesse attraverso protocolli di comunicazione standardizzati.
Il termine “mobile” invece, sia in italiano ma più correttamente in inglese, sta a indicare la
capacità di spostarsi o di essere spostato o trasportato liberamente e con facilità.
Nello specifico della materia che stiamo trattando, si parla di mobile computing in termini
di tecnologie di elaborazione ed accesso ai dati senza vincoli di posizione fisica dell’utente
o delle apparecchiature utilizzate; mobile è dunque la possibilità di utilizzare facilmente e
liberamente tali tecnologie in qualsiasi contesto. Nato con il diffondersi dei primi personal
computer portatili, e con la progressiva riduzione delle dimensioni dei componenti
hardware, il termine mobile viene man mano attribuito ai successori dei PC portatili, come
i laptop, i notebook, i tablet PC, i più recenti netbook fino ad arrivare ai palmari e
smartphone, dispositivi che possono essere utilizzati nel palmo di una mano. Negli ultimi
anni abbiamo inoltre assistito alla nascita di nuove tecnologie digitali sempre più piccole
da utilizzare in mobilità, dai telefoni cellulari ai lettore mp3, dalle fotocamere digitali fino
ai navigatori satellitari.
Quand’è dunque che trovano unione questi due termini, “Web” e “mobile”, tanto diversi
tra loro ma sempre più convergenti?
Semplicemente quando si accede alla rete Internet con un dispositivo mobile utilizzando
applicazioni connesse a Internet, o browser per la navigazione attraverso una rete wireless.
Il quesito posto a inizio capitolo vuole dunque verificare se l’utilizzo di Internet, mediante
un dispositivo mobile, sia inteso semplicemente come lo stesso Web visualizzato da uno
schermo più piccolo anziché il desktop oppure se si sta creando, o già esiste, un Web
sviluppato appositamente per il mobile, con tecnologie, mezzi di accesso e contenuti
differenti.
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Gli esperti in materia dibattono su tale argomento, proponendo diversi modi di intendere il
mobile Web; in particolare l’esperto in tecnologie mobili Maximiliano Firtman
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a tal
proposito afferma che “Non è il mobile Web; è semplicemente il Web!”.
Con tale definizione vuole in qualche maniera far capire che ciò che visualizziamo
attraverso il nostro dispositivo mobile è sempre lo stesso Web: le caselle di posta che
utilizziamo sono sempre le stesse, i siti da cui ricaviamo le news ogni giorno sono sempre
gli stessi e l’account di Facebook a cui accediamo non è di certo un altro rispetto a quello
che utilizziamo dal portatile o dal computer fisso. Inoltre Firtman continua ricordando che i
protocolli di rete di cui si serve il mobile Web sono gli stessi del Web classico, dall’HTTP
al POP3
2
per la posta, alle LAN Wireless e al TCP/IP; certo protocolli come GSM, CDMA
e UMTS sono diversi da quelli desktop, ma quest’ultimi lavorano a basso livello, quello di
comunicazione, mentre a livello di applicazione Web sono gli stessi.
In base al mio studio in materia, preferisco invece considerare i due tipi di Web come
provenienti dalla stessa radice, ma ampiamente diversi fra loro: il Web classico è nato e
cresciuto per essere visualizzato dal desktop, quindi da uno schermo abbastanza grande per
poter leggere testi e riconoscere delle immagini senza funzionalità di zoom o selezione di
parti della pagina; inoltre è stato sviluppato per rimanere al passo con le tecnologie
software e hardware presenti nei personal computer e non per limitarsi a quelle dei
dispositivi mobili, sicuramente in continua crescita ma mai alla pari di un personal
computer.
