9
shock petrolifero (1979 ). La CEE, però, aveva delle sue precise responsabilità. Il
protezionismo nei settori tessili agroalimentari e la carenza di risorse finanziare
furono cause determinanti di questo fallimento. A ciò si aggiunsero gli effetti dell’
ingresso di Grecia ( 1981 ), Spagna e Portogallo ( 1986 ) nella CEE. Infatti,
sebbene l’ ampliamento costituisce un indubbio successo politico ed economico
per la Comunità, l’ingresso nel mercato comunitario dei produttori ortofrutticoli
dei tre paesi si rivelò una perdita di competitività netta per le produzioni dei Paesi
Terzi.
Una seconda fase della politica mediterranea dell’ Unione si aprì nel 1992
sotto la formula di “Politica mediterranea rinnovata”. Oltre agli scarsi risultati
raccolti con la politica globale, due ulteriori motivi spiegavano il nuovo indirizzo
dell’ UE. Il primo era l’ ampliamento a Spagna e Grecia e il conseguente
spostamento del baricentro comunitario verso il bacino mediterraneo divenuto
ormai uno sbocco naturale per l’ Unione. Il secondo impulso alla nuova politica
veniva dagli sconvolgimenti dell’ equilibrio internazionale, con il crollo del muro
di Berlino e la fine del conflitto Est-Ovest.
All’ interno di questo scenario, l’ Unione cercava di assumere un nuovo
ruolo, tanto sotto il profilo economico quanto sotto quello politico del
Mediterraneo. La Politica mediterranea rinnovata consisteva nel potenziamento
delle intese preesistenti e nell’ elaborazione di nuovi programmi di assistenza
quali il MedCampus, il MedInvest, il MedUrbs, il MedTechno e il
10
MedMigrazione, che, attraverso il trasferimento di tecnologia, dovevano
contribuire allo sviluppo socio-economico dei PTM.
La valutazione degli effetti degli accordi di associazione sulla situazione
socio-economica dei PTM si è rivelata del tutto insoddisfacente
4
, dal punto di
vista di tutti e tre gli obbiettivi che si era prefissata: intensificazione dell’
interscambio commerciale, miglioramento della penetrazione commerciale dei
PTM nella Comunità, migliore equilibrio nell’ interscambio. L’ obbiettivo di
sviluppare le esportazioni dei PTM nel mercato Comunitario si è di fatto scontrato
con la preoccupazione della Comunità di difendere i propri prodotti, soprattutto
nei settori agro- alimentari e tessili.
Per quanto riguarda i prodotti agricoli, non solo le concessioni tariffarie
sono state parziali, ma le possibilità di esportazione dei PTM sono state limitate
da una serie di meccanismi di protezione adottati dalla Comunità nell’ ambito
della Politica Agricola Comune ( PAC ): si tratta per lo più di barriere tariffarie,
come calendari d’ importazione, contingenti, prezzi di riferimento, clausole di
salvaguardia, normative filosanitarie, che hanno inciso sul volume delle
esportazioni molto più dei dazi doganali.
Ma il limite principale è senza dubbio il completo fallimento dell’
approccio regionale dell’ integrazione, del tutto disatteso. Il carattere bilaterale
degli accordi ha infatti creato una serie di distorsioni ed ha generato rivalità tra gli
stessi PTM, in concorrenza fra loro per strappare migliori condizioni e maggiori
4
Relazione del Comitato Economico e Sociale su “la politica mediterranea della Comunità
Europea”, Bruxelles, 1993.
11
finanziamenti alla Comunità Europea. La ripartizione delle risorse finanziarie tra i
vari paesi non è stata decisa in base alle diverse situazioni di sviluppo, ma ha
spesso seguito logiche legate agli interessi nazionali dei singoli Stati membri.
I.2 LA CONFERENZA DI BARCELLONA ED IL
PARTENARIATO EUROMEDITERRANEO.
