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Premessa
La Prof.ssa Anna Badiani ha tenuto, durante il secondo anno del CdL
Specialistica in “Sanità e qualità dei prodotti di origine animale”, il corso
“Miglioramento qualitativo dei prodotti ittici” ed ha deciso di suddividere il
corso in una parte teorica sull‟analisi sensoriale e in una parte pratica
sull‟addestramento degli studenti a ricoprire il ruolo di panellisti.
Durante queste lezioni si sono valutati sensorialmente diversi prodotti ittici
per apprenderne le differenze e poter così determinare il loro flavour
profile; durante l‟assaggio di questi prodotti, nella mia mente si è
materializzata l‟idea di andare a caratterizzare un piatto tipico della costa
adriatica, il BRODETTO.
Successivamente si è pensato di “lavorare” su questo piatto, analizzarne
sensorialmente alcune tipologie, stabilirne le eventuali differenze per poi
scriverne le rispettive degustazioni; è nata così la mia dissertazione di
laurea.
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Cap. 1 – Introduzione
Dei “brodetti” di pesce, diversi ma strettamente imparentati con le varie
zuppe, con i cacciucchi e con le buridde delle coste tirreniche, esistono
diverse varietà e sono nate vere e proprie leggende per rivendicarne
paternità, autenticità ed unicità. C‟è chi garantisce che il vero brodetto
esige sette tipi di pesce e solo quelli, e chi giura che il brodetto è nato in
“porto” e tutti gli altri l‟hanno copiato.
In realtà hanno ragione e torto tutti, poiché l‟idea del brodetto, classico
piatto di bordo della tradizione marinara mediterranea, è una delle tante
dimostrazioni di come, facendo di necessità virtù, si possa dar vita a
brillanti e originali soluzioni. Il brodetto è un po‟ quello che i jazzisti
chiamano standard: un motivo noto, una base condivisa da tutti su cui
ciascuno improvvisa; le variazioni sono pressoché illimitate, e gli
strumenti, come i pesci, sono tutti (o quasi tutti) ben accetti.
In genere, comunque, i pesci preferiti per il brodetto sono pesci poveri;
l‟aggiunta di qualche ingrediente, le modalità di cottura ne determinano la
specificità e l‟orgoglio di ogni città: i peperoni e l‟aceto, il pomodoro e il
peperoncino sono da preferire al pepe, allo zafferano, ai pinoli. I pescatori
sanno bene che la scelta dei pesci per il brodetto è un po‟ una “seconda”
scelta: nella pesca di paranza, quando si tira su la rete si fa una cernita e si
tengono da parte i pesci più pregiati da vendere poi al mercato. Con gli
altri, avendo cura di scegliere i più gustosi e cercando di ottenere una certa
varietà e complementarietà di sapori, si crea questo piatto unico,
completato da ingredienti territoriali: il peperoncino è uno dei ingredienti
principali da San Benedetto del Tronto in giù, (Attore e Chiarini, 1994).
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Cap. 2 – Elementi di gastronomia
2.1 Differenze tra brodetto e zuppa
Le zuppe di pesce sono state inventate dai pescatori per non sprecare i resti
invenduti della pesca, che raccoglievano in un pentolone, cuocevano e
gustavano intingendo nel brodo grandi fette di pane. Si trattava a quei
tempi di pesci poveri, dei meno pregiati. Questo piatto così naïf è stato
migliorato e si è evoluto e, oggi, abbiamo zuppe povere e zuppe ricche di
cui spesso fanno parte anche pesci rari e raffinati, crostacei e frutti di mare
(D‟Onofrio, 1997).
Questo piatto assume nome diverso a seconda della zona in cui viene
prodotto: cacciucco in Toscana, bouillabaisse a Marsiglia, ciuppìn a Sestri,
lungo le coste dell‟alto e medio Adriatico si chiama brodetto.
Analizziamo questi piatti per apprezzarne le differenze.