Il mobile Web di cui parliamo, e di cui nel corso della tesi analizzeremo vari aspetti con
particolare attenzione all’usabilità, è dunque quello che viene progettato appositamente per
essere visualizzato da un dispositivo mobile, che si ridimensiona in base allo schermo da
cui si sta navigando, che propone solo i contenuti che possono essere visualizzati, quello
che struttura la navigazione in modo da essere facilmente gestibile con la tastiera del
proprio smartphone o con il touchscreen (se pur non sempre efficientemente, ma questo lo
vedremo nei capitoli successivi).
Non verrà invece trattata a fondo la sfera delle native mobile applications
3
, dato che si sta
assistendo sempre più a una fusione con i browser mobile, i quali stanno guadagnando
1
M.Firtman, Programming the mobile Web, O’Reilly, 2010.
2
POP3 (Post Office Protocol): protocollo che permette, mediante autenticazione, l'accesso ad un account di
posta elettronica risiedente su un host per scaricarne le e-mail.
3
native mobile applications: applicazioni sviluppate appositamente per funzionare nell’ambiente del
dispositivo mobile (linguaggio macchina e sistema operativo) di riferimento. Il termine è usato in contrasto
ad applicazioni interpretate che non sono native ad una singola piattaforma mobile.
3
maggior accesso all’hardware dei dispositivi mobili (si pensi agli accelerometri o ai chips
GPS), e altresì migliorando notevolmente le capacità browser, anche grazie a applicazioni
Web basate sugli stessi, sia in termini di velocità e che di capacità di memoria.
1.2 Dispositivi mobili: requisiti e categorie
Un “dispositivo mobile” può essere interpretato come un dispositivo collegabile alla rete,
non utilizzato di norma in un ambiente fisso e costruito specificatamente per essere
portatile e utilizzabile mentre si è in movimento.
Ma quali sono nello specifico le caratteristiche per cui un dispositivo viene definito come
mobile?
Secondo lo stesso Firtman per essere identificato come dispositivo mobile esso deve
rispettare le cinque seguenti condizioni:
- Deve essere portabile
- Deve essere personale
- Deve essere con l’utente in ogni momento
- Deve essere facile e veloce da usare
- Deve disporre di una connessione di rete
Portabile: Un dispositivo mobile deve essere portabile, ovvero può essere trasportato senza
speciali preoccupazioni. Può essere portato in palestra, all’università, a lavoro,
praticamente ovunque in qualsiasi momento.
Personale: Un dispositivo mobile è assolutamente personale. “Il cellulare è mio”. Ciò sta a
significare che non appartiene alla famiglia o all’azienda che l’ha prodotto, ma
esclusivamente a chi lo possiede. E’ possibile personalizzarlo scegliendo la suoneria, il
tema visuale, le applicazioni da installarci e quali chiamate accettare o rifiutare. Queste
particolarità sono importanti per identificare la personalità di un dispositivo. E’ possibile
navigare un sito da un qualsiasi computer, il computer di casa, dell’ufficio oppure
dell’hotel, ma per navigare un sito Web e in particolar modo un sito mobile sarà possibile
solo attraverso un dispositivo, il proprio dispositivo mobile.
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Sempre disponibile: Un dispositivo mobile deve essere sempre a portata di mano. E’
qualcosa di indispensabile per la vita quotidiana, che non viene accantonato neanche per
spostarsi da una stanza all’altra. E’ impossibile dimenticarselo prima di uscire di casa,
insieme alle chiavi e al portafoglio.
Facile utilizzo: Un notebook è un dispositivo portabile; può essere portato ovunque in ogni
momento ed ha una connessione di rete, ma per poterlo usare bisogna disporre di un
ambiente adatto o per lo meno di un posto a sedere e un punto d’appoggio. Un dispositivo
mobile invece è versatile per ogni luogo e situazione, facile e veloce da usare senza dover
aspettare tempi morti di avvio, o senza doversi sedere o fermare mentre si sta camminando.
