egli ultimi anni il ruolo internazionale dell’Unione europea e l’azione
estera europea sono diventate argomento di studio di maggiore
rilevanza.
L’Unione europea dalla fine della Guerra Fredda a oggi si è impegnata a creare una
politica comune nel settore economico, di aiuto allo sviluppo, di ricostruzione civile di
stati devastati da conflitti e di gestione della crisi. L’evoluzione dell’Unione europea nel
settore della sicurezza e della difesa è accompagnata da un desiderio fondamentale:
la possibilità dell’Unione di diventare un attore di sicurezza globale.
L’ipotesi che l’EU esaudisca il suo desiderio è stata l’oggetto di ricerca del presente
elaborato valutando quali siano gli effettivi limiti dell’azione esterna europea.
Dato che lo studio della Politica Estera di Sicurezza Comune e la Politica di Sicurezza e di
Difesa Comune riguardano, oltre a molteplici livelli anche di difficile monitoraggio, un
numero altrettanto elevato di soggetti politici e istituzionali coinvolti, si è scelto di
delimitare il campo di ricerca a tre macro-tematiche: i meccanismi istituzionali di CFSP e
di CSDP, i rapporti tra l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico e l’Unione Europea; la
Rivoluzione in Libia come caso studio.
La trattazione ha come oggetto lo studio dei limiti dell’Unione europea in ambito di
sicurezza globale e le loro cause.
Nel primo capitolo si sviluppano analisi e considerazioni riguardo agli accadimenti che
hanno scritto la storia dell’Unione non solo come apparato internazionale economico
ma come attore protagonista nello scenario della sicurezza globale. Il concetto di una
difesa europea comune viene presentato per la prima volta da Pleven nel 1950, il
progetto di una Comunità Europea di Difesa e il suo fallimento nel 1954 diedero inizio a
un processo pieno d’insidie che gli Stati europei porteranno avanti fino al 7 Febbraio
1992 quando le Comunità europee ratificando il Trattato sull’Unione europea a
Maastricht decretarono la nascita della Politica Estera di Sicurezza Comune. La creazione
INTRODUZIONE
13
di una politica di sicurezza europea non era, però un elemento sufficiente per rendere
l’Unione europea un attore di sicurezza internazionale, così fu sviluppata la Politica di
Sicurezza e di Difesa Comune. Il Trattato di Lisbona, ratificato l’1 dicembre 2009, istituiva
formalmente la CSDP segnando l’inizio di una nuova era per l’Unione e il suo ruolo nello
scenario internazionale. Insieme all’evoluzione storica – giuridica delle politiche di
sicurezza e di difesa europea si è descritto il meccanismo istituzionale dell’azione
esterna europea e gli organi in esso coinvolti.
Non essendo l’Unione europea uno stato sovrano, ma un’unione di tali, gli sviluppi in
materia di sicurezza comune si sono spesso arenati dalla prevalenza degli interessi
nazionali rispetto a quelli comunitari; questo ha comportato un notevole rallentamento
e una mancanza di aggiornamento in termini di sviluppo riguardo una nuova strategia
europea in materia di sicurezza. L’Unione europea ha sviluppato delle politiche, strategie
e missioni considerando il contesto contemporaneo basato su un sistema internazionale
multilaterale che deve affrontare delle minacce alla sicurezza per cui oltre alle politiche
di prevenzione e risoluzione dei conflitti o gestione delle crisi sono necessarie strategie
in grado di affrontare le nuove sfide globali come il terrorismo o la sicurezza ambientale.