Sulla base degli insuccessi sino ad allora conseguiti, l’UE decise di
riformulare la propria politica mediterranea. Infatti, dal 1995, è stata avviata la
terza ed attuale fase della politica mediterranea dell’ UE, denominata
“Partenariato euromediterraneo “. Punto di partenza è stata la conferenza
tenuta a Barcellona il 28 novembre del 1995, che ha visto impegnati gli allora 15
membri dell’ UE e 12 Paesi del bacino meridionale del mediterraneo ( PTM ). Si
tratta di un patto politico tra l’ UE ed i PTM, chiamato a riequilibrare verso la
sponda sud le relazioni che l’ Unione ha sviluppato con i Paesi dell’ Est Europa
nel corso degli anni. In realtà fu a causa di una crescente pressione globale e di un
contesto di cambiamenti profondi in Medio Oriente e in Africa del Nord, dovuti
alla fine della guerra fredda, al collasso dell’ Unione Sovietica e alla guerra in Iraq
del 1991, che l’ UE decise di ridisegnare la sua politica verso i paesi Mediterranei
del sud e dell’ est. In effetti, l’influenza economica europea era tale che né il
Medio Oriente né l’ Africa del Nord potevano evitare che l’ Europa fosse non solo
il loro maggiore partner commerciale, ma che avesse un’ importanza crescente
nelle loro future relazioni economiche. Un esempio che mostra chiaramente
12
quanto detto è il ruolo dell’ energia, dal momento che sia il Medio Oriente che l’
Africa del Nord ne sono i maggiori fornitori in Europa: nel 1995, il primo
soddisfaceva il 28% del fabbisogno europeo, mentre la seconda ne soddisfaceva
un ulteriore 15,8%. Inoltre, l’ Algeria forniva l’11,2% del fabbisogno europeo di
gas naturale, mentre la Libia un ulteriore 0,5%. E’ sulla base di tali presupposti
che il partenariato economico e i rapporti esistenti, ma anche una chiara volontà
di approfondirli e rafforzarli. Il partenariato euromediterraneo si articola in tre assi
principali:
• il partenariato politico e di sicurezza che mira a realizzare uno spazio
comune di pace e di stabilità;
• il partenariato economico e finanziario che intende consentire la creazione
di una zona di prosperità condivisa;
• il partenariato sociale, culturale e umano che intende sviluppare le risorse
umane, favorire la comprensione tra culture e gli scambi tra le società
civili.
I.2.1. Il partenariato politico e di sicurezza
I partecipanti alla conferenza di Barcellona hanno deciso di istituire un
dialogo politico globale e regolare, a complemento del dialogo bilaterale previsto
dagli accordi di associazione. Inoltre, la dichiarazione definisce alcuni obiettivi
comuni in materia di stabilità interna ed esterna. Le parti si impegnano ad agire in
conformità della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei
13
diritti dell'uomo, come pure di altri obblighi a norma del diritto internazionale,
segnatamente quelli risultanti dagli strumenti regionali ed internazionali. Sono più
volte ribaditi i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali (comprese la libertà di
espressione, la libertà di associazione, la libertà di pensiero, di coscienza e di
religione). La dichiarazione precisa che occorre accogliere favorevolmente,
mediante il dialogo tra le parti, gli scambi di informazioni su questioni attinenti ai
diritti dell'uomo, alle libertà fondamentali, al razzismo ed alla xenofobia.
Le parti si impegnano ad introdurre lo Stato di diritto e la democrazia nei
loro sistemi politici, riconoscendo in questo quadro il diritto di ciascun
partecipante di scegliere e sviluppare liberamente il suo sistema politico,
socioculturale, economico e giudiziario.
I firmatari si sono inoltre impegnati a rispettare la loro uguaglianza
sovrana, l'uguaglianza di diritti dei popoli e il loro diritto all'autodeterminazione. I
partecipanti hanno inoltre convenuto che le relazioni tra i loro paesi poggiano sul
rispetto dell'integrità territoriale, sul principio di non intervento negli affari interni
e sulla composizione pacifica delle controversie.
Le parti hanno inoltre convenuto di combattere il terrorismo, la criminalità
organizzata e il flagello della droga in tutti i suoi aspetti.
Le parti si sono inoltre impegnate a promuovere la sicurezza regionale,
adoperandosi, tra l'altro, a favore della non proliferazione chimica, biologica e
nucleare mediante l'adesione e l'ottemperanza ai regimi di non proliferazione sia
internazionali che regionali, nonché agli accordi sul disarmo e sul controllo degli
14
armamenti. Le parti perseguono l'obiettivo di creare un'area mediorientale priva di
armi di distruzione di massa.
I.2.2. Il partenariato economico e finanziario
La creazione di una zona di prosperità condivisa nel Mediterraneo
presuppone necessariamente uno sviluppo socioeconomico sostenibile ed
equilibrato nonché il miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni,
l'aumento del livello di occupazione e la promozione della cooperazione e
dell'integrazione regionale.