Connesso alla rete: Un dispositivo mobile deve aver la capacità di collegarsi in rete quando
se ne ha bisogno. Questo non è sempre possibile, dunque bisogna differenziare tra
dispositivi sempre connessi (fully connected) che possono dunque collegarsi ovunque e in
breve tempo alla rete e dispositivi a connessione limitata (limited connected) che
necessitano di connessioni esterne disponibili come le Wirless Local Area Network
(WLAN).
Rispettando i seguenti requisiti, e in particolare l’ultimo, sono diversi i dispositivi che pur
essendo portatili non sono mobili, essendo portabili e personali ma non a portata di mano e
di facile utilizzo, come nel caso del computer portatile; oppure avere tutti i requisiti
necessari fuorché la connessione a internet, come possono essere i lettori video / mp3.
Vediamo dunque di seguito quali possono essere considerati dispositivi mobili e quali non,
cercando di individuare delle categorie in base anche alla compatibilità con il mobile web.
Telefoni cellulari: caratterizzati dalle principali funzioni di chiamata e sms.
Non possiedono strumenti di navigazione web o connessione web, e non hanno alcuna
possibilità di installazione di nuove applicazioni; in relazione al mobile web dunque non
possono essere considerati dei veri dispositivi mobili per questa tesi, non essendo possibile
creare dei contenuti web per questo tipo di dispositivi.
Probabilmente il mercato continuerà a proporre questi modelli ancora per qualche anno,
ma essi saranno sempre più rimpiazzati da telefoni seppure con funzionalità base ma
perlomeno con la possibilità di accedere a contenuti web di qualsivoglia tipologia.
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Dispositivi mobili di basso livello: il vantaggio fondamentale rispetto alla categoria
precedente è di poter usufruire di contenuti web. In genere possiedono un browser di base,
dato che chi compra questi modelli di sicuro non sono dei frequenti utilizzatori di internet,
ma questo potrebbe col tempo cambiare con l’avanzamento del Web 2.0 e dei sempre più
diffusi social network.
Dispositivi come questi generalmente non dispongono di touchscreen, hanno una memoria
limitata e hanno una fotocamera inferiore al megapixel inclusa e un lettore musicale di
base.
Dispositivi mobili di medio livello: questa è forse la categoria maggiore per un buon
utilizzo del Web attraverso il mobile.
Questi dispositivi abbinano utenti d’esperienza e costi moderati. In questa categoria
rientrano dispositivi con uno schermo di medie dimensioni, browser che supportano html
di base, fotocamera superiore al megapixel, lettore musicale e applicazioni varie.
Una delle caratteristiche principali di questa categoria è il sistema operativo, che
generalmente non è molto conosciuto, ma è un sistema proprietario della casa di
produzione.
Dispositivi mobili di alto livello: in principio nella stessa categoria degli smartphone,
questi dispositivi spesso non supportano il multitouch ma possiedono funzionalità avanzate
come l’accellerometro, fotocamera di buona qualità e bluetooth, buon supporto Web. Sono
di un livello superiore ai dispositivi medi ma non alla pari degli smartphone: la chiave di
differenziazione è l’esperienza dell’utente, maggiore negli utilizzatori di smartphone, che
si aspettano maggiori funzionalità in riferimento alle proprie esigenze.
Smartphone: è forse la categoria più difficile da definire perché è facile confonderla con i
dispositivi mobili di medio e alto livello. Qual è la caratteristica che permette di
considerarli dispositivi “smart”? Il concetto di smart si evolve nel tempo in base
all’evoluzione tecnologica: quello che oggi è un dispositivo di basso livello dieci anni fa
veniva considerato come smart.
Smart sta a significare intelligente, ovvero telefonino intelligente, che possiede funzionalità
avanzate rispetto alle semplici chiamate e servizi sms.
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Uno smartphone infatti, dovendolo definire oggi, dispone di un sistema operativo
multifunzione, un browser molto simile a quelli desktop, predisposizione a diversi tipi di
connessioni, dal WiFi, al 3G e superiori, lettore multimediale di musica, video e immagini
e diverse delle seguenti funzionalità avanzate: GPS (Global Positioning System) con o
senza A-GPS (Assisted Global Positioning System) per rendere più efficace l’aggancio ai
satelliti; possibilità di registrazione audio e video; uscita video; bluetooth e infrarossi;
supporto touch; accelerazione video 3D e accelerometro.