Cacciucco
Il cacciucco, piatto tipico della zona di Livorno, si distingue dalle altre
zuppe di pesce per la piccantezza data dal peperoncino (che i toscani
chiamano impropriamente zenzero) e per il forte profumo d‟aglio oltre che
per la densità e la sapidità del brodo di cottura. Non si tratta di un piatto
complicato; l‟unica difficoltà consiste nel procurarsi il pesce adatto,
naturalmente, freschissimo (Barbagli, 1999).
Pochi altri piatti, come il cacciucco, si sono trasformati nel tempo. Nato sui
banchi delle “galere” per nutrire i vogatori alla catena, con il passare del
tempo il cacciucco livornese è andato semplificandosi. I pesci che vi
partecipano sono sempre meno, ma sempre più selezionati nelle qualità; è
l‟unico piatto popolare sopravvissuto nell‟era del consumismo, e di
conseguenza è peggiorato o si è raffinato (Santini, 1998).
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Il vero cacciucco ha una semplice regola, inderogabile, eppure quasi mai
rispettata: usare molte varietà di pesce non pregiato (non gamberi né
aragoste, non orate né scampi) alcune delle quali con le lische. Sono
indispensabili pesci da zuppa liscosi.
Come minimo indispensabile occorrono 5 varietà di pesce: tante quante
sono le “c” del cacciucco:
2 varietà di pesce da zuppa con le lische
2 varietà di pesce da taglio
1 varietà di molluschi.
Spesso il cacciucco contiene i “muscoli” (mitili): la tradizione stretta non li
ammetterebbe perché i pescatori non hanno mai pescato i frutti di mare, ma
possono essere accettati (Petroni, 1988).
Ecco la ricetta del cacciucco come fornita da Beppino Mancini del
ristorante “La Barcarola”; senza entrare nel merito della natura delle
modifiche introdotte (se siano cioè più o meno un miglioramento), quella
che emerge è una evoluzione raffinata del piatto.
Tabella 2.1. Ricetta e reparazione del cacciucco
Ingredienti per 6 persone preparazione
500 g di seppie nostrali
500 g di polpi di scoglio
300 g di palombo fresco
500 g di pesce da zuppa
(gallinella, cappone, scorfano)
500 g di frutti di mare misti
(datteri, vongole)
500 g di gamberoni, gamberi,
scampi, cicale
vino bianco
1 cucchiaio di concentrato di
pomodoro
olio, aglio, salvia, peperoncino
12 fette di pane posato e arrostito,
pepato e agliato
Mettere sul fuoco una casseruola con
fondo d‟olio d‟oliva, aglio, salvia,
peperoncino. Soffriggere. Mettere polpi e
seppie tagliati a roccoli, bagnare con vino
bianco, aggiungere il concentrato di
pomodoro e cuocere per 20 minuti,
rimescolando. Aggiungere i pezzi da
zuppa e il palombo tagliati. Le teste dei
pesci andrebbero cotte in brodo con gli
odori e passate. Il ricavato, abbastanza
denso, versato nella casseruola,
accrescerebbe sostanza e sapore al
cacciucco. Seguire la cottura a fuoco lento
ma energico. Quando i polpi e le seppie
sono diventati teneri aggiungere i
crostacei e i frutti di mare con i loro gusci.
Attendere altri 6-7 minuti affinché datteri
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e vongole si aprano. Il pane agliato e
abbrustolito va posto sul fondo delle
terrine; aggiungere nel piatto pesce e sugo
in parti eque.
Da questa storiella è possibile comprendere la passione che il popolo
livornese ha per il cacciucco.
Una donna del rione Borgo Cappuccini porta il figlio di sei mesi dal
medico, in ambulatorio. Il bambino ha il volto paonazzo, suda, sembra
debba venirgli un colpo da un momento all’altro. “Gli faccia qualcosa,
dottore!” implora la donna allarmata. Il medico lo visita, gli palpa il
pancino rigonfio, chiede alla madre cosa gli ha dato, cosa gli ha fatto bere.
“Appena mezzo bicchiere di vino” dice quella. “Mezzo bicchiere di vino!?