Si è quindi ritenuto opportuno sviluppare, all’interno del primo capitolo, anche uno
studio approfondito e un’attenta ricerca che ha estrapolato il concetto di sicurezza
globale attraverso l’analisi nelle diverse condizioni politico-temporali che hanno
caratterizzato il vecchio continente del secondo dopoguerra fino ai giorni nostri. Durante
la Guerra Fredda il pericolo principale per il sistema internazionale era la possibilità di un
conflitto termo nucleare tra le due potenze egemoni, URSS e US. Ora l’ordine
internazionale è coinvolto in una transizione di potere dove le minacce alla sicurezza
sono cambiate rispetto al precedente mondo bipolare: conflitti regionali, terrorismo
internazionale, organizzazioni criminali, proliferazioni delle WMD e SALW, Cyber crime,
controllo delle sorgenti idriche ed energetiche oltre ai cambiamenti climatici –
ambientali in corso. Le nuove sfide alla sicurezza globale hanno portato alla creazione di
un modello di sicurezza collettiva basato sulla collaborazione e cooperazione degli Stati
per ristabilire l’equilibrio del sistema internazionale. Questo nuovo metodo ha fornito le
fondamenta delle ideologie contemporanee adottate dall’Unione europea e dalla NATO:
il Comprehensive approach e il Pooling and Sharing. Il capitolo si conclude con l’analisi
della CFSP e della CSDP odierne.
L’UNIONE EUROPEA? POSSIBLE ATTORE DI SICUREZZA: EVOLUZIONE E RISULTATI
14
Nel secondo capitolo si sono confrontati due principali attori in materia di sicurezza
globale, l’Unione europea e l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico. Nella prima
parte si è descritto che cos’è la NATO, quali sono le sue principali funzioni e si sono
analizzati i momenti più salienti del percorso storico dei Concetti strategici NATO dagli
anni novanta ad oggi, applicando poi lo stesso sistema di valutazione all’Unione europea
per poter così poi fare un raffronto tra le due organizzazioni internazionali in modo da
mettere in luce punti di forza e debolezze di entrambe. Lo studio in oggetto ha reso
evidente le necessità di perfezionamento dell’abilità di crisis management, peace
keeping e la diffusione dei valori occidentali come democrazia, stato di legge e diritti
umani della cooperazione tra l’Unione europea e l’Alleanza Nord Atlantica. È stato per
me importante evidenziare il bisogno di una più chiara è forte trasformazione pratica
delle ideologie di cooperazione auspicate dal secondo dopo guerra a oggi e in particolare
della recente teoria di comprensive approach. A ragion di ciò si sono analizzati i principali
progetti di cooperazione tra Unione europea e NATO dal loro concepimento teorico alla
loro attuazione pratica in Macedonia con la missione Concordia, in Bosnia Erzegovina
con EUFOR ALTHEA.
È di notevole rilevanza considerare le numerose falle presenti nei rapporti di
cooperazione causate dalla disputa turco-cipriota e spessa dall’eccessiva burocrazia che
richiede tempi lunghissimi in forte contrasto con le impellenti necessità di adozione di
una strategia comune soprattutto in caso di conflitto dando spesso vita a più missioni
che prevedono soltanto una parziale cooperazione e spesse volte tradottesi in
operazioni individuali o transnazionali talvolta creando vere proprie missioni duplicato
con il conseguente inutile dispendio di risorse. A riguardo sono stati analizzati gli
interventi separati delle due organizzazioni in medesimi territori: in Afghanistan con ISAF
ed EUPOL Afghanistan, mentre nel Corno d’Africa e il Golfo di Aden sono state
considerate l’operazione europea Atalanta e la missione dell’alleanza Ocean Shield.
Nella terza parte dell’elaborato si trova il caso “Libia” preso come modello di studio di
una mancata capacità d’intervento militare causata dai differenti interessi dei singoli
stati membri dell’Unione che li ha trattenuti su posizioni contrastanti riguardo
all’intervento militare o meno e nell’eventualità d’intervento sulle norme da seguire.
INTRODUZIONE
15
A conferma dell’ancora lungo percorso d’integrazione che l’Unione europea deve
affrontare, si è riscontrato tale mancato intervento hard power a differenza di un seppur
privo di difficoltà, ma comunque attuato, intervento da parte della NATO: Unified
Protector.
Il caso “Libia” ha richiamato l’attenzione su problematiche che l’Unione europea credeva
vicine a una risoluzione, dimostrando l’ancora forte necessità di investire sul
miglioramento dei rapporti internazionali all’interno dell’Unione.
Nel lavoro svolto si è cercato di mostrare i limiti e le capacità dell’azione esterna
europea, considerando le minacce affrontate fino al 2012 e proporre una possibile
soluzione riguardo alla direzione che l’Unione europea dovrebbe seguire, per essere un
attore della sicurezza globale insieme all’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico.