Tra gli smartphone più caratteristici del momento troviamo sicuramente l’iPhone e i vari
dispositivi che dispongono di un sistema Symbian d’ultima generazione.
Dispositivi mobili non-telefoni: in questa categoria rientrano quei dispositivi che
presentano le varie funzionalità già viste ma senza la possibilità di effettuare chiamate
usando i tradizionali canali. Non si tratta di telefoni ma sono comunque personali, portabili
e facili da utilizzare, ma necessitando di connessioni WLAN rientrano nella categoria dei
dispositivi a connessione limitata (un esempio è l’iPod Apple oppure i recenti ebook
readers).
Tablet PC, netbooks e notebooks: questi dispositivi hanno uno schermo di almeno 9
pollici, e si avvicinano più a dei computer desktop piuttosto che a dei dispositivi mobili per
la loro portabilità e facilità d’uso. Alcuni infatti dispongono di sistemi operativi e browser
desktop come quelli installabili nei normali PC e richiedono dunque maggior esperienza
rispetto a quello che potrebbe essere un sistema mobile; non è comunque da escludere che
con il passare degli anni usciranno dispositivi sempre più ibridi fra il mobile e il desktop,
con maggiori funzionalità di connessione e software che garantiscano intuitività
d’interfaccia.
1.3 Mobile Web: l’evoluzione
Per darne una prima spiegazione abbiamo parlato del contesto e dei dispositivi che ne
fanno utilizzo. Ma per capire bene di cosa si tratta è bene ripercorrere quella che è la storia
del mobile Web, dalle prime prove alla situazione odierna.
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I primi tentativi risalgono agli ultimi anni del XX secolo (è già storia!) quando Nokia,
Ericsson e Openwave lanciavano i propri linguaggi proprietari per lo sviluppo di pagine
per il mobile Web.
Nokia nel 1997 proponeva il Toggle Text Markup Language (TTML), un gateway che
nella comunicazione tra server e cellulare attuava una sorta di filtro alle pagine HTML di
Internet per ricavarne esclusivamente i contenuti più importanti, tralasciando grafica, loghi
ed elementi vari; in questo modo se ne ricavava una pagina pulita composta solo da
informazioni testuali, visualizzabili senza problemi dal proprio cellulare: tale filtraggio
infatti, grazie ai sistemi di Smart Messagging e Artus Messagging Plaformo, presentava i
contenuti mediante brevi messaggi di testo.
Diversamente Openwave proponeva HDML (Handheld Device Markup Language) ideato
per adattare l’HTML ai piccoli schermi e hardware limitati dei telefonini di allora; una
sorta di precursore del WAP, poteva essere visualizzato solo da browser appositi
utilizzando il protocollo HDTP che forniva i contenuti formattati correttamente.
Ma il problema fondamentale fin dall’inizio fu quella mancata convergenza fra i vari
produttori, che non davano priorità al trovare dei linguaggi che potessero interagire fra di
loro: le conseguenze di ciò pesano tutt’ora.
Un passo avanti verso la convergenza fu fatto però con la fondazione del WAP Forum,
organizzazione formata da Nokia, Ericsson, Motorola e Phone.com, con lo scopo di fornire
i presupposti per creare un linguaggio compatibile con diversi dispositivi, i quali
considerarono l’importanza di avere un linguaggio indipendente dai modi e dalle
tecnologie di comunicazione; al giorno d’oggi il WAP Forum è composto da più di 500
membri, tra cui i maggiori produttori di dispositivi mobili.
Nel 1999 si arrivò dunque al WML, una sorta di mix tra TTML e HDML, e in particolare
da quest’ultimo, ritenuto forse il più efficiente, ne ereditò le specifiche.