Ma è impazzita? Del latte gli deve dare!” “Dottore, ma mi faccia il
piacere! Dopo il cacciucco cosa gli do, il latte?” (Santini, 1998).
Bouillabaisse
La bouillabaisse è il più famoso dei piatti composti da pesce e dalla sua
zuppa; è la versione marsigliese dei nostri brodetti o del nostro cacciucco,
molto più speziato e servito poi a parte. È una zuppa provenzale, il cui
nome pare derivi da “boullir” (bollire) e “abaisser” (abbassare), perché la
vivanda deve essere cucinata a fuoco molto forte, ma ritirata dal fuoco
subito dopo che ha preso bollore (Taccuini Storici, 2008).
È nata come un piatto povero, un gran pentolone allestito dai pescatori sulla
spiaggia al ritorno dalla pesca, nel quale venivano utilizzati i pesci meno
pregiati, non presentabili al mercato, come lo scorfano, cui si aggiungevano
granchiolini, cozze, tutto quanto di commestibile era rimasto nella rete. Si
bolliva tutto e si condiva con olio, pepe e zafferano.
Le preparazioni sono tante, diverse e a volte persino contraddittorie. Tutti
sembrano però concordare sul fatto che:
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Marsiglia è il luogo dove si mangia la migliore bouillabaisse e i
marsigliesi sono così fieri della loro zuppa, che nel 1980 hanno
depositato il brevetto della ricetta originale, per difenderne
l‟autenticità;
nella bouillabaisse deve entrare un‟ampia varietà di pesci, e fra
questi non devono mancare uno scorfano, parecchi pesci a carni
sode, alcuni con carni delicate;
i liquidi usati devono essere olio e acqua, e l‟ebollizione deve essere
forte perché si possano amalgamare bene;
nella bouillabaisse vengono utilizzati immancabilmente cipolle,
aglio, pomodori, prezzemolo e zafferano;
il pesce si serve separatamente dal brodo; il brodo si versa su fette di
pane abbrustolite o si serve con croûtons. Zuppa e pesce si
accompagnano con la rouille (salsa che accompagna la
bouillabaisse; ha un sapore molto forte e deciso, va utilizzata a
piccole dosi, spalmandola leggermente sul pane della bouillabaisse
prima di bagnarlo con il brodo (Davidson, 2005).
Questa famosa zuppa è una specialità provenzale e, come molti piatti della
cucina popolare, si declina in molte varianti. Alcune prevedono l‟aggiunta
di cozze, altre quella delle patate a pasta gialla (tagliate a grossi dadi e
messe nella pentola insieme al pesce più duro). I più raffinati preparano un
brodo con le teste dei pesci e con i pesci più minuti e lo aggiungono alla
zuppa invece dell‟acqua. Tutte le versioni sono accettabili purché vengano
rispettate alcune regole fondamentali: la prima è che il pesce sia tanto (non
è possibile preparare una buona bouillabaisse per meno di sei persone)
molto fresco e rigorosamente di scoglio, quindi che gli aromi siano quelli
giusti e infine che la cottura avvenga a fuoco vivo. L‟assortimento dei pesci
che abbiamo indicato è quello ottimale ma si possono ottenere buoni
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risultati anche limitando la scelta a cinque o sei specie: scorfano, cappone,
grongo o murena, pesce San Pietro, triglie e granchi (Barbagli, 1999).