1.1. GENESI DELLA POLITICA ESTERA EUROPEA
concetti di politica estera comune e di difesa europea sono strettamente legati al
percorso dell’integrazione europea stessa, i diversi attori europei hanno infatti
trattato le tematiche di sicurezza e di difesa fin dagli anni ’50 in maniera sistematica
insieme all’idea stessa di un Europa Unita e di un “Europa potenza civile”
1
.
I primi tentativi d’integrazione nel settore della politica estera comune e della difesa comune
si possono riscontrare in diversi progetti politici, dal Piano Pleven che ideava una Comunità
Europea di Difesa al Rapporto Davignon con la Cooperazione Politica europea, fino alla firma
dell’Atto Unico Europeo il 17-28 febbraio 1986. Scomparse le eleganti semplicità del mondo
bipolare
2
le Comunità europee consapevoli dei propri limiti si avviano verso una nuova
dimensione con l’istituzione, il 7 febbraio 1992
3
, non solo dell’Unione europea ma anche
della Politica estera di sicurezza comune.
Lo sviluppo di tale politica e di una politica di difesa comune tra gli anni novanta e la prima
metà di quelli duemila è stato superiore a quello di altre politiche europee, permettendo la
pubblicazione del primo concetto strategico di sicurezza europea comune nel 2003 e
l’istituzione della Politica di Sicurezza e Difesa Comune il 1° Dicembre 2009 con la ratifica del
Trattato di Lisbona. Questo sviluppo sembra essersi arenato con l’avanzare della crisi
economica finanziaria odierna.
Il processo che ha portato alla nascita e allo sviluppo delle politiche estere comuni è stato
tutt’altro che semplice e non privo di numerosi colpi di scena; ha visto impegnati a fondo i
principali leader del Vecchio continente sin dal dopo guerra, non solo nell’integrazione
europea ma anche in un costante confronto con l’alleato oltreoceano.
1
Nozione coniata nel 1972 da François Duchenne in “Europe’s role in world peace”
2
JEAN, CARLO. Nuove forze armate per nuovi interventi militati, in DE LEONARDIS, MASSIMO e GIANLUCA
PASTORI. Le nuove sfide per la forza militare e la diplomazia: il ruolo della NATO.(Bologna: Monduzzi, 2008)
p.67
3
Data in cui viene ratificato il Trattato di Maastricht.
LA SICUREZZA E LA DIFESA NELL’ UNIONE EUROPEA
19
1.1.1. IL DOPO GUERRA
Pochi anni dopo l’istituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, tra il 1950 e
il 1954, il ministro francese Renè Pleven, malgrado il timore di una recrudescenza bellica
Tedesca, propose il primo vero progetto di creazione di un esercito europeo con un’unione
federale coordinata da diverse istituzioni: il Piano Pleven
4
.
Il Piano Pleven prevedeva un’unione federale coordinata da diverse istituzioni, quali: un
Collegio di commissari o Commissariato, un’Assemblea parlamentare, un Consiglio dei
Ministri e una Corte di giustizia. Per quanto riguarda l’esercito europeo, si era prevista la
costituzione di divisioni nazionali integrate in Corpi d’armata internazionali che avrebbero
dovuto far parte del dispositivo del Patto Atlantico agli ordini del Comando Supremo Unico.
Il progetto, nonostante la ratifica del trattato istituito da parte della Germania ovest e dal
Benelux, fallì nell’estate del 1954 in seguito alla bocciatura da parte dell’assemblea nazionale
francese. I motivi invocati per la rejection furono: la riluttanza nel delegare a un’istituzione
sovranazionale il controllo dell’esercito francese e la mancata adesione della Gran Bretagna
che lasciava la Francia sola nel controllo del riarmo tedesco.
Con il fallimento della Comunità Europea di difesa, i leader europei compresero che l’unica
integrazione possibile non poteva essere politica, bensì economica, ciò nonostante l’idea di
una difesa comune con implicazioni politiche viene protratta da un progetto di origine
inglese: l’Unione dell’Europa occidentale
5
realizzata nel 1955. Un’organizzazione inter-
governativa di sicurezza militare e cooperazione politica della quale erano membri Francia,
Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, Italia e Germania.