1.3.1 WML o WAP 1.1
Il WML (Wireless Markup Language) è considerato il WAP 1.1, ovvero il primo standard
del mobile Web. Pur non essendo stato formalmente standardizzato dal World Wide Web
8
Consortium
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, esso gode della firma del WAP Forum quale organizzazione di notevole
importanza in questo campo.
Basato sull’XML
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è molto simile all’HTML nel fornire supporto alla navigazione,
inserimento di dati, collegamenti ipertestuali, testo e immagini. I dati sono strutturati in
schede o pagine, ognuna delle quali fornisce una singola interazione con l’utente; queste
schede sono memorizzate in server web configurati opportunamente per servire documenti
WML, dopo essere processate da un canale WAP che risiede tra il dispositivo e la rete, e
trasferendo le pagine tra uno e l’altro molto similmente a un server proxy
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; le pagine WML
vengono dunque inviate nel formato adatto alla ricezione del dispositivo finale.
Nonostante al giorno d’oggi non sia considerato come uno dei linguaggi più evoluti è
comunque ancora riconosciuto dalla maggior parte dei dispositivi non smartphone, e non
va dimenticata la sua importanza come precursore dei linguaggi odierni.
Il WML o WAP 1.1 fu sostituito dal WAP 2.0 nel 2002, ma tutt’ora si trovano siti che, per
offrire la massima compatibilità a tutti i dispositivi, mettono a disposizione anche la
versione WML dei propri contenuti; al 2009 la percentuale di traffico WML era inferiore al
2% , e può essere stimato ad oggi a meno dell’1% di traffico.
Dovendo definire il WAP (Wireless Application Protocol) esso è uno standard per
applicazioni a livello di comunicazione di rete nel mobile. Tralasciando il protocollo i-
mode, usato per lo più nell’est asiatico e che vedremo in seguito, il WAP rimane il
protocollo primario usato dagli operatori in tutto il mondo.
Lo standard definisce un protocollo che permette il trasporto delle informazioni tra un
dispositivo mobile e Internet (attraverso un canale WAP ovviamente) e una lista di
raccomandazioni standard per la trasmissione dei contenuti. Come già accennato fu creato
dal WAP Forum, che nel 2002 si è tramutato nel OMA, Open Mobile Alliance
7
.
4
World Wide Web Consortium (W3C): comunità internazionale dove le organizzazioni facenti parte
collaborano per sviluppare standards Web. La mission del W3C è di portare il Web al suo Massimo
potenziale. Si veda sito ufficiale di riferimento <www.w3c.org>
5
XML (eXtensible Markup Language): meta-linguaggio di markup che permette di definire altri linguaggi di
markup.
6
Server proxy: server che svolge la funzione di intermediario per le richieste dei client che cercano risorse da
altri server.
7
OMA (Open Mobile Alliance): ente internazionale che sviluppano standard per l’interoperabilità di servizi
mobili. Si veda sito ufficiale di riferimento < http://openmobilealliance.org>
9
Per molti anni il termine WAP è stato utilizzato in maniera scorretta, per riferirsi a un tipo
di documento (“un file WAP”) o a un sito internet intero (“ho sviluppato un WAP”) e non
a quello che in realtà è, ovvero un protocollo di rete.
I primi siti disponibili per il WAP furono sviluppati appunto verso la fine degli anni ’90 e
uno dei primi dispositivi che disponeva di browser WAP fu il Nokia 7110, annunciato in
febbraio e messo in vendita nell’ottobre del 1999.
Gli operatori di quei “primi anni di navigazione mobile” offrivano promozioni come la
navigazione browser gratuita mensile di prova, ma ancora il mobile Internet non era
conosciuto e soprattutto, a termine delle promozioni, la tariffa base era quella di una
normale chiamata vocale, in quanto la connessione alla rete avveniva come una
comunicazione via modem; tutto ciò non era di certo favorevole alla scalata di questo
nuovo metodo di accedere alla rete.