Ecco la ricetta di Annalisa Barbagli:
Tabella 2.2. Ricetta e preparazione della bouillabaisse
Ingredienti per 6 persone Preparazione
circa 3 kg di pesce di scoglio
(scorfani, capponi, gronghi,
murene, code di rospo, tracine,
triglie, pesce San Pietro, naselli,
pagelli)
qualche cicala di mare
qualche granchio
circa ½ kg di pane casereccio
tagliato a piccole fette e fatto
asciugare in forno (non tostato)
1 grossa cipolla e 1 porro
5 spicchi d‟aglio
500 g di pomodori ben maturi
2 bustine di zafferano
1 foglia di alloro
un pezzetto di scorza d‟arancia
essiccata (solo la parte gialla)
semi di finocchio selvatico
1 rametto di timo
100 g di olio extravergine d‟oliva
di tipo saporito
sale e pepe
Pulite e desquamate tutti i pesci e lavateli
sotto l‟acqua corrente. Lasciate interi i
pesci piccoli e tagliate in trance
(proporzionate alle dimensioni dei più
piccoli) quelli grandi. Sciacquate i granchi
e le cicale. Tuffate i pomodori in acqua in
ebollizione, passateli sotto l‟acqua fredda
quindi pelateli, privateli dei semi e
spezzettateli. Mettere l‟olio in una pentola
alta e larga, unitevi la cipolla e la parte
bianca del porro tritati, gli spicchi d‟aglio
affettati, i pomodori, l‟alloro, i semi di
finocchio, il timo, la scorza d‟arancia, lo
zafferano, il sale e il pepe. Mettete la
pentola sul fuoco e fate alzare il bollore
tenendo la fiamma molto alta. Aggiungete
i pesci a carne soda (scorfano, cappone,
grongo, coda di rospo, tracina, murena), i
granchi e le cicale di mare e, tenendo la
pentola con i manici, imprimetele un
movimento circolare in modo che i pesci
si insaporiscano uniformemente. Salate e
pepate, unite tre litri di acqua bollente e
lasciate cuocere a fuoco molto forte per 7-
8 minuti. Unite i pesci a polpa tenera e
proseguite la cottura per altri 7-8 minuti
mantenendo il fuoco molto vivace
(l‟ebollizione al massimo favorisce la
perfetta emulsione tra l‟olio e l‟acqua di
cottura). Disponete le fettine di pane in un
piatto di portata profondo e di misura
adeguata e bagnatele con il brodo di
cottura. Servitele insieme al pesce
passando a parte, una piccola ciotola di
salsa rouille.
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Figura 2.1. La bouillabaisse Figura 2.2. La bouillabaisse con le
salse
Isabel Allende, nel suo libro “Afrodita. Racconti, ricette e altri afrodisiaci”,
racconta:
“Probabilmente la sintesi di tutte le delizie che si possono preparare con il
pesce è quella prodigiosa zuppa, la bouillabaisse, che stando a una
versione, fu ideata da Venere per indurre Vulcano a nuove e più focose
prodezze amorose, mentre secondo un‟altra, più cristiana, fu portata dagli
angeli alle tre Marie del Vangelo. Il miglior posto del mondo per mangiarla
è una di quelle trattorie del porto di Marsiglia. Beati quei sibariti a cui la
vita offre una tale opportunità. Personalmente non l‟ho mai avuta: l‟unica
volta in cui sono stata a Marsiglia, giravo zaino in spalla e non avevo una
lira. Per fortuna allora ignoravo l‟esistenza di quella meraviglia
gastronomica e mi sentivo baciata dalla sorte con una salsiccia e un panino.
Della bouillabaisse parlo per sentito dire, grazie alle storie di pirati e
marinai passate di bocca in bocca che hanno girato per i sette mari fino ad
arrivare alle mie orecchie. Non conoscendo quella autentica, mi accontento
delle imitazioni, inutilmente teatrali, che in genere compaiono sui menu dei
ristoranti costieri. Come è logico che sia, esistono tante versioni di zuppe di
pesce quanti sono i porti sulle rive di ogni continente; una delle prime
ricette registrate dalla storia è datata II secolo, in pieno Impero romano.