Negli stessi anni, in seguito ai Trattati di Roma
6
, furono fondate la Comunità Economica
Europea
7
e la Comunità europea dell’energia atomica
8
con l’obiettivo di completare
l’integrazione economica attraverso strutture istituzionali proprie (il Parlamento europeo, il
4
Renè Pleven, allora presidente del Consiglio della Francia, il 24 ottobre 1950 durante un discorso pubblico
propone la creazione di un esercito europeo, idea mai considerata prima da nessun altro. Da tale discorso
nasce il piano Pleven
5
Gli accordi di Parigi del 23 ottobre 1954 permisero l’adesione dell’Italia e della Repubblica Federale
Tedesca: allargamento del patto di Bruxelles. Il Trattato di Bruxelles, firmato nel 1948, consisteva in un
patto di autodifesa collettiva tra Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.
6
Marzo 1957 vengono firmati i due Trattati di Roma dai rappresentanti dei sei Paesi fondatori: Italia, Francia,
Germania, Germania ovest, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo.
7
Prolungamento dell’ECSC in campo economico
8
L’EURATOM è stata istituita nel 1958 con l’obiettivo di coordinare il programma di ricerca degli Stati e di
promuovere un uso pacifico dell’energia nucleare. La Comunità europea dell’energia atomica pur
condividendo delle istituzioni con l’EU, mantiene una personalità giuridica separata dall’EU.
CAPITOLO I
20
Consiglio dell’Unione europea, la Commissione europea, la Corte di giustizia e la Corte dei
conti) e di favorire le future trattative per lo sviluppo e la crescita della cooperazione politica
fra gli stati membri promuovendo un’evoluzione positiva del processo di integrazione
politica in ambito di sicurezza e difesa.
Il presidente francese Charles de Gaulle, uno dei maggiori sostenitori del progetto di una
difesa europea come via di bilanciamento della presenza americana in Europa, propose nel
1959 ai sei ministri degli esteri dei membri della ECSC (European Coal and Steel Community)
di incontrarsi regolarmente a Parigi per discutere le questioni di politica estera. I membri
della Comunità europea del carbone e dell’acciaio si dichiararono favorevoli all’instaurazione
di assemblee periodiche, e contrari a porre un Segretariato nella città di Parigi.
De Gaulle nel 1961, durante una commissione intergovernativa presieduta dal diplomatico
francese Christian Fouchet, diede il via al rilancio del “dopo EDC” (European Defence
Community) proponendo di istituire un’unione avente come finalità una politica estera e una
politica di difesa comune.
Nella prima stesura del cosiddetto Piano Fouchet si garantiva il rispetto delle istituzioni della
Comunità già esistenti e si escludeva la possibilità che la politica di difesa comune potesse
orientarsi in modo difforme da quella della NATO.
Il “Fouchet I”, apparso inizialmente come piano ben strutturato e accolto dalla stampa come
l’atto di nascita dell’Europa politica, si ridusse a un mero patto di consultazione, in seguito
alla nuova edizione del progetto “Fouchet II” pubblicato il 18 gennaio 1962 a Parigi.
Tale piano ometteva qualunque riferimento alle strutture previste dai Trattati di Roma e
dell’Alleanza Atlantica, riduceva i poteri dell’Assemblea parlamentare e ambiva alla
creazione di un segretariato indipendente o all’introduzione del voto a maggioranza
qualificata in determinati settori mettendo in pericolo l’autonomia dell’ECSC e dell’EEC,
trascurando ogni riferimento alla cooperazione con le altre nazioni libere. Attraverso questi
progetti De Gaulle promosse attivamente la costituzione di una commissione politica per la
difesa e di una commissione culturale, organi che non hanno mai visto la luce in quanto, nel
1962, i negoziati tra gli Stati membri si arenarono a causa di paure interne e diversi interessi.