Per il conseguimento di tali obiettivi, i partecipanti convengono di stabilire
un partenariato economico e finanziario che sia volto a:
• instaurare gradualmente una zona di libero scambio;
• attuare un'opportuna cooperazione e un'azione concertata a livello
economico nei settori pertinenti;
• potenziare sostanzialmente l'assistenza finanziaria dell'Unione Europea ai
suoi partner.
La zona di libero scambio (ZLS) sarà instaurata grazie ai nuovi accordi
euromediterranei e agli accordi di libero scambio stipulati tra gli stessi paesi terzi
mediterranei. Le parti hanno fissato la data del 2010
5
come meta per la graduale
realizzazione di questa zona che coprirà la maggior parte degli scambi, nel rispetto
5
Il riferimento al 2010 va inteso come indicativo di una volontà politica che dovrebbe disciplinare
la condotta delle parti. In effetti, i protocolli allegati agli accordi di associazione euromediterranei,
sembrano mostrare una diversa tempistica. A causa anche dei ritardi nei negoziati e nell’ entrata in
vigore degli accordi, solo quello con la Tunisia presenta un calendario di liberalizzazione
compatibile con il 2010.
15
degli obblighi risultanti dall'Organizzazione mondiale per il commercio ( World
Trade Organization-WTO ). Saranno progressivamente eliminati gli ostacoli
tariffari e non tariffari al commercio per quanto riguarda i prodotti manufatti,
secondo scadenzari che saranno negoziati tra i partner. Il commercio dei prodotti
agricoli e gli scambi in materia di servizi saranno progressivamente liberalizzati.
Per facilitare la realizzazione di questa zona di libero scambio
euromediterranea, l'UE e i PTM hanno definito quattro settori prioritari:
• l'adozione di misure adeguate in materia di norme d'origine (introduzione
progressiva del cumulo dell'origine), di certificazione, di tutela dei diritti di
proprietà intellettuale e industriale, di concorrenza;
• il proseguimento e lo sviluppo di politiche fondate sui principi
dell'economia di mercato e dell'integrazione delle loro economie, tenendo
conto dei rispettivi bisogni e livelli di sviluppo;
• l'adattamento e l'ammodernamento delle strutture economiche e sociali,
accordando priorità alla promozione ed allo sviluppo del settore privato, al
miglioramento del settore produttivo e alla creazione di un opportuno
quadro istituzionale e regolamentare per un'economia di mercato.
Analogamente, ci si sforzerà di attenuare le conseguenze sociali negative
che possono risultare da tale adattamento, incoraggiando programmi a
favore delle popolazioni più povere;
• la promozione di meccanismi volti a sviluppare i trasferimenti di
tecnologia.
16
Il programma di lavoro prevede alcune misure concrete destinate a
promuovere il libero scambio, come l'armonizzazione delle norme e delle
procedure doganali, l'armonizzazione delle norme e l'eliminazione degli ostacoli
tecnici ingiustificati agli scambi di prodotti agricoli.
L'intensificazione della cooperazione e della concertazione a livello
economico tra l'UE e i PTM riguarda in modo prioritario alcuni settori importanti:
• gli investimenti e il risparmio privato: i paesi terzi mediterranei dovranno
eliminare gli ostacoli agli investimenti esteri diretti e incentivare il
risparmio interno al fine di promuovere lo sviluppo economico. Secondo
la dichiarazione di Barcellona, l'introduzione di un ambiente favorevole
agli investimenti avrà come conseguenza il trasferimento di tecnologie e
l'aumento della produzione e delle esportazioni. Il programma di lavoro
prevede una riflessione volta ad individuare gli ostacoli agli investimenti
così come gli strumenti necessari per favorire tali investimenti, compreso
nel settore bancario.
• la cooperazione regionale come fattore chiave per favorire la creazione di
una zona di libero scambio;
• la cooperazione industriale e il sostegno alle piccole e medie imprese
(PMI);
• il rafforzamento della cooperazione ambientale;
• la promozione del ruolo della donna nello sviluppo;
17
• l'introduzione di strumenti comuni in materia di conservazione e di
gestione razionale delle risorse ittiche;
• l'intensificazione del dialogo e della cooperazione nel settore dell'energia;
• lo sviluppo della cooperazione relativa alla gestione delle risorse idriche;
• l'ammodernamento e la ristrutturazione dell'agricoltura.
Le parti convengono inoltre di elaborare un programma di priorità riguardo
ad altri settori, come le infrastrutture di trasporto, lo sviluppo delle tecnologie
dell'informazione e l'ammodernamento delle telecomunicazioni. Si impegnano
inoltre a rispettare i principi del diritto marittimo internazionale, ad incoraggiare
la cooperazione tra collettività locali e a favore della pianificazione territoriale, a
promuovere la cooperazione nel settore statistico e riconoscono che la scienza e la
tecnologia hanno un considerevole influsso sullo sviluppo socioeconomico.
La realizzazione di una zona di libero scambio e il successo globale del
partenariato euromediterraneo poggiano su un rafforzamento della cooperazione
finanziaria e su un potenziamento sostanziale dell'assistenza finanziaria fornita
dall'UE. Il Consiglio europeo di Cannes ha convenuto di prevedere per tale
assistenza finanziaria stanziamenti per un importo pari a 4.685 miliardi di euro per
il periodo 1995-1999 sotto forma di fondi del bilancio comunitario. A ciò si
aggiungono l'intervento della Banca europea per gli investimenti (BEI), sotto
forma di prestiti di importo simile, e gli aiuti bilaterali degli Stati membri.
18
I.2.3 Il partenariato sociale, culturale e umano
Ai sensi della dichiarazione di Barcellona, le parti hanno convenuto di
instaurare un partenariato in ambito sociale, culturale ed umano finalizzato al
ravvicinamento e alla comprensione tra popoli e ad una migliore percezione
reciproca. Il partenariato si fonda da un lato, sul delicato compromesso tra
l'esistenza, il riconoscimento e il rispetto reciproco di tradizioni, di culture e di
civiltà diverse su entrambe le sponde del Mediterraneo e dall'altro, sulla
valorizzazione delle radici comuni.
In tale ottica, la dichiarazione di Barcellona e il suo programma di lavoro
pongono l'accento su:
• l'importanza del dialogo interculturale e interreligioso;
• l'importanza del ruolo dei mezzi di comunicazione di massa ai fini della
conoscenza e della comprensione reciproca tra culture;
• lo sviluppo delle risorse umane nel settore della cultura: scambi culturali,
conoscenza di altre lingue, attuazione di programmi educativi e culturali
rispettosi delle identità culturali;
• l'importanza del settore sanitario e dello sviluppo sociale e il rispetto dei
diritti sociali fondamentali;
• la necessità di coinvolgere la società civile nel partenariato
euromediterraneo e il rafforzamento degli strumenti della cooperazione
decentrata per favorire gli scambi tra i diversi settori dello sviluppo;
19
• la cooperazione nel settore dell'immigrazione clandestina e della lotta al
terrorismo, al traffico di droga, alla criminalità internazionale e alla
corruzione;
I.3 Vantaggi e svantaggi, per l’ UE, derivanti dai
mercati dell’ Est Europeo.
Ma per quale motivo l’ UE ha manifestato nel corso degli anni un
interesse sempre crescente verso i PTM ? Sono molteplici le opportunità che
emergono, per gli operatori europei, da una più fattiva cooperazione mediterranea;
opportunità però che possono essere colte compiutamente solo se, dalla
collaborazione con l’ UE , nascono le premesse per una riduzione degli squilibri
socio-economici oggi presenti nell’ area. In particolare, i motivi che portano ad
enfatizzare la realizzazione di un partenariato tra l’ UE ed i PTM sono nel fatto
che l’ area:
• si presenta come importante riserva di dotazioni fattoriali ( manodopera a
basso costo e risorse naturali ), non adeguatamente utilizzate, che possono
rendere particolarmente attrattive le scelte di delocalizzazione produttiva
delle imprese europee
6
;
6
In alcuni PTM gli investimenti stranieri sono incentivati dalla normativa locale In Tunisia, ad
esempio, è soggetta ad autorizzazione da parte delle Commissione Superiore d’ Investimento, la
partecipazione al capitale delle imprese “non totalmente esportatrici”, solo se questa supera la
quota del 50% del capitale; una particolare limitazione esiste per gli investimenti nel settore
agricolo, che vieta l’ acquisto delle terre agli stranieri e consente, però, la stipula di contratti di
localizzazione di lungo termine.
20
• si configura come un mercato potenziale di sbocco per i prodotti europei e,
soprattutto come un ampio bacino di riferimento per il trasferimento delle
conoscenze scientifiche e tecnologiche che, allo stato attuale, si attestano
su livelli modesti in quasi tutta l’area dei PTM;
In aggiunta a quanto detto, la realizzazione di un processo economico di
collaborazione e di investimenti europei nei Paesi Terzi può imprimere una spinta
propulsiva al processo di radicamento delle popolazioni autoctone nel proprio
paese -origine
7
. Come hanno dimostrato le più recenti esperienze di crescita, gli
apporti esterni di capitale e conoscenze scientifico-tecnologiche, combinati con l’
apporto di risorse umane e conoscenze locali, rappresentano una solida base per l’
avvio di un meccanismo di accumulazione, dal quale può discendere la possibilità
di realizzare obbiettivi di sviluppo economico e sociale.
Tuttavia, accanto agli innumerevoli vantaggi sino ad ora analizzati, in
quest’ area si addensano enormi problemi che possono ostacolare una fattiva
collaborazione tra l’ UE ed i PTM quali:
• un’ offerta non consistente, poco competitiva, concentrata in un numero
limitato di settori e nelle produzioni a tecnologia matura e ciò conferisce ai
PTM una fragilità non trascurabile;
• consistenti flussi migratori diretti ai paesi industrializzati dell’ UE;
7
Al fine di porre una sorta di freno ai movimenti migratori, molti PTM hanno adottato delle
misure politiche volte a stimolare la crescita della ricchezza nazionale. Tali misure sono di due
tipi: finalizzate a modificare la struttura del sistema produttivo ( sono esempi la
denazionalizzazione adottata in Algeria, la privatizzazione delle imprese statali in Marocco );
finalizzate ad incentivare gli scambi internazionali e gli investimenti esteri ( l’ adesione al GATT
del Marocco del 1987, l’ abolizione del monopolio statale sul commercio estero, in Algeria, e l’
eliminazione delle restrizioni sui movimenti di capitale, in Turchia e in Marocco )
21
• asimmetrie culturali indotte da credi religiosi e sociali che portano a
comportamenti spesso contrastanti e conflittuali. Basti pensare che alcune
fra le più grandi crisi che hanno interessato l’ Europa ed il mondo si sono
verificate proprio nel Mediterraneo: la guerra civile in Libano, le tragiche
vicende di vera e propria guerra che stanno funestando in questi mesi il
popolo Palestinese e quello Israeliano.
Ai fenomeni di cui sopra si aggiungono i problemi legati all’ esistenza di
burocrazie farraginose che impediscono la collaborazione tra imprese dei PTM e
dell’ UE.
Nell’ ottica delineata, la creazione di un’ infrastruttura di base atta a
favorire la nascita e lo sviluppo di iniziative sociali ed economiche tra i PTM ed i
paesi comunitari, è necessario che l’ intervento pubblico attui sia una rivisitazione
dei quadri normativi per il governo delle strutture produttive, dei sistemi monetari,
valutari e fiscali, sia un ammodernamento delle procedure amministrative e delle
attività svolte dalle Istituzioni.
L’ efficacia dell’ intervento pubblico e delle Amministrazioni locali
rappresenta, pertanto, la condizione necessaria per attrarre nuovi investimenti e
favorire nuove dinamiche di sviluppo, per sostenere la creazione di reti tra
imprese, per stimolare relazioni di scambio di esperienze e tecnologie e per
favorire la transazione verso economie più aperte ai mercati internazionali.
I singoli governi dei PTM devono intervenire su più fronti con l’
obbiettivo di determinare un incremento dell’ investimento motivazionale degli
22
operatori comunitari, inteso come ammontare di risorse economiche e
psicologiche che i partner sono disposti ad investire nella relazione, per
mantenerla stabile, e come importanza attribuita al mantenimento stesso della
stabilità.
Gli interventi devono necessariamente partire dalla formazione di una
politica nei confronti degli investitori stranieri chiara nei suoi aspetti legali,
finanziari, valutari e fiscali. Ciò a modifica del modello di sviluppo adottato dalla
maggior parte dei PTM, basato su un’ industrializzazione sostenuta da una politica
protezionistica delle imprese locali, appartenenti essenzialmente al settore
pubblico, la cui logica deriva dal peso del nazionalismo e dall’ attrattività del
modello socialista.