Nel capitolo dei piatti forti ne troviamo una, ma Panchina (la madre
dell‟autrice, ndr), donna più determinata di me, ha deciso di inserire anche
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una vera bouillabaisse. Partì per l‟Europa col pretesto di strappare il
segreto al più esimio cuoco che fosse riuscita a trovare. Dal Cile si diresse a
Parigi e a Londra, dove si inabissò per due settimane in acquisti
stravaganti, e poi, in una breve sosta a Marsiglia, diede avvio alle indagini
per ottenere l‟agognata ricetta. Come ci riuscì non ce lo rivelerà mai finché
suo marito è in vita. Ti basti sapere che la prepara con diversi tipi di pesce
e, dopo misteriosi processi di calore e amore, ottiene una zuppa degna delle
divinità dell‟Olimpo, una vera e propria bomba afrodisiaca. E il tutto con il
vantaggio che, se gli ingredienti vengono preparati in anticipo, si cucina in
un quarto d‟ora.
Questa ricetta è troppo abbondante per una sola coppia e si raccomanda per
un‟orgia di sei commensali, non di più perché va servita appena raggiunge
il grado di bollore richiesto. Non c‟è tempo per far sì che un gruppo più
ampio di baccanti si organizzi, si calmi e si sieda a tavola.
In una padella di ferro brutta e nera metti due terzi di una tazza d‟olio di
semi di quello buono e fai friggere tre spicchi d‟aglio tritato. Aggiungi
contemporaneamente tre pomodori grandi pelati e tagliati, una spolverata di
zafferano e un cucchiaino di zucchero, solo per superstizione perché il
sapore non si sente. Versa otto tazze d‟acqua e una di vino bianco secco di
buona qualità (non credere di poter utilizzare un vinaccio solo perché lo
diluisci nel brodo) e fai andare il tutto a fuoco alto. Versa poi altri due terzi
di tazza d‟olio e i pezzi di pesce, a cominciare da quelli con la carne più
consistente, che devono cuocere per circa dieci minuti, e poi i più teneri che
non richiedono più di cinque minuti di cottura. Alla fine servi questa rustica
zuppa afrodisiaca in grandi piatti di ceramica. A Marsiglia il brodo viene
servito separatamente con croûtons, ma è una complicazione: metti tutto
insieme e accompagna con un buon pane casereccio o con l‟ineffabile
baguette.
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La bouillabaisse cilena si chiama Zuppa di grongo e, con meno pretese ed
esigenze, è altrettanto afrodisiaca e deliziosa. Come disse mia madre, non
valeva la pena di andare a Marsiglia. Per questa minestra non c‟è bisogno
di sei tipi di pesce, ma semplicemente di un bel pezzo di grongo,
quell‟enorme anguilla dei mari freddi, e della mano esperta di un‟umile
cuoca o dei versi sensuali di un amante della bella vita” (Allende, 1997).
Ecco la ricetta della rouille (se ne conoscono due versioni, una con
l‟uovo, l‟altra senza) (Guida Dada Net, 2008):
Tabella 2.3. Ricetta e preparazione della rouille
Ingredienti salsa rouille Preparazione
2 spicchi d‟aglio
2 peperoni rossi dolci
mollica di pane bagnata in acqua e
ben strizzata
2 cucchiai d‟olio d‟oliva
circa 1 bicchiere e mezzo di
fumetto di pesce
Pestate aglio e peperoni in un mortaio
(all‟occorrenza va bene anche un “robot”
da cucina); quando sono ridotti in
poltiglia, unite la mollica del pane e
mescolate bene. Aggiungete poi l‟olio e
tanto fumetto di pesce quanto ne occorre
per ottenere una salsa che abbia la
consistenza di una maionese.
Ingredienti salsa rouille, versione con
uova
Preparazione
3 spicchi d‟aglio
1 peperoncino rosso (secco o
fresco)
1 tuorlo d‟uovo
100 g d‟olio extravergine d‟oliva
Pelate gli spicchi d‟aglio (se hanno il
germoglio interno, toglietelo) e
schiacciateli in un mortaio insieme al
peperoncino privato dei semi. Pestate bene
il tutto fino ad ottenere una crema, quindi
unite il tuorlo d‟uovo e mescolate bene
con un cucchiaio di legno. Versando l‟olio
goccia a goccia e continuando a
mescolare, montate la salsa come se fosse
una comune maionese.