Italia e Germania, durante i negoziati, mantennero un atteggiamento neutro mentre Belgio e
Olanda, che temevano un’Europa dominata dal franco, posero in primo piano il “caso
LA SICUREZZA E LA DIFESA NELL’ UNIONE EUROPEA
21
inglese”
9
nella speranza di equilibrare l’influenza parigina nella Comunità economica
europea e ponendo fine al piano Fouchet.
Nel luglio del 1970, in seguito a una conferenza a l’Aja sul completamento della Comunità e
del suo allargamento, si ripropose uno sviluppo ed una crescita della cooperazione politica
attraverso la creazione di un comitato incaricato, dai ministri dei sei Paesi membri, di
sondare i governi dei loro Paesi e di raccoglierne i suggerimenti sul tema dell’unificazione
politica.
Tale comitato, composto dai Direttori degli affari politici dei rispettivi Ministeri degli Esteri
dei Paesi fondatori e presieduto dal visconte belga Etienne Davignon, con notevole
tempestività preparò un rapporto adottato ufficialmente il 27 ottobre 1970 a Lussemburgo.
Esso descriveva il meccanismo decisionale e i decisori all’interno della Cooperazione politica
europea, prevedendo uno scambio d’informazioni permanente e una riunione semestrale tra
i ministeri degli Esteri preparata dai direttori degli affari politici riuniti in comitato, con
un’agenda aperta a ogni argomento di politica. Il Rapporto Davignon
10
inaugurò la
Cooperazione Politica Europea successivamente istituzionalizzata dall’Atto Unico Europeo
nel 1987 attraverso la creazione del Consiglio europeo; la EPC “consente agli stati membri
della Comunità europea di discutere e coordinare le loro posizioni sugli affari esteri e, ove
appropriato, agire di concerto”
11
oltre a rappresentare il tentativo europeo di realizzare il
sogno, per alcuni, di essere un’unica entità politica.
L’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica nel 1979 e la contemporanea
rivoluzione islamica in Iran
12
mostrarono l’inabilità di strutturare di un intervento europeo
compatto e questa fu lo stimolo necessario agli stati membri dell’EPC di concretare il
desiderio di affermazione a livello mondiale
13
. Ebbero così inizio due piani di riforma della
9
Per risoluzione del caso inglese s’intende l’ingresso del Regno Unito nella comunità. Il 9 agosto 1961 gli
inglesi assecondano la strategia americana e per la prima volta l’Inghilterra avanza formalmente la
candidatura all’ingresso nella Comunità Economica Europea. Il Premier Macmillan avvia una trattativa che
porterà all’ingresso del Regno Unito nell’EEC il 1 gennaio 1973 insieme all’Irlanda e la Danimarca.
10
Il 27 ottobre 1970 viene approvato il Rapporto di Lussemburgo, più noto come Rapporto Davignon.
11
DI CAMILLO, FEDERICA, e VALèRIE MIRANDA. L'Unione Europea e la politica di sicurezza e di difesa comune:
elementi. (Documenti IAI 12|04, Roma: Istituto Affari Internazionali, Aprile 2012.) p.6
12
1979, viene destituita la monarchia persiana e nasce la Repubblica islamica iraniana sotto la guida dell’Imam
Khomeini. Durante la Rivoluzione l’Ambasciata degli Stati Uniti a Teheran viene occupata e dei membri del
personale vengono detenuti in ostaggio dai rivoluzionari. A riguardo al 29 Novembre 1979 il Consiglio
europeo riunitosi a Dublino rivolge all’Iran un appello perché rispetti il diritto internato chiedendo che le
autorità iraniane prendano misure immediate affinché gli ostaggi siano rilasciati e sia loro consentito di
rientrar in patria sani e salvi.
13
MAMMARELLA, GIUSEPPE, e PAOLO CACACE. Storia e politica dell'Unione Europea: 1926 -2013. (Roma:
Laterza, 2013.) pp.103 -144
CAPITOLO I
22
politica estera europea comune: il Rapporto di Londra del 13 ottobre 1981, e l’iniziativa
Gensher- Colombo “ Dichiarazione solenne sull’Unione europea ”
14
adottata dal Consiglio
europeo di Stoccarda il 19 luglio 1983.
Il Rapporto stabiliva che i membri della Cooperazione politica europea dovevano coinvolgere
la Commissione europea tramite consultazioni preliminari rispetto a qualsiasi questione di
politica estera che li riguardasse per poter giungere all’elaborazione e adozione di posizioni e
di azioni comuni; mentre la dichiarazione gettava le fondamenta per i dibattiti futuri
sull’integrazione europea e la successiva adozione dell’Atto unico europeo il 1 luglio 1987
che delinea il fondamento giuridico della Cooperazione politica europea nel Preambolo
15
e
nelle Disposizioni comuni
16
nell’articolo 30
17
.
14
Era un impegno politico non vincolante prodotto della riflessione dei due Ministri degli affari esteri
Gensher e Colombo su proposta del consiglio in seguito alla proposta congiunta del governo Italiano e la
Repubblica federale tedesca di creare un “Atto europeo” teso ad approfondire l’integrazione europea.
15
“[…] RISOLUTI ad attuare questa Unione europea sulla base, da un lato, delle Comunità funzionanti secondo le proprie
norme e , dall’altro, della cooperazione europea tra gli stati firmatari in materia di politica estera, dotando l’unione dei mezzi
d’azione necessari” Stati membri delle Comunità Europee. Atto Unico europeo. Lussemburgo: Gazzetta ufficiale
delle Comunità europee, 29.06.1987. http://old.eur-
lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:1987:169:FULL:IT:PDF
16
“ Le Comunità europee e la Cooperazione politica europea perseguono l’obiettivo di contribuire insieme a far progredire
concretamente l’Unione europea. […] La cooperazione politica è disciplinata dal titolo III. Le disposizioni di questo titolo
confermano e completano le procedure convenute nei rapporti di Lussemburgo (1970), Copenaghen (1973) e Londra (1981) e
nella dichiarazione solenne sull’Unione europea (1983) nonché la prassi progressivamente instauratasi tra gli Stati
membri.[…] Le istituzioni e gli organi competenti in materia di Cooperazione politica europea esercitano i loro poteri e le loro
competenze alle condizioni e ai fini stabiliti dal titolo III e dai documenti menzionati dall’articolo 1, terzo comma” Ibidem
17
“La cooperazione europea in materia di politica estera è disciplinata dalle seguenti disposizioni: […]3. a) I ministri degli
affari esteri e un membro della Commissione si riuniscono almeno quattro volte l’anno nel quadro della cooperazione politica
europea. Essi possono trattare parimenti problemi di politica estera nel quadro della cooperazione politica in occasione delle
sessioni del Consiglio delle Comunità europee. b) La Commissione è associata a pieno titolo ai lavori della cooperazione
politica.[…] 4. Le Alte parti contraenti assicurano la stretta associazione del Parlamento europeo alla Cooperazione politica
europea. A tal fine la Presidenza informa regolarmente il Parlamento dei temi di politica estera esaminati nell’ambito dei
lavori della Cooperazione politica europea e si adopera affinché nel corso di tali lavori siano prese nella debita considerazione
le opinioni del Parlamento europeo. 5. Le politiche esterne della Comunità europea e le politiche concordate in sede di
cooperazione politica europea devono essere coerenti. […] 6. a) Le Alte parti contraenti ritengono che una più stretta
cooperazione in merito ai problemi della sicurezza europea possa contribuire in modo essenziale allo sviluppo di un’identità
dell’Europa in materia di politica esterna. Esse sono disposte a coordinare ulteriormente le rispettive disposizioni sugli aspetti
politici ed economici della sicurezza. […] 10. a) La presidenza della Cooperazione politica europea viene assunta da quella
delle Alte parti contraenti che esercita la presidenza del Consiglio delle Comunità europee.[…] 11. In materia di privilegi e
immunità i membri del segretariato della Cooperazione politica europea sono equiparati ai membri delle missioni diplomatiche
delle Alte parti contraenti situate nella località in cui ha sede il segretariato. 12. Cinque anni dopo l’entrata in vigore del
presente Atto le Alte parti contraenti esamineranno l’opportunità di sottoporre a revisione il titolo III.” Ibidem