Inoltre, in relazione ai dispositivi del tempo, le schermate dei browser consistevano in
sfondi bianchi con testo e senza supportare le immagini, con visualizzate solamente poche
righe di testo per ogni schermata; il primo bilancio fu dunque un fallimento.
I browser di quel periodo venivano chiamati “browser WAP” ed i siti che utilizzavano
questo standard “siti WAP” anziché siti Web, creando una sorta di distinzione fra i due; lo
standard per pubblicare questi siti nella rete era l’uso del sottodominio .wap (come per
esempio wap.vodafone.it) e tuttora non è impossibile trovare dei domini di questo genere
per dei siti in versione mobile.
Ma con l’avvento del 2.5G, ovvero delle tecnologie come il General Packet Radio Service
(GPRS) qualcosa è iniziato a cambiare, permettendo una navigazione Internet più veloce e
applicando tariffe in base alla quantità di dati trasmessi, e non più al durata della “chiamata
Web” come in passato.
Ancora oggi diversi dispositivi di basso e medio livello supportano i contenuti WAP 1.0,
ma i browser degli smartphone di ultima generazione non lo supportano più, essendo ormai
convertiti ai protocolli più recenti o almeno al WAP 2.0.
Prima di proseguire nel dettaglio del WAP 2.0 è bene però capire quali sono gli scopi e a
quali dispositivi è rivolto, così come spiegato in maniera chiara nel sito dell’OMA:
Qual è lo scopo principale del WAP? Abilitare il trasporto di informazioni e servizi agli
utenti di dispositivi mobili in maniera facile e veloce.
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Che tipo di dispositivi utilizzeranno il WAP? Dispositivi digitali portatili senza fili come i
telefoni cellulari, cercapersone, radio a due vie, smartphone e strumenti di comunicazione
di basso o alto livello.
Con quali reti wireless andrà a comunicare il WAP? Il Wap è realizzato per lavorare con
molte reti wireless come CDPD, CDMA, GSM, PDC, PHS, TDMA, FLEX, ReFLEX,
iDEN, TETRA, DECT, DataTAC, Mobitex e GRPS.
Quali sistemi operativi sono compatibile con il WAP? Il WAP è un protocollo di
comunicazione e un ambiente d’applicazione. Può essere installato in qualsiasi sistema
operativo inclusi PalmOS, EPOC, Windows CE, FLEXOS, OS/9 ecc. Fornisce servizi di
interoperabilità anche tra dispositivi di famiglie diverse.
1.3.2 WAP 2.0
L’ultimo standard della Open Mobile Alliance è il WAP 2.0, rilasciato nel 2002.
Il primo dispositivo per WAP 2.0 fu messo in commercio dal 2002, e quasi tutti i
dispositivi nel mercato odierno sono compatibili con questo protocollo (ad eccezione degli
ultimi modelli).
Questo standard è molto più vicino agli standard Web rispetto ai precedenti e permette la
comunicazione http tra il dispositivo e il server; il canale WAP funge solamente da proxy
nella rete dell’operatore.
Il WAP 2.0 rimpiazzò il WML creando l’XHTML MP ( XHTML Mobile Profile) che
vedremo successivamente; da quel momento sorprendentemente il termine WAP fu sempre
meno utilizzato, rimpiazzato dal binomio più idoneo “Mobile Web”.
Parlare dunque di WAP oggi sarebbe inteso come riferimento ai siti della prima versione
WAP.
Come già detto in precedenza, diversi siti continuano a usare il sottodominio WAP per i
siti mobile, ma sta prendendo sempre più piede l’altro standard de facto per la
pubblicazione di questi siti: il sotto dominio “.m” dove m sta appunto per mobile o
direttamente il sottodomino “.mobile”. Tipici siti mobili a cui possiamo accedere oggi sono
mobile.tgcom.it o m.facebook